Don Giovanni

Mafia di San Gallo e World Economic Forum

Molti si domandano il perché di un comportamento come quello del papa regnante, che sembra a volte schizofrenico. Qualche giorno fa, dopo tante aperture progressiste, ha preso posizione contro la pratica dell’aborto, qualificandola come omicidio, e facendo storcere il naso a quegli illuminati che lo considerano uno di loro. Se sul soglio di Pietro sedesse un altro papa, nessuno se ne meraviglierebbe. Quando mai, nella sua storia bimillenaria, la Chiesa ha ritenuto lecito l’aborto? Perché proprio oggi la sua dottrina dovrebbe mutare? Non è forse vero che chi ritiene, come i cristiani, la vita un dono di Dio, non può ammettere che sia soppressa, neppure nelle sue fasi embrionali? Se l’avesse detto papa Ratzinger, tutti l’avrebbero ritenuto normale. I credenti se ne sarebbero compiaciuti, i non credenti sarebbero rimasti indifferenti, i progressisti avrebbero fatto spallucce bofonchiando che la Chiesa è reazionaria, come sempre. E tutto sarebbe finito lì. Ma sta di fatto che sul soglio di Pietro siede un tipo anomalo come Bergoglio. Anomalo per tanti motivi. Innanzitutto perché è un Gesuita, e i Gesuiti, secondo la regola del loro ordine, non dovrebbero accettare cariche di governo all’interno della gerarchia ecclesiastica. E’ vero che, grazie alle sottigliezze della casistica in cui i Gesuiti stessi sono sempre stati maestri, l’interdizione è stata spesso aggirata in base al principio che, se un’autorità ecclesiastica ordina a un Gesuita di accettare una certa carica, quello è tenuto all’obbedienza perinde ac cadaver,  che è un altro principio ferreo della regola. Però un papa Gesuita non c’è mai stato e nessuno se l’aspettava. Per dir meglio: nessuno dei disinformati. Gli informatissimi sapevano che da tempo la cosiddetta “mafia di San Gallo”, punta di diamante del cattolicesimo progressista, mirava a portare al vertice della Chiesa uno di loro. L’elezione di Ratzinger aveva sventato il tentativo in tal senso messo in atto dopo la morte di Wojtyla. In circostanze come questa cognoscimus stilum Romamnae Ecclesiae: o l’eliminazione fisica o la rimozione dell’intoppo. L’eliminazione fisica, nel nostro caso, sarebbe stata un azzardo, dopo il precedente non troppo lontano di papa Luciani, morto misteriosamente durante la notte e seppellito in fretta e furia. Molto meglio la rimozione, costringendo il Vicario di Cristo regnante a un atto di abdicazione, attraverso ricatti, minacce e pressioni di ogni genere, come capitò nel Duecento a quel poveretto di Celestino V, colui che “fece per viltate il gran rifiuto”, per dirla con Dante (ma non è del tutto certo che si riferisca proprio a lui, anche se i più così l’intendono), dopo aver sopportato una serie di angherie e intimidazioni, aprendo la strada all’elezione di Bonifacio VIII, “lo principe dei nuovi Farisei”. Misteri dello Spirito Santo! Come fa a permettere così spesso, anzi addirittura a suggerire, che vengano  elette al soglio di Pietro fior di canaglie?  Le vie del Signore sono infinite, ma anche i credenti devono ammettere che sono vie piuttosto tortuose, indecifrabili dalla mente umana. Ma queste sono considerazioni di un ateista fulminato come me, lasciamole perdere e torniamo al nostro discorso. Ratzinger, dunque, è stato rimosso. Perché dava tanto fastidio? Per il suo tentativo, generoso e commovente, di fermare la deriva cui sembrava condannata la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, ribadendo l’immutabilità della dottrina cattolica e cercando di dimostrare, con finezza filosofica e teologica, che Fede e Ragione sono conciliabili. Un tentativo disperato, destinato al fallimento, eppure degno del massimo rispetto. Ratzinger è stato il Giuliano l’Apostata di un Cristianesimo al tramonto. Come l’antico, era destinato alla sconfitta gridando “Vicisti, Galileae!” : ma, nel suo caso, il Galileo non è Gesù Cristo, bensì il Galileo Galilei che, scardinando il sistema geocentrico sulle orme di Copernico, ha inaugurato il cammino della scienza moderna, detronizzando l’uomo da culmine della Creazione a granello di polvere di un Universo che non sembra proprio stato fatto per lui (alla faccia del cosiddetto “principio antropico”, debole o forte che sia). Qual è invece il disegno della “mafia di san Gallo” e dei suoi adepti, che hanno trovato in Bergoglio il loro luogotenente? Quello di compiere l’operazione inversa al disegno perseguito, e brillantemente portato a termine, dalla Chiesa delle origini. Allora, per sopravvivere, si trattava di allearsi a un impero che fino a quel momento l’aveva perseguitata. Costantino fu la pedina giusta. Il cosiddetto “Editto di Milano” del 313 viene considerato un atto di tolleranza religiosa, ma in realtà è il primo passo per mettere fuori legge il paganesimo. Passeranno pochi decenni e a essere perseguitati saranno i pagani, non più i cristiani. Ma, con suprema astuzia, per conquistare alla nuova dottrina la massa dei pagani, ancora per molto tempo maggioritaria, si ricorse all’artificio di colorare di paganesimo i principi della nuova fede. La Madonna con in braccio Gesù Bambino non è poi così diversa dalla dea Iside con in braccio Horus, il culto dei santi non è poi così lontano dal variegato pantheon degli antichi dèi, il dio Giove re dell’Olimpo può essere in qualche modo assimilato al Dio Padre Onnipotente re dell’Universo (o anche al suo Figlio, se Dante, secoli dopo addirittura oserà  invocare il “sommo Giove” crocifisso sulla terra). Quante chiese ancor oggi esistenti sorgono sulle rovine di templi pagani? Quanti templi pagani dedicati alla Vergine Atena si sono trasformati in chiese dedicate alla Vergine Maria? Anche il Partenone di Atene subì la stessa sorte. In questo modo il popolino poteva aver l’impressione che tutto rimanesse come prima, mentre tutto cambiava. Capovolgendo la massima del Principe di Salina, si sarebbe potuto dire: “Bisogna che tutto rimanga come prima perché tutto cambi”. Anche oggi tutto deve rimanere come prima perché tutto cambi. Formalmente il dogma non viene toccato, perché altrimenti i cattolici tradizionalisti scapperebbero. Quindi ogni tanto bisogna ribadire che l’aborto è un delitto, che il matrimonio è indissolubile, che l’omosessualità è un disordine morale. Però poi si accolgono in udienza ufficiale cattolici progressisti come Nancy Pelosi che, di concerto con il presidente Biden, altro cattolico progressista, difende a spada tratta una legge volta a consentire l’aborto fino alla fine della gravidanza e addirittura al momento del parto, con il corollario di utilizzare i feti per la vendita degli organi e la produzione di adiuvanti per i vaccini. Vaccini che poi, dice il papa, possono essere accettati tranquillamente anche dai buoni cattolici, perché ormai quel ch’è fatto e fatto, e se il vaccino dà esiti soddisfacenti, non è proprio il caso di rifiutarlo. Il fine giustifica i mezzi, diceva il buon Machiavelli. Questo riguardo alla morale. Quanto alla dottrina propriamente detta, si continua ad amministrare i soliti sacramenti ma il matrimonio rimane indissolubile per modo di dire (i divorziati vengono accolti amorevolmente e ammessi ai sacramenti), le coppie omosessuali sono benedette da alcuni preti zelanti, la Penitenza è ormai come il lavaggio auto, si lavano tutti i peccati, senza difficoltà, perché Dio è misericordioso (la contritio cordis e la satisfactio operum nessuno sa più che cosa siano), il Battesimo non si sa bene a che cosa serva, visto che al Peccato Originale i teologi ci credono sempre meno, come non credono più al Purgatorio, con buona pace di Dante, visto che la distinzione tra anima e corpo non è più ammessa da fini esegeti come monsignor Gianfranco Ravasi (e allora, dopo la morte, si aspetta il Giudizio Universale rimanendo come ibernati) e l’inferno, come ha detto Hans Urs von Balthasar, se c’è, è vuoto (come possa un Dio che è intelligenza suprema creare una cosa che non serve a nulla me lo devono ancora spiegare. E’ una bestemmia, E’ come comperare un’auto di lusso e lasciarla per sempre in autorimessa, solo per poter dire: “Io ho un’ Audi ultimo modello”). Già il Peccato Originale. E’ stato San Paolo a inventarlo, però se lo neghiamo crolla tutta la dottrina non solo cattolica, ma cristiana senza distinzioni. Che cosa è venuto a fare Cristo, a girarsi i pollici? Perché è finito in croce? Certo, è ostico per l’uomo d’oggi accettare che la colpa dei padri possa ricadere sui figli innocenti. E allora, continuiamo a proclamarlo, quel dogma, ma dandogli un significato sempre più sfumato ed evanescente. Il popolino continuerà a credere come prima alla storiella del serpente e della mela, i progressisti saranno contenti anche loro perché vedono che le alte gerarchie diventano sempre più atee. Ai martiri e ai santi si sostituiscono i migranti. Non bisogna più difendere la Fede come un tempo, magari con le armi. Altro che Rolando e la battaglia di Roncisvalle! Puttanate. Tutte le Fedi sono uguali. La Pachamama è come la Madonna. Allah è come il Dio Padre cristiano; dello Jahvé dell’Antico Testamento è meglio parlare sempre meno perché, a leggere l’Antico Testamento, non era un tipo molto raccomandabile. Forse era addirittura pedofilo, e di pedofilia è meglio parlare il meno possibile, visto che è un vizietto piuttosto diffuso tra le file del clero. Poco male, i cattolici la Bibbia non l’hanno mai letta. Magari ne hanno in casa edizioni di lusso, riccamente commentate, che però rimangono intonse. Così, alla fine il mondo, come un tempo si è cristianizzato mantenendo una patina pagana, diventerà di fatto ateo mantenendo una patina cristiana. A pro di chi? Pro domo di un potere bimillenario che non  vuol mollare. Un disegno del Diavolo, dicono i Viganò e i Meluzzi, ma alla fine la Vergine ci salverà. Spero che abbiano ragione, ma temo che la loro sia una pia illusione. Non che mi importi molto di salvare la Fede. Ma mi mette i brividi vedere che il disegno della mafia di San Gallo è coincidente con quello del World Economic Forum. Si mira a un mondo di schiavi, sottomessi a una potente oligarchia di burattinai , fra cui i preti avranno il loro posticino privilegiato, accanto ai sacerdoti della Scienza, il nuovo Dio che assomiglia fin troppo a quel tipaccio dell’Antico Testamento, del quale, proprio per questo, è meglio parlare il meno possibile.

Giovanni Tenorio

Libertino