Don Giovanni

Statalismo selvaggio

Forse per la prima volta da quando è salito al soglio di Pietro papa Francesco ne ha detta una giusta, sia pur leggendola, come sempre, su un foglio scritto da qualche suo fido collaboratore, nel timore – immagino – che, parlano a braccio, si lasci scappare qualche sciocchezza, del tipo: Dio non è cattolico, Gesù fa un po’ lo scemo, la sacra famiglia era una famiglia di profughi, non sappiamo che cosa ha detto davvero Cristo perché a quei tempi non c’erano i registratori, l’Islam è una religione di pace, e via di seguito. Ha detto che dietro la corsa ai vaccini ci sono interessi poco puliti. Giustissimo. Nessuno l’ha criticato per questo suo giudizio, tanto meno da sinistra, dove è tenuto nella massima considerazione per la sua propaganda in favore dell’accoglienza indiscriminata e la sua predicazione “orizzontale”, rivolta più alla terra che al cielo, senza parole di vita eterna (la Chiesa come “ospedale da campo” e altre simili amenità). L’avesse detto qualcun altro, l’avrebbero fatto passare per un no-vax, allo stesso modo in cui chi si oppone alla strategia della paura messa in atto dai governi con il pretesto della pandemia viene bollato come negazionista, cioè, nel migliore dei casi (perché in realtà, come abbiamo già chiarito in altre occasioni, le implicazioni sono molto più gravi) come chi nega non il persistere di una situazione emergenziale, ma addirittura l’esistenza stessa del virus. Ho già detto altre volte che sono ignorantissimo in materia medica (anche in mille altre cose, ma questo è un altro discorso), però ho il brutto vizio di prendermi la testa fra le mani e di ragionare secondo logica. Come tenterò di fare ora. In primis: esprimere perplessità sui vaccini anti-influenzali in genere e in particolare su quelli, in preparazione, contro la Covid 19, non significa respingere pregiudizialmente ogni tipo di vaccino per ogni tipo di epidemia. Se io dico che un libro non mi piace, non dico che non mi piace nessun libro. Se dico che un quadro di Lucio Fontana o un “sacco” o un “cretto” di Burri mi fanno venire il voltastomaco, non vuol dire che mi fanno lo stesso effetto, che so, la “Tempesta” di Giorgione o il “Mosè” di Michelangelo. Quindi, escludiamo in partenza ogni discorso sui vaccini in generale, e soffermiamoci in particolare su quelli contro la Covid 19. E’ vero o non è vero che li stanno preparando in fretta e furia? E’ vero. E’ vero o non è vero che si sta facendo a gara a chi arriva primo? E’ vero. E’ vero o non è vero che i vari governi hanno prenotato ingenti quantità di vaccini mettendo a disposizione somme di denaro enormi? E’ vero. E’ vero o non è vero che le case produttrici godono di sostanziosi finanziamenti pubblici? E’ vero. Tutto vero, e allora è anche vero che forse, in questa corsa affannosa, la salute della collettività, a dispetto di quanto si va ipocritamente proclamando, è l’ultima preoccupazione dei soggetti che  dichiarano di volersene far carico. Siamo di fronte non a una dinamica di mercato (in cui il profitto è la giusta remunerazione di un servizio benefico che il mondo produttivo rende alla collettività, pur mirando al proprio interesse), ma al peggior capitalismo, quello che le sinistre hanno da tempo sposato, forse perché, efficienza a parte, assomiglia fin troppo al capitalismo di Stato dei sistemi totalitari che un tempo prendevano come modelli. Se le cose stanno così, allora è giusto stare in guardia e – come s’è già detto altrove – applicare quel principio di precauzione che in altri casi viene sbandierato come imprescindibile, mentre in questo caso viene ignorato. E’ prudente e sensato farsi iniettare una sostanza preparata in quattro e quattr’otto, riducendo drasticamente i tempi di sperimentazione che di solito vengono imposti dalle autorità di controllo? No! Sarebbe come bere da un bicchiere che non si sa bene che cosa contenga, se vino, acqua fresca o veleno. Uno può obiettarmi: proprio in questi giorni la multinazionale Astra Zeneca, impegnata nella produzione del vaccino, ha dichiarato di voler rallentare i tempi della sperimentazione per aver rilevato alcuni effetti collaterali preoccupanti dopo la somministrazione ad alcune cavie. Questo è segno di onestà e di rispetto per la salute dei pazienti! Mi vien voglia di rispondere che, in un passato non molto lontano, proprio l’Astra Zeneca di onestà non ha dato grandi prove: tutto il contrario. Basta leggere quel poderoso e documentatissimo saggio che mi è già capitato di citare, “Medicine letali e criminalità organizzata”. Lì si vede che fra i criminali organizzati c’è anche l’Astra Zeneca, condannata più d’una volta a pagare risarcimenti – purtroppo poco sostanziosi in confronto alla gravità dei crimini e ai profitti illecitamenre guadagnati –  per aver messo  sul mercato farmaci pericolosi, sulla base di sperimentazioni  manipolate ad arte (*). Però mi si potrebbe replicare: va bene, ma dopo le batoste subite è possibile che abbiano messo la testa a posto, come è dimostrato proprio dal fatto che intendono rallentare la sperimentazione del vaccino, per evitare il pericolo di produrre e commercializzare un farmaco pericoloso. Così facendo salvaguardano la salute di tutti, pur dovendo sobbarcarsi a costi più elevati e ritardare i profitti. Che lo facciano per un ritrovato senso d’onestà o per timore di altre condanne conta poco. Quel che conta è il risultato: la produzione di farmaci sicuri. Ragionamento ineccepibile? Mi stringo ancora una volta la testa fra le mani, ed esclamo: no e poi no! Vediamo, come sempre, di non focalizzare l’attenzione su fatti limitati, in ambito ristretto, e di tener presente, invece, tutto il contesto in cui quei fatti si collocano.  Partiamo da lontano. Pur essendo un repubblicano dei più tosti, in passato Trump ha dimostrato una certa simpatia per il democratico Robert Kennedy, un personaggio che da tempo mette sotto accusa la produzione dei vaccini e la loro presunta pericolosità. Un no-vax? Lui forse sì. Trump ha un nipote autistico, ed è risaputo che l’alluminio contenuto in molti vaccini viene da taluni considerato causa dell’autismo (dicono che nel cervello di molti bambini autistici siano state trovate tracce di alluminio: non prendo posizione, mi limito a ripetere quel che altri testimoniano sotto la loro responsabilità). Questo è uno dei motivi per cui i rapporti tra Anrhony Fauci, consigliere sanitario della presidenza, e Trump sono sempre stati piuttosto burrascosi: Fauci è legato a filo doppio alle grandi case farmaceutiche. Ma ora, fatto bersaglio di critiche feroci per non aver saputo affrontare in modo energico la pandemia, Trump è diventato un sostenitore dei vaccini anti-Covid. Paradossi della politica! Prima si rifiutano tutti i vaccini, per motivi in gran parte pregiudiziali, poi ci si schiera a favore di vaccini preparati in fretta e furia, sulla cui efficacia e sicurezza si possono nutrire seri dubbi. Perché mai? E’ chiaro: le elezioni sono vicine, e Trump vuol far credere (l’ha promesso solennemente) che prima della scadenza del suo mandato gli americani avranno il loro bravo vaccino. In questo modo potrà riguadagnare il consenso popolare che aveva in parte perduto, e sperare di venire rieletto. A questo punto, appaiono evidenti i motivi per cui l’Astra Zeneca ha dichiarato che per il vaccino bisognerà aspettare ancora un po’, accampando motivi di sicurezza di cui, alla luce del suo passato, può importarle meno di niente. L’importante è non metterlo sul mercato prima delle elezioni, per non assecondare il gioco furbesco di Trump. Se il vaccino non arriverà, la promessa mancata di Trump, ritorcendosi contro di lui,  potrà mettere seriamente in forse la sua rielezione. Trump è nemico di Fauci, di Gates, dell’OMS, di tutte le consorterie legate al mondo delle case farmaceutiche. Il suo favore per il vaccino anti-Covid è solo tattica. Dovesse essere rieletto, la sua strategia ritornerebbe quella di prima. Quindi va azzoppato, aprendo la via ai democratici di Biden: quei democratici che vedrebbero con piacere Gates come ministro della sanità. Sì, ha ragione papa Francesco. Lo dico a denti stretti, ma devo stare dalla parte della verità. Una cosa però gli rimprovero: tutte queste storture per lui sono frutto del “mercato selvaggio”. No. Sono frutto di un capitalismo che, grazie ai brevetti, alla difesa della proprietà intellettuale, alle sovvenzioni statali, ai dazi, alle connivenze con i giochi della politica, alla disinformazione organizzata di un giornalismo prezzolato, a indici borsistici  distorti e gonfiati dalla moneta fiduciaria immessa a piene mani nel sistema dai banchieri centrali (e quindi del tutto disancorati dai fondamentali del mondo produttivo), da investimenti inopportuni indotti da tassi di interesse artificiali, del mercato ha fatto strame, né più né meno di come il governo Conte ha fatto strame della Costituzione della Repubblica. Italiana. Statalismo selvaggio. Non per niente piace alle sinistre ex-comuniste, che un tempo osannavano il sistema sovietico, dove, per il bene della causa, non si esitava a sparare sui lavoratori in sciopero (come si vede nel bel film “Cari compagni” di Konchalovsky alla mostra di Venezia).

(*) Così si espresse nell’occasione il Dipartimento della Giustizia USA :”Questi non sono crimini senza vittime. Le attività illegali delle aziende farmaceutiche e le dichiarazioni fraudolente ai programmi di assistenza sanitaria Medicare e Medicaid possono mettere a rischio la salute della collettività, corrompere i processi decisionali dei professionisti sanitari e rubare miliardi di dollari direttamente dalle tasche dei contribuenti”. ( Peter C. Gotzsche, Medicine legali e crimine organizzato, G. Fioriti Editore, Roma 2019 (2), pag. 37) 

Giovanni Tenorio

Libertino

4 pensieri riguardo “Statalismo selvaggio

  • Bypasso il tema principale su cui sono sostanzialmente neutrale e mi permetto di suggerire a Don Juan di accantonare un po’ d’indigno artistico anche per altri oggetti/soggetti meritevoli (oltre ai soliti noti e inflazionati Fontana e Burri). A tal proposito suggerisco ad es. le opere di décollage ( “strappo” per i più ruspanti) di “maestri” come Rotella o Villeglé.

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  • Non credo che la questione del vaccino sia centrale in tutta la vicenda della epidemia o (presunta) pandemia, se non per il fatto che la banda dei “vaccinisti di stato” (quelli che vorrebbero imporre il vaccino in nome del dirigismo e della centralizzazione del potere, che fa comodo anche a chi i vaccini li vende, ma non li commercia) e quella dei “no vax” (quelli che vivono sulla marginalità delle posizioni antiscientifiche, lucrando “likes” o voti con miti costruiti con un pizzico di scienza e un pizzico di invenzione, come la relazione tra autismo e vaccini oppure il termine “metallo pesante” che non ha un reale significato) stanno cercando di trarre vantaggio dal diffuso e insensato terrore.

  • Io non impugno mai quel che non so, quindi mi guardo bene dal proferire giudizi sul rapporto di causalità tra vaccini e autismo. Non posso però che rimanere sbigottito quando, a fronte di autorevoli interventi di illustri luminari che negano tale nesso, mi capita di rilevare che talora sono gli stessi produttori di vaccini a indicarlo come possibile. Ecco che cosa leggo sul foglietto illustrativo del vaccino trivalente Triipedia contro difterite, tetano pertosse. ” Adverse events reported during post approved use of Tripedia vaccine include idiopathic thrombocytopenic, purpura, SIDS, anaphylactic reaction, cellulitis, AUTISMO…” Se è il bue stesso ad ammettere di essere cornuto, bisogna credergli…

    • Non capisco dove il bue abbia affermato di essere cornuto: non mi sembra si possa affermare questo sulla base di quel foglio illustrativo.

      La casa farmaceutica ha inserito nel foglio illustrativo le segnalazioni ricevute dagli utenti (quindi non parliamo di problematiche emerse nel contesto di un documentato studio scientifico di qualificazione e approvazione del farmaco, ma di “post approved use”, ovvero: quello che è capitato ad alcuni degli utenti del farmaco, dopo aver essunto il farmaco). La casa farmaceutica ha chiaramente voluto mettersi al sicuro da qualsiasi responsabilità con un eccesso di zelo (non esiste nessun obbligo di dichirarare eventi avversi non correlati sperimentalmente al farmaco): evidentemente è un comportamento scaricabarile e contrario alla razionalità del marketing. Probabilmente il fenomeno distorsivo della obbligatorietà della vaccinazione, rende preferibile una peggiore fama (e un pessimo folgio illustrativo) a qualche rischio di contestazione di trasparenza, in un clima di caccia alle streghe: ma è proprio l’obbligatorietà, non il vaccino, ad essere un problema.

      Nel testo riportato (tra l’altro una versione superata del foglietto illustrativo) non c’è nessuna ammisisone di correlazione, come è evidente dal termine “eventi avversi” (invece di “effetto collaterale” raro/frequente/ricorrente/rarissimo: sono eventi avversi anche le cadute dalla rampa delle scale o gli investimenti sull strisce pedonali dei pazienti arruolati negli studi di approvazione dei farmaci) e dal contesto “post approved use” che non si significa solamento che il problema è stato rilevato dopo l’approvazione del farmaco, ma anche che NON è stato rilevato e segnalato in un contesto di sperimentazione e osservazione scientifica, randomizzata e documentata.

      Considerando il testo originale delle critiche al famigerato foglietto illustrativo ( https://www.stefanomontanari.net/lautismo-che-viene-dal-freddo/ ) non trovo nessuna dimostrazione scientifica della correlazione tra auttismo e somministrazione del farmaco, ma solo insinuazioni tramite impropri sillogismi suggeriti, spifferati, lasciati alle conclusioni del lettore: il classico schema del complottismo. In particolare, confrontando le presunte argomentazioni con la lista degli stratagemmi indicati da Arthur Schopenhauer, utili per “ottenere ragione”, riscontro almeno 5 corrispondenze, limitandomi ai primi 10 stratagemmi.

      Per quanto ricordare un personaggio caricaturale della TV “popolare” possa infastidire (infastisce anche me), dopo aver tirato in ballo Arthur Schopenhauer, verrebbe da aggiungere, come conclusione alle insinuazioni riportate nel blog (e presumo nel libro derivato) la celebre espressione con cui quel tale Adam Kadmon assestava la stoccata decisiva: “Coincidenze? Io non credo”.

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