Don Giovanni

Antitrust? Meglio i pirati!

Qualcuno ha detto: vedete? La libera concorrenza che i liberisti sbandierano come panacea di tutti i mali esiste soltanto nella loro fantasia. Di fatto, quando un soggetto economico raggiunge certe dimensioni, è giocoforza che faccia di tutto per consolidare la sua posizione, impedendo ai soggetti più deboli di competere con lui. Ergo, è necessaria la presenza di un arbitro che impedisca tali soprusi. Questo arbitro si chiama Stato. Così sono andate le cose con Google: obbligando i costruttori di smartphone a installare il proprio sistema Android, Google ha danneggiato i concorrenti, escludendoli dal mercato. Bene ha fatto l’Antitrust a bastonarlo. Chiaro, no?

Chiaro per niente. Andiamo con ordine. Non è vero che Google obblighi i costruttori di smartphone a installare il sistema Android. Nessuno vieta di installare altri sistemi, né potrebbe farlo. Solo che Android viene offerto gratis; per questo, di primo acchito, sembrerebbe allettante. Un sistema “open source”? Forse è così, ma soltanto nel suo nucleo. Perché poi chi installa Android è tenuto per contratto ad accedere a tutti gli altri servizi ad esso collegati (per maggiori dettagli: http://www.androidiani.com/news/quanto-e-open-source-android-ecco-la-spiegazione-di-uninfografica-78935).

Qui casca l’asino. E’ il solito tema della proprietà intellettuale, che abbiamo più volte toccato. Chi garantisce la proprietà intellettuale, che è un monstrum giuridico, un’invenzione bella e buona per ammazzare la concorrenza e dar vita ai monopoli? Lo Stato. E allora, come pretendere che sia proprio lo Stato a fare da arbitro per rimuovere gli ostacoli che inceppano il libero mercato? Assurdo! Sarebbe come eleggere un comitato di puttane come organismo di salvaguardia per la castità delle fanciulle.

In questa faccenda di Google sbagliano sia gli statalisti sia i sedicenti liberisti. I primi, elogiando l’Autorità Antitrust ,non si accorgono che lo Stato, o chi per esso, non garantisce la libertà del mercato, ma prima riempie il mercato di nodi e poi pretende di scioglierne le rigidità. I secondi hanno ragione di irridere il cosiddetto “abuso di posizione dominante”, ma a un patto: che la posizione dominante, vera o presunta, sia stata raggiunta grazie all’abilità del soggetto economico che ne beneficia, senza puntelli di nessun genere. E il sistema dei brevetti, delle licenze, del copyright, della proprietà intellettuale nel suo complesso è un puntello davvero formidabile. Un liberista che lo appoggia si contraddice. Conosco già l’obiezione: il cosiddetto “abuso di posizione dominante”, comunque raggiunto, proprietà intellettuale o no, in concreto favorisce il consumatore grazie ai prezzi bassi e alla qualità dei servizi. Può essere vero. Ma chi mi dice che senza proprietà intellettuale di mezzo i prezzi non sarebbero ancora più bassi, visto che verrebbero eliminate enormi rendite parassitarie? D’altra parte, anche se così non fosse, l’insostenibilità filosofica della proprietà intellettuale resterebbe intatta. E’ stato detto, giustamente, che il mercato rimarrebbe il sistema economico moralmente più giusto anche se fosse meno efficiente di un sistema pianificato. Per fortuna, è anche più efficiente. Più efficiente proprio perché più libero.

Per concludere, ancora una volta in termini espliciti: né statalismo né liberismo, almeno come viene oggi dai più inteso. Anarchia, soltanto anarchia. Io amo i contrabbandieri, gli evasori e i pirati che “rubano” i brevetti. Sono tutti benefattori dell’umanità. Amo anche gli immigrati clandestini che vendono merce contraffatta. Alla faccia di Salvini e dei suoi birri. Amo anche le zingare, come la mia amica Carmen. Qualche amico ha detto che di zingare belle non ne conosce. Sarà bella la commissaria antitrust Margrete Vestager! L’avete presente? Quella nel mio catalogo non ci finirà mai. Vero, Leporello?

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Antitrust? Meglio i pirati!

  • La Vestager ha conosciuto tempi migliori in cui era gradevole, non bellissima, ma gradevole; alcune (poche, 4-5) foto che la ritraggono un po’ più giovane si trovano in rete. A cinquant’anni solo la Bellucci e poche altre fortunate riescono ad essere ancora sexy (usando anche il bisturi naturalmente, ma almeno usandolo bene).

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