Don Giovanni

Ieri Fascismo, oggi fascismo.

Qualcuno deve aver detto, se la memoria non mi inganna, che gli italiani sono sostanzialmente atei proprio perché cattolici. Forse è proprio così. Il movimento protestante nacque e si sviluppò in opposizione  a un papato che a tutto badava fuorché alla tutela e alla diffusione della spiritualità evangelica. Il che, per una canaglia quale io sono, può anche essere stato un bene. Sia ben chiaro: mi fanno orrore i papi che hanno impugnato le armi piuttosto che la Croce, che hanno fatto strage di cristiani che non la pensavano come loro, che hanno mandato sul rogo i cosiddetti eretici. Aborro Inquisizione e Indice dei Libri Proibiti. Ma ho già detto, e lo ripeto senza vergogna: tra  Gerolamo Savonarola – che voleva trasformare la Firenze medicea in una sorta di Ginevra calvinista ante litteram – e papa Alessandro VI Borgia, preferisco di gran lunga il secondo, che lo tolse di mezzo. Mi sono simpatici anche i papi che vendevano le indulgenze. Se qualche gonzo pensava che, facendo laute offerte, si sarebbe guadagnato  il Paradiso, peggio per lui. Oggi ci si lascia abbindolare da Vanna Marchi o Chiara Ferragni per molto meno. Allora, il denaro raccolto andava a finanziare le magnifiche  opere d’arte che hanno reso ineguagliabile non solo Roma ma molte altre contrade di questa povera Italia che ha cominciato a distruggerle con interventi urbanistici selvaggi (uno per tutti: Via della Conciliazione) e a deturparsi affiancandole a orribili mostri (uno per tutti: il Vittoriale) dopo l’Unità, sotto la dinastia ciabattona dei Savoia, alla cui corte si era sempre parlato più il francese e il piemontese che la lingua di Dante (stendiamo un velo pietoso sulle ristrutturazioni urbanistiche, vedi Milano, che hanno trasformato l’antico tracciato cittadino in una mappa massonica: sia detto per chi continua a sospettare che io, perché figlio putativo di genitori 1 e 2  dichiaratamente massoni, Mozart e Da Ponte, sia a mia volta un massone. Sulla Massoneria la penso come Einaudi: un misto di mafia e di folclore. Purtroppo è la mafia a prevalere).

Che i cattolici, proprio quelli più baciapile che vanno tutti i giorni a messa e fanno vacanza nei conventi delle suore, siano spesso i più grandi atei, amici di personaggi abominevoli, essi sì affiliati al peggio delle mafie e delle logge massoniche, è dimostrato da un figuro oggi da molti considerato come un grande statista quale fu Giulio Andreotti. Se non vado errato, fu proprio lui a promuovere la soppressione di alcune feste religiose con una motivazione così squallida che più squallida non si può: aumentare le ore di lavoro in omaggio alla produttività. E, quel che più lascia esterrefatti, con il pieno consenso di Santa Romana Chiesa! Così si è arrivati al paradosso che nella  (a parole) cattolicissima Italia sono finite nel cestino festività religiose che in altri Paesi molto più laici non sono state toccate. E’ un effetto anche questo del Concordato. In un sistema in cui i rapporti tra Stato e confessioni religiose fosse lasciato alla legislazione ordinaria, sulla base di accordi di diritto comune, sarebbe stato molto più difficile abolire feste religiose di antica data, divenute parte di un sentire comune che anche i non credenti hanno fatto proprio. In un regime speciale di do ut des la Fede diventa merce di scambio. Parigi val bene una messa.

Mi pare che, insieme alle festività religiose, siano finite sotto la mannaia dell’abolizione alcune festività civili, ad esempio quella del 4 Novembre. Ecco, a questo proposito, lo Stato fa quello che gli compete. Come le femministe, può dire: il corpo è mio e me lo gestisco io. Le feste civili sono mie e posso abortirle come voglio. Che il 4 Novembre non sia più una festività, secondo me è un gran bene. Purtroppo continua a essere celebrato con sbrodolate di retorica. Aveva ragione il Pannella degli anni gloriosi, il liberale di sinistra pacifista a oltranza, oltre che coerentemente anticoncordatario: il 4 Novembre deve essere giorno di lutto, non di festa. Anche in questo caso, viva il papato, per ragioni un po’ più nobili della vendita di indulgenze, e molto più vicine al messaggio evangelico. Benedetto XV aveva parlato di “inutile strage”, e così era stato. Vogliamo dire di più? Fu la decisione del governo italiano di entrare in guerra con manovre subdole, a dispetto di un parlamento in gran maggioranza contrario, ad aprire la strada al Fascismo. Non sono io a dirlo. Lo pensava anche Alfredo Frassati, che da  senatore aveva  sempre mantenuto una posizione neutralista, in linea con Giolitti (*).

A proposito di fascismo, adesso dico qualcosa che farà balzare sulla sedia quei pochi che ancora mi leggono: se c’è una festa civile da abolire proprio per la sua connotazione fascista è il 25 Aprile. Ma il 25 Aprile non è la celebrazione dell’antifascismo?! Appunto. Ma se è vero, come pare abbia detto Ennio Flaiano, che in Italia ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti., allora il 25 Aprile è la festa di tutti i fascisti, e allora va abolita, proprio per rispettare una Costituzione che il termine “antifascismo” non lo usa mai, limitandosi a proibire, in una disposizione finale, la rifondazione , sotto qualsiasi forma, del Partito Fascista. 

Per non ridurre il giudizio di Flaiano, o chi per lui,  a una semplice battuta, bisogna chiarire bene i concetti. Un conto è il Fascismo, scritto con la maiuscola (non per reverenza, ma perché è un nome proprio, come Risorgimento o Resistenza), un conto il fascismo, come sostantivo generico, scritto con la minuscola, alla stregua di tutti i nomi comuni. Il Fascismo è un fatto storico, ormai confinato al passato, come la Spedizione dei Mille. Residui di questo regime sono rimasti, purtroppo, anche nell’ordinamento repubblicano. Il Codice Rocco è stato qua e là rabberciato, non sostituito con un Codice autenticamente liberale (com’era, a ben vedere, il vecchio Codice Zanardelli). Lo stesso si dica per il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che contiene il famigerato articolo 2 (quello applicato dalla Lamorgese per impedire le manifestazioni dei cosiddetti “no vax”). Non parliamo di quell’autentica spazzatura che sono gli Ordini professionali, primi fra tutti quello dei Medici e quello dei Giornalisti .Ma c’è di peggio: anche la Costituzione non ne è rimasta immune. Non è il caso di ripetere quello che qui più volte si è detto dell’art.7, che recepisce il Concordato. Anche gli articoli relativi ai rapporti economici risentono lontanamente dell’ideologia corporativa nei suoi aspetti più moderati, quella di Bottai, per intenderci. I Fascisti propriamente detti, però, come membri o fautori del regime mussoliniano sono ormai morti e sepolti. C’è qualcuno che ancora lo rimpiange, quel regime. C’è stato, nel dopoguerra, un partito politico che, pur non richiamandosi esplicitamente al Fascismo, ne ha tratto ispirazione, assumendo col tempo un atteggiamento moderato, filoatlantico, filoeuropeista tutto sommato costituzionale. Le sue componenti dure e pure sono state via via emarginate, hanno costituito gruppuscoli anche eversivi, che si sono resi responsabili anche di fatti di sangue e di manovre terroristiche ancora non ben chiarite. Acqua passata, però. L’attuale partito di Giorgia Meloni  non può dirsi fascista in questo senso. E quei nostalgici che ogni anno vanno a Predappio in pellegrinaggio? Nostalgici, niente di più. Come ci sono i nostalgici dei Borbone o i nostalgici della monarchia sabauda. Non sono pericolosi. Mussolini non tornerà più, come non tornerà più Franceschiello e neppure il Re Galantuomo.

Il fascismo con la minuscola è un’altra cosa. E’ un atteggiamento autoritario, intollerante, sopraffattorio, guerrafondaio, che tende a risolvere le libertà individuali in un’astratta libertà legalitaria, di cui lo Stato è il supremo garante. Guardatevi intorno. Molte di queste caratteristiche le abbiamo sperimentate poco tempo fa e continuiamo a sperimentarle ora. Il secondo Governo Conte e ancor più il successivo Governo Draghi hanno introdotto, in patente violazione delle norme costituzionali, gravissime restrizioni della libertà in nome di una lotta a una fasulla pandemia. Sono state impedite autopsie e  terapie che potevano salvare molte vite, è stato imposto un vaccino sperimentale di cui non si conoscevano, ma si sospettavano i possibili effetti avversi, poi via via confermati dai fatti, la popolazione è stata confinata in casa con misure da carcerati criminali come il “lockdown” o da tempo di guerra come il coprifuoco, si è stati costretti a circolare imbavagliati con ridicole mascherine, per salire su un bus o entrare in un ufficio pubblico bisognava esibire il famigerato “greenpass” o la certificazione di un “tampone” al quale ci si era dovuti sottoporre facendosi massacrare le narici. Poi è arrivata la guerra in Ucraina, e tutti sono diventati guerrafondai, a dispetto dell’art.11 della Costituzione, sul quale illustri giuristi hanno cacato così come la Corte Costituzionale aveva cacato sull’art. 32, legittimando l’obbligatorietà di un vaccino i cui effetti avversi potevano anche essere mortali. Oggi tutti, quando vogliono giustificare qualche misura liberticida e talvolta demenziale, gridano che lo vuole l’Europa (di più: lo dice la Scienza e l’ha detto anche Francesco), così come una volta si diceva che era per il bene della Patria. Quella Patria che, anche quando era impegnata nelle guerre più canagliesche andava sostenuta offrendole il proprio oro. Oggi perché lo chiede l’Europa a braccetto con la NATO ci viene detto che dobbiamo pagare bollette stratosferiche e crepare di caldo d’estate e di freddo d’inverno per mandare armi all’Ucraina. Anche se non risulta che i confini dell’Italia corrispondano a quelli dell’Ucraina.

Ecco, questo è il fascismo con la minuscola in cui si riconoscono tutti i partiti che partecipano alle cerimonie del 25 Aprile. Tutti, anche quelli che, come FdI, quando erano all’opposizione si battevano contro l’agenda Draghi e poi, arrivati al governo, l’hanno fatta propria. Ecco, Draghi è il più grande fascista con la minuscola che l’Italia abbia avuto nel dopoguerra. Sostenuto da tutti, tranne sparute minoranze e pallidissimi distinguo, a destra al centro e a sinistra. Se Dio, misericordiosamente, non lo chiama a sé in tempo utile, è probabile che ce lo troviamo alla presidenza della Commissione Europea, come pronubo di quelle “transizioni”  tanto care al fascistissimo (con la minuscola) WEF grazie alle quali finiremo di non aver più nulla ed essere tutti contenti (come i sudditi della Russia sovietica: fascismo con la minuscola e Comunismo con la maiuscola si assomigliano).

Il peggior fascismo con la minuscola oggi domina a sinistra. Grazie alle ideologie del “politicamente corretto”, importate da quel magazzino della stupidità umana che sono gli Stati Uniti d’America, si vorrebbero introdurre tutta una serie di reati d’opinione, come se già non bastassero quelli che abbiamo ereditato dal Fascismo con  maiuscola. E che dire del compagno Scurati, che si lamenta per una presunta censura di una fascistissima RAI succuba di un fascistissimo governo quando è stato lui a incensare con un vergognoso panegirico il fascista con la minuscola Mario Draghi salvatore della Patria come una volta si inneggiava al  Fascista con la maiuscola Mussolini, il Duce fondatore dell’Impero? Se l’antifascismo fosse una cosa seria, come al tempo della pandemia qualcuno, sostenendo Draghi , invocava un nuovo Bava Beccaris contro le manifestazioni dei cosiddetti “no-vax ” , oggi bisognerebbe augurarsi un nuovo Gaetano Bresci contro chi non ha fermato Draghi , Speranza e Lamorgese nel loro scempio delle libertà costituzionali. Indovinate un po’ a chi mi riferisco  DON GIOVANNI TENORIO 

(*) “Dal 1915 in poi incomincia la disgregazione dell’opera non solo di Giolitti, ma di tutti i grandi del Risorgimento. Proprio nel 1915, caro Albertini, è nato il fascismo” (A:FRASSATI, Giolitti, Firenze 1959, p.5)               

Giovanni Tenorio

Libertino

6 pensieri riguardo “Ieri Fascismo, oggi fascismo.

  • Alessandro Colla

    “Indovinate un po’ a chi mi riferisco”. Tentiamo: Umberto I abitava al Quirinale; dove poteva abitare il “chi mi riferisco”?

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  • In effetti si può parlare male del Borgia solo sul piano personale, ma su quello politico fu un ottimo papa. Tra l’altro fu colui che – in collaborazione coi re cattolici di Spagna – si occupò dell’invio dei predicatori nel Nuovo Mondo.

    Codice Rocco = scopiazzatura del codice Zanardelli;
    codice Zanardelli = scopiazzatura del codice napoleonico;
    questo ho sempre sentito dire: difficile che sto tomo sia “autenticamente liberale”… poi non so, andrebbe letto.

    Zanardelli… certo lui sì, un vero liberale, arricchitosi con le laute commesse statali sul marmo del bresciano (pro Vittoriano). Se questo è essere liberali, allora probabilmente lo era anche il suo codice. Ma qui mi fermo, se no mi becco dell’ “attaccatore” ad hominem.

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    • Il Codice Zanardelli abolisce la pena di morte (reintrodotta da Napoleone nel 1810 e recepita da tutti gli ordinamenti dell’Italia pre-unitaria) e riconosce il diritto di sciopero (che in base alla legislazione napoleonica era reato). Non prevede né reati di opinione né di vilipendio propriamente detto (il vilipendio alla religione, anzi alle religioni, era circoscritto ad atti violenti di turbativa delle cerimonie sacre o a insulti pubblici a ministri del culto di tutte le religioni riconosciute) né di istigazione dei militari alla disobbedienza e simili, presenti invece nel successivo Codice Rocco, che reintroduce a sua volta la pena di morte. Zanardelli, di contro a Giolitti – la cui politica vide all’opposizione una schiera di liberali autentici – era anche favorevole all’introduzione del divorzio nell’ordinamento italiano ( il che aveva un precedente nella legislazione napoleonica, ma non ha nulla che fare con il suo Codice). Può, in base a queste considerazioni, il Codice Zanardelli definirsi di ispirazione liberale? Può il Codice Rocco definirsi di ispirazione fascista? E’ o non è paradossale che la Repubblica, dopo 80 anni dalla fine del Fascismo, non sia stata in grado di approvare un Codice tutto suo, di ispirazione liberal-democratica? Il resto esula dal tema che qui si è voluto trattare, ovverosia fascismo e antifascismo come varianti di un medesimo atteggiamento illiberale. Fascismo non, come pensava Croce, quale parentesi autoritaria all’interno di un processo storico di progressivo sviluppo della libertà (una sorta di “invasione degli Hyksos” confinata, per fortuna, in due soli decenni) ma, come pensava Gobetti, quale “autobiografia della Nazione”.

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      • Meglio così, allora.
        Sul perchè non sia stato redatto un codice nuovo avevo sentito dire questa tesi:
        alla DC andava benissimo il Rocco applicato +/- a seconda delle bisogne, e al PCI pure, in caso di sua presa del potere, avrebbe avuto già pronto un discreto strumento di repressione. In quanto alla seconda repubblica, lasciamo perdere, tutti liberali da D’Alema a Berlusconi, quindi nessun liberale.

      • Caro Max, è forse la prima volta che condivido fino all’ultima virgola quello che Lei scrive. D’altra parte, io l’ho sempre considerata un amico, anche quando mi attacca frontalmente, mantenendosi però nei limiti dell’urbanità. Le sono grato perché rimane uno dei pochi che continuano a leggermi. Il confronto, anche se aspro, quando è onesto, arricchisce tutti, chi vi è impegnato personalmente e chi vi assiste.

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