Il sogno di alcuni diventa l’incubo di tutti
L’anno scolastico è iniziato da quattro giorni. Gli insegnanti della scuola primaria (che si atteggiano a missionari, un po’ come gli infermieri e i medici, magari del reparto di ortopedia, nei mesi appena trascorsi) non fanno altro che parlare di “quel piccolo virus cattivo cattivo che ci fa del male ma solo se non rispettiamo le regoline regolette” e della “amica mascherina che ci permette di stare insieme, ma senza abbracci, senza avvicinarci troppo”.
La sintesi di tutte le assurde limitazioni imposte è sempre la stessa: ci si salva solo con l’obbedienza.
Tutta retorica: il 99% delle maestre sono sparite a marzo e sono ricomparse tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, attaverso la farsa della didattica online, con lezioni stentate e pretestuose.
Durante questi lunghi mesi, le famiglie hanno provveduto a inventarsi insegnanti al loro posto, spesso dopo una giornata di lavoro (senza la certezza di essere pagati, a causa delle difficoltà del mondo produttivo). In un modo o nell’altro, con le parole che hanno potuto trovare, hanno spiegato ai bambini l’epidemia, vera o presunta (per cui le filastrocche di settembre arrivano tardive) o la follia del lockdown. I bambini durante l’estate hanno ricominciato a uscire e giocare, si sono incontrati nei parchi, in piscina, sulla spiaggia, senza mascherine, senza disinfettante, senza stupidi e umilianti percorsi di accesso, senza dover disinfettare una matita perché cade a terra, senza vedere persone coperte da maschera, visiera e guanti che li trattano come appestati.
Non sono certo della sincerità dei comportamenti messi in atto dagli insegnati: forse vogliono accentuare il terribile rischio che pretendono di correre per bilanciare la vergogna dei mesi trascorsi sul divano (o al mare, passando per la fuga al Sud documentata dalle videocamere della Stazione Centrale di Milano, a marzo). Alcuni cercano di giustificarsi, sostenendo di limitarsi a eseguire gli ordini, che spesso derivano da indicazioni ministeriali: ma sappiamo bene che il ministero spesso scrive sotto dettatura del sindacato, che in molti casi “esprime” il ministro stesso dell’Istruzione e alla cui base c’è il personale della scuola.
Provo a credere alla sincerità del loro terrore, cercando di darmi una spiegazione. Probabilmente la loro lontananza dalla realtà (alienazione basata sul dogma dello stipendio fisso e sulla idolatria per quelle stesse regole che li esonerano da selettività e verifica degli obiettivi raggiunti), insieme alle alte dosi di retorica assorbite dalle informazioni prodotte Stato stesso e dal giornale unico di regime, li ha “ibernati” alla fine di febbraio, ai tempi di #iorestoacasa e #andràtuttobene, e, solo ora, sono stati “scongelati”. Dobbiamo solo concedergli il tempo di riprendersi e tornare con i piedi per terra: ammesso che vogliano farlo, perché hanno il privilegio di poter continuare a sognare indefinitamente, purtroppo imponendo cosi un incupo agli allievi.
Adesso avranno anche dalla loro parte gli pseudoinformatori dei “contagi che hanno ripreso ad aumentare”. Certo che con l’autunno ci sarà qualche raffreddore in più, che grandi scienziati questi cialtroni di professione. Magari diranno che la colpa è proprio del fatto di non aver osservato le “regole” nei parchi, in piscina, sulla spiaggia e di essersi divertiti senza disinfettanti, visiere o maschere similcarnascialesche. Forse anche l’abbassamento della temperatura è una conseguenza dell’inosservanza delle prescrizioni in stile codice Rocco. In realtà il “missionarismo” di certi soggetti è la vera causa della più pericolosa delle pandemie: l’ignoranza sistemica, nota sostanza psicotropa permanente.
Verissimo: il “missionarismo” sta diventando un problema, non solo nella scuola (tema su cui insisto avedno bambini piccoli, ma non certo il solo tema da considerare).
Io credo che il “missionarismo” o il “vocazionismo” sia una forma di Stato Etico: dare una sostanza etica a una scleta per attenuarne le conseguenze o giustificarne le pretese.
Esempi:
– Avvio una azienda sanitaria e pretendo la “convenzione” (ovvero lo Stato paga per tutti, come la bar per festeggiare un addio al celibato) perché “con al salute non si scherza”
– Ho la “vocazione” di fare l’animatore o l’educatore in un centro per ragazzi problematici o accoglienza immigrati o altro e, essendo un misisonario che fa cose buone, pretendo un inquadramento CCNL e relativi rinnovi, a prescidnere dalla reale rishciesta del mercato
– Ho la “vocazione all’insegnamento” (che in relatà si potrebbe realizzare anche in contesti non scolsatici) e ritengo scadaloso non essere assunto a tempo indeterminato, a prescidnere dal fatto che ci sono ormai 4 o 5 maestre per classe e che, oltre agli insegnanti di sosteno e di religione, si stanno aggiungendo gli “insegnanti di potenziamento”