Meglio putiniani (con Bergoglio), che morti
Basta che questo papa apra la bocca per dire qualche fregnaccia, che fa rizzare i capelli ai buoni cattolici tradizionalisti, mentre manda in brodo di giuggiole i progressisti non soltanto cattolici alla Vito Mancuso (patetici modernisti in ritardo di più di cento anni), ma anche tutti coloro che si professano di sinistra, qualunque cosa possa significare oggi questa risibile etichetta, perchè l’informazione più allineata al pensiero dominante si profonda in un coro di lodi. Si potrebbe fare un lungo elenco di tutte le sparate che lo hanno portato al centro di commenti e dibattiti. Non è il caso di perdere tempo a ricordare. Una per tutte: Dio non è cattolico. Allora la religione cattolica, di cui il papa è il supremo rappresentante, autoproclamandosi successore di Pietro sulla base di pochi versetti evangelici probabilmente interpolati, di che Dio parla? Un buon giornalista glielo avrebbe chiesto. Invece chi lo intervistava ha tirato dritto. E mi risulta che nessuno, proprio nessuno, quella volta abbia avuto nulla da ridire, neanche tra i cattolici ben pensanti, quelli che vanno a messa tutti i giorni e si comunicano un giorno sì e un giorno no.
E’ bastato invece che il signor Bergoglio invitasse a sospendere la guerra in corso tra Russia e Ucraina per arrivare a un trattato di pace, usando forse una frase infelice nella forma (“alzare bandiera bianca”) ma corretta nella sostanza, perché si scatenasse un putiferio. Eppure, per una volta tanto ha parlato da papa. Anzi, a essere onesti, ne aveva già parlato, di sfuggita, all’inizio del conflitto, quando disse -anche allora facendo storcere il naso a molti paladini dei Valori dell’Occidente – che la NATO aveva qualche responsabilità nell’attacco della Russia all’Ucraina, per le provocatorie manovre militari più volte messe in opera dai suoi contingenti ai confini fra i due Stati. Intendiamoci bene: quando dico che ha parlato da papa non voglio affermare -sarebbe un grossolano falso storico- che nella sua storia bimillenaria il papato non sia mai stato fautore di guerre. Al contrario! Qualche storico ha addirittura affermato che la Chiesa svolse una grande opera di civilizzazione quando, nei primi secoli del Medio Evo, seppe conquistare alla fede le popolazioni barbariche convincendole a impiegare il loro ancestrale spirito bellicoso per difendere la cristianità contro i suoi nemici armati, in particolare gli Arabi. Si pensi alla battaglia di Poitiers del 732, in cui le armate del Maestro di Palazzo franco Carlo Martello riuscirono a respingere le truppe arabo-berbere di al-Andalus che, dalla Spagna, stavano tentando di penetrare nel cuore dell’Europa (la storiografia più recente ha di molto ridimensionato l’episodio, riducendolo a poco più di una scaramuccia locale, ma questo qui non ci interessa).Sta di fatto che, però, nei secoli successivi la Chiesa promosse o sostenne molto spesso azioni militari che con la difesa della fede avevano poco da spartire, a dispetto delle motivazioni ufficiali. Lasciamo perdere le Crociate. La violenza delle armi fu usata più di una volta anche per schiacciare i nemici interni: la famigerata Crociata degli Albigesi, di cui si rese responsabile Innocenzo III, rimane una delle pagine più infami di Santa Romana Chiesa. Fu un vero genocidio, anche se a quei temp il termine era ancora sconosciuto, che portò all’estinzione della raffinatissima civiltà provenzale, quella dei Trovatori che cantavano nella Langue d’Oc. In epoca risorgimentale, papa Pio IX, quando ancora mostrava qualche apertura verso i fermenti liberali, arrivò addirittura a mandare un contingente militare in aiuto delle truppe piemontesi nella Prima Guerra d’Indipendenza, agli ordini del generale Durando, vedendosi però costretto a ritirarle quasi subito per non subire gravi ritorsioni da parte di una potenza cattolicissima qual era l’Austria. Poi fu la volta del Venti Settembre 1870. Da allora la Chiesa non ha combattuto più guerre né direttamente né indirettamente. Anzi, ha elaborato, o rielaborato, la sua dottrina in proposito, sostenendo che sono lecite solo le guerre “giuste”, cioè le guerre di difesa. Aggiungendo che, in un’epoca come la nostra in cui gli eserciti delle grandi potenze sono dotati di armamenti atomici, forse nessuna guerra può essere in alcun modo giustificata. Finalmente la Chiesa, dopo la perdita del potere temporale, ha ritrovato l’autentica dottrina di Cristo. Le parole di papa Benedetto XV al tempo della Grande Guerra, quando parlò di “inutile strage”, fanno onore a chi le pronunciò: uno dei pochi momenti davvero luminosi della storia della Chiesa, insieme con l’enciclica “Mit brennender Sorge” con cui, qualche decennio dopo, il papa Pio XI avrebbe condannato il Nazismo.
In somma: se papa Bergoglio, quello che ebbe l’impudenza di affermare che, nell’episodio evangelico dell adultera “Gesù fa un po’ lo scemo”, che Dio non è cattolico e che l’aborto è un problema non religioso ma squisitamemnte antropologico, finalmente ha parlato da vero vicario di Cristo, invitando alla pace (e rinnegando, questa volta meritoriamente, secoli e secoli di guerre in cui la Chiesa si è lasciata coinvolgere o è stata parte attiva), allora tutti puntano il dito contro di lui. Non è più il progressista che piace agli ex-comunisti diventati turbo-capitalisti, all’Europa del green deal e della transizione ecologica, a Gretha Thunberg, a Big Pharma e a tutti i più turpi personaggi che dominano la scena mondiale. Diventa anche lui un filo-putiniano, come tutti quelli che furono messi alla gogna, nei primi mesi del conflitto russo-ucraino, sulle pagine dei più importanti (e spregevoli) quotidiani nazionali, con tanto di fotografia, solo perché avevano espresso qualche perplessità sull’invio di armi alle truppe di Zelenski e sull’idea che fosse possibile fermare l’offensiva russa rinunciando a una trattativa che avrebbe inevitabilmente portato ad accettare un compromesso. Stefano Passigli, in un articolo su “Corriere della sera”, critica duramente le parole di Bergoglio tirando in ballo la solita solfa dei Valori da difendere, quei valori che la Chiesa dovrebbe sentire come propri. Al che si aggiunge anche un ragionamento di presunta “realpolitik”, osservando che, come fu un errore l’ “appeasement” di fronte alle minacce di Hitler, che portò alla Seconda Guerra Mondiale, così è un errore venire a patti con Putin.
Non entro nel merito dell’intricata questione storica relativa alle responsabilità delle potenze democratiche, o sedicenti tali, nello scoppio della guerra mondiale. Lascio perdere anche tutto il discorso, davvero ipocrita, sui Valori dell’Occidente, limitandomi a ricordare che è il battaglione Azov dell’Ucraina a portare come insegna la svastica, e che le misure repressive messe in atto dal regime di Zelenski nel su Paese non sono meno gravi di quelle attribuite al regime di Putin. Per quanto mi riguarda, non vorrei vivere né sotto l’uno né sotto l’altro (anche se in Russia è possibile ascoltare tanta bella musica). Voglio rimanere terra-terra, badando a quella che Machiavelli chiamava “realtà effettuale”. E’ vero o non è vero che la tanto vantata controffensiva ucraina, invece di respingere le trruppe russe di là dal confine, si è risolta in un colossale fallimento? E’ vero. E’ vero o non è vero che l’esercito russo avanza continuamente, occupando sempre nuovi territori e minacciando di raggiungere Odessa, e magari Kiev? E’ vero. E’ vero o non è vero che l’Ucraina è ormai allo stremo, ridotta a un cumulo di macerie? E’ vero. E allora, che cosa rimane? Se non si vuole trattare, accettando compromessi, non rimane che impegnare direttamente la NATO con le sue truppe e tutti i suoi mezzi in una guerra contro la Russia. E’ quello cui sotto sotto mirano Macron e tutti quelli che come lui soffiano sul fuoco. In questo caso, la Russia, come Putin ha più volte dichiarato, non esiterebbe a far ricorso al suo arsenale nucleare, molto più potente di quello avversario.
E allora? Ben venga la bandiera bianca! Al tempo della guerra fredda, quando da una parte e dall’altra erano in corso massicce installazioni di ordigni nucleari, il movimento pacifista, che aveva tra i suoi promotori il filosofo Bertrand Russel, sbandierava lo slogan “meglio rossi che morti”. Qualcuno replicava che si può essere sia rossi che morti, vista la brutalità dell’URSS, e che in ogni caso per difendere i valori di libertà si può anche morire. C’era forse un bel po’ di ipocrisia anche allora, ma anche qualche buona ragione. L’Occidente era senz’altro meglio dell’URSS. La NATO aveva una funzione puramente difensiva. Adesso non è più così. L’Occidente è marcio, i suoi valori sono meri “flatus vocis”, la NATO è una consorteria aggressiva che si atteggia a gendarme del mondo agli ordini degli USA. La Russia è brutta, ma non molto più della parte sedicente democratica. Questa o quella, per me pari sono. A questo punto, non ci resta che dire, a denti stretti, “meglio putiniani che morti”. Viva Bergoglio! Non avrei mai pensato di dover pronunciare queste parole, proprio io che,canaglia qual sono, ho sempre visto quel signore vestito di biano come il fumo negli occhi.
Oltre alla bergogliata di Gesù che farebbe lo scemo, segnalo anche una nuova perla del sacerdote Andrea Ciucci secondo il quale il nazareno “non capisce niente di marketing”. Se Dio è uno e trino è impossibile, a mio modesto avviso, che la seconda persona possa essere incompetente su qualcosa. Ho trovato l’espressione sul numero quattordici del settimanale Telesette, a pagina centotrentuno.
Il pacifismo sbagliato nei confronti di Hitler non c’entra nulla con Putin perché è l’Ucraina odierna a essere speculare alla Germania del 1939. E soprattutto del 1941: all’epoca aveva ragione Stalin, fu la Germania ad aggredire la Russia violando il patto Ribbentrop – Molotov. Così come oggi si vuole ignorare la volontà delle popolazioni del Donbas espresse con consultazione referendaria che l’occidente non ha mai ufficialmente dichiarato illecita. Questo significa essere stalinisti? Lo possono pensare i pidioti di turno. Quei che di certo avran venduto i figli, intellettuali son ma disonesti. Non ragionam con lor né con… Passigli!