Don Giovanni

La macchia nera

Era inevitabile che, dopo la sconfitta, per nulla inaspettata, di quella che ancora, non si sa a che titolo, continua a chiamarsi Sinistra (s’è mai vista una Sinistra che ha perduto di vista i lavoratori?) il cosiddetto governo di Destra (ma quale Destra? Non certo quella di Margareth Thatcher) finisse subito nel mirino degli sconfitti. Fin troppo facile gabellarlo come “fascista”, solo perché nel simbolo del partito dominante campeggia ancora la fiamma tricolore del vecchio MSI (che, a ben vedere, non è mai stata tra i simboli del PNF) o per qualche bizzarra proposta, rimasta isolata all’interno della stessa coalizione, come quella di un “bonus” per chi si sposa in chiesa, e altre amenità del genere: che non sono fasciste, ma semplicemente stupide. 

Che dire, invece, dei primi passi del nuovo Ministro degli Interni? E’ riuscito – gli va riconosciuto – a risolvere la delicata questione del “rave party”, senza usare atti di forza, ma convincendo i partecipanti a rinunciare al loro festino. Però si è esposto – anche lui – all’accusa di “fascismo” per aver proposto una normativa anti-rave obiettivamente mal scritta, e quindi suscettibile di provocare abusi. E’ stata corretta in corso di approvazione, ma si tratta di una normativa inutile: basta applicare, per impedire manifestazioni obiettivamente pericolose e lesive di interessi tutelati, la normativa vigente; come, del resto, è stato fatto in questa occasione, con pieno successo. Con la Lamorgese le cose erano andate in modo ben diverso: ma la colpa era della Lamorgese, non della Legge. Conclusione: è inutile complicare un sistema penale già fin troppo complicato affastellando norme su norme. Meglio applicare bene quelle già esistenti, che spesso invece rimangono lettera morta. Inoltre, le norme devono scriverle i giuristi, non i prefetti, perché il linguaggio giuridico deve essere chiaro, in modo da non prestarsi a equivoci interpretativi. Anche in questa faccenda, ad ogni modo, il fascismo c’entra poco o nulla.

Si è avuto poi lo scontro con la Francia per la faccenda della nave “Ocean Viking” ,carica di migranti, cui è stato negato l’approdo in un porto italiano, accolta poi molto a malincuore, fra mille polemiche, in un porto francese. Il presidente Macron ha avuto la faccia tosta di accusare il governo italiano di disumanità (i francesi, con quello che hanno perpetrato in passato e continuano a perpetrare, farebbero bene a starsene zitti), ottenendo, anche qui, il plauso della Sinistra, con i suoi intellettuali tirapiedi. Fascismo, fascismo! Ma che fascismo? Mettiamo ben in chiaro le cose, senza giocare con le parole. Un conto sono i naufraghi, vittime di incidenti in mare, che secondo il Diritto internazionale vanno soccorsi e sbarcati nel porto sicuro più vicino. Un altro conto sono i migranti, che molto spesso le navi delle Ong vanno a imbarcare, non a soccorrere, sulla base di accordi per nulla limpidi. Ora, se una nave, ad esempio, batte bandiera norvrgese, diventa automaticamente territorio norvegese ( “genuine link”), quindi è sottoposta alla giurisdizione norvegese (“full juridiction”). Il comandante, in quanto pubblico ufficiale, avrebbe il potere di aprire le procedure per eventuali richieste di asilo, se qualcuno ne fa domanda. Quindi, se una nave che batte bandiera norvegese imbarca migranti, dovrebbe portarli in Norvegia, perché, una volta accolti a bordo, sono già formalmente in Norvegia. L’Italia non ha nessun dovere di accoglierli. Sarebbe come se io andassi in giro per tutta la città a raccogliere i barboni e poi, invece di ospitarli a casa mia, pretendessi che fosse il mio vicino ad accoglierli. Sarà un ragionamento cinico, che però ancora una volta non ha nulla di fascista. E  ditemi un po’: il buon Samaritano, quando soccorre il poveretto ferito dai briganti, paga tutto  di tasca sua o scarica le spese sull’oste presso cui lo alloggia perché possa ricevere le cure di cui abbisogna? Mi pare che paghi tutto di tasca sua (forse ho letto male io il Vangelo). Allora, chi vuole consegnare i migranti all’Italia, paghi le spese. Sono capaci tutti di fare la carità con i soldi degli altri.

Sulla scelta di continuare ad armare l’Ucraina e di perseverare con le sanzioni alla Russia, nonché sulle dichiarazioni di vassallaggio nei confronti di NATO ed Europa abbiamo già fatto qui se ben ricordo, qualche commento. La Meloni forse non poteva comportarsi diversamente, se non voleva portare al fallimento il suo governo in poche settimane. Basta far salire alle stelle lo “spread” vendendo titoli del debito pubblico italiano per costringere l’esecutivo a dimettersi, magari propiziando il ritorno di Draghi (Berlusconi fece questa fine, lasciando la poltrona a Monti). Su queste scelte la Sinistra non ha nulla da dire, perché sono pienamente in linea con il governo precedente. Il “pacifismo” di Conte – che finora aveva avallato tutte le scelte belliche di Draghi – e di alcune frange interne al PD è semplicemente ridicolo.

Se c’è una macchia davvero nera (“fascista” in senso molto lato, ma non saprei chiamarla altrimenti) riguarda invece il Ministro della Salute. Già l’incarico a un personaggio che aveva sempre avallato i provvedimenti di Speranza e tutta la politica Covid dei due governi precedenti aveva destato giustificate perplessità. Il famigerato “green pass” non è stato abrogato, ma sospeso. I medici e gli infermieri cui era stato precluso di lavorare per non essersi sottoposti all’inoculazione  sono stati reintegrati con qualche mese di anticipo, ma nell’operazione è stata lasciata mano libera alle Regioni, alle ASL  e alle dirigenze ospedaliere, che molto spesso li discriminano, assegnandoli a mansioni degradanti ed esponendoli al ludibrio di molti colleghi ossequenti alle leggi infami del governo Draghi. Il Ministro tace. Il Policlinico di Torino, dopo aver promesso il patrocinio a un convegno di molti  studiosi di fama mondiale (uno per tutti: Peter Doshi) sugli effetti collaterali dei cosiddetti “vaccini” (altro nome truffaldino, come “naufraghi” per “migranti”), si tira indietro, senza che il Ministro, ancora una volta, abbia nulla da dire. Sui giornaloni i soliti “scienziati” che ci hanno deliziato per due anni con le loro panzane, continuano a ripeterle imperterriti, ignorando le risultanze, piuttosto preoccupanti, di studi qualificatissimi  (anche l’illustre Remuzzi, direttore del “Mario Negri”, un tempo da me stimato, ora molto meno, consiglia la quarta dose, magari accoppiata al solito vaccino anti-influenzale. A proposito: che fine hanno fatto gli studi di due anni fa da cui sembrava risultare che i soldati americani vaccinati contro l’influenza ordinaria erano più esposti all’infezione da Covid?). Anche in questo caso, dal Ministro neanche una parola.

Ma c’è di più, anzi forse di peggio. Si era promesso che le multe da 100 euro per gli ultracinquantenni renitenti alla vaccinazione sarebbero state abrogate. Finora non se n’è fatto nulla. Io ho un sospetto (a parlar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, diceva quella volpe di Andreotti). Stanno aspettando la sentenza della Corte Costituzionale, che arriverà a giorni. Ci sarebbero tutte le buone ragioni, giuridiche e scientifiche, perché la Corte dichiari illegittimo l’obbligo vaccinale. Ma credo che così non sarà. Tra i componenti della Corte  ci sono troppi amichetti di Draghi e di Amato. Si ispireranno al Diritto televisivo e alle competenze scientifiche di Myrta Merlino, Barbara D’Urso e altre ochette e oconi del genere per stabilire che, data la situazione di emergenza (emergenza inventata), in assenza di terapie idonee (grandissima falsità) il vaccino (che vaccino non è) era l’unico mezzo a disposizione per combattere la “pandemia” (in realtà “pandemenza”), tanto più che è stato prescritto per un periodo limitato.

Quale sarebbe il vantaggio per il governo? Le multe, a questo punto, grazie all’autorevolezza (?) della Corte, non sarebbero abrogate. Entreranno nelle casse dello Stato tanti bei soldini. Non una grande somma, ma in un tempo di vacche magre come questo tutto fa brodo. Sono pronto a scommettere che le cose andranno proprio così.

Giovanni Tenorio

Libertino

3 pensieri riguardo “La macchia nera

  • Alessandro Colla

    La sinistra non perde mai di vista i lavoratori, anzi li ha sempre nel mirino in quanto dovunque governa va comunque peggio per la classe operaia. Li lusinga a parole ma è solo demagogia perché in realtà le ricette stataliste e fiscaliste danneggiano per primi proprio i lavoratori dipendenti. Forse le sinistre di quest’infausta epoca hanno solo involontariamente gettato la maschera. Quanto all’incasso erariale delle multe, ritengo che la finalità non consista tanto nel momentaneo vantaggio finanziario. Per il potere è più utile creare un precedente allo scopo di riuscire a intervenire in modo analogo per il futuro. Il vero obiettivo è aumentare la sudditanza dei cittadini. E’ uno dei motivi che spiega la permanenza al governo dell’attuale ministro della salute. Personalmente non ho mai avuto stima del dottor Remuzzi, si era limitato all’inizio a ipotizzare cure alternative ai protocolli ufficiali ma non è andato più avanti dopo le prese di posizione dell’esecutivo. Ancora oggi riviste come Open sostengono che gli antibiotici servano contro i batteri e non contro i virus. Contro i batteri sono stati sempre prescritti gli antibatterici, non gli antibiotici. Adesso sarebbe cambiato tutto? C’è bisogno di essere medici per accorgersi della contraddizione? La strategia di Open è evidente: utilizzare mezze verità per poi infilare nel discorso una bufala grossa che i babbei e gli incolti consumano avidamente. In questo modo possono difendere Remuzzi sostenendo che sia sempre stato favorevole a vaccini e certificati di appartenenza alla razza ariana per poter lavorare. In fondo è anche vero, il coraggio se uno non ce l’ha… Ma l’anno manzoniano è il prossimo, non anticipiamo; sia pure di poche settimane. Per evitare svendite dei titoli pubblici italiani, o quanto meno per contrastarne gli effetti deleteri, la ricetta ci sarebbe: riduzione della spesa pubblica attraverso liberalizzazioni e privatizzazioni. Ma l’attuale compagine governativa è di sinistra di fatto: stato, stato e sempre più stato. L’unica differenza, rispetto alle maggioranze precedenti, è la diversità di approccio con l’immigrazione. Per il resto non ci sono discontinuità sostanziali. Fascisti? Sì, come i governi Draghi, Conte, Macron, Merkel, Scholz, Biden, Trudeau, Modi, Albanese… Ai “madamini” (cioè i filosbirrastri) ricordo che il catalogo è questo. Incompleto per ragioni di spazio ma deduco che Leporello sia sempre pronto a completarlo.

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  • Ci mancherebbe che la fiamma tricolore fosse stata un simbolo del PNF, visto che è quella che si sprigiona (pare) dalla bara del supremo capataz (allora bello in salute, fin troppa, ahi noi) ad imperituro simbolo di ideale politico.

    Però tale fiamma è diventato ormai un simbolo fascista, “rubata” persino da Le Pen, visto che Almirante e i suoi accoliti si dichiaravano tutti apertamente fascisti (se non peggio, tipo Rauti).

    Se FdI usa la fiamma è perchè il cordone ombelicale col MSI non è ancora riuscita a reciderlo. Sarebbe bene che lo facesse, magari in un modo un po’ più elegante di quel Fini che ha collezionato figuracce a pacchi fino a sparire.

    Mi rendo conto però, che sperare in una certa eleganza nella simpatica Meloni è come sperare di vedere giocare basket ad alto livello dai sette nani.

  • Sui rave parties pare che Giorgia sia un po’ troppo ossessionata dal problema. Dovrebbe rilassarsi un po’… in fondo cent’anni fa la Marcia su Roma cosa mai è stata se non il primo vero gigantesco rave party d’Itaiia e del mondo?

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