Don Giovanni

Paura delle democrazia?

Una delle più bizzarre motivazioni che alcuni commentatori accampano per spiegare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è quella secondo cui un dittatore come Putin non può tollerare, ai propri confini, la presenza di Stati democratici, in quanto modelli virtuosi che potrebbero indurre i suoi sudditi alla disobbedienza, in nome di quei principi di libertà che vedono riconosciuti ai cittadini di quegli Stati stessi e a loro negati in patria. La libertà è contagiosa, e i tiranni la temono! In un mondo in cui è possibile ricevere notizie in tempo reale, vedere immagini di quanto capita in questo momento a distanza di migliaia e migliaia di chilometri, conoscere senza difficoltà come si vive in territori anche lontanissimi, è proprio necessario vivere a ridosso di un Paese democratico per sapere che cos’è una democrazia e come ci si vive? Putin ha tollerato finora, ai propri confini, Paesi come Lituania , Lettonia, Estonia, che si dicono democratici. Perché è intervenuto solo ora, contro l’Ucraina? Perché forse è un Paese più democratico degli altri, e quindi più contagioso? Non si direbbe, anzi, parrebbe tutto il contrario. Se per democrazia intendiamo, tra l’altro, eguaglianza di diritti e assenza di discriminazioni, in Ucraina, dopo il colpo di Stato di Maidan che rovesciò il governo – democraticamente eletto! – di Yanukovich, i russofoni sono trattati da cittadini di secondo rango, non possono parlare la loro lingua, non hanno accesso alle cariche pubbliche aperte a tutti gli altri connazionali, non si vedono riconosciuta, nei territori dove sono in maggioranza, quell’autonomia che pur era stata promessa dagli accordi di Minsk. Le loro ribellioni, da ormai otto anni, sono domate brutalmente con l’intervento, tra l’altro, di quelle formazioni di matrice dichiaramente nazista ormai inquadrate regolarmente nell’esercito nazionale. E’ una vera e propria guerra civile. Negli ultimi tempi, Zelenski ha sciolto molti partiti, la censura trionfa. Se questa è democrazia…Già, ma che cos’è questa democrazia? Ce lo spiega Angelo Panebianco nell’ultimo suo editoriale del “Corriere” in cui, prendendosela con Luciano Canfora, ci ricorda che la “nostra”  democrazia è figlia della “politèia” cara ad Aristotele, un tipo di governo moderato, dove a dominare sono i ceti medi che ne costituiscono anche la maggioranza numerica, risultandone un modello che contempera uguaglianza e libertà. Qualcosa di ben diverso, in somma da quello che invece Canfora, lo studioso che ama dittatori come Cesare e Stalin, predilige: e che invece, a ben vedere, era proprio quello che i Greci antichi, e Aristotele stesso, chiamavano -spesso spregiativamente- ” democrazia”: cioè il governo dei nullatenenti, che sarebbe un governo democratico anche se i nullatenenti fossero una minoranza, come di fatto non è mai stato. La democrazia così intesa è governo della maggioranza perché la maggioranza è dei nullatenenti.  Pensate un po: se accettassimo quest’idea di democrazia il vero democratico sarebbe Putin, inviso, in patria, ai ceti più colti  e raffinati, amato invece dalla Russia “profonda”, quella provinciale e rurale, legata alle tradizioni, di bassa cultura. In somma, sono i “poveri” a sostenere Putin. Una minoranza? Neanche per idea. Come nel mondo antico, i “poveri” sono anche maggioranza. Pare che Putin goda di un consenso dell’ 80% circa dei suoi sudditi.Ma le democrazie moderne sono tutt’altra cosa! Uguaglianza davanti alla Legge e diritto di voto per tutti, ma soprattutto difesa dei sacri principi di libertà. E’ il caso dell’Ucraina? Come modello di liberaldemocrazia scricchiola non poco. Che pericolo di contagio può costituire per la dittatura putiniana? Non è che usi metodi molto diversi. Ma anche il resto del mondo cosiddetto libero ha poco da vantarsi, dopo che in questi ultimi tempi abbiamo visto quanto siano fragili quei principi di libertà che tanto sbandiera. E’ bastato un virus influenzale un po’ più tosto del consueto a gettare tutto all’aria. Nel nome della salute sono stati stracciati diritti costituzionalmente garantiti che sembravano intoccabili. Il modello emergenziale? Quello della Cina, che propriamente democratica non si può dire, in nessun senso. Tranne qualche eccezione, lo hanno adottato un po’ tutti, certo in modo meno efferato, ma conservandone la sostanza. L’Italia ne è stata la punta di diamante, prima con il governo Conte II, poi con il governo Draghi. Si è aperta così la strada a quel “Great Reset” che da tempo era nei voti del mondo capitalistico-finanziario che celebra i suoi riti, in gran parte segreti, nelle adunanze del gruppo di Bilderberg, della Trilateral, del World Economic Forum. Draghi sta distruggendo il tessuto dell’artigianato e della piccola e media impresa in Italia, in nome di una non meglio precisata “distruzione creativa” che echeggia da lontano, ma in forma contraffatta,, il pensiero di Schumpeter, svendendo il Paese alle multinazionali e ai grandi fondi di investimento, secondo un disegno partito da lontano, da quando era direttore generale del Tesoro. L’Italia è laboratorio sperimentale del nuovo assetto economico, come è stata laboratorio sperimentale della tecnologia mRNA, quella impiegata nei cosiddetti “vaccini” anti Covid, che ben presto sarà utilizzata per “vaccini” antitumorali da tempo in programma nelle agende delle case farmaceutiche come Pfizer, impossibilitate però finora a produrli con il consenso delle agenzie di controllo proprio per mancanza di sperimentazione su larga scala.Quale sarà il nuovo assetto politico- economico, se qualche evento provvidenziale non scompiglierà le carte degli gnomi che reggono il mondo? Paradossalmente, si avrà un regime comunista messo in atto non da una rivoluzione proletaria, ma dalla fase estrema del capitalismo finanziario, divenuto padrone delle istituzioni politiche. Un regime per molti aspetti “cinese”, basato sul  controllo totale di ogni individuo, attraverso strumenti come la moneta “fiat” completamente digitalizzata, emessa  in regime di monopolio, e  qualcosa di simile a quello che ora chiamiamo barbaramente “green pass”, esteso alla registrazione di ogni azione umana, per sanzionarne gli aspetti trasgressivi o presunti tali. Medicina del tutto disumanizzata: saranno i computer a fare le diagnosi e a prescrivere le terapie (i medici di base plagiati dagli informatori del farmaco e ormai ridotti a compilatori di ricette e prescrizioni ne sono il preludio). La proprietà privata sarà abolita. Il “Grande Fratello” fornirà tutti i servizi di cui si ha bisogno, dal trasporto automobilistico, alla casa, alla spesa alimentare quotidiana. E tutti saranno felici. Non ci sarà neppure bisogno di abolire formalmente la “religione oppio dei popoli”, perché ormai è stata sostituita da un altro oppio, la Scienza, cioè quell’insieme di Verità che chi comanda brandisce come tali (i vaccini supersicuri, il riscaldamento globale di origine antropica, la transizione verde, le energie rinnovabili ecc.ecc.)Ma torniamo al punto di partenza. Se non è per paura dei contagi derivanti dai modelli di libertà incombenti sui suoi confini, perché Putin ha invaso l’Ucraina? Per lo stesso motivo per cui, se un mio vicino, dalle finestre delle sua casa, continua a puntare un fucile contro di me, e alle mie rimostranze non solo fa spallucce, ma addirittura rincara la dose aggiungendo anche un cannone, io potrei a un certo punto perdere la pazienza e sparare per primo. In questo modo passerei dalla parte del torto? Potrebbe essere legittima difesa preventiva. La Nato è arrivata ai confini della Russia, a dispetto di tutte le promesse formali e informali che erano state fatte. Se arrivasse anche in Ucraina, come si voleva fare, addirittura scrivendolo nella costituzione, la Russia sarebbe del tutto accerchiata sul lato europeo. Putin sarà anche un criminale, ma ugualmente criminale è chi non tiene presenti le sue ragioni e si batte per una guerra a oltranza, anziché tentare una mediazione senza vincitori né vinti. Biden è un criminale, e Draghi il suo tirapiedi.

Giovanni Tenorio

Libertino

3 pensieri riguardo “Paura delle democrazia?

  • Alessandro Colla

    Putin è stato regolarmente eletto, Biden forse irregolarmente e Draghi non è stato eletto da nessuno. Si potrà dire che anche Erdogan è stato eletto così come Raisi o Hitler. Con qualche differenza, però. Hitler si appropriò di poteri non suoi, dopo le elezioni, con una sorte di colpo di stato strisciante; dove il virus dell’epoca era un… ritorno di fiamma del palazzo parlamentare. In Turchia ci si consegna volontariamente nelle mani degli autocrati fideisti pur di fare un dispetto alle forze armate: segno che nell’ex sultanato lo stato di alfabetizzazione vada considerato pari a quello italico. In Iran si vota per un dittatore o per un altro, la scelta possibile è solo quella. In Russia non è così. Il partito da lui diretto, Russia Unita, è come Forza Italia. Invece delle televisioni, il presidente russo possiede la maggioranza del pacchetto azionario della Gazprom. Come in Italia si evitò nel 1994 di avere il vecchio movimento sociale come primo partito, la presenza di Russia Unita evitò che i russi votassero in massa l’ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky. A dispetto del nome, liberaldemocratico, il partito di quest’ultimo era di un oltranzismo panslavista che lasciava interdetti e Russia Unita si presentò per intercettare i voti sia dei cosiddetti moderati che quelli degli ultranazionalisti orientati a reagire a un settantennio di comunismo con il consenso a un partito simile a quello che qui fondò un signore di Predappio. Le Pussy Riot, per le loro interruzioni di pubblici eventi, in Inghilterra furono multate di trecento sterline; in Russia vennero condannate a tre anni e mezzo di carcere. Questo significa che in Russia c’è minore libertà che in Inghilterra ma è la Duma a scegliere queste restrizioni, non il presidente eletto. Sicuramente va criticato anche lui perché è il suo partito a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, pertanto gli eccessi legislativi sono anche una sua responsabilità di ordine ideologico. Ma il termine dittatore rimane comunque una forzatura, è l’intero impianto istituzionale che come in Italia andrebbe profondamente modificato. Occorrerebbe la laicizzazione degli organismi legislativi ed esecutivi dal momento che la condanna pesante per le Riot, più che dalla magistratura fu caldeggiata dallo stesso patriarca che oggi inneggia alla guerra in nome di valori nazionali che l’occidente starebbe perdendo a causa di presunti traviamenti di natura sessuale. In Italia andiamo meglio? Si rilegga qualcuno il testo del settimo articolo costituzionale che senza vergogna prosegue una delle peggiori azioni politiche del regime fascista ufficiale. Il peso dei liberali autentici in Russia è intorno al cinque per cento, da noi il quattro. C’è più presenza pubblica nell’economia italiana che in quella russa. Il partito comunista russo ottiene il dieci per cento dei consensi, in Francia Mélenchon prende di più. Dopo due mandati, il presidente russo non può candidarsi e deve stare fermo almeno un giro; qui si può stare al Quirinale anche quattordici anni di seguito e senza divieto di riconferma per un eventuale terzo mandato. Magari dopo aver sostenuto l’inopportunità della propria rielezione. Il regolamento interno della Gazprom vieta a chi ha incarichi governativi di essere membro del consiglio di amministrazione della Società del Gas, indipendentemente dal numero di azioni possedute. Non mi risulta che Fininvest o Mediaset abbiano un regolamento analogo. Ciò significa che lì hanno risolto il problema del cosiddetto conflitto di interessi senza interventi legislativi. Per quanto ci siano state anche in quel territorio delle limitazioni sanitarie, non si è certo raggiunto lo squallido livello italocinese. E la libertà degli ebrei in Ucraina è forse garantita da quei partiti governativi che hanno nei loro simboli la croce uncinata insieme all’aquila littoria? Malgrado le origine ebraiche del primo ministro che dimostra così di essere una sorta di kapò
    e quindi un traditore delle proprie fonti? Lo pseudoattore è più democratico di Putin dal momento che governa per interposta persona e che si ritrova al potere grazie a un colpo di stato organizzato da un noto premio Nobel per la pace? Forse a Panebianco andrebbe ricordato che la libertà non va “contemperata”, tanto meno in nome di una generica e mal definita uguaglianza. Ma potrebbe essere inutile: abbiamo giudici costituzionali, magari anche presidenti, proni e pronti a sostenere la “necessità” del diritto piegato alla “scienza”. A parte che questa farsa viraldemenziale è della scienza la più evidente negazione; l’idea che il diritto debba piegarsi a qualsiasi cosa è un’aberrazione giuridica e linguistica. Perché che un qualcosa di dritto debba piegarsi, oltre a essere un’assurdità violante le leggi della fisica, si rivela anche come un palese invito a deviare dalla retta via. E a ritenere che il diritto sia in fondo opinabile potendo invocarlo anche aggredendo qualcuno che invece non aveva aggredito né aveva intenzione di aggredire. Come al solito i moralisti si dimostrano come i più immorali e ciò potrebbe spiegare il motivo per cui in cambio di un tozzo di… pane bianco, anche i commentatori un tempo più lucidi possano trasformarsi in miserevoli pennivendoli.

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  • Tutto corretto, poi bisogna sempre capire cosa intendano questi signori per “libertà” ed il fatto che quasi sempre usino la “democrazia” come suo sinonimo, ho l’impressione che come sempre si riferiscano a presunti diritti collettivi e non individuali. La democrazia è il governo dei peggiori e dei mafiosi, su questo non ci può essere alcun dubbio, Putin è venuto fuori da una normalissima evoluzione della democrazia Russa, dopo la riforma costituzionale attuata da Eltsin nel 1994, successivamente alla repressione del golpe tentato dai comunisti e ultra nazionalisti nel 1993, che accentrava enormi poteri sulla presidenza della federazione togliendoli al “soviet”. Poi condivido quanto scritto da Alessandro, perché anche Mussolini, Hitler e Lenin sono venuti fuori dalla “democrazia”…. l’origine è sempre la stessa, quindi non si capiscono gli articoli sempre più ridicoli di alcune testate giornalistiche snob come il Foglio o linkiesta, riguardo alla caccia al russo ed al populista…. come se quest’ultimo sia un alieno pericoloso del sistema democratico e non il prodotto principale.

    • Alessandro Colla

      Lenin magari no, fu suo il colpo di stato contro i menscevichi. Se si fosse presentato a un elettorato in forma di suffragio universale avrebbe raccolto le percentuali di Liberi e Uguali. Gli altri due, l’italiano e li tedesco, affrontarono invece la competizione elettorale. Al primo venne dato l’incarico dal Quirinale pur avendo perso le elezioni così come avviene oggi nell’attuale repubblica. Il secondo arrivò primo. Il Foglio, ormai, non è solo snob: è inutile.

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