Don Giovanni

Ideologismi

Quando imperversava la Covid, bastava che qualcuno avanzasse timidamente qualche obiezione sul modo in cui le istituzioni affrontavano quella che veniva definita come una sorta di peste nera; bastava che si dichiarasse scettico sulla politica vaccinale; bastava che proponesse terapie e misure protettive diverse da quelle che i sedicenti “scienziati” propalavano dai loro pulpiti, perché subito venisse messo al bando dalla società civile sotto l’infamante etichetta di “no vax”. Non importava se  era un medico non allineato con le imposizioni del famigerato Ordine, ma tutt’altro che contrario alla somministrazioni dei vaccini tradizionali, ormai sperimentati e dimostratisi efficaci per la prevenzione di molte patologie. No: bastava che dimostrasse qualche perplessità sui cosiddetti “vaccini”  (in realtà farmaci genetici) che le autorità politiche e sanitarie imponevano come unico rimedio farmacologico anti-Covid, con disposizioni di legge e ricatti di vario genere, a una popolazione impaurita da un’informazione distorta e a senso unico, perché venisse minacciato di radiazione e bollato come un mentecatto, indegno di esercitare la professione alla quale aveva dedicato anni di onorato servizio. Quei tempi sono ormai passati (ma non del tutto, basta vedere quanti scervellati portano ancora  la mascherina, magari sedendo da soli in auto su una strada deserta), ed ecco che, in circostanze e contesti del tutto diversi, il gioco si ripete. Adesso la nuova emergenza è la guerra. Draghi, a suo tempo, dopo averci detto che a non vaccinarsi si muore e si fa morire, ci aveva spiegato che per ottenere la pace bisogna fare la guerra. Quindi, a dispetto dell’art.11 della Costituzione, bisogna mandare armi a Zelensky per fermare quel cattivone di Putin e costringerlo al  ritiro delle sue truppe dal territorio ucraino, brutalmente invaso per una perversa volontà di potenza. In nome della Democrazia e dei Valori dell’Occidente si doveva rinunciare al gas russo, anche a costo di dover rinunciare all’aria condizionata in estate e al riscaldamento in inverno. 

Pochi hanno fatto una piega davanti all’una e all’altra panzana. Draghi è un grande statista, guai a parlar male di lui, anche quando dice le più grandi scemate. Il suo governo si schierò subito con i paladini più oltranzisti della Nato e degli Stati Uniti. Il governo Meloni è forse addirittura andato oltre, e si capisce bene il perché. Bollata fin dall’inizio come un personaggio pericoloso, a causa  delle sue presunte ascendenze fasciste, testimoniate da quella fiamma tricolore che caparbiamente si rifiuta di espungere dal simbolo del suo partito, la Giorgia ha dovuto fin da subito dimostrare la sua adesione alla linea di quei potentati che pretendono di essere il baluardo dei più nobili principi etico-politici. E’ paradossale, ma è proprio così. Di solito i fascisti vengono considerati come guerrafondai. Ora invece per non essere considerati fascisti bisogna inneggiare alla guerra, inviare armi a uno dei contendenti, incensare un burattino che si atteggia a eroe senza perdere occasione di pavoneggiarsi in tuta soldatesca non solo durante gli incontri ufficiali con gli esponenti dei Paesi che lo sostengono, ma anche in contesti mediatici e spettacolari (abbiamo corso il rischio di vederlo anche a Sanremo), mentre il suo popolo è ridotto a carne da macello. E’ il mondo alla rovescia.

Ebbene, come ai tempi del Covid, anche ora c’è qualcuno che non ci sta. E come ai tempi del Covid chi dissentiva dalla linea ideologica dominante veniva censurato con lo stigma di “no vax”, così adesso chi si permette di sollevare qualche dubbio sull’opportunità di continuare a mandare armi all’Ucraina  e di proporre nuove sanzioni contro la Russia viene immediatamente additato quale amico di Putin e  nemico dei valori democratici. L’anno scorso il “Corriere della sera” arrivò addirittura a sbattere in prima pagina i nomi e le foto di coloro che, a suo dire, parteggiavano per Putin. Poco importava se dicevano di condannare l’invasione, di non approvare i metodi dittatoriali del “monarca” russo. Poco importava se cercavano soltanto di dimostrare pacatamente che il sostegno armato all’Ucraina, anziché favorire una rapida soluzione pacifica del conflitto, poteva soltanto renderlo più atroce e più lungo (come infatti ormai si sta rivelando).Poco importava se spiegavano come la guerra della Russia contro l’Ucraina minacciava di diventare, per Putin ma anche per la Nato (e quindi per gli USA e per l’Europa) una guerra esistenziale; e che Putin non può permettersi di essere sconfitto, se non vuole fare una brutta fine e magari vedere la Federazione Russa andare in frantumi; cosicché il rischio del ricorso alle armi nucleari  diventa sempre più consistente. Niente da fare: se non vuoi che si mandino armi e si decidano sanzioni sei un vile putiniano, sei un fascista come Putin e il suo battaglione Wagner. Se poi ti azzardi a dire che, in realtà, i fascisti sono gli ucraini del battaglione Azov, quelli che inalberano spudoratamente svastiche naziste e altri simboli inequivocabili, ti si risponde che no, le cose non stanno così, perché quei simboli sono soltanto il retaggio di antiche tradizioni etniche, nulla più che qualcosa di folcloristico. Capito? La fiamma tricolore di Fratelli d’Italia, un partito che ha esplicitamente rinnegato l’ideologia fascista, a dispetto delle sue origini, è un segnale pericoloso (patetica la Segre, quando invitò la Giorgia a disfarsene: non basta essere stata una perseguitata per permettersi di dettar legge in casa d’altri), invece i gagliardetti del battaglione Azov, i cui capi non hanno mai abiurato i loro princìpi, sono soltanto folclore. Mi chiedo come si possa aver la faccia tosta di proferire enormità come queste.

I grandi giornaloni nazionali fanno a gara a chi è più anti-Putin e filo-Nato. Le notizie dal fronte di guerra riecheggiano la propaganda di uno solo dei due contendenti, il blocco dei Paesi che pretendono di difendere i  cosiddetti valori dell’Occidente. Tutto il bene è di qui, tutto il male è di là. Putin è un efferato dittatore, Zelensky un sincero democratico, anche se ha messo al bando tutti i partiti dell’opposizione, fatto chiudere giornali, oscurato le trasmissioni di notiziari non allineati. Si è sostenuto fino a ieri che forse è stato Putin a sabotare il gasdotto Nordstream (come quel marito che per protestare contro la moglie chiacchierona si tagliò la lingua), e c’è chi lo ripete ancora, quando ormai è assodato, grazie a testimonianze irrefutabili, che la responsabilità è di Biden. Si continua a ripetere che Putin è un terrorista, dimenticando che la morte di Maria Dughina, caduta vittima di un errore, perché il vero bersaglio era il padre Aleksandr, filosofo e ideologo del regime, può essere solo attribuita governo Zelensky (gli USA l’hanno chiaramente disapprovata).I massacri sono solo quelli perpetrati dai russi, non quelli delle truppe ucraine nei territori dei separatisti. E via di seguito.

Sul “Corriere della sera” i più accaniti sostenitori della guerra a oltranza, nel nome dei valori occidentali, sono due prestigiosi editorialisti come Angelo Panebianco e Ernesto Galli della Loggia. Devo confessare di averli spesso avuti in simpatia. I casi sono due. o non avevo capito niente di loro fino ad ora, e sono loro a essere sempre stati così, oppure sono cambiati. Se è vera la prima ipotesi, ho commesso lo stesso errore in cui sono incappato giudicando, prima dell’epoca Covid, Ilaria Capua come una persona di grande valore  (e mi vergogno di averla paragonata, stupidamente, a Ipazia: più idiota di così non potevo essere). Nel suo ultimo editoriale Galli della Loggia supera davvero sé stesso: dice che chi si oppone all’invio di armi e alle sanzioni, assumendo una veste di pacifista, è figlio di quell’ideologia che in Italia, nel passato, fu propria di un certo cattolicesimo antiamericano e di un certo comunismo filosovietico, entrambi ostili alla democrazia liberale, al mercato, al capitalismo. Chi è filo-Putin (e quelli che non vogliono mandare armi all’Ucraina, insistendo per soluzioni diplomatiche, sono filo-Putin, come chi era contro i “vaccini” Pfizer era un “no vax”) è un  attardato esponente di quei vecchi modi di pensare. 

Ma non è vero affatto che, come ha detto quel tale, con l’implosione dell’URSS e il fallimento del sistema comunista la Storia sia finita con il trionfo dell’unico modello possibile, la cosiddetta democrazia liberale. Una democrazia liberale, tra l’altro,  fragilissima proprio nella difesa di quei princìpi su cui pretende di fondarsi, come s’è visto in epoca Covid, quando un po’ dappertutto i diritti di libertà  proclamati a gran voce nelle costituzioni sono stati spesso gravemente conculcati. E che dire del capitalismo visto come sinonimo di economia di mercato? Ora che l’economia dei piani quinquennali ha dimostrato di essere un fallimento, non è sbagliato, anche da parte di chi non ha mai guardato con simpatia a quel modello e non ha mai amato neppure l’antiliberalismo di certo cattolicesimo,  fare i conti con il modello del sistema vincente. In particolare, è bene saper distinguere mercato e capitalismo, e sottolineare come il capitalismo è sempre stato connivente con lo Stato, in un rapporto di reciproci favori: con il risultato di un assetto sociale che, entrato in crisi anche il modello socialdemocratico, sta portando all’arricchimento spropositato di pochi potentati economici, all’assottigliamento della classe media, a un impoverimento generale. Il rimedio? Tassare, tassare tassare!

E della NATO, che dire? Quando la potenza della Russia sovietica era un autentico pericolo, era ragionevole sostenere un’alleanza difensiva capace di contenerla. L’Europa aveva tutto l’interesse a ripararsi sotto il suo ombrello. Ma dopo l’implosione dell’URSS, che motivo c’era di rafforzarla e di spingere la sua presenza fino a lambire i confini di una Russia ormai slegata da quelli che un tempo erano i suoi Paesi satelliti, tutti divenuti ormai svisceratamente filo-occidentali? Non era il caso, invece, di imbastire un rapporto amichevole con la Russia post-sovietica, senza per questo condividerne tutte le scelte politiche e ideologiche, per contenere il vero pericolo, quello della Cina, la potenza emergente che può davvero mettere in crisi l’egemonia degli Stati Uniti, e quindi anche gli interessi dei loro alleati di sempre? Invece, che cosa si è fatto? Tutto il contrario. Ma una Russia accerchiata poteva vedersi costretta a finire nelle braccia della Cina, come infatti sta capitando. Russia e Cina insieme, magari con il beneplacito dell’India e la condiscendenza di Paesi come il Sudafrica e il Brasile, sarebbero davvero un pericolo da far tremare le vene e i polsi. La politica degli USA, che mira a indebolire Russia ed Europa a proprio vantaggio, potrebbe alla fine portare davvero a una catastrofe mondiale irreparabile.

Che cos’abbiano che fare ragionamenti di questo genere con l’antiamericanismo cattolico dei tempi passati e l’anticapitalismo dei vecchi  militanti del PCI Panebianco e della Loggia me lo devono spiegare. 

Mi si permetta un’ultima osservazione. Ho paragonato prima l’ideologismo dell’epoca Covid all’ideologismo di ora. C’è però una differenza fondamentale. Allora i dissidenti erano una minoranza, talora combattiva, ma pur sempre una minoranza. Era abbastanza  facile prenderli a bastonate, irrorarli con gli idranti, invocare contro di essi un Bava Beccaris redivivo. Ora contro la guerra è la maggioranza della popolazione, non solo in Italia. Sono i governi a essere guerrafondai. Se a un certo punto le piazze si riempiranno di manifestanti, sarà difficile contenerli, e le scelte politiche non potranno non tenerne conto. Nel frattempo, in questo Bel Paese, il questore che annaffiò a Trieste i manifestanti pacifici, seduti a terra con il rosario in mano, è stato promosso di grado. Anche Bava Beccaris si guadagnò una medaglia dal re dopo i nefasti di quelle terribili giornate milanesi. Nella Storia, ha detto qualcuno, talora la tragedia si ripete come farsa. Sappiamo che fine fece il re, allora. Adesso nessuno farà una brutta fine. E sono contento che sia così, sia ben chiaro. Gaetano Bresci finì in galera dopo, Cospito è già al 41 bis. 

Giovanni Tenorio

Libertino

9 pensieri riguardo “Ideologismi

  • Alessandro Colla

    Una volta Bombacci era antifascista, poi finì repubblichino. Deve essere stata la stessa parabola di certi “autorevoli” pennaioli de Il Corriere della Feccia che per ragioni opportunistiche preferiscono conformarsi alla volontà dei potenti; oscurando così un loro apprezzabile passato. Io dico loro che sono contrario all’invio di armi in Ucraina non perché sia pacifista: sarei favorevole a inviare le armi alle popolazioni del Donbass bombardate dall’esercito ucraino solo perché non vogliono più stare con i capi di quest’ultimo e nei loro confini. Sulle parole di Liliana Segre voglio essere più conciliante e considerare l’invito a togliere la fiamma come un bonario consiglio, non come un dettar legge in casa altrui. Ben peggio si espresse sulla riammissione in corsia dei medici autentici e sulle altrui similitudini con la Germania degli scorsi anni trenta. In questo caso sì che non basta essere stati perseguitati per potersi permette di chiudere gli occhi e non vedere l’oggettività e la congruenza del paragone. In situazioni del genere ci si comporta come quei personaggi ben descritti da Giorgio Bassani ne Il Giardino dei Finzi Contini. Persone appartenenti alla comunità ebraica che prendevano la tessera del Partito Nazionale Fascista illudendosi di trarne beneficio; poi arrivò il 1938. Forse Liliana Segre ha dimenticato sia il libro che il periodo.

  • Non esiste neutralità in certe cose, solo vile opportunismo. Sacrosanto definire filoputiniani coloro che sono neutralisti, fatevene una ragione. (Lc 11,14-23)
    La guerra c’è chi la inizia e chi la subisce difendendosi. Punto. Il resto è bullshit.

    Genocidi inesistenti, fesserie propagate dai grandi figli di putin a corto di argomenti, non fanno altro che peggiorare la situazione. Il diversamente abbronzato Obama lasciò fare, blande sanzioni di facciata e sette anni dopo siamo ancora più nella merda. Adolfo non ha proprio insegnato nulla.

    Parlare russo poi non significa volere che i russi comandino. Chiedete se a Mendrisio vogliono obbedire a Roma o se a Dublino vogliono stare con Londra e vi rideranno in faccia. Si stima che solo il 20% del Donbass sia favorevole all’annessione, diversamente sarebbero già tutti liberi e felici nell’eden putiniano da un pezzo.

    La vostra documentazione non pare essere neppure quella di Russia Today, della Novaya Gazeta, delle menzogne di Medvedev e Lavrov, ma piuttosto quella del tipo di logori youtuber tipo Lambrenedetto, Morri San o il Greg. Ascoltare quel che dice Graziosi, il maggior storico italiano sull’ex URSS e satelliti potrebbe aiutare.

    Commovente infine il Colla che manderebbe armi ai separatisti filorussi, dato che Putin ha sempre e solo inviato panettoni.

    • Alessandro Colla

      Ancora più commovente l’affermazione “si stima” il venti per cento quando la consultazione referendaria ha dato il novanta. Consultazione non contestata da quella stessa comunità internazionale che vuole l’arresto di Putin. Parlare russo non significa stare con Mosca? Certo. Infatti sarei favorevole a una Repubblica del Donbass come a una di Crimea. Indipendenti sia dalla Russia che dall’Ucraina. Se essere filoputiniani significa sostenere le ragioni della Russia in politica estera, sono filoputiniano. In politica interna starei all’opposizione di una maggioranza come la sua in quanto nazionalista, clericale e mercantilista. Tra due contendenti che utilizzano battaglioni con la svastica, si può e si dovrebbe mostrarsi neutrali; senza per questo essere automaticamente considerati filorussi o filoucraini. Così come era giusto a suo tempo essere neutrali nella guerra tra stati marxisti come Viet Nam e Cambogia. Se in guerra c’è chi inizia e chi si difende, allora ha iniziato l’Ucraina a non rispettare gli accordi di Minsk. Con la regia di Obama, appunto. Quindi l’hanno iniziata gli Stati Uniti, l’occidente, la NATO e l’Unione Europea; grazie anche alla complicità dell’ONU.

      • La comunità internazionale non contesta, più semplicemente ignora fatti ancor più folcloristici del referendum per la padania, dei secessionisti catalani, del principato di Seborga. Una “consultazione” attuata con soldati russi armati che giravano casa per casa per sollecitare il voto e un passaporto russo regalato (ma non erano indipendenti???) che su 5 milioni solo 700 mila hanno chiesto.
        E gli accordi di Minsk prevedevano in primis il ritiro dei russi dal Donbass, cosa mai avvenuta.

  • Alessandro Colla

    La consultazione con soldati russi armati è avvenuta quando il conflitto era già stato ufficializzato, quindi dopo il febbraio del 2022. I referendum precedenti erano stati formalmente riconosciuti puliti. Quelli successivi, in piena fase di combattimento, lasciano indifferente anche me dal momento che il risultato sarebbe di un improbabile novantanove per cento a favore della secessione. Padania, Catalogna, Seborga, Kosovo, Scozia, Slovacchia e quant’altro non sono fatti flokloristici ma legittimi desideri di autodeteminazione. Non è avvenuto il ritiro russo dal Donbass? Certo, perché l’Ucraina non ha rispettato il cessate il fuoco che era elemento fondamentale dell’accordo. Se Poroshenko avesse evitato di fare il “poro scemo” al servizio di Obama, non avrebbe esercitato indebite pressioni verso i nazionalisti ucraini militanti per impossessarsi dell’intera regione del Donbass. Meglio per lui se avesse continuato le sue attività imprenditoriali, invece di darsi alla politica attiva a tempo pieno.

    • Sarebbe interessante sapere una volta per tutte a quale fonte informativa si abbevera il Colla e il libertario medio in genere. Al Facchino – in occasione delle balle a profusione propalate sul caso Trump – avevo chiesto se per caso il suo mentore fosse il sobrio ed equilibrato Jack Angeli e mi ha bannato per la
      ennesima volta.

      Probabilmente esiste un mondo segreto sul dark web a cui solo gli iniziati
      possono accedere, ovviamente dopo un accurato studio del Talmud e delle dottrine massoniche, che in quanto a balle e discussioni sterili non sono secondi a nessuno.

      Come avevo già detto e odio dover ripetere, il mafioso Putin non ha trovato uno straccio di “amico degli amici” in giro per il mondo (manco zombies come Iran, Siria, Bielorussia, Corea del nord, Venezuela) che gli abbia riconosciuto i due francobolli di Lugansk e Donetsk. Il Liberland sta messo molto meglio! Quindi la presunta “pulizia” (riconosciuta da Mastro Lindo suppongo…) dei referendum non è servita a nulla se non ha dato frutti.

      • Alessandro Colla

        Le fonti informative sono le stesse che definiscono Putin mafioso quando lo è non in misura maggiore degli altri esponenti di potere, a cominciare dai nostri. Furono proprio quelle fonti, infatti, a comunicarci i risutati referendari e i contenuti degli accordi di Minsk. Il fatto che non ci siano contestazioni su un risultato, interne o internazionali, equivale al suo riconoscimento di fatto. Quando poi alcuni commentatori (destroidi come Meluzzi o sinistroidi come Fusaro e Santoro, in casi come questo ha poca importanza l’estrazione ideologica) chiedono ai sostenitori della NATO senza “se” e senza “ma” la motivazione per cui non fu rispettato il cessate il fuoco, cosa succede? Che i Vespa e i Porro (per esempio) glissano sulla risposta senza smentire. Oppure si ricorre al facile insulto quando non alla plateale interruzione con l’ausilio del messaggio pubblicitario; magari di Mastro Lindo. E’ tutto in rete, basta cercare. Quella rete evidentemente massonica e talmudica. Queste due tradizioni possono annoiare qualcuno che le considera foriere di discussioni sterili. Io, pur non essendo di religione ebraica né affiliato a logge perché le tessere di queste ultime costano troppo, non condivido tali sensazioni. Quanto a balle, è possibile che alcune logge le portino avanti. Quelle attuali filoatlantiche, per esempio. Sul Talmud non si capisce quali sarebbero le balle. Forse quelle sull’esistenza di Dio? O sulla rivelazione mosaica? E’ un’opinione che siano delle memzogne, la legittima opinione degli atei che però avanzano una fola scientificamente peggiore: quella relativa all’idea per cui la materia sarebbe sempre esistita. E’ invece un’oggettiva verità quella di Max quando scrive la frase “non ha dato frutti”. E’ evidente. Forse da qui dovrebbero ripartire gli operatori di pace se veramente vogliono passare alla storia come tali. Ma non credo ne abbiano la seria intenzione, in fondo la guerra a qualcuno conviene.

  • Il Colla anti vaccino herpes zoster è un ottimo talmudista. Nega persino che la varicella che io presi da mio padre (i libri di medicina da decenni dicono che è provocata dallo stesso virus dell’herpes) sia collegata. Ma lui cosa diceva? Sono andato a ricercare: “Sostenere che l’herpes zoster provochi il contagio della varicella agli altri è una supposizione personale, basata su un’esperienza individuale, non una prova scientifica.” libertino.is/amuleti-e-mascherine/

    Siamo a livelli di negazionismo spicciolo e questo è talmudismo, che con l’esistenza di Dio c’entra poco, è piuttosto il suo peggior nemico.
    E’ il trionfo della libertà di pensiero fino alla massima conseguenza, ovvero stravolgimento dei fatti, falso spacciato per vero, spirito di contraddizione, bastian contrarismo. Spesso piace molto ad atei e massoni (e a questo punto anche ai libertari, aggiungo) e se ne capisce il perchè.

    Non aggiungo altro, si legga l’episodio sulla purezza del forno Akhnai con Rabbi Eliezel messo in minoranza da una manica di rabbini cialtroni, che esemplifica bene con che razza di testo si ha a che fare. Shalom.

    • Alessandro Colla

      Io veramente sostenevo che l’herpes zoster contratto a causa della mancata vaccinazione della varicella non sia stato mai provato. Come avevo ricordato che in un primo tempo gli “scienziati ufficiali” avevano dato colpa al morbillo per poi avere uno strano rapido ripensamento. Il tutto con cognizione personale di causa in quanto ho avuto parenti con tale patologia che tale tipo di herpes l’hanno contratto lo stesso. In più una delle mie sorelle lo ha contratto dopo la prima dose dello pseudovaccino attuale. Nessuna correlazione, ovviamente, mi raccomando; così vediamo chi vince la palma dell’autentico negazionismo. Che infatti si rivela tale quando nega che la patologia “derivante dalla varicella” sia solo una recente ipotesi del dottor Hope – Simpson, lo stesso medico la considera non più di un’ipotesi. Certo, oggi che il vaccinismo è una religione modaiola, le istituzioni ufficiali spacciano detta ipotesi come scientificamente provata. Istituzioni che hanno già dato prova di credibilità con la loro genuflessione alle case farmaceutiche in stile Pfizer e con la loro sottomissione al potere in generale. Immagino quanta scienza possa esserci nel servilismo, oggi come ieri. Che il Talmud sia il peggior nemico dell’esistenza di Dio saranno i teologi a stabilirlo, non è mia materia. Che il trionfo della libertà di pensiero venga assimilato allo stravoglimento dei fatti, la dice lunga su chi detesta il pensiero libertario e la libertà in genere: non vuole il trionfo della libertà di pensiero e lo confessa involontariamente. Abbiamo visto in questi tre anni chi ha stravolto i fatti e continua sfacciatamente a stravolgerli; con decessi pari al 2018, inferiori al 2017 e con letalità riservata agli ultraottantenni affetti da altre patologie. Il falso spacciato per vero non è avvenuto a opera di libertari ma dei governi e dei loro lacché, tutti pronti ad affermare che il siero avrebbe risolto ogni cosa per poi negarlo e prevedere sempre nuove dosi “questa volta efficaci”. Il massimo del falso spacciato per vero lo hanno però raggiunto sostenendo che chi era vaccinato poteva comunque essere contagiato da un non vaccinato. Quindi un vaccino che non vaccina, che non immunizza. E questa viene spacciata per scienza! Non so se ad atei e massoni piaccia il bastian contrarismo, non mi interessa perché è un problema loro. Non so nemmeno in base a cosa debba comprendersi il perché dovrebbe piacere ai libertari, in fondo molte critiche giunte a questo sito sono impregnante fino al midollo di bastian contrarismo; non certo a opera di redattori libertari. Quanto ai forni talmudici, so che Stefano Levi Della Torre considera l’episodio come umoristico e come possibile critica nei confronti dell’idea maggioritaria. Non spetta a me l’esegesi del testo in questione, non so se Levi Della Torre abbia ragione o torto e sono anche poco interessato a saperlo. Se il problema è quello di mettere in uno stesso calderone il giudaismo, le logge, il libero pensiero e quant’altro, tanto vale mettersi a parlare di complotto massogiudaico in pieno spirito autarchico. Non mancheranno i sostenitori, soprattutto tra Hamas e Al Fatah. Mentre l’espressione “razza di testo”, piacerà forse un po’ meno agli apostoli del politicamente corretto. Cioè i veri cialtroni.

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