Don Giovanni

Scherzando coi santi

“Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”, dice il proverbio. Invece io mi permetto di farlo. Non soltanto con i santi-santi, per intenderci quelli del calendario e tutti gli altri che la Chiesa, in crisi d’astinenza per l’assottigliarsi irreversibile del suo gregge, continua a fabbricare con la macchinetta. Anche – e soprattutto – con i santi laici, che mi fanno ancor di più sorridere. Per fare qualche esempio, il Popper che invoca la censura contro “cattiva maestra televisione” mi induce a qualche pernacchio, il Bobbio di “Destra e sinistra” l’ho relegato sugli scaffali più alti della mia biblioteca, quelli dove metto a riposo i libri che non ho intenzione di rileggere. Per aver dileggiato Gianfranco Miglio qualche tempo fa ho perduto una caterva di amici o sedicenti tali. Non esito ad affermare che l’ultimo Rothbard mi sembra un pochino rincoglionito.

In queste ultime settimane si è commemorato, con una sequela di cerimonie e di scritti encomiastici, il grande santo laico Giovanni Sartori. Guardate che quando dico”santo” scherzo, quando dico “grande” non scherzo affatto. Di Sartori ho sempre avuto grande stima, l’ho sempre considerato uno studioso di valore, ho letto molti suoi libri, ne ho tratto più di un insegnamento. Però, però, che pizza quegli articoli che, negli ultimi anni, pubblicava nel mese di agosto come editoriali sul “Corriere della sera”! Si sa, in piena stagione balneare, quando anche la politica va in vacanza, i quotidiani sono a corto di notizie, e allora…ecco la bella trovata di pubblicare , diverso nella forma ma identico nella sostanza, sempre il medesimo articolo. Una sorta di “tema con variazioni” a firma di un illustre politologo.Che cosa si vuole di più? Gli argomenti? Sostanzialmente due: l’incremento demografico e il cambiamento climatico.  A proposito del primo, vi  si affermava che bisogna smetterla di crescere, perché altrimenti la terra scoppia. “Finìmola, finìmola” si diceva una volta in Toscana quando i figli cominciavano a diventare troppi. Ecco, questo motto dovrebbe valere in tutto il mondo, dove la popolazione, raggiunti i 7 miliardi, continua ad aumentare.

Lascio da parte il problema climatico (limitandomi a ricordare che il Nostro, poco urbanamente, dava del cretino al “negazionista” Crichton e a chi ne apprezzava il romanzo di successo “Stato di paura”) per soffermarmi su quello demografico. Il bello è questo: che Sartori sembrava parlare di un problema anche italiano quando in Italia, già da qualche tempo, si lamenta proprio il contrario: che si fanno pochi figli, che la popolazione invecchia, che se si continua così lo sviluppo economico si spegne, il sistema pensionistico diventa insostenibile, in mancanza di manodopera bisogna far largo agli immigrati (quegli immigrati  che lo stesso Sartori non riteneva doversi sempre accogliere a braccia aperte, sul modello bergogliano). Non sono più gli anni Sessanta del secolo scorso, gli anni del cosiddetto “boom” economico”, quando le famiglie erano ancora numerose, specie nel Sud, e qualche problema di contenimento demografico si poneva. Nel giro di una sessantina d’anni la situazione  si è del tutto capovolta. Anche per i medici, che allora erano troppi, perché la Facoltà di Medicina era diventata di moda, e oggi sono troppo pochi, al punto che se vai al pronto soccorso puoi trovarti davanti un medico che sa a malapena l’italiano (e talvolta a malapena anche la Medicina). Ma questo è un altro discorso, che qui non mi interessa, almeno per ora.

Proprio perché il problema della contrazione demografica si sta dimostrando quanto mai acuto, in questi giorni si è tenuto un convegno sulla famiglia. Pane per i denti di una fascistissima Sinistra che non perde occasione di bollare la Destra al governo di fascismo alla “Dio famiglia e patria”.  E’ stata attaccata la ministra Roccella, come fosse una reproba che ha rinnegato il suo passato di femminista per sostenere le posizioni più retrive a proposito di aborto e natalità. Ma le cose non stanno così.La Roccella non è affatto contraria alla Legge 194, che nessuno, tra l’altro, si sogna di abrogare. Si vuol consentire alle associazioni pro-vita di entrare a far parte degli organismi di consulenza previsti dalla Legge? Se è la legge stessa a consentirlo, dov’è la violazione? E, se è vero che la popolazione italiana è in drastico calo, che cosa c’è di sbagliato in una politica che incoraggi la maternità? E maternità, piaccia o non piaccia vuol dire famiglia: la famiglia tradizionale, poi ognuno copuli con con chi vuole, uomini donne omosessuali transgender cani gatti galline, e nelle forme che preferisce, vaginale anale orale e chi più ne ha più ne metta (purchè non si pretenda di metterlo in Costituzione), la libertà sessuale è un tema d’altra natura. O no? 

Al convegno, però, l’osso duro della Sinistra è stato l’intervento di papa Francesco che, ancora una volta, se Dio vuole,come già per la guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza, ha parlato da papa, ribadendo la dottrina della Chiesa, che può essere criticata (e io sono il primo a criticarla, su tutta la linea), ma merita il massimo rispetto. Nessuno però si azzarda a prendere a fischi un papa, soprattutto un papa che, in ambito sociale, si rivela “progressista” , e piace da matti alla Sinistra se dice che bisogna accogliere tutti i migranti senza se e senza ma, manda il suo elemosiniere a strappare i sigilli al contatore elettrico d’un immobile, occupato abusivamente, che è stato disattivato per morosità, e  liscia il pelo a personaggi come la Carola Rackete o la Greta Thunberg, ma quando ribadisce l’ovvietà di una dottrina plurisecolare fa storcere il naso alle stesse  anime belle che lo elogiano per il suo progressismo. Ha equiparato l’aborto all’omicidio? E’ la dottrina della Chiesa, addirittura bimillenaria, anche se in un passato ormai lontano non era così rigida (ma solo perché non si era d’accordo sul momento in cui, per dirla con Dante, il feto “d’animal divenga  fante” grazie all’infusione dell’anima). Doveva dire ch’è una bella cosa? Ha parlato anche contro i metodo contraccettivi. Anche qui, chi è come me dotato di dubbia moralità può farsi tante risate, pensando alle famiglie arrivate a nove figli per aver applicato il metodo “naturale” Ogino-Knaus o che, per lo stesso motivo, si sono trovate a gestire un figlioletto a cinquant’anni, l’età in cui si dovrebbe cominciare ad accudire i nipoti. Ma ancora una volta il papa fa il suo mestiere. “Crescite et multiplicamini” dice la Bibbia. Parola del Signore. Se non ci credi, oggi hai addirittura il diritto di sbattezzarti. Non puoi pretendere che un’istanza divina modifichi una dottrina eterna perché fa comodo a te.

Fuori del dogma, però, che è in se rispettabilissimo, papa Francesco non perde neppure lui l’occasione di dire una delle sue sciocchezzuole. E’ quando afferma che  anche la contraccezione è come l’omicidio. Eh, questo proprio no! Si può dire dell’aborto (lo pensavano anche Bobbio e Pasolini, non certo due bigotti), ma la contraccezione non uccide proprio nessuno! Si può uccidere uno che non è stato concepito? A meno che non si voglia alludere alla cosiddetta “pillola del giorno dopo”: ma allora si ricade nel discorso dell’aborto. Bisogna essere precisi, bisogna saper distinguere, altrimenti si prendono lucciole per lanterne.

Se Bergoglio straparla, guardate però che anche i cosiddetti laici progressisti su queste cose straparlano. Recentemente mi è capitato di sentire questo ragionamento, in apparenza inoppugnabile: l’aborto non può essere definito un omicidio perché il feto non è un vero essere umano, “in atto”, ma solo “in potenza”, e quindi ancora un non-uomo. Povero Aristotele, che fine ti hanno fatto fare! Qui si confonde il processo “in atto” con il processo giunto alla conclusione, la cosiddetta “entelechia”. Il bimbo che si sta sviluppando nell’alvo materno non è “in potenza”, è in “atto”, quindi è a tutti gli effetti un essere umano, sia pure in divenire. Guardate che una scemenzuola del genere la scrisse anche San Giovanni Sartori, in un suo articolo, dove si vantava di aver fatto anche studi di Teologia, o qualcosa di simile.

Tornando al convegno sulla famiglia, il più bel rimbrotto, nel merito, alle transfemministe che hanno fischiato la Roccella viene da un ex-comunista tutto d’un pezzo, che non ha rinnegato le sue idee e io ammiro per la sua coerenza, oltre che per il suo garbo e la sua cultura: Marco Rizzo. Più o meno, il suo commento è questo: in un momento come l’attuale, in cui incombe il pericolo di una guerra e la povertà aumenta in modo preoccupante, la famiglia – che per un marxista, sulle orme di Engels, rimane pur sempre, teoricamente, il nocciolo del sistema capitalistico – è tutto ciò che rimane come succedaneo di un “welfare” ormai a pezzi, l’ultima ancora di salvezza per una società sull’orlo del baratro. Giusto quindi salvaguardarla.

Adesso qualcuno dirà che sono comunista. Perderò qualche altro amico. L’ho detto che, prima o poi, finirò per abbaiare alla luna.

Giovanni Tenorio

Libertino