Giovani somari
I vecchi sono saggi o rimbambiti? I giovani sono irresponsabili o idealisti? Quando si parla di giovani o di vecchi o di altre categorie facendo d’ogni erba un fascio mi viene da ridere. Come quando si parla dei terroni o dei polentoni, dei negri(*) o dei bianchi, dei maschietti o delle femminucce. Perché rimane vero che ci sono vecchi rimbambiti e vecchi saggi, giovani irresponsabili e giovani idealisti; che tra i negri e tra i bianchi ci sono persone di ogni tipo, probasilmente nelle stesse percentuali: somari, geni, uomini normali, gente onesta e delinquenti. E che tra i terroni ci sono sfaticati e lavoratori indefessi, così come tra i polentoni; e i delinquenti non sono solo a Napoli, ma anche tra i padani DOC. Infine, tra le donne ci sono le intelligenti e le oche, come tra i maschi i genietti e i cretinetti. Probabilmente nelle medesime percentuali. Potremmo continuare all’infinito. Gli italiani tutti arruffoni come Garibaldi (che tra l’altro oggi sarebbe francese), i tedeschi tutti nazisti come Hitler (che tra l’altro era austriaco), i francesi tutti antipatici e pieni di sè come Napoleone (che tra l’altro era italiano)? Ridicolaggini. Oggi sono i giovani a essere, più di ogni altro, oggetto di stereotipi. Di loro bisogna parlare bene, anche se non manca qualche voce che lamenta, soprattutto nei giovani italiani, un eccessivo crogiolarsi, per troppi anni dopo il periodo adolescenziale, nel tepore protettivo della famiglia d’origine, al riparo dai rischi che l’ autonomia nel lavoro e nella vita privata comporta. I giovani sono per definizione idealisti. Nel Sessantotto combattevano contro le ingiustizie della società capitalistica, contro la guerra, contro l’oppressione. Anche nell’epoca del cosiddetto “riflusso”( i dorati anni Ottanta dello scorso secolo, che in realtà erano anni di princisbecco) le scuole erano spesso fucina di dibattiti e non erano rari i casi in cui gli studenti proclamavano “scioperi” marinando le lezioni per i più nobili motivi, con il plauso di tutti i benpensanti: quelli che, fattisi le ossa nelle battaglie sessantottine, avevano trovato lucrose nicchie in quel marcio sistema capitalistico che avevano tanto strenuamente combattuto (alcuni di loro,qualche tempo dopo, sarebbero finiti anche tra i ranghi del Berlusconi sedicente liberale, in realtà statalista fino al midollo, con buona pace del suo amico Antonio Martino). Poi è arrivata la crisi del 2008 che ha rimesso in discussione tante cose. Largo spazio ai giovani no-global e a movimenti come “Occupy Wall Street”. Infine si è giunti ai proclami di Greta Thumbrerg, la ragazzina pasionaria che ha aperto gli occhi dell’Umanità intera davanti ai disastri prossimi venturi del cambiamento climatico e del degrado ambientale, rinnovando i fasti del “Club di Roma” anni Settanta e di quel libercolo, “I limiti dello sviluppo”, ormai ridotto a una raccolta di barzellette. Ed ecco allora i giovani ritrovare di nuovo il proprio idealismo, da tempo assopito, marinare di nuovo le lezioni per scendere in piazza nel nome della profetessa Greta, perché, come dicevano i vecchietti di una volta (e anche l’allora giovane Giacomo Leopardi, in una sua lettera) non ci sono più le mezze stagioni e quando si esce di casa non si sa più come vestirsi, un po’ fa caldo e un po’ fa freddo. E bando alla plastica, che inquina! Torniamo all’età della pietra, ma stiamo attenti perché anche le pietre sono un bene scarso: dopo un po’ si esauriranno, e mica si possono spianare tutte le montagne per produrre, egoisticamente, tanti inutili manufatti. Adesso siamo in piena era Covid. Con i giovani come la mettiamo? Li abbiamo visti, in questi giorni, fare assembramenti, con il beneplacito delle Autorità (sempre pronte a multare il ,vecchietto con la mascherina abbassata, perché la Legge è Legge e va rispettata) per iniettarsi finalmente il vaccino concesso anche a loro dopo tante attese: vaccino =libertà! Davvero idealisti, come sempre, questi giovani. Idealisti e altruisti! Non pensano soltanto alla loro meritata libertà, dopo essere rimasti per mesi confinati in casa; pensano anche, da bravi nipotini, ai loro nonnetti. Sarebbe un delitto rischiare di infettarli, considerando che sono le fasce più deboli e più esposte alle complicanze di un contagio che può rivelarsi letale. I grandi “scienziati” che da più di un anno pontificano in televisione e sulle pagine dei giornaloni nazionali si prodigano in una sequela di lodi. ll prof. Bassetti arriva addirittura a proclamare che il vaccino è figo, vaccinarsi fa tendenza, i giovani sono all’avanguardia (questi “medici” -virgolette d’obbligo, per non far torto a Ippocrate- a libro paga di Big Pharma sono molto peggio dei famigerati “influencer” , che perlomeno diffondono comportamenti da cretini, ma di solito innocui; non inducono a ingerire veleni per il bene dell’Umanità).E lo sparuto drappello di chi avversa la tragica farsa di questa “pandemia” cui porrà rimedio il sacramento del Vaccino? Si straccia le vesti dicendo che i giovani non sono più quelli di una volta. Invece di ribellarsi, come hanno sempre fatto, si piegano alle lusinghe del potere, invocando non la Libertà con la maiuscola, come valore universale, ma la propria libertà egoistica, con la minuscola. A loro interessa andare in vacanza senza problemi, frequentare le discoteche, abbrutirsi nella cosiddetta “movida”, darsi alla pazza gioia facendosi canne e sbronzandosi. Gli “scienziati” di regime hanno detto che il vaccino non fa male, anzi fa benissimo, e loro ci credono. Montagnier, Tarro e tutti gli altri che mettono in guardia da possibili conseguenze indesiderate soprattutto per i giovani, la cui fertilità potrebbe essere compromessa da un farmaco che può interagire con i fattori genetici, sono vecchi rimbambiti.Chi ha ragione? Gli “scienziati” di regime come Bassetti, Pregliasco e Galli, o i “negazionisti”? Né gli uni nè gli altri. I giovani sono senz’altro più inclini alla ribellione dei vecchi, data la loro esuberanza ormonale. Ma non è detto che le ribellioni siano sempre dettate da motivi idealistici. Un idealista si tira sempre dietro decine di opportunisti, che colgono qual è la tendenza dominante e si guardano bene dal pisciare contro vento. Tutti idealisti i “picciotti” che si schierarono con Garibaldi? Il principe di Salina non la pensava così, li considerava mafiosi; e anche il suo diletto nipote Tancredi si allineò con la “rivoluzione” perché tutto rimanesse come prima. Le gloriose Cinque Giornate di Milano? Quanti giovani sulle barricate! Chissà quanti di loro, al ritorno di Radetzky, furono tra quelli che guidavano:” Hinn staa i sciori!”. Infine, si parva licet componere magnis, quanti combattenti del mitico Sessantotto erano spinti davvero da ragioni ideali magari sbagliate, ma rispettabili? Ai più interessavano gli esami di gruppo, il 18 politico e la laurea facile (ne prese le distanze il non mai abbastanza rimpianto Pasolini, quello che diceva che la scuola deve essere repressiva per reprimere l’ignoranza). Sono quelli che hanno veramente vinto. Qualcuno di loro è finito nel giornalismo e, come conseguenza degli studi raffazzonati, scrive “fila” per “file” o non ha ancora imparato che il pronome di seconda persona singolare, quando è usato in funzione di soggetto, è TU, non TE (altro che abolire l’Accademia della Crusca. Bisognerebbe potenziarla). In uno dei suoi video sempre interessanti (anche se non sempre condivisibili) Giancarlo Marcotti prende duramente posizione contro i giovani che corrono a fare il vaccino, concludendo che un Paese con una simile gioventù è condannato alla rovina. Che l’Italia sia condannata alla rovina è indubitabile, sono pienamente d’accordo con Marcotti. Non sono d’accordo sul giudizio riguardante la gioventù. Quella d’oggi è la gioventù di sempre. Ribelle per il proprio tornaconto. Qualche idealista, molti pecoroni, una frotta di approfittatori. Si sentono progressisti a vaccinarsi perché tutta la ” sinistra” è vaccinista, mentre per definizione i “negazionisti” sono alla “destra”, che è la casa degli ignoranti, dei fascisti e dei vecchi rimbambiti. Anche nel Sessantotto si sentivano rivoluzionari, mentre in realtà gli integrati erano loro. Non pisciavano controcorrente. E alla fine hanno vinto. Vinceranno anche questa volta. Purché non danneggino la salute degli altri, aprendo la strada alla vaccinazione obbligatoria. Passo dopo passo ci stiamo arrivando. Allora i veri ribelli, non importa se vecchi o giovani, non avranno che da scendere in piazza con le armi in pugno. Armi, non petardi.
(*) Io continuo a dire e a scrivere “negri” proprio perchè non sono razzista. In italiano, “negre” sono le chiome di Silvia, che non mi risultano essere state così qualificate perchè repellenti, mentre “neri” sono una razza di maiali (si veda il Dizionario del Battaglia pubblicato da UTET, alla voce “nero”). Se per gli americani “nigger ” è un termine offensivo, tanto peggio per gli americani.
E chi gliele fornirà le armi ai ribelli? Dopo l’episodio herpetico della mia seconda sorella, la prima (che è la più burionea di tutte e tre) ha detto che vuole chiedere di essere vaccinata contro l’Herpes Zoster. Perseverare diabolico? No, follia allo stato puro. Anzi, superstiziosa mania vaccinale di stampo idolatrico non surrogata da validità scientifica e fobia nei confronti della natura; anche quando a chiacchiere ci si sbraccia a favore dell’ambiente. Se questi sono gli alleati, nel mio caso parenti stretti, anche armati ci sarebbero poche speranze. Ma rimane il problema dei fornitori di armi. Chi è in grado di fornirle sta dall’altra parte, chi ha i fucili appartiene alla categoria di coloro che considerano sportiva l’attività venatoria e che guarda caso sono schierati con i vaccinisti a oltranza. Gli operatori sanitari ricattati con la minaccia del licenziamento hanno forse imbracciato le armi? Molti di loro, in maggioranza, non sono neanche scesi pacificamente in piazza nelle manifestazioni organizzate. Potremo solo sperare nell’obiezione di coscienza da parte degli operatori di polizia. Ma è più facile la vincita all’enalotto o il miracolo divino della presa di coscienza di massa. Magari aiutata da inchieste delle Procure. Quest’ultimo, un miracolo ancora più difficile.
https://youtu.be/g98HOJFl2vk
Molte provocazioni irresistibili per me a cui non so resistere; purtroppo “sono troppi i campi da arare per un solo trattore”, come dicevano i Nuovi Angeli (scusate se le mie citazioni non vanno oltre Vito Catozzo o Gianni Minà) e quindi vado in ordine sparso, casuale e non certo esaustivo.
Alla parte introduttiva manca un bel “ricordiamoci che la palla è rotonda” e/o “la partita dura 90 minuti”, poi è perfetta.
L’inutilità dell’ateneo della gramigna (che tra l’altro fornisce risposte inutili e banali che il normalissimo comune buon senso di ognuno potrebbe fornire) è confermata proprio dal fatto che l’ignoranza circola lo stesso a profusione, quindi potrebbero pure andare a spanare meliga che nessuno se ne accorgerebbe, se non le casse pubbliche un po’ meno vuote. Tutte le lingue poi nascono e muoiono come è giusto e normale che sia con o senza questi parrucconi preposti a difenderle.
L’uso del “te” è tipicamente lombardo e in prevalenza settentrionale; a me personalmente è molto simpatico e spesso lo adopero apposta (calcandoci pure la mano e aggiungendoci per soprammercato altri errori/orrori tipo: invece di “immagina di avere” dico un bel “fa conto che te c’hai”: vuoi mettere l’effetto simpatia? (qui sapendo di essere tra grammar nazi conclamati mi limito, ma io parlo e scrivo con un grammelot-slang-vernacolese tutto mio… LOL)
Montagnier – Tarro: accoppiata vincente!
Uno mi ricorda von Balthasar, grande da giovane, ma in senilità dava i numeri… (e glissiamo per carità cristiana). L’altro il classico medico-barone-cialtrone-terrone con lo studio pieno di patacche e pubblicazioni su riviste predatorie che non valgono la carta su cui sono scritte.
Manco un’unghia incarnita, manco un giradito mi farei curare da costoro.
A propos, apro una “parente”: Galli mi è antipaticissimo, ma raramente sbaglia, quello che ha detto si è avverato; Locatelli fa venire il latte alle ginocchia quando parla, ma è una persona assolutamente integerrima e competente, oltre ad essere un gran benefattore; questo per dire che i miei presunti attacchi ad personam (che in realtà sono solo normale lavoro di setaccio per separare l’oro dalla sabbia) avvengono esclusivamente conto i fanfaroni che se li meritano.
I “numeri” di von Balthasar da anziano sono una legittima opinione che potrebbe venire espressa solo perché magari non si è d’accordo con lui in tema di inferno vuoto o di altro. Pur non condividendo alcune opinioni del teologo, non vedo nei suoi ultimi pensieri qualcosa di “numerologico”. Così come non riesco a vedere, sarà sicuramente un mio limite, le presunte ovvietà nell’articolo. Montagnier non è rimbambito, i suoi interventi sono più che lucidi. Ognuno è libero di non farsi curare da Tarro solo perché terrone ma fu lui a salvare migliaia di napoletani dalla peste nel 1973. Peccato che a noi scettici non sarà consentita altrettanta libertà di cura quando a ottobre le varianti causate dalla fretta vaccinale verranno imputate ai non vaccinati. Sono già pronti a ghettizzare questi ultimi. Galli ha “indovinato” solo quello che è tornato utile al regime. Ha “previsto” un numero di morti che si è rivelato inferiore a quelli del 2015 con le febbri suine peggiori delle polmoniti attuali. Recentemente ha detto che tra manifestazioni filointeriste e progressivo allentamento delle misure coercitive, avremmo avuto una recrudescenza che si è rivelata infondata. Forse sono gli altri che avevano previsto le loro nuove invenzioni per sottomettere le popolazioni. Coloro che avevano preannunciato che a esaurimento geografico delle varianti avrebbero escogitato qualche altra lordura. Infatti le varianti hanno ora denominazioni da alfabeto greco. E se “delta” si esaurisce, hanno già pronto “estuario” dove mi auguro vi anneghino presto. Ci vedremo a ottobre per stabilire chi aveva profetato meglio.
Neppure Tarro si arroga il merito di quel successo, limitando ad autocitarsi per avere contribuito ad isolare “o’ vibrione”.
A Napoli si vaccinarono contro il colera un milione di persone in circa una settimana.
Un’efficienza straordinariamente inusuale per gli italioti che salvò la situazione per una malattia straconosciuta e comunque facilmente evitabile con normali accortezze d’igiene.
Per quel che può interessare – a quel tempo io ero adolescente e abitavo in campania per via di mio padre militare, ma non ero in zona infetta. I militari di stanza in regione venivano comunque vaccinati e mia madre convinse mio padre a portarmi in caserma per far vaccinare pure me (oggi sarebbe stato processato per danno erariale, nepotismo e chissà cos’altro LOL).
Comunque ho visto che il Nostro ha incaricato un suo degno conterrOneo di difendere la sua onorabilità (prima bisognerebbe trovarla) dalle varie accuse che gli hanno mosso. Staremo a vedere.
Oltre ai giovani somari ci sono anche i vecchi facce toste. Uno di loro presiede una nota regione meridionale a capo di una giunta di sinistra ma eletta con i voti di un sindaco che amministra un altrettanto noto comune appartenente alla regione stessa (comune dove pare soffi vento buono anche se in passato non era proprio così) grazie ai voti dello schieramento avversario. Sembra se ne sia uscito con questa frase: “Non abbiamo raggiunto l’immunità di gregge rispetto al vaccino ma l’abbiamo raggiunta rispetto alla ragione perché la quantità di pecoroni è sconvolgente, c’è una bolla mediatica nella quale non c’è spazio per la ragione o per avanzare rilievi critici.” Curiosa conversione? No, perché successivamente spiega che i risultati sarebbero stati raggiunti “grazie alle regioni e continuo a ritenere negativo il ruolo del Commissario.” Peccato che prima il signore in questione non abbia mai ravvisato l’impossibilità non dico per lo spazio della ragione, perché non è detto che chi la pensa come me su tutta questa storia abbia automaticamente ragione, ma anche solamente per avanzare rilievi critici. C’è stato il divieto del dubbio, perfino in presenza di dati aritmetici forniti dagli stessi individui che il dubbio censurano. Ora, però, bisogna prendersi qualche merito in qualità di amministratore e allora diventa lecito definire “demenziale” un certo tipo di informazione mentre prima la stessa demenzialità veniva non solo accettata ma soprattutto fomentata. Così come diventano pecoroni coloro che credono ai risultati del commissariamento ma non erano tali quando andavano dietro alla propaganda fasciosanitaria di stampo terroristico. Quanto mi piacerebbe che qualche procura indagasse su queste strane incoerenze, magari in nome dell’obbligatorietà dell’azione penale. Solo che credo sia più facile attendersi un miracolo divino. La Democrazia Cristiana non c’è più, Craxi è morto e Berlusconi è in condizioni fisiche da non preoccupare più la solerte magistratura di una volta. Ai cantori del regime un’indagine del genere non potrebbe essere di alcuna utilità. E le antenne delle procure sono sempre molto ricettive nei confronti di tanti monodici, pur se poco gregoriani cantori.