Don Giovanni

I tempi teatrali dell’epidemia

A fare certe considerazioni si corre il rischio di passare per complottisti. Indubbiamente, a leggere le due lettere che monsignor Carlo Viganò ha mandato a Trump pochi giorni prima della consultazione elettorale negli Stati Uniti, verrebbe voglia di sorridere. A suo dire, sarebbe in atto un disegno diabolico per assoggettare il mondo attraverso una sorta di dittatura strisciante che, prendendo lo spunto dalla pandemia Covid, assumerebbe sulle prime l’aspetto di un intervento benefico a favore dell’umanità, grazie a provvedimenti sanitari di largo respiro, per terminare poi in un sistema di controllo capillare di ogni essere umano per mezzo degli strumenti che la tecnologia elettronica mette a disposizione. Qualcosa di peggio di quanto prefigurato nel “Mondo nuovo” di Huxley e in “1984” di Orwell, due libri che furono scritti quando ancora i progressi tecnologici di cui siamo stati spettatori in questi ultimi decenni erano a dir poco inimmaginabili.

C’è poi chi pensa addirittura che la pandemia sia stata prodotta ad arte per impoverire il mondo a vantaggio di pochi ricchissimi individui; chi dice che sia stata programmata perché si prospettava, nel 2020, una grande crisi finanziaria da far impallidire quella del 2008, e una bella tragedia sanitaria, che sembrasse infliggere, per la sua presunta durezza e i mezzi drastici resi necessari dal tentativo di arginarla, un duro colpo al sistema produttivo, poteva diventare la causa simulata di un disastro economico che in ogni caso sarebbe capitato, per altre ragioni. E via di seguito.Sorridiamo pure. Anch’io sorrido. Però non posso fare a meno di mettere in fila alcuni fatti inoppugnabili, e lasciare che parlino da soli. Se vi ricordate, qualche tempo fa scrissi che il rallentamento delle sperimentazioni vaccinali contro la Covid 19, motivato ufficialmente da alcuni gravi effetti collaterali che si sarebbero registrati nel corso delle prove eseguite su volontari, mi sembrava un pretesto per smentire la promessa di Trump d’un vaccino entro novembre, quindi a ridosso delle consultazioni elettorali. In questo modo la credibilità del presidente, già messa in pericolo dal modo incerto e contraddittorio in cui stava affrontando la pandemia (nonchè da alcune esternazioni piuttosto infelici), sarebbe stata ulteriormente minata. Per gli avversari di Trump la ripresa economica degli USA, che, favorita da una robusta detassazione, aveva portato, tra l’altro, a un calo notevole della disoccupazione, era uno smacco davvero bruciante, perché lasciava presagire una rielezione del rozzo “tycoon” giunto al potere, quattro anni prima, contro ogni pronostico. L’insorgere della pandemia, all’inizio del 2020, faceva il loro gioco. Bastava cavalcarla. Così è stato. Fra gli avversari di Trump c’erano, e ci sono, non soltanto i politici e i seguaci del Partito Democratico, ma anche alcuni potentati il cui peso economico è fortissimo. Gran parte del sistema bancario è con loro. Con loro è l’universo delle case farmaceutiche, cui sono legati personaggi come Anthony Fauci e Bill Gates, a loro volta amici di Ghebreyesus, capo dell’OMS, a sua volta amicissimo della Cina. E’ un paradosso, ma le cose stanno proprio così: Il Partito Democratico si è sempre presentato come una forza della sinistra moderata (“liberal”, come si dice negli USA, che sarebbe come per noi dire “socialdemocratica”); ultimamente, tra le sue file, annovera addirittura personaggi decisamente socialisti, come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio Cortez. Un tempo era il partito degli operai. Oggi è molto simile, fatte le debite differenze, all’italico PD, nato dalla fusione di quanto c’era di peggio nel vecchio PCI e nella vecchia DC: un partito che si dichiara di sinistra, ma in realtà è legato al peggior capitalismo. Come molti lavoratori e molti esponenti della classe medio-bassa, in Italia, hanno votato per Salvini e un tempo per Bossi, così gli stessi ceti, negli USA, hanno votato, quattro anno fa, per Trump (che per rozzezza al Salvini di un tempo, ora un po’ dirozzatosi, assomiglia; e ancor di più al vecchio Bossi). Nella tornata elettorale USA appena conclusa, i finanziamenti più consistenti sono arrivati al Partito Democratico. Da parte di chi? Di quei signori che sopra dicevamo. Anche in Italia i finanziamenti a Salvini non arrivano certo dalla grande finanza.

Dopo il mio scritto in cui supponevo un rapporto stretto fra il ritardo nella sperimentazione vaccinale e il tentativo di indebolire la credibilità di Trump, per metterne in forse la rielezione, parlando con alcuni amici ai quali esponevo il mio pensiero, fui oggetto di qualche risolino di compatimento. “Sei diventato un complottista anche tu!”. Allora, per tutta risposta, proposi una scommessa: ero disposto a perdere i miei attributi (il che, per uno come me, sarebbe davvero una catastrofe: il catalogo di Leporello verrebbe chiuso una volta per tutte, con tanto di sigilli) se ne fossi uscito battuto; se invece avessi vinto, avrei concesso agli sconfitti di mantenere la loro integrità fisica. “Sono convinto – dissi – che se sarà eletto Biden, l’amico di Fauci, Gates e compagni, la lobby delle case farmaceutiche gli regalerà il vaccino anti-Covid su un piatto d’argento, come dono di Natale”. Ho sbagliato, ma solo per aver previsto tempi troppo lunghi. Altro che aspettare Natale, il regalino è arrivato subito, poche ore dopo che l’elezione di Biden era stata data per sicura (anche se Trump ricorrerà alla Corte Suprema per presunti brogli elettorali non se ne farà niente: sarebbe troppo destabilizzante, il sistema istituzionale USA non potrebbe permetterselo). I titoli azionari della Pfizer, produttrice del vaccino, sono saliti alle stelle. Ma c’è di più. Ancor prima del grande annuncio, i titoli azionari dell compagnie aeree di tutto il mondo e delle grandi società che si occupano di servizi turistici hanno cominciato a salire. Com’è possibile, in un momento in cui i voli aerei sono ridotti al lumicino, e il turismo è bloccato un po’ dappertutto? Semplicissimo. Negli ambienti della finanza, sempre informatissimi, già si sapeva che a breve si sarebbe annunciato l’imminente arrivo del vaccino. Se arriva il vaccino, la Covid viene sconfitta, i voli aerei aumentano, il turismo riprende. Elementare, Watson. La Pfizer ha dichiarato che il vaccino avrà un’efficacia del 90%. Su che cosa si basi una simile certezza vorrei proprio capirlo. Come hanno fatto ad accertarlo? Un vaccino, a differenza degli altri farmaci, va sperimentato su persone sane. Impossibile arrivare a risultati sicuri. Ma non c’è da meravigliarsi. I creduloni sono tanti. D’altra parte la Pfizer, che oggi è oggetto di tanti encomi, ha sulla coscienza così tante malefatte (per cui è stata condannata a multe piuttosto pesanti) che una bugia in più o in meno non basterà certo a screditarla. Vedrete che, non appena il vaccino sarà in commercio, tutti correranno a farselo iniettare, senza domandarsi che cosa mai ci sia dentro. Di solito per sperimentare, approvare e mettere in commercio un vaccino si impiegano circa cinque anni, passando attraverso tre distinte fasi di sperimentazione. Com’è possibile che per un virus finora sconosciuto, che tra l’altro non è stato neppure isolato, possano bastare pochi mesi? Ma questo non ha importanza. Quando il vaccino sarà disponibile, la Covid 19 verrà fatta cessare. Si faranno meno tamponi, e così i contagiati diminuiranno. Il virus si indebolirà per conto suo, diventando uno dei miliardi che ospitiamo, senza troppi guai, nel nostro organismo. I giornali e gli altri mezzi di informazione smetteranno di fare terrorismo. Ricomincerà la vita normale. A meno che… monsignor  Viganò abbia visto giusto. Sfrondiamo il suo discorso da ogni impianto metafisico e teologico (un complotto dietro cui ci sarebbe l’azione di Satana, che invece, vi assicuro – io lo conosco bene – è un buon diavolaccio) e rimane il timore, non ingiustificato, di un sistema politico che riesca a controllare i sudditi registrandone tutti i dati che li riguardano, imponendo per legge trattamenti medici  obbligatori e assegnando a ciascuno un passaporto sanitario indispensabile per spostarsi, andare all’estero, frequentare discoteche, cinema, teatri, ristoranti, ecc. ecc. Si aggiunga l’abolizione del contante e la legittimazione dei soli pagamenti con mezzi elettronici, con il risultato che ogni  spesa e ogni  entrata saranno  controllate da un Grande Fratello, il quale potrà ridurre chi vuole alla fame con un semplice “clic”.Non ditemi che sto vaneggiando. Che si stia andando verso l’abolizione del contante è un dato di fatto  sotto gli occhi di tutti. Quanto alla sorveglianza sanitaria, si legga l’articolo di Bill Gates pubblicato sul “Corriere della sera” poco più di un mese fa. Da far accapponare la pelle. E’ proprio lo scenario che lui descrive come auspicabile in un prossimo futuro. Quali siano i legami di Gates con i potentati farmaceutici (dopo il ritiro degli USA dall’OMS, ne è il più grande finanziatore privato) è risaputo. Quanto sia legata tutta la stampa di regime, in tutto il mondo, a tali potentati è ignoto soltanto alle anime candide, che credono ancora alla funzione oppositiva del Quarto Potere. Che ci faceva Bill Gates sulle pagine del “Corriere della sera”? Non è un esperto di medicina e neppure un pubblicista. E’ stato pagato per quell’articolo? L’ha scritto gratis? Ha pagato lui, magari con un lauto finanziamento al giornale di Urbano Cairo? Io, facendo peccato, opterei per la terza ipotesi. 

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “I tempi teatrali dell’epidemia

  • Quante preoccupazioni per il babau Bill Gates, uno che si è semplicemente accorto dovrebbe rinascere almeno altre 10 volte per riuscire a spendere tutti i soldi che ha. Per cui, come tutti i ricconi, inizia la pratica filantropica, dettata probabilmente più dal disgusto di beneficiare i suoi futuri eredi magari invisi che da vera carità per il prossimo.

    Però questo articolo mi pare non ci fosse il 22, eppure è datato 20.
    Un modo “all’italiana” per aggirare la promessa di non parlare più di epidemia fatta proprio il 22?

    A Max nulla sfugge eheheh…

  • L’articolo è stato scritto nella data riportata, e solo per contrattempi redazionali è stato pubblicato in ritardo, nello spazio che avrebbe dovuto occupare se si fosse rispettato l’ordine cronologico. La promessa da me pronunciata è quindi successiva alla stesura dell’articolo stesso. Nessuno stratagemma furbesco. Se un errore abbiamo commesso, è quello di non aver spiegato ai lettori il motivo dell’apparente incongruenza. Per il resto, niente di più limpido. La stirpe dei Tenorio non ricorre a certi mezzucci da plebei. La nobiltà ha negli occhi dipinta l’onestà.

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