Don Giovanni

Un atto di amore

Per chi fosse abituato a ragionare con la propria testa e a non bere tutto quanto gli viene propinato da un sistema informativo ormai prono a ogni tipo di potere da cui possa ricevere lauti finanziamenti, era tutto chiaro fin dall’inizio. Ricordate? Si diffondono i primi timori di un misterioso virus proveniente dalla CIna (si scoprirà poi che è lo stesso virus da cui dipendono gli ordinari raffreddori) e alcuni eccelsi luminari della Scienza sulle prime dichiarano con spavalda sicurezza che in Italia si è al sicuro: i contagi non arriveranno mai. Poche settimane dopo si è tutti agli arresti domiciliari, molti sono costretti a lavorare da casa, le scuole vengono chiuse e si fa lezione a distanza, si è obbligati a mettersi la museruola, i medici di famiglia sospendono le visite ambulatoriali e domiciliari e curano per telefono, gli ospedali si riempiono, i reparti di terapia intensiva esplodono; ed esplodono anche i polmoni di chi, per errori diagnostici dovuti a una proibizione di fatto di eseguire autopsie, viene sottoposto a ventilazione in presenza di tromboembolie polmonari.

A questo punto, quegli stessi luminari che avevano sminuito il problema dipingono scenari degni della peste descritta nei “promessi Sposi” e nella “Storia della colonna Infame”. Tutti chiusi in casa, altrimenti non si conteranno i cadaveri che ingombreranno strade e piazze delle nostre città. Fin qui, tutto accettabile, si può sbagliare  ed è doveroso correggersi. Ma c’è qualche conto che da subito non torna. Di solito, quando compare e si diffonde una nuova patologia, la prima cosa che si fa è di cercare qualche rimedio curativo, innanzitutto tra i farmaci che già si conoscono e che sono stati impiegati con successo per patologie analoghe; poi sperimentando qualche farmaco nuovo. Farmaco curativo, non preventivo. Medicina, non vaccino, perché il problema imminente è quello di curare chi è già ammalato, o è in procinto di ammalarsi. A un rimedio preventivo si potrà pensare in seguito, perché somministrare un vaccino a chi è già ammalato non serve a nulla o può essere addirittura controproducente. Invece, che si fa? Si dichiara subito che rimedi non ce ne sono, che chi si ammala se ne deve stare a casa buono buono, assumendo paracetamolo e pregando il buon Dio che tutto vada bene, altrimenti rimangono il ricovero, la terapia intensiva e la bara. Chi propone qualche vecchio rimedio che potrebbe essere utile viene subito bollato come un somaro. Quale il rimedio, allora? Tutto sarà risolto quando arriverà il vaccino. Non si parla d’altro che di vaccino. Com’è possibile che si possa preparare nel giro di pochi mesi un vaccino per una malattia finora ignota? Chi si pone questa domanda viene bollato come un idiota che non crede nelle magnifiche sorti e progressive della Scienza. E’ un oscurantista, un uomo del Medioevo (quando si curavano le ferite con le muffe che crescevano sulle porte delle chiese: con successo, visto che le muffe contengono penicillina. Quel che conta è il risultato, dice Feyerabend).

Quando finalmente i vaccini arrivano, è tutto un panegirico alla Scienza. Alla Scienza e al Capitalismo, che ancora una volta ha prodotto il miracolo. Vedete dove porta l’iniziativa privata e la ricerca del profitto? I grandi colossi farmaceutici, proprio perché perseguono gli interessi dei loro azionisti, diventano loro malgrado benefattori dell’Umanità. Ricevono cospicue sovvenzioni dai pubblici poteri, cioè dai contribuenti attraverso le imposte che sono costretti a pagare, con un vero e proprio atto estorsivo? Spallucce. Godono di ferrei brevetti che consentono di vendere i loro prodotti a prezzi esorbitanti? Ohibò, senza brevetti nessuno investirebbe in ricerca fior di capitali. Ma allora il libero mercato dove va a finire? Libertà vigilata, ma libertà! (Capitalismo corretto dall’intervento pubblico, dicono le anime belle. O non piuttosto intervento pubblico condizionato dagli interessi del Capitalismo?) Davvero? Anche libertà di uccidere la gente? I colossi che producono i nuovi vaccini sono stati in passato più volte condannati a sborsare cifre enormi per risarcimenti ai danni prodotti da farmaci non adeguatamente sperimentati e controllati, spesso messi sul mercato con rassicurazioni menzognere e metodi truffaldini, mentre le agenzie pubbliche di controllo chiudevano un occhio o magari due. Ma va’ là! Chi dice queste cose è un nemico della Scienza, anche se esibisce  una documentazione ineccepibile. Quale Scienza? Quella dei bugiardini delle case farmaceutiche? E le grandi riviste mediche che in alcuni loro articoli sollevano qualche dubbio sui vaccini, sulla loro efficacia, sui loro effetti collaterali? Fuffa. Come dice l’infermiera Licia Ronzulli, candidata da Berlusconi al Ministero della Sanità nel governo Meloni, che cos’è il”British Journal of Medicine”? Un semplice giornale! Vai a fidarti di un giornale! Peccato che in inglese giornale si dica “newspaper”. E’ come confondere il giornalista con il giornalaio. 

I miracoli del Capitalismo ben presto si rivelano ben più inconsistenti di quelli delle muffe medievali di cui si parlava prima. Quel che conta è il risultato, dice Feyerabend, e il risultato dei vaccini è un autentico fallimento. Una prima dose non basta, bisogna ricorrere a un’altra dose, e poi a un’altra e poi a un’altra. Sono i cosiddetti “booster”, un’altra parolaccia mutuata dalla lingua dei barbari, corrispondente al nostro “richiamo”, che però sugli allocchi fa più effetto. Peccato che a non fare effetto siano sempre le seconde terze quarte e quinte dosi. Non solo non fanno effetto, ma provocano addirittura conseguenze collaterali spesso gravi, fino alla morte. I medici che si ostinano a curare con rimedi non consentiti dai protocolli ufficiali, a dispetto dei loro successi vengono sospesi dalla professione o radiati. Un onesto professionista, davvero sollecito del bene dei suoi pazienti, sperimenta una terapia che ottiene buoni risultati.Viene prima irriso, poi isolato, infine “suicidato”.

Ora i nodi stanno venendo al pettine. Chiamata a rispondere davanti al Parlamento europeo, un’alta dirigente di Pfizer ammette candidamente che il vaccino messo a disposizione dalla sua casa farmaceutica non è mai stato sottoposto a sperimentazione per accertarne l’efficacia prima di essere stato  valutato dalle competenti agenzie pubbliche. In somma: la sperimentazione vera e propria, che avrebbe  dovuto essere preventiva, è avvenuta dopo il via libera all’impiego del preparato da parte delle suddette competenti (?) autorità (sulla base di che?Mistero!), prendendo  come cavie le popolazioni di tutto il mondo. A questo punto il sospetto diventa gigantesco. Che cosa si è voluto sperimentare in questo modo? Soltanto l’efficacia? Sarebbe già un atto criminale. Probabilmente si sono voluti sperimentare anche gli effetti avversi. A leggere bene i bugiardini, si vede che su molte conseguenze dell’inoculazione non si hanno dati ufficiali, perché la sperimentazione non è stata eseguita o è stata carente. Però una veterinaria che si spaccia per virologa (e che su queste pagine in passato abbiamo avuto la dabbenaggine di incensare: arrossisco per averla paragonata a Ipazia, e ne chiedo venia), in uno dei suoi articoli sgrammaticati pubblicati sul “Corriere della sera” ha avuto l’impudenza di dichiarare che i “vaccini sono sicurissimi”. Ipsa dixit! Intanto, qualche giorno fa un altro luminare dopo la quarta dose si infetta, e per trarsi di impaccio davanti alle previste obiezioni, mette le mani avanti dicendo che se non si fosse vaccinato sarebbe finito in ospedale, invece di contrarre l’infezione in forma lieve. Ipse dixit!  questa è la Scienza, signori miei! Un coacervo di baggianate. Nel Medioevo dicevano che le muffe guarivano per l’intervento divino. Era una baggianata la presunta causa, ma almeno l’effetto era reale ed evidente.

La stampa di regime ha finora passato sotto silenzio l’esplosiva dichiarazione della dirigente di Pfizer. Eppure le sue dichiarazioni prima o poi dovranno avere un seguito. Si dovranno accertare molte responsabilità, a tutti i livelli. Tutto il sistema di Big Pharma, tutto il sistema dei controllori-controllati ( (la presidente dell’agenzia europea EMA che per anni è stata promotrice delle case farmaceutiche), tutto il sistema politico, tutto il sistema informativo di regime devono render conto del loro operato. Qualcuno deve rispondere anche all’autorità giudiziaria, beccarsi qualche condanna, e finire per qualche anno al fresco (vero, ministro Speranza?) Staremo a vedere. Può darsi che tutto finisca nel nulla. Rimango curioso di vedere come sarà la sentenza della Corte Costituzionale sull’obbligo vaccinale anti-Covid, attesa fra qualche settimana. La legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici, diceva cinicamente Giolitti (il “ministro della malavita”, come lo chiamava Salvemini).Fra i giudici della Corte ci sono tanti amichetti dei politici che hanno sostenuto a spada tratta la campagna vaccinale. Ricordate Draghi?” Se ti vaccini non ti ammali, se non ti vaccini ti ammali, muori e fai morire”. Ricordate chi diceva che i nipotini devono vaccinarsi per non contagiare i nonni? Ricordate il papa che, dopo aver ricevuto in udienza il Ceo di Pfizer Albert Bourla, non è ben chiaro a che titolo (forse per convertirlo, visto che è ebreo?), dichiarò che vaccinarsi è un atto d’amore? 

D’amore per chi? Per Big Pharma, non l’avevate già capito? Siete un po’ duri di comprendonio  

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “Un atto di amore

  • Non condivido il ruolo centrale di “big pharma” nella vicenda. Sono noioso e ripetitivo: la colpa è di quella malattia che si chiama Stato, senza il quale non esisterebbe nemmeno big pharma (o non esisterebbero le grandi case farmaceutiche, tipico prodotto del Capitalstatismo, cosa diversa dal Capitalismo, che è uno sturmento o meglio, una strategia di gestione del mercato, discutibile, ma neutra).

    La follia coronazista è stata senza dubbio una “manna” per le case farmaceutiche, ma è nata dal terrorismo di Stato, funzionale al potere, e dall’intenzione (dichiarata persino nella scadente opera letteraria da un soggetto come Speranza) di sfruttare un malanno (serio, ma nn più dell’influenza “Spaziale” o “aAiatica” o dell’umile influenza del 2015) per insistere nella direzione della “sovrasocializzazione” (mi si perdoni la citazione pericolosa, ma del resto, come non identificare come “attività surrogate” i canti dal balcone e il pane fatto in casa?).

    • Alessandro Colla

      Credo che senza gli aiuti di stato, anche l’insulsa preoccupazione di presunti mancati investimenti nella ricerca in assenza di brevetti cadrebbe come un birillo. Marcello Malpighi non aveva brevetti e nemmeno finanziamenti pubblici; aveva, anzi, nemici pubblici che non esitarono a danneggiare le sue proprietà. Prima della nascita del diritto d’autore non esistevano forse scrittori? Tutta la scienza del passato che ha operato senza brevetti è solo una fantasia? Newton ha avuto bisogno di brevetti per le sue ricerche e le sue scoperte? Senza il brevetto obbligatorio (e soprattutto senza fisco) avremmo più libertà di ricerca e maggiori disponibilità di capitale. Perché con più soldi in tasca, anche le associazioni dei consumatori sarebbero disponibili a finanziare la ricerca. In fondo guarire piace a quasi tutti, così come a quasi tutti piace non ammalarsi. Poi, certo, c’è chi è convinto di essere sano pur non essendolo affatto; c’è chi è convinto di essere infermiere quando invece è solo infermo; c’è chi è convinto di essere fautore della rivoluzione liberale per poi proporre capigruppo parlamentari come Ronzulli e Cattaneo. Il parlamento è bello perché vario? In questa legislatura, più che varietà c’è da attendersi solo qualche pessimo spettacolo di varietà. Non certo del livello di Ettore Petrolini, di Nino Taranto, dei fratelli De Rege, di Renato Rascel o di Gennaro Cannavacciuolo. Il massimo che ci si possa attendere da questi eletti è il livello di Alvaro Vitali.

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