Don Giovanni

Vilipendio

Non c’è niente di  più raccapricciante di un personaggio lugubre che voglia fare lo spiritoso. Alcuni personaggi lugubri fanno ridere loro malgrado, ma in questo caso il far ridere non ha nulla che fare con lo spirito. Sono poveri di spirito, come possono essere spiritosi? Pensate al presidente del Consiglio attualmente in carica. E’ un leguleio che si picca di filosofia (c’è in rete un video dove colloquia con Emanuele Severino, il pensatore dell’eternità dell’Essere, fra salamelecchi reciproci); crede di essere elegante con quel fazzoletto nel taschino della giacca (di solito aperta, con cravatta svolazzante, secondo l’odierna moda Trump), mentre è l’esempio più significativo della mancanza di “sprezzatura”, che dell’eleganza è il sale, come ci ha insegnato Baldesar Castiglione; crede di essere il primo della classe, degno di sedere nei primi banchi, e invece nei consessi internazionali viene relegato in seconda fila, in quello che nelle vecchie aule scolastiche, lugubri come le carceri, le caserme, i tribunali e le altre istituzioni “totali” dello Stato, era chiamato il “banco degli asini”. Ciliegina sulla torta, si fa un vanto di essere un fervente devoto di Padre Pio, il religioso definito a suo tempo da padre Agostino Gemelli, il fondatore dell’Università Cattolica, come un un imbroglione, che si procurava artificialmente le stimmate con sostanze chimiche, fatto santo in quattro e quattr’otto dopo aver lasciato per testamento tutto il suo patrimonio a Santa Romana Chiesa.

Un altro personaggio lugubre è Mario Draghi. Basta guardarlo in faccia per provarne spavento. Bisogna far le corna e toccarsi le palle quando lo si incontra di notte. Lui non fa mai ridere, neanche quando dice di voler salvare l’Euro “whatever it takes” e inventa altre parolacce per giustificare la sua attività di truffatore legalizzato, che Dante avrebbe messo all’Inferno tra i falsatori di moneta. Sono ridicoli, invece, i tedeschi, che lo vogliono insignire di non so quale onorificenza, il cui nome è un’altra parolaccia impronunciabile, quale solo i tedeschi sanno inventare. Più masochisti di così non si può essere. Proprio loro, che hanno visto i propri risparmi ridotti in cacca dalla folle politica monetaria del “Quantitative easing” (altra parolaccia che meriterebbe una colonna infame, come quella che a Milano si eresse a perpetuo ricordo degli “untori”). C’è gente che gode a prenderselo in quel posto.Fra i personaggi lugubri che credono di essere spiritosi e di saper far ridere, mentre tirano soltanto schiaffi,  spicca Piercamillo Davigo, che deve essere un’incarnazione di qualche santo Inquisitore peggiore di Torquemada. E’ un grande amico di Antonio Di Pietro, il semianalfabeta che, dopo aver lasciato la Magistratura, scriveva articoli sui giornali e addirittura testi scolastici di Educazione Civica. Mi sono sempre chiesto chi correggesse, in quei testi e in quei libri, gli errori di grammatica, di sintassi e di ortografia. So che nelle case editrici ci sono tante anime buone, i cosiddetti “editor”. Oggi ci sono anche gli algoritmi che correggono automaticamente gli svarioni, spesso però in peggio, perché la cosiddetta Intelligenza Artificiale  in realtà è Cretineria all’ennesima potenza (Leporello, non volermene!). Quando invece il cafone di Montenero di Bisaccia aveva bisogno di qualche consulenza in materia giuridica, che evidentemente, pur essendo il suo mestiere, mal masticava, andava a chiedere lumi al collega Davigo. Ebbene, il dottor Davigo – teorico della presunzione di colpevolezza anche dopo l’assoluzione con formula piena al terzo grado di giudizio perché, dice lui, chi non finisce dietro le sbarre è un furbastro che ha trovato un avvocato più intrigante dell’Azzeccagarbugli, capace di imbrogliare le carte e far vedere il sole per la luna – ha creduto di far lo spiritoso (e in effetti ha fatto ridere i colleghi della sua stessa pasta) dichiarando, in un pubblico sproloquio, che in Italia è più conveniente uccidere il coniuge che adire una procedura di divorzio, perché così si risolve il problema molto più rapidamente, senza fastidiosi strascichi, e, grazie alle attenuanti di legge e ai cavilli avvocateschi, si è sicuri di rischiare poco o nulla. Io vorrei sapere che cosa c’è da ridere in un Paese dove è stata abrogata la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, dove le carceri sono piene di persone in custodia cautelare che in gran parte risulteranno innocenti, dove i pretacci che strappano i sigilli apposti ai contatori elettrici di utenti morosi sono a piede libero, dove è possibile speronare una nave militare rimanendo impuniti ad essere acclamati come novelle Antigoni, dove si può essere condannati per reati a mezzo stampa anche se non si è più direttori responsabili di un quotidiano, dove  in galera ci stanno gli sfigati, i piccoli spacciatori, i drogati, gli immigrati clandestini e quelli che hanno mandato ripetutamente a fare in culo gli sbirri, dove i responsabili dell’infame caso Tortora non solo non sono stati duramente sanzionati, ma addirittura hanno avuto promozioni di carriera, dove la Magistratura, che ha ottenuto poteri eccezionali per combattere il terrorismo, li ha poi usati per sbaragliare certe forze politiche salvaguardandone altre, dove il regime carcerario del 41 bis è un’autentica barbarie, perché, come  ha ben detto Vittorio Feltri, è giusto punire ma non è giusto che la punizione sia disumana. E via di seguito. Tra l’altro, prendersela con la lentezza dei procedimenti di divorzio è una sciocchezza, perché se è vero che un tempo in Italia divorziare era un po’ lungo e complicato, ultimamene le modalità sono state di molto snellite e divorziare non è per niente un problema. E’ più problematico compilare la dichiarazione dei redditi. A me piacerebbe colpire Davigo con le sue stesse armi. Mi verrebbe il ghiribizzo di ritagliare l’articolo dove si racconta il suo sproloquio che vorrebbe essere spiritoso, e inviarlo come notizia di reato  alla Procura della Repubblica competente, chiedendo di procedere contro di lui per istigazione a delinquere (art. 414 c.p.) e vilipendio alla Magistratura (art. 290 c.p.). Presunto colpevole, che rimane moralmente tale anche dopo l’assoluzione, perché se sarà assolto, vorrà dire che ha trovato un avvocato furbissimo, che grazie ai suoi cavilli gli ha  permesso di farla franca. Potrebbe rivolgersi a Giulia Bongiorno. E’ una donna tosta. Le donne sono sempre migliori degli uomini. Le avvocatesse, poi, sono terribili. Un mio carissimo amico avvocato mi ha detto che le più temibili sue avversarie sono le avvocatesse matrimonialiste (tanto per rimanere in tema di divorzio): otto su dieci sono autentiche troie, che spesso riescono a convincere giudichesse altrettanto troie.

A questo punto mi rendo conto che potrei essere io a finire in tribunale per vilipendio. Quando viene presa per il culo, la Magistratura non scherza, scaglia fulmini e schiamazza. Donna folle, indarno gridi, chi son io tu non saprai.

Giovanni Tenorio

Libertino