Un monumento per il Generale Figliuolo
Il pampalugo con la piuma sul cappello ha finalmente concluso il suo altissimo compito. Alle patacche di tolla di cui si adorna il petto ne potrà aggiungere una nuova, molto più prestigiosa. Tutte la altre non si sa bene dove le abbia raccattate. Avrà anche partecipato a qualche missione “di pace”; ma non mi risulta che abbia combattuto qualche grande battaglia, di quelle in cui si rischia la pelle. Invece questa volta, pensate un po’, ha vinto addirittura una guerra: la guerra contro il Covid. Una guerra tremenda, da far tremare le vene e i polsi, perché combattuta contro un nemico invisibile, e per questo insidiosissimo. Così invisibile, che qualche sciagurato ne negava addirittura l’esistenza, mentre le vittime dei suoi agguati si contavano a decine di migliaia. Ma l’impavido generale ha saputo usare tutta la sua intelligenza, pari a quella dei più grandi condottieri della Storia, da Alessandro Magno ad Annibale a Scipione l’Africano a Cesare a Napoleone, nonché la sua perizia strategica e tattica, per sgominare l’infame nemico. La sua principale azione bellica? Il bombardamento vaccinale a tappeto. Ha saputo “stanare” per usare il suo linguaggio militaresco, gran parte di quei farabutti che, opponendosi al sacrosanto invito di porgere il braccio ai miracolosi sieri offerti dai più eccelsi benefattori dell’Umanità, si sono di fatto comportati da traditori della Patria, dando ricetto al nemico e consentendogli di moltiplicarsi per aumentare il raggio delle sue stragi. Ha avuto l’appoggio di tutti i cittadini più generosi, quelli che non hanno esitato ad assecondare il suo operato, salvando così la Patria da un immane flagello. E’ stato sostenuto, in ogni momento, dal governo che gli ha conferito il difficilissimo e onorevolissimo incarico, dotandolo di armi micidiali. Non solo i sieri di cui sopra, ma anche tutti i dispositivi più idonei a far piegare la testa ai recalcitranti e ai traditori: 1) campagne mediatiche in cui i più illustri scienziati, assecondati da giornalisti di grido, giuravano sui “vaccini supersicuri” (parole di Ilaria Capua), ne escludevano gli effetti avversi, sbeffeggiavano i mediconzoli che, prove fasulle alla mano, cercavano penosamente di contraddirli, e a buon diritto coprivano dei più feroci insulti i riottosi traditori, augurandosi di vederli ridotti in poltiglia verde: spalleggiati, in queste doverose rampogne, da politici altrettanto benemeriti, che auspicavano la reincarnazione di Bava Beccaris, perché sterminasse col piombo dei suoi moschetti i manifestanti no-vax, o andavano in sollucchero al pensiero delle sofferenze di chi, non volendo vaccinarsi, era costretto a sottoporsi ai tamponi, facendosi rovinare il naso da quei terribili scovolini; 2) obblighi vaccinali per tutti i lavoratori del comparto sanitario, della scuola, delle Forze dell’Ordine, nonché per tutti gli ultracinquantenni; 3)green pass e super green pass, con tutte le discriminazioni e i ricatti annessi e connessi. Armi modernissime, e di sicuro effetto, anche se, purtroppo, non sono state in grado di eliminare proprio tutti i guerriglieri: quegli stolidi che, pur di non piegarsi alle leggi emanate da un’autorità sovrana, sostenuta da una maggioranza parlamentare nel pieno rispetto del dettato costituzionale, preferiscono esporsi all’attacco di un nemico subdolo piuttosto che affrontare il rischio davvero minimo di qualche effetto collaterale passeggero, come tre lineette di febbre o un po’ di arrossamento sul braccio offerto alla Patria. Poco male: quel che importa è aver vinto la guerra. Pare che il valoroso pampalugo, dopo tanto onorevole operato, non sarà lasciato con le mani in mano. Quando si dispone di risorse così straordinarie, sarebbe un delitto non approfittarne, per impiegarle nei compiti più delicati. Così sarà affidata a lui la logistica dell’invio di armi in Ucraina, deciso saggiamente dal governo Draghi, per portare a compimento il disegno dei suoi burattinai, quello di ridurre l’Italia in braghe di tela (già si preannunciano razionamenti energetici: si tornerà alle vecchie stufe a legna e carbone, e di sera si accenderanno le candele, quando, per ritorsione, il 42% del gas che ora la Russia vende all’Italia prenderà altre strade, comperato a prezzi di favore da Paesi affamati d’energia come la Cina e l’India). Un’altra missione di grande responsabilità: vi immaginate che disastro se la NATO, di cui l’Italia è membro, venisse direttamente coinvolta, in seguito a un incidente involontario, nel conflitto traRussia e Ucraina? Scoppierebbe la Terza Guerra Mondiale, di cui forse stiamo già vivendo il preludio. Quisquilie, però rispetto alla Prima Guerra Covidica (ce ne saranno altre, quando all’inizio di ogni autunno si registreranno i primi sternuti, e allora tutti gli apparati bellici messi a punto per la Prima, e saggiamente tenuti a disposizione per future emergenze, verranno riattivati: lockdown, coprifuoco, mascherine, tamponi, green pass, super green pass, quarta, quinta sesta, ennesima dose di vaccino, ecc ecc.). Io propongo che, come a tutti i Grandi della Storia, al pampalugo con la piuma sul cappello vengano eretti monumenti in tutte le piazze d’Italia. In questo modo i posteri ricorderanno le sue gesta, così come, contemplando i monumenti a Garibaldi o a Vittorio Emanuele, oggi si ricordano le glorie del Risorgimento. Ci sono però due controindicazioni. Prima: i monumenti si coprono di cacche di piccioni, offrendo uno spettacolo non proprio bellissimo. Seconda: la famigerata “cancel culture” è in agguato. Se fra qualche decennio si scoprirà che la Guerra Covidica è stata una colossale presa in giro, di cui hanno fatto le spese soprattutto coloro che hanno porto il braccio alla Patria rischiando effetti collaterali gravi, e magari mortali, a medio e lungo termine, anche al pampalugo sarà decretata la “damnatio memoriae”. Le sue statue saranno abbattute. Come ora quelle di Cristoforo Colombo negli Stati Uniti. Sic transit gloria mundi.
Come sempre, la fase onirica mi condiziona le notti. Questa volta mi si è manifestata una situazione in cui gli eredi di Cadorna si trovavano a rispondere del loro infame operato. I giudici di Norimberga disponevano le condanne in un modo formalmente logico nei confronti dei colpevoli: impiccagione per gli imputati politici (per uno di loro anche esposizione a Milano in piazzale Loreto) e iniezione letale per i collaborazionisti medici o pseudoscenziati occasionali. I difensori dei militari sollevavano, nel frattempo, eccezioni di liceità per i loro assistiti nella comminazione di questo tipo di applicazione della pena in quanto operatori in divisa. Il tribunale internazionale accoglieva tali eccezioni e applicava, ai condannati con le stellette, la pena attraverso il plotone di esecuzione. Io ero semplice cronista “Il Liberto” e a un certo punto mi ricordai di un particolare: Fiorenzo Bava Beccaris non subì alcun processo, fu interventista nel primo conflitto mondiale, aderì al fascismo e suggerì al sabaudo di turno di affidare il governo a Mario Dr…, pardon, a Benito Mussolini. Il Dio che secondo Bergoglio sarebbe dalla parte degli ultimi, gli consentì di terminare la vita a novantatré anni. Lo stesso Dio che probabilmente riteneva che io stessi ragionando troppo nel merito e che per questo mi provocò l’ennesimo brusco risveglio; ricordandomi che per la damnatio memoriae i tempi sono lunghi e che non potranno essere vissuti da me.