Don Giovanni

Le cazzullate di Cazzullo

Cari amici, perdonatemi se ritorno sulla faccenda Starbuck. No, non si tratta più delle palme in piazza del Duomo, che ormai bene o male sono state digerite. Quel che non è stato digerito dai numerosi fautori di “Italy first”, ringalluzziti dal trionfo dell’ipernazionalista Trump negli USA, è il fatto che – ohibò –  nella Patria del Caffé Espresso, il caffè più buono del mondo (e su questo sono d’accordo anch’io, ma solo su questo; e a Napoli è molto più buono che a Milano) sia sbarcata una multinazionale che offre acqua sporca in bicchierini di carta! E’ un sacrilegio, non si dovrebbe permettere; bisognerebbe costruire muri contro chi tenta di compiere atti così efferati: non solo muri contro i migranti, ma anche muri contro le odiose multinazionali, che inquinano il buon gusto e fanno concorrenza sleale alle nostre caffetterie. A questi signori non passa neppure per l’anticamera del cervello che i primi ad aprire le porte al mal esempio straniero sono loro, mettendosi sulle orme del miliardario americano, a metà fra Berlusconi e Bossi, che ha conquistato -democraticamente, s’intende- la poltrona di presidente USA.

Ci si mette anche il giornalista Aldo Cazzullo. Il quale, sia ben chiaro, riconosce giustamente che il mercato non si può fermare, e se c’è gente che preferisce acqua sporca all’espresso, deve poter trovar soddisfazione. Però dice anche che lo sbarco di Starbuck in italia gli suona come un’umiliazione. Qui non lo seguo più.
Ma guarda un po’ questi democratici! Riconoscono la democrazia del mercato, che consente a ciascuno di scegliere i prodotti e i servizi che vuole, senza obbligare gli altri ad accodarsi alle sue scelte, ma sarebbero, sotto sotto, contenti che anche in campo economico vigesse la democrazia politica, ovverossia la dittatura della maggioranza, che assoggetta ai suoi voleri anche chi ha preferenze diverse. La maggioranza degli italici vota per l’espresso? E allora, al bando i bicchierini d’acqua sporca di Starbuck. Se li accettassimo, sarebbe un vulnus alla volontà sovrana del popolo italiano, riconosciuta dalla Costituzione più bella del mondo.
Perché, di grazia, Starbuck in Italia è un’umiliazuione? Sarebbe un’umiliazione per chi ama l’acqua sporca non poterne godere perché altri glielo impedisce democraticamente. Nessuno mi obbliga a entrare in una caffetteria Starbuck. Io non ci entrerò mai, ma mica per questo voglio impedire ad altri di entrarci. Li umilierei, così come sarebbero loro a umiliare me se mi impedissero di entrare in una caffetteria napoletana a bere un espresso coi fiocchi, magari servito da una bella fanciulla che ha gli occhi lucenti e il sangue caldo delle mie amiche terrone. L’umiliazione è frutto d’una soppressione di libertà; Starbuck non ruba libertà a nessuno, anzi offre una scelta in più. Non vedo problemi; piuttosto vedo soluzioni.
Anche in una meravigliosa città come Innsbruck c’è posto per Mac Donald’s, che negli Stati Uniti è la ristorazione dei poveracci (le persone altolocate frequentano i ristoranti italiani, dove servono vino Chianti e si possono ammirare le donne più eleganti e più belle del mondo).L’importante è che nello splendido capoluogo tirolese Mac Donald’s non trovi posto tra le vie del centro cittadino, tra alberghi a quattro stelle, ristoranti raffinatissimi, palazzi antichi, affascinanti insegne di ferro battuto. E infatti così è: MacDonalds è nella parte nuova della città. a pochi passi dal centro. Penso che nessuno se ne sia mai scandalizzato. Non è stato aperto sotto il Goldenes Dach, ma in un anonimo palazzo moderno. Chi vuol mangiarsi una bella trota pescata nell’Inn, annaffiandola con un boccale di birra sopraffina, andrà in un ristorante del centro storico, pagando quant’è giusto per un pasto coi fiocchi. Chi è povero in canna e ama i cibi unti e bisunti, cotti nell’olio usato tre o quattro vote, andrà al MacDonald’s. Più democratico di così! Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche.
Quindi, si permetta di dire a uno come me, che non entrerà mai né in uno Starbuck né in un McDonald’s: viva Starbuck e viva  McDonald’s, è aperto a tutti quanti, viva la libertà, alla faccia di Aldo Cazzullo che se ne sente umiliato.
Il guaio è che Cazzullo non si ferma qui. Dopo aver ammesso a malincuore che il mercato non si può fermare, dice provocatoriamente: voglio vedere se Starbuck assumerà giovani italiani, o invece preferirà gli immigrati. Ma bravo Cazzullo, nazionalista trumpiano! Perché prima gli italiani? Prima chi è migliore, punto e basta! Capita a Milano, in un ristorante di buon livello in Foro Bonaparte, d’essere serviti da garbatissime cameriere coreane. Un incanto, una gioia degli occhi. Ben vengano le coreane, prima o poi ne aggiungerò qualcuna alla mia lista. O sarebbero meglio cameriere sgangherate, piene di piercing e di tatuaggi, purché italiane? Io fuggirei lontano le mille miglia. Fermo restando che chi ama piercing e tatuaggi dev’essere libero di godere i servigi (in tutti i sensi, dalla tavola alla camera da letto) di chi li esibisce.
E poi: diciamolo una volta per tutte, è vero che in Italia la disoccupazione giovanile è elevata, in modo preoccupante; ma è anche vero che certi lavori non li vuol fare più nessuno. Vedrete che se si introdurrà qualche forma di “reddito di cittadinanza” la disoccupazione aumenterà; ma aumenteranno anche le offerte di lavoro che resteranno insoddisfatte. Nel Comasco, all’epoca della prosperità (anni Sessanta dello scorso secolo) albergatori e ristoratori si lamentavano di non trovare manodopera. Però sento dire che anche in un momento di magra come questo, con l’industria serica ridotta al lumicino, il problema rimane. E allora? Se gli italici non vogliono saperne di fare i camerieri, che facciamo? Aspettiamo i robot intelligenti, che esibiscono sorrisi artificiali? Datemi le coreane!
Oh Cazzullo Cazzullo, non dire cazzullate!

Giovanni Tenorio

Libertino