Il Papa dà i numeri?
Francesco, quel signore vestito di bianco che alloggia all’Hotel Santa Marta, nello Stato della Città del Vaticano, e che si proclama vicario di Cristo (un vicario davvero mal scelto, viste le corbellerie che spesso si permette di pronunciare a proposito del suo diretto superiore), dopo essere rimasto anche lui rintanato per un bel po’ di settimane senza apparire in pubblico (a parte qualche passeggiata per le vie di Roma, al fine di andare a pregare in auguste basiliche davanti a immagini miracolose) è finalmente ricomparso, in occasione dell’ “Angelus”, alla finestra che si affaccia su Piazza San Pietro. Davanti a lui non la solita folla numerosa dei bei tempi, quando la pandemia era ancora un pericolo remoto, ma uno sparuto gruppo di fedeli che, protetti da mascherine e a distanza regolamentare l’uno dall’altro – nel rispetto delle norme proclamate dal legislatore terreno che, dice san Paolo, è riconosciuto da Dio e ha in mano la spada per punire – pendevano commossi dalle sue labbra. Aveva sotto gli occhi il solito foglio, dove sono contenute le solite ovvietà che, preparategli da qualche fido scrivano, si compiace di leggere in tono lagnoso e voce smozzicata, permettendosi ogni tanto di interrompersi e alzare lo sguardo per aggiungere di suo qualche nuova corbelleria. Questa volta il tema non poteva non essere la terribile pestilenza ormai in via di esaurimento, che è costata la vita a tanti nostri fratelli. In via di esaurimento, ma, attenzione, fratelli e sorelle, bisogna essere cauti, rispettare le regole, perché altrimenti il babau potrebbe ritornare a mietere vittime. C’è un paese dove muore una persona ogni minuto. Brrr… Chissà quanti fedeli hanno avuto, a questo punto, un sussulto, sentendosi correre un brivido lungo la schiena. Un paese? Oddio! Si spopolerà nel giro di pochi giorni, anzi di poche ore. Calma, calma ragazzi, non è un paese, magari come quello di Pagnona, aggrappato alla schiena del Monte Legnone, cui fa cenno Tommaso Grossi nel suo “Marco Visconti”, ma un Paese con la P maiuscola, un grande Stato – nazione. Sospiro di sollievo. Però, accipicchia, un morto al minuto è una vera strage, anche se quel Paese, con la P maiuscola (ma il fido scrivano non poteva essere più chiaro?), a quanto pare, è il Brasile, non proprio l’ultimo per estensione e numero di abitanti. Avanti di questo passo, e diventerà un Paese fantasma, pur con la P maiuscola. Si ridurrà a un’ immensa area spopolata (avete presente Craco in Basilicata? Ma elevato all’ennesima potenza negativa!) a disposizione degli archeologi del futuro, a patto che il terribile babau, riprendendo il suo aire dopo qualche momento di resipiscenza, non si avventi con ferocia inaudita a distruggere tutto il genere umano, facendo un tale scempio che a paragone il Diluvio Universale da cui si salvò almeno Noè gran patriarca con la sua famiglia è un giochetto da ragazzi. Brrr… Però poi una testa di legno come me, prendendo carta e matita, fa un po’ di calcoli. Vediamo. Controllo i dati, e mi accorgo che a tutt’oggi in Brasile i morti per Coronavirus (o presunti tali) sono 36.505. Non molti di più di quelli registrati in Italia, che sono 33.859. Qualche dubbio comincia ad affacciarsi. Come estensione territoriale e come popolazione, Brasile e Italia sono un po’ diversi. Ma per ora lasciamo perdere, vedremo dopo. Andiamo avanti. E’ chiaro che i morti uno per minuto di cui parla il Santo Padre non possono essere solo quelli di Coronavirus, ma i morti in generale. Bene, un morto al minuto fanno 60 morti all’ora . Sessanta morti all’ora fanno 1440 morti al giorno (24 ore). 1440 morti al giorno fanno 525.600 morti all’anno (365 giorni). Gli abitanti del Brasile, che vado subito a controllare, sono suppergiù 200.000.000. Vado anche a controllare quante persone sono morte in Italia nel 2019. Sono 647.000. Più che in Brasile? C’è qualcosa che non va. Infatti vado a controllare i dati ufficiali, e apprendo che nel 2017 i morti in Brasile sono stati 1.309.511, più del doppio della cifra che abbiamo calcolato prima. Ma allora in Brasile non muore una persona ogni minuto, ne muoiono due. Almeno, così era nel 2017. Ma il Coronavirus non c’entrava un fico secco. E, per fortuna, c’è chi muore ma c’è anche chi nasce; e quelli che nascono sono di più.Santità, ne abbiamo già sentite troppe, in queste lugubri settimane, da virologi, epidemiologi, specialisti di ogni risma. Ci hanno fatto una testa così, sono riusciti soltanto a terrorizzarci. Forse era proprio quello che volevano, visto che sono tutti legati a doppio filo alle grandi case farmaceutiche che, sfruttando la paura, riverseranno sul mercato valanghe di inutili vaccini, magari destinati a diventare obbligatori per legge (Zingaretti docet; è già pronta una proposta di legge in Parlamento, presentata da Mariastella Gelmini, una delle tante ochette passate per il Ministero dell’Istruzione, per rendere obbligatoria la vaccinazione anti – influenzale per chi ha superato i 65 anni). Non ci si metta anche lei, per favore. A peste, fame et bello libera nos domine. Oggi la peste peggiore non è il Coronavirus, ma la disinformazione propalata a tutto spiano dai mezzi di informazione di regime. Veni, creator Spiritus. Già, dov’è lo Spirito nella Chiesa di oggi?E’ paradossale che sia proprio un libertino miscredente come me a domandarselo.