Don Giovanni

Tolleranza (e cervello) zero

Cari amici, ricordate la famosa “tolleranza zero”, gloria del sindaco di New York Rudolph Giuliani? Piaceva a tutti i forcaioli. Intendiamoci bene, a scanso di equivoci: sono il primo a dire che le regole vanno rispettate, quando non sono demenziali (come spesso capita), e se vengono trasgredite meritano una sanzione. Inutile ripetere che anche in un contesto anarchico sarebbe così. Chi, per esempio, costruisce una strada e ne consente l’uso a tutti, gratuitamente o dietro pagamento di un pedaggio, ha il sacrosanto diritto di imporre un regolamento  agli utenti, che dovrà essere rispettato se si vuole usufruire del permesso di transito, pena venirne esclusi in caso di reiterata trasgressione. Ci saranno anche spazi pubblici (il che non vuol dire statali) su cui saranno le comunità locali a vigilare, nelle forme e nei modi che si imporranno per consuetudine. Ma la “tolleranza zero” è un’altra cosa. Consiste nel punire ferocemente anche le trasgressioni più lievi: mettere le manette a chi non attraversa la strada sui passaggi pedonali, infliggere sanzioni pecuniarie stratosferiche a chi butta a terra cartacce o mozziconi di sigarette, e via di seguito. La criminalità viene colpita nel centro città e nelle zone adiacenti, ma in periferia imperversa come prima. E’ un po’ come pulire una stanza gettando la sporcizia sotto i tappeti.

Visto che i forcaioli sono la maggioranza, anche nella bella Italia le lodi a Giuliani arrivarono un po’ da ogni parte. Soprattutto da destra. Solo Antonio Martino, forse l’unica voce autenticamente liberale rimasta nel carrozzone berlusconiano, ne prese nettamente le distanze, bollandola per quello che era. Non c’è da stupirsi invece che piaccia enormemente a Salvini, il quale, come ministro degli Interni, vorrebbe riproporre qualcosa di simile anche sul suolo italico. In concomitanza con l’apertura della stagione balneare, vuole espellere dalle spiagge i venditori ambulanti, in particolare i cosiddetti “vu cumprà”, quei poveri cristi che tentano di rimediare il pranzo e la cena vendendo cianfrusaglie d’ogni genere. Tra parentesi: non ho mai capito perché venga considerato offensivo il termine “negro”, che in Italia fino a qualche decennio fa non aveva alcuna connotazione dispregiativa (se “nigger” per gli americani è un insulto, peggio per loro), mentre nessuno ha nulla da ridire sull’espressione “vu cumprà”. Lasciamo perdere: non è questo il problema.
Il problema vero è un altro. Si parla di punire con una sanzione pecuniaria  chi acquista merce dai venditori ambulanti “abusivi”. E’ un’idea che va di pari passo con quella – più volte proposta, anche in un recente passato – di colpire la prostituzione multando i clienti delle puttane, magari con il pretesto che, nell’attività di adescamento, intralciano il traffico con i rallentamenti e le fermate dei loro veicoli. Con quale pretesto si potranno multare gli acquirenti delle cianfrusaglie vendute sulle spiagge? Incauto acquisto? Non è merce rubata. Caso mai, può trattarsi di merce contraffatta. E qui arriviamo al punto. Ancora una volta, come insegna la sociologia del diritto, si dimostra che spesso altra cosa è la motivazione ufficiale di una legge, altra cosa la motivazione effettiva, la quale naturalmente rimane occulta. In apparenza, nel nostro caso, si vuol riportare ordine sulle spiagge e nelle località di villeggiatura, si vogliono allontanare gli importuni, si vuol tutelare il decoro delle città. Di fatto, si vogliono tutelare i commercianti “regolari”, che vedono diminuire i loro proventi per effetto della “concorrenza sleale” degli abusivi.
E allora io dico: viva gli abusivi! Viva la merce contraffatta! Anche se non ho mai comperato nulla del genere, né ho mai avuto intenzione di farlo. Gli “abusivi” sono anarchici. Non pagano le tasse? Fanno bene. Vendono merce contraffatta? Se non la gabellano per merce autentica (nessuno, d’altra parte,  ci crederebbe, con quei prezzi stracciati!) non commettono nessuna frode. Il compratore sa che cosa compera. E allora? E’ intelligente: compera a prezzo stracciato un prodotto che spesso non si distingue, o si distingue a fatica, da quello autentico. E’ un anarchico anche lui, pur non sapendolo. Dà un bello schiaffo alla “proprietà intellettuale”, ai “copyright”, ai marchi, ai brevetti, alle leggi che li proteggono. Pensate come sono stupidi quelli che comprano un prodotto autentico quando possono comperarne uno uguale a prezzo infimo. Pensate come sono idioti quelli che comperano stracci pagandoli un sacco di soldi solo perché sono firmati.
Come vi dicevo, io non ho mai comperato nulla dagli ambulanti abusivi, né sulla spiaggia né altrove. Ma adesso, se Salvini emanerà i suoi regolamenti forcaioli, mi divertirò a farlo. Finora, se qualche povero ambulante “abusivo” mi importunava, non esitavo a mandarlo a quel paese. Ora, se mi importuna qualche agente della Polizia Locale o qualche guardia di finanza o qualche altro birro perché compero dagli “abusivi”, sarà molto più pericoloso mandarlo a farsi friggere, ma così farò. E se mi multano, non pago, a costo di arrivare  in Cassazione. Anche il canone in bolletta finora non l’ho pagato, autodenunciandomi, ma nessuno mi ha torto un capello. Prima o poi arriverà un’ingiunzione di pagamento. E io non pagherò. Quello per me sarà un giorno di esultanza.
Se io fossi un birro mi vergognerei a compiere operazioni del genere. I birri devono prendere i veri delinquenti, i borsaioli, gli scippatori, gli scassinatori, i ladri d’appartamento. Tutta gente che esulterà sapendo che le cosiddette “forze dell’ordine” sono impegnate sulle spiagge a colpire i “vu cumprà” e gli acquirenti della loro merce.
Ma i birri se avessero un po’ di cervello non farebbero i birri. Invece, di solito, si compiacciono di colpire la povera gente per trasgressioni minime. Avete sentito di quel carabiniere che, dopo aver riconsegnato a un povero padre il suo ragazzo sotto l’effetto della droga, l’ha denunciato perché, esasperato, ha dato uno schiaffo al figlio? Non poteva far finta di niente? Girarsi dall’altra parte? Non poteva avere un minimo di cuore per lo strazio di un padre? No, tolleranza zero! E intanto i veri delinquenti esultano e i processi contro i grandi criminali vanno per le lunghe, perché bisogna far giustizia di un padre che ha “maltrattato” il figlio.
Senza cervello, i birri. Vedrete come si accaniranno contro gli “abusivi”. Ricordo un episodio di molto tempo fa. Primi anni Cinquanta del secolo scorso. Un ponte su un fiumiciattolo d’una città del Nord. La pavimentazione è a cubetti di porfido, piove, il fondo stradale è viscido. Passa un carro trainato da un cavallo, che a un certo punto scivola e cade in ginocchio. Il conducente pietosamente lo rimette in piedi, lo accarezza, lo consola. Poi con una pala getta proprio davanti al cavallo un po’ della sabbia che trasporta sul carro, perché non abbia a scivolare ancora. Invece di aiutarlo, un vigile presente a pochi metri di distanza lo redarguisce: “Non si può sporcare la strada!” Risposta del cavallante: “Devo forse far cadere ancora la bestia?”.
In verità, l’unica vera bestia era il vigile.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Tolleranza (e cervello) zero

  • Veramente c’è già da parecchi anni questo spauracchio del mega multone per chi compra merce dagli abusivi e già parecchi sono stati pinzati da zelanti finanzieri o vigili dell’annonaria che rimpolpano così le casse del vorace erario. Tecnicamente il pretesto per sanzionare è quello di “illecito amministrativo”.

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