Don Giovanni

Gesuiti antichi e moderni

DG – Ogni tanto qualcuna giusta la dice anche lui…
L – Che cosa andate mai borbottando, padrone mio?
DG Niente di particolare. Sto leggendo questa intervista al filosofo Marcello Pera…
L – Che, se non erro, non vi è mai andato troppo a genio!
DG – Certo che no! E’ quello che ha riletto il famoso saggio crociano sul perché non possiamo non dirci “cristiani” dimenticando le virgolette.
L – Ah, padrone mio, cominciate a fare il difficile. Che è questa storia delle virgolette?
DG – Semplice: Croce intendeva dire che la cosiddetta civiltà occidentale si fonda su valori ormai imprescindibili la cui maturazione, fatte salve le radici greco-romane, è avvenuta nell’ambito del pensiero cristiano. E fin qui, tutti d’accordo o quasi, “con buona pace della “Civiltà Cattolica” (la rivista dei Gesuiti, ndr)” per dirla con quel gentiluomo che fu Giovanni Malagodi.
Pera invece arriva a pensare che certe posizioni della Chiesa di Roma debbano far da guida anche all’odierna legislazione civile. Staremmo freschi! Portando alle estreme conseguenze quest’idea, in un Paese che non può non dirsi cristiano(senza virgolette) no al divorzio, no all’aborto, no ai contraccettivi, no alla fecondazione assistita, no alle libere unioni fra culattoni e via.
Non è la sharia, ma una sua vaga e blanda immagine sì. Così poco cristiana (senza virgolette!) che piace ai cosiddetti atei devoti.Te lo ricordi quel panzone di Giuliano Ferrara che fonda un partito anti-aborto? Che un ateo possa essere, per motivi ideali, antiabortista, va bene, ma non perché è antiabortista anche il papa!
L – Finalmente ho capito. Ma che cosa avrebbe detto di bello, questa volta, l’illustre filosofo?
DG – Quello che abbiamo sempre detto anche noi, che la carità non può essere politicizzata. Quel che è per il cristiano un dovere morale, scritto a chiare lettere nelle pagine del Vangelo, non può diventare un diritto politico. Fin qui – e molto bene – Pera. Io aggiungo: se è un diritto, è affare di Stato; e se la sua applicazione si concreta in un esborso di denaro, sarà necessariamente denaro estorto ai sudditi. Anche questa è sharia. L’islamismo, però, è coerente: nasce come credo intimamete connesso all’azione politica, quindi in Dar al Islam, cioè nei territori sottoposti alla giurisdizione islamica, la legge non può che essere una. Il cristianesimo invece non rimane coerente coi suoi principi: da Costantino in avanti perde la sua verginità anarchica; il civis Romanus diventa ipso facto civis Cristianus, e viceversa. Atroce bestemmia, quasi che a inchiodare sulla croce Cristo non fosse stato l’impero dei Cesari, nella persona del suo rappresentante Ponzio Pilato…
L – E questo papa,poi, pare che voglia spingere la politicizzaone della carità a conseguenze estreme: accogliere tutti, anche quando le stanze sono sature e non c’è più pane. La vedovella dà il suo minuscolo obolo al tesoro del tempio, perché di più non può dare, ma Dio gliene rende merito, più che ai ricchi dispensatori di laute offerte. Lo leggerà il Vangelo questo papa, o si
limiterà agli esercizi di Sant’Ignazio di Loyola?
DG – Non lo so. Pera dice ancora, giustamente, che il pensiero bergogliesco rimanda alla Teologia della Liberazione, altro bel frutto dell’orticello gesuitico. Un programma per trasformare il mondo e raddrizzare il legno storto dell’Umanità con l’ausilio di un marxismo santificato attraverso il lavacro di una rilettura spregiudicata del Vangelo. Ottime intenzioni, ed è giusto ricordare che un tal pensiero maturò in un’America Latina oppressa dalle peggiori dittature, fra spaventose sacche di povertà. Ma la terapia è illusoria e odora a sua volta di dittatura. Forse i Gesuiti hanno nostalgia delle missioni in Paraguay.
L – Sì, quelle strane cose, le indizioni, le induzioni, le addizioni, o qualcosa di simile….
DG – Le reducciones. Che ebbero il merito di sottrarre molti nativi sudamericani allo sfruttamento e allo schiavismo di avventurieri senza scrupoli, sostenuti dai governi dei Paesi colonialisti. Non è un caso che si siano attirate la malevolenza di tali governi, i quali non esitarono a contrastarle e, quando possibile, a sopprimerle. La cacciata dei Gesuiti dal Portogallo, dalla Spagna, dal Regno delle Due Sicilie, da Malta, da Parma, culminata nella soppressione dell’ordine ad opera di papa Clemente XIV con la lettera apostolica “Dominus ac Redemptor” del 1773 è in un certo senso l’epilogo di tutta questa storia. Nelle reducciones c’era lavoro, pane,istruzione per tutti, ma sotto la cappa di piombo d’una vera e propria sharia cattolica, scandita dal suono delle campane.Non sono io a pensarlo, l’ha detto recentemente Piero Ostellino in un suo editoriale: forse il gesuita Bergoglio ha qualche nostalgia di quel mondo; ma il mondo capitalistico d’oggi non è il Sudamerica dei Conquistadores…
L – Ma allora che fare con i poveri migranti che giungono a frotte, fuggendo da situazioni di miseria di oppressione intollerabili?
DG – Facciamo quel che possiamo, mio caro Leporello, ma dobbiamo anche avere il coraggio di proclamare a chiare lettere che, come la vedova, non possiamo dare più di quell’obolo che abbiamo. E vanno respinte al mittente le insinuazioni di monsignor Galantino…
L – Perché, cosa ha detto monsignor Gelatina?
DG – Ha rampognato gli italici senza cuore, portando ad esempio la Giordania, che accoglie a braccia aperte i profughi dei Paesi vicini. Questo sì è avere un cuore d’oro!
L – Ma la Giordania non è il Paese che nel famoso “Settembre nero” del 1970 si sbarazzò brutalmente, proclamando la legge marziale e intervenendo coi carri armati, dei palestinesi seguaci di Arafat, fino a quel momento accolti entro i suoi confini? Anche quello era cuore d’oro?
DG – Forse monsignor Gelatina ha la memoria un po’ corta…
L – Scusate la mia sfacciataggine, caro padrone: ce l’avete tanto coi Gesuiti, ma siete anche voi un loro parto!
DG – Eh no, io sono figlio di Mozart e Da Ponte! E anche tu!
L – Però la leggenda del libertino punito nasce in ambiente gesuitico, ce lo insegna la storia della letteratura e del teatro, non potete negarlo…
DG – D’accordo, i Gesuiti la diffusero come racconto esemplare per combattere le idee e le pratiche libertine, ma con scarso
successo: anzi, fu un fallimento totale. Con Mozart e Da Ponte sono diventato un eroe, e un po’ anche tu!
L – E questo blog dimostra che le idee libertine sono più vispe che mai!
DG – Caro Leporello, questa è la cosa più bella che tu abbia mai detto nella tua vita. Permetti che t’abbracci!

Giovanni Tenorio

Libertino