Riflessioni di un anarchico
Nel Diritto Internazionale convivono due principi che dovrebbero essere sovrapponibili: quello dell’integrità territoriale e quello dell’autodeterminazione dei popoli. Se lo Stato,
Leggi tuttoNel Diritto Internazionale convivono due principi che dovrebbero essere sovrapponibili: quello dell’integrità territoriale e quello dell’autodeterminazione dei popoli. Se lo Stato,
Leggi tuttoUna delle più bizzarre motivazioni che alcuni commentatori accampano per spiegare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è quella secondo
Leggi tuttoEra appena cominciato il disastro, tuttora in corso e destinato a concludersi chissà quando e con quali esiti, provocato dall’abbandono
Leggi tuttoNon so come siano andate veramente le cose nell’assalto a Capitol Hill, né la faccenda in sé mi interessa più
Leggi tuttoCari amici, confesso la mia ignoranza in zoologia. Leporello, che in questi ultimi tempi, come avrete visto dai suoi succosi
Leggi tuttoNapoleone Bonaparte non è certamente fra i personaggi storici che mi sono più simpatici. Odiando la guerra, non posso certo amare i generali, pur riconoscendone, quando è il caso, l’intelligenza e il coraggio, ma anche i delinquenti sono spesso intelligenti e coraggiosi. Se la sua fu vera gloria lo dicano gli storici. Devo riconoscere però che in qualche caso ha espresso considerazioni condivisibili.
Leggi tuttoE poi venitemi a dire che la cultura classica è roba da vecchi professori ammuffiti! Qui si pone sulla tavola una questione che proprio in questi giorni sta infiammando gli animi.
Leggi tuttoSi è soliti citare l’affermazione di Winston Churchill secondo cui la democrazia è il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli
Leggi tuttoTutto riacquisterebbe una sua moralità se gli Stati rinunciassero al territorialismo e concedessero ai loro cittadini, individualmente, di passare sotto un’altra sovranità pubblica, per libera scelta, o di far parte per se stessi, senza per ciò stesso dover cambiare residenza.
Leggi tuttoLa democrazia è un mito. Adotta anch’essa uno schema maggioritario, ma lungi dal considerarlo una semplice tecnica, il cui merito è quello di sostituire alle coltellate la conta delle teste, lo considera uno strumento per portare alla luce una fantomatica volontà del popolo, titolare della sovranità. Ma il popolo, ammesso e non concesso che possa avere una volontà non ha mai governato, neppure nelle democrazie dirette più radicali; diciamo piuttosto che una maggioranza (che magari, adottando procedure di voto diverse, sarebbe risultata una minoranza) legittima, con il suo numero, le proposte di un sovrano vero, si tratti di un governante singolo o di un’oligarchia dominante. Così era nella fin troppo celebrata democrazia dell’antica Atene. Le maggioranze che si formavano nell’Ekklesìa erano frutto di votazioni cui partecipava una frazione ampia, ma pur sempre minoritaria, dei cittadini con diritto di voto. A comandare erano i vari Cimone, Aristide, Temistocle, Pericle, Efialte, Cleone, Alcibiade. In nome del popolo, senz’altro; ma secondo i propri intendimenti. Il popolo restava un’entità sfuggente, che neppur si poteva propriamente assimilare alla maggioranza dei votanti. Tant’è vero che Aristotele affermava che, se – per ipotesi puramente accademica- in una città i poveri fossero in minoranza e in ricchi in maggioranza, sarebbe democratico che a prevalere fossero le scelte dei poveri. Bel pasticcio, vero?
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