Promoveatur ut amoveatur
Quando una persona si rivela poco adatta a esercitare le funzioni proprie della carica che le è stata assegnata., la cosa più giusta da fare sarebbe quella di toglierle l’incarico senza troppi complimenti, e mandarla a spasso. Nelle associazioni private di solito si può fare, ma non sempre. Nelle istituzioni pubbliche spesso è più difficile. Le ragioni possono essere molte. Se il personaggio è di alto lignaggio e gode di un certo prestigio, mandarlo a spasso senza troppi complimenti potrebbe comportare ritorsioni da parte di altri personaggi potenti, o provocare malumori diffusi poco giovevoli alla tranquillità istituzionale. Meglio allora ricorrere allo stratagemma del “promoveatur ut amoveatur”. In poche parole, consiste in questo: il personaggio scomodo viene promosso a un altro ufficio in apparenza più prestigioso, magari con la motivazione di volerlo premiare per le sue benemerenze, mentre di fatto il nuovo incarico è di rango più basso e tale per cui chi lo riveste, anche se incapace, non può causare troppi danni. E’ un metodo spesso seguito anche nell’ambito della gerarchia ecclesiastica. Fermo restando che la Chiesa di solito sa scegliere molto meglio dello Stato persone capaci e competenti da collocare nei posti di responsabilità, può capitare che anche fra gli alti prelati qualcuno, per una ragione o per l’altra, debba essere rimosso. Mica si può degradarlo al livello di parroco di campagna. Lo si colloca altrove, e al suo posto si nomina un altro. Pensate al cardinale Pell. In Australia era sotto accusa per pedofilia, e correva il rischio di finire in gattabuia. Il papa lo ha nominato Prefetto della Segreteria di Stato per l’Economia, sollevandolo dalla cura d’anime dell’arcidiocesi di Sidney. A dire il vero, qui la questione è un po’ più complessa del solito. Non si tratta di incompetenza, ma di criminalità. Vero che alla fine il cardinale è stato assolto, pur avendo in parte confessato di aver commesso i crimini di cui era accusato (non voglio entrare nel merito, perché non conosco i fatti se non per sentito dire). Cose del genere, dicevo, capitano ai livelli alti della gerarchia. Ai livelli bassi, invece, non si va troppo per il sottile. Se un prete dà fastidio in una ricca parrocchia cittadina, magari perché i facoltosi parrocchiani dell’alta borghesia, a parole tutti chiesa e famiglia, non accettano che ospiti e soccorra drogati o clandestini per puro spirito di cristiana carità, viene mandato a reggere la parrocchia di uno sperduto paesello di montagna, e al suo posto nominano un prete più accomodante. Se invece circolano voci insistenti che si diletta di pedofilia, viene mandato senz’altro in un’altra parrocchia, magari dello stesso livello, ma piuttosto distante: Così, dopo aver fatto danni da una parte ne farà anche dall’altra, sperando che nessuno se ne accorga e riesca a evitare grane giudiziarie. Alla faccia dell’insegnamento di Cristo, che a certa gente avrebbe voluto mettere al collo una macina da mulino e gettarla in mare. Il principio del “promoveatur ut amoveatur” è stato adottato anche dall’avvocaticchio senz’arte né parte, devoto di Padre Pio, che regge lo sciagurato italico suolo. A dire il vero, a essere rimosso dovrebbe essere proprio lui, con tutta la sua armata Brancaleone. Ma chi può farlo? In teoria, i cittadini, bocciandolo alle elezioni. Ma, a quanto, pare, piace a molti, che voterebbero ancora per lui, e in ogni caso le elezioni non arriveranno tanto presto. L’avvocaticchio vuole prolungare lo stato d’emergenza Covid, calpestando un’altra volta la Costituzione senza che le di lei vestali (Presidente della Repubblica in primis) facciano una piega, proprio per rimanere in sella a tempo indeterminato. Alcuni suoi ministri, d’altra parte, sono così indecenti che anche lui avrebbe probabilmente piacere di scacciarli a pedate nel deretano. Pensate alla ministra Azzolina, che sarà anche bilaureata ma rimane un’ochetta di prima categoria. Come rimuoverla? Il Presidente del Consiglio italiano, anche se i giornalisti usano chiamarlo “premier” (uno sproposito, come chiamare “governatori” i Presidenti delle Regioni) non è come il Primo Ministro del Regno Unito, che può sostituire a piacimento i membri del suo gabinetto, senza doverne render conto a nessuno. I rimpasti e le sostituzioni, nelll’ordinamento istituzionale italico, sono piuttosto complicati. Ecco allora la trovata geniale. La Azzolina può essere lasciata al suo posto, ma di fatto esautorata, affiancandole un commissario cui demandare l’organizzazione del prossimo anno scolastico, assai problematica per la necessità di proteggere da eventuali contagi gli alunni, gli insegnanti e tutti i lavoratori della scuola. Così si sono presi due piccioni con una fava. Dopo i guasti che Domenico Arcuri ha combinato come Commissario per l’Emergenza Sanitaria, bisognava trovargli un altro incarico, per non scontentare il suo partito di riferimento, i Cinquestelle. Ottima allora l’idea di promuoverlo a Commissario per la Scuola. Farà danni anche lì, ma non più di quelli che potrebbe fare la Azzolina se lasciata sola. D’altra parte, una scuola disastrata tutt’al più sforna caterve di somari, che produrranno guasti solo tra qualche lustro, quando molti di loro andranno a formare la futura classe dirigente. E’ vero che una classe dirigente più asinina di quella attuale è difficile da concepire. Ma al peggio non c’è limite.A ben pensarci, per promuovere Arcuri senza danneggiare la scuola un’alternativa c’era. Visto che, com’è stato detto, l’emergenza Covid ha danneggiato anche l’economia sommersa, la quale costituisce una buona fetta del PIL, e dell’economia sommersa fa parte anche la prostituzione, Arcuri poteva essere nominato Commissario al Negozio della Passerina. Un bel lavoro. Avrebbe dovuto stabilire, seguendo i consigli del Comitato Tecnico-Scientifico, quando e come le prestatrici d’opera e i loro clienti devono indossare la mascherina. Prima del rapporto, e dopo, senz’altro, ma durante? Poi avrebbe potuto stabilire il prezzo politico dei preservativi, con il rischio però, di farli sparire immediatamente dalle farmacie e di dar vita a un mercato nero, a prezzi proibitivi. Si correrebbe così il pericolo che qualcuno, per risparmiare, si azzardi a consumare un rapporto senza protezione. Però potrebbe derivarne anche un bel vantaggio. Si diffonderebbero a macchia d’olio le malattie veneree, in ispecie quella, insidiosissima e devastante, da Treponema pallidum; così l’avvocaticchio avrebbe un altro buon pretesto per prolungare ulteriormente lo stato d’emergenza. Quante candele di ringraziamento al suo patrono Padre Pio!
Sui rapporti di coppia mi ero permesso anch’io di offrire al primo ministro un suggerimento: consentiti ma a distanza di un metro.