Parliamo di sesso, finalmente
Cari amici, ve lo prometto. Mi sto rendendo conto che i miei articoli, da lungo tempo a questa parte, con qualche sporadica eccezione, parlano tutti di Covid 19 o direttamente o indirettamente. Basta, è ora di finirla. Fino al prossimo anno mi impegno a parlare d’altro, anche se l’attuale emergenza dovesse diventare così tragica da oscurare le più grandi epidemie che, in passato, hanno flagellato l’umanità. Bene, voltiamo pagina. Parliamo allora di sesso, l’unico argomento in cui mi posso dichiarare competente, non è il caso di spiegare perché. Il catalogo di Leporello è una testimonianza inoppugnabile. E poi, nomen omen. Io sono un mito, uno dei pochi miti nati dalla dimensione letteraria e divenuti più veri del vero, “i soli miti in cui possiamo credere” (Massimo Mila, Lettura del Don Giovanni di Mozart, Torino, Einaudi, 1988, pag.3). Andiamo a incominciare. Mi sono divertito a leggere la storia di quella giovanissima maestra che è stata licenziate perché, suo malgrado, erano state divulgate, per ripicca, in rete, alcune sue foto erotiche. Non appena i genitori di una sua alunna l’hanno riconosciuta, hanno informato la direzione didattica della scuola, che ha provveduto al licenziamento immediato. Non capisco perché. Nella scuola pubblica c’è un discreto numero di ottimi insegnanti, un numero più ampio di insegnanti mediocri e una minoranza non proprio sparuta di lavativi. Questi ultimi dovrebbero essere sottoposti a esame e licenziati per incapacità e scarso rendimento. Della vita privata di chi insegna l’amministrazione non si dovrebbe interessare. Si parla tanto di “privacy”, quella che in buon italiano si dovrebbe chiamare “riservatezza”, e poi si va a vedere che cosa fa a letto un insegnante, maschio o femmina che sia? In letto e a casa propria fa quello che vuole. Il sesso non è un reato. Fanno sesso tutti, meno chi è affetto da impotentia coeundi. Fanno sesso anche i preti, che pur hanno pronunciato promessa solenne di celibato. Badate bene, di celibato, non di castità, ch’è un’altra cosa. Infatti molti di loro fanno passare l’amichetta o l’amichetto dalla porta segreta della canonica. Segreta per modo di dire, perché tutto il paese lo sa. E allora, per tornare al discorso della povera insegnante licenziata? I bacchettoni non dovrebbero prendersela con lei, che non ha fatto niente di male e, semmai, è stata imprudente, ma con chi ha usato le sue foto per vendetta. Quella è una persona abietta, da esecrare, anche se non è passibile di alcun provvedimento penale. Non tutto ciò che è vietato per legge è immorale; ma anche, non tutto ciò che è immorale è vietato per legge.Siamo tutti puttane o puttani, se mi si permette la sgrammaticatura (forse bisognerebbe dire “prostituti”, consulterò il sito dell’Accademia della Crusca, tanto invisa a qualcuno dei miei venticinque lettori). Proprio così, guardate che non scherzo. Il problema è più che mai serio. Dire che siamo tutti prostitute o prostituti è come dire che la prostituzione non esiste. Non sono io a dirlo. C’è un bellissimo articolo in proposito a firma di Fabio Massimo Nicosia, sul sito “Radicali anarchici”. Vi invito caldamente ad andare a leggerlo. Ineccepibile, condotto sul filo di un ragionamento giuridico che non fa una grinza, come sempre negli scritti dell’autore, nel cui pensiero sostanzialmente mi riconosco. Per farla breve, siamo tutti puttane o puttani perché ogni prestazione sessuale comporta un corrispettivo. Che poi questo sia un corrispettivo in denaro, o di altro genere, poco conta. Così come è un elemento marginale il fatto che una persona, chiedendo abitualmente una ricompensa in denaro per la prestazione sessuale, ne faccia il suo mezzo di sostentamento. Attenzione: non parlo delle povere ragazze ridotte al meretricio da squallidi magnaccia. Quelle sono povere schiave. Il corrispettivo delle loro prestazioni va ai loro aguzzini, che si limitano a mantenerle con pochi spiccioli. Parlo di chi, per esempio, grazie a internet, vende liberamente il proprio corpo come libera professionista (o anche come libero professionista, se volete). Ne parla in un suo bel saggio pubblicato di recente Maria Giovanna Maglie, cui va riconosciuto il coraggio di infrangere un tabù ancora vivissimo, a dispetto della finta spregiudicatezza della nostra società che, ormai secolarizzata, non è ancora riuscita a liberarsi della sessuofobia che Paolo di Tarso ha lasciato in eredità al Cristianesimo. Beato il mondo classico. La città di Pompei era piena di bordelli. Ci andavano non solo gli uomini, ma anche le donne. D’altra parte, basta leggere le commedie di Terenzio per vedere che spesso tra un prostituta e il suo abituale cliente si potevano stabilire anche legami affettivi; e che talora la prostituta era una donna di delicati sentimenti e di alta moralità. Indimenticabile la figura della prostituta Bacchide nell’ “Hecyra”( “La suocera”): un personaggio da cui discendono direttamente la Margherita Gautier di Alexandre Dumas figlio e la Violetta Valery di Verdi.Volete avere una prova, tratta dalla mia biografia, che il commercio sessuale è sempre, appunto, un commercio, quindi un do ut des, ti offro il mio corpo per avere in cambio qualcosa? Pensate alla mia avventura con Zerlina. D’accordo, le ho raccontato un mucchio di frottole, ma lei ci ha creduto. Mi avrebbe concesso tutto quello che desideravo da lei per che cosa? Perché sono bello? Anche, ma soprattutto perché si illudeva che l’avrei sposata e trasformata da contadina in una gran dama. A me l’avrebbe data senza tante smorfie, se non fosse intervenuta quella rompiscatole di Donna Elvira a rompermi le uova nel paniere. Al suo Masetto invece non la dà. Gli fa credere che gliela voglia dare e invece, alla fine, che cosa gli offre? “Sentilo battere, sentilo battere, toccami qua”. Neanche gliela fa toccare; gli fa toccare soltanto il cuore. Furba la ragazzetta! Se gliela desse, ci sarebbe il pericolo che Masetto, ottenuta soddisfazione, si volgesse ad altri amori, ammesso che ci sia qualcuna disposta a darla a quello zoticone. Il ragionamento di Zerlina è fin troppo chiaro: “Prima sposami, e poi te la darò”. Tutto il contrario di quello che era disposta a fare con me. E allora, qual è la conclusione? Come dice Angela Carter, “Che cos’è il matrimonio se non la prostituzione a un uomo solo anziché a molti?” Pensate a Melania Knauss e Donald Trump. Per quale motivo una donna giovane e bella come Melania ha sposato un vecchio zoticone come Donald? E’ chiaro, per i soldi. Pare che addirittura abbiano sottoscritto un contratto in base al quale avrebbero continuato a vivere insieme per tutto il tempo in cui lui fosse rimasto inquilino della Casa Bianca. Ora che la speranza di un secondo mandato è andata delusa, pare proprio che la bella Melania voglia divorziare, guadagnandosi qualche milioncino di dollari e un bel po’ di beni immobili. Se non è prostituzione questa. Ma, senza andare troppo lontano, pensate a Berlusconi. E’ chiaro che anche nel suo caso la Veronica Lario, di trent’anni più giovane di lui, l’ha sposato per i soldi. Poi, quando è stato il momento, l’ha piantato, guadagnandosi per il resto della vita un appannaggio da favola.Ahimè, amici cari, vi devo lasciare, sta arrivando Donna Elvira, a rivendicare i suoi diritti matrimoniali. Il guaio è che non riuscirei a liberarmene neppure se le donassi rutto il mio patrimonio, riducendomi a vivere povero in canna, come un barbone. L’unico corrispettivo che desidera è il mio amore. Caso più unico che raro. La povera ragazza è pazza, amici miei…
Su Veronica Lario, la sinistra nostrana la pensa diversamente definendola coraggiosa per aver abbandonato un uomo di potere. Io sono più fortunato del suo ex marito. La mia compagna, pur avendo ventotto anni meno di me, oltre a resistere da più di sei anni alle mie assurde idee non mi chiede di sposarla ed è comunque cosciente di aver scelto un morto di fame. Un po’ pazza anche lei ma ha comunque un carattere diverso da donna Elvira. E’ meno gelosa e in fondo non ha motivo di esserlo, sono vergognosamente monogamo. Non credo sia una scelta ma una tendenza. Non ci trovo nulla di male anche perché sono fortemente rispettoso, e non solo a parole, delle scelte altrui. In genere non mi vanto ma su questo punto sì. Sulla prostituzione generale ho letto una volta un libro di Francesca Chirico dal titolo un po’ volgare ma eloquente. Anche lei ha avuto una storia con uno molto più anziano di lei, il celebre Chicco Testa che da un po’ di tempo (come la stessa Chirico del resto) mi sembra sia di meno sotto i riflettori rispetto al passato. Non sapevo che del tema si fosse interessata anche Maria Giovanna Maglie. Mi auguro non se ne interessino Conte e Speranza, altrimenti tanto vale riesumare la salma di Girolamo Savonarola.
Errata Corrige: Annalisa Chirico, non Francesca. Anche il finale va interpretato simbolicamente: non c’è la salma di un incenerito e nel caso in questione, l’Arno non credo possa restituire qualcosa.