Fascisti di Sinistra
Nel dramma a lieto fine “Come le foglie” di Giuseppe Giacosa – un tempo molto amato dai frequentatori del teatro di prosa, oggi ingiustamente caduto quasi del tutto in oblio – la giovane Nennele, per racimolare un po’ di denaro dopo il tracollo finanziario del padre, che ha ridotto la famiglia in ristrettezze economiche, decide di impartire lezioni private di inglese. Lo parla e scrive correntemente, ma non ne conosce le regole di grammatica teorica, quelle che si apprendono nei normali corsi di studio scolastici, per averlo appreso fin da piccola in modo naturale, grazie a istitutrici di madrelingua. Così, trovandosi alle prese con la nomenclatura dei sostantivi, classifica i nomi distinguendo quelli di “sesso” maschile da quelli di “sesso” femminile. Le si fa garbatamente notare che in grammatica bisogna parlare non di “sesso”, ma di “genere”, perché il sesso è una categoria biologica, non grammaticale. Bei tempi, in cui nessuno ancora si sognava che parecchi decenni dopo si sarebbe addirittura istituita, a livello governativo (durante uno dei governi Craxi, se non vado errato) una commissione parlamentare per promuovere l’uso “non sessista” della lingua italiana. Quegli “esperti” – esperti che, come pensava Einaudi per gli “esperti” di Economia, sono più disastrosi delle dieci piaghe d’Egitto – si misero a scrivere suggerimenti risibili, su cui si aprirono discussioni ancora più risibili all’interno del femminismo più becero e parolaio tanto caro alla sinistra di oggi, cui giustamente la classe operaia ha da tempo voltato le terga votando (purtroppo) Salvini. Poveretti! Anche loro cadevano nell’errore di Nennele, pur essendo meno giustificabili di lei per aver studiato le lingue (se le hanno studiate) nel modo tradizionale, compulsando grammatiche e dizionari, dove si parla di nomi e aggettivi di “genere”, non di “sesso”, maschile e femminile. Se leggessero questo mio scritto (per fortuna sono sicuro al cento per cento che non lo faranno mai, perché Don Giovanni Tenorio per loro è un personaggio esecrabile) si straccerebbero le vesti perché, usando la lingua in modo sessista, ho detto “esperti” e non “esperti/e”, o ancor meglio “esperte/i”, cancellando in tal modo – così dicono loro – la metà del consorzio umano, con l’eliminazione della componente femminile. Menti illuminate, non c’è dubbio. Ma menti ancor più illuminate, pochi anni dopo, sono andate ancora oltre, ribaltando del tutto lo svarione di Nennele: mentre quella cara ragazza confondeva la grammatica con la biologia, gli/le esperti/e (meglio le/gli/esperte/i) di questo nostro secolo filosofico umanitario egualitario hanno fatto piazza pulita del sesso perfino in biologia, introducendo anche in quel campo la categoria di “genere”. Dunque: la Luna è di genere femminile e anche una donna , una donna in carne ed ossa, non il sostantivo “donna” come termine grammaticale registrato dai dizionari, è di genere femminile. A un patto, però: che si senta femmina; perché se per caso dovesse sentirsi maschio, allora diventa di genere maschile. E la biologia, l’anatomia? Possono andare a farsi friggere. Ma avere la fica o l’uccello, avere le mestruazioni o no, poter mettere al mondo figli o no vorrà pur dire qualche cosa! Neanche per idea: quel che conta è come ci si sente. Dopo tutto, in un’esilarante novella di Boccaccio (una delle molte che a scuola non fanno leggere, e sono le più divertenti) Bruno e Buffalmacco, con la complicità di mastro Simone medico, fanno credere a Calandrino di essere incinto (incinta?) E il povero babbeo, rivolto alla moglie, esclama: “Vedi, monna Tessa, tu che vuoi sempre stare di sopra!” Boccaccio aveva già capito tutto! Monna Tessa, che praticava la cosiddetta “posizione di Andromaca”, era di genere maschile, pur avendo la fica, e Calandrino, che riteneva di poter essere incinto (incinta?) era di genere femminile. Potenza della letteratura! Aveva ragione Freud: l’arte precede spesso di secoli le conquiste della psicologia. Sofocle aveva anticipato di millenni la scoperta del ” complesso di Edipo”.E non siamo ancora arrivati al traguardo! Le cose si complicano ulteriormente. Non esistono soltanto due generi. Ce ne sono infiniti. Uno/una (una/uno) può sentirsi un po’ maschio e un po’ femmina, maschio per tre quarti e femmina per un quarto, e viceversa. Le porzioni di genere possono variare all’infinito. Di più: Ci si può svegliare una mattina e, dopo essersi sentiti maschi fino a ieri, sentirsi all’improvviso femmina, o viceversa. Oppure ci si può accorgere che le proprie porzioni di genere sono mutate. Ieri mi sentivo per tre quarti maschio e oggi mi sento per tre quarti femmina. Poco importa che il mio uccello o la mia fica siano rimasti tali e quali. Quel che conta è come ci si sente! E non si venga a dire che se uno all’improvvisa si sente femmina, allora deve tagliarsi gli zebedei e modificare la propria anatomia, o se una all’improvviso si sente maschio, allora deve farsi innestare un apparato genitale maschile, magari con un uccello di gomma. Impossibile! Come la mettiamo con la mutevolezza della sensazione di genere? Mica posso sottopormi a un’operazione di chirurgia estetica tutte le volte che la mia sensazione cambia! E come la mettiamo con le sensazioni miste? Tre quarti di uccello e un quarto di fica, o viceversa?Il problema si complica ulteriormente a livello giuridico. Per stigmatizzare e sanzionare chi prende in giro i culattoni e le lesbiche si è introdotto il reato di omofobia. Ma non ci sono solo i culattoni e le lesbiche. Ci sono, come dicevamo, un’infinita quantità di “generi”, tra l’altro mutevoli e intercambiabili, e non si può tollerare che alcuno di essi venga discriminato o fatto oggetto di scherno. Ben venga quindi un’altra legge, che affronti alla radice il problema, introducendo nel sistema penale di impronta fascista che la Repubblica democratica fondata sul lavoro ha ereditato un altro bel reato d’opinione. Attenzione a non parlar male di uno degli infiniti “generi” o a pensare e a scrivere che forse il matrimonio è l’unione di due persone di “sesso” diverso, “sesso”, non “genere”. O che i culattoni se non mantengono la castità fanno peccato. Si potrebbe finire davanti a un giudice e beccarsi una bella condanna. E’ vero che un articolo della legge sembra voler distinguere tra manifestazione di un pensiero e istigazione a un comportamento discriminante. Ma è un confine sottile, quasi evanescente. Bisognerà vedere a quale giudice ti troverai davanti. Santa Romana Chiesa, fin dalle sue origini fieramente omofoba sulle orme del suo fondatore Paolo di Tarso, sta già cercando di correre ai ripari. Va bene una legge contro le discriminazioni di “genere”, dicono i preti, ma dev’essere ben scritta, per evitare ingiuste condanne. Hanno ragione, non scherzo. Uno studioso come Mauro Biglino, quello che legge la Bibbia letteralmente, nel testo ebraico masoretico, dimostrando che non parla di Dio, osserva giustamente che non sarà più possibile pubblicare l’Antico Testamento senza evitare di incorrere nel reato di istigazione alla violenza di “genere”. Nella “Torah” è scritto chiaramente che i culattoni colti in flagrate vanno lapidati. Non è solo esposizione di un pensiero, è un vero e proprio ordine. L’istigazione a delinquere è innegabile.Io, che pur vedo i preti come il fumo negli occhi, sto col cardinale Bassetti, che molto sensatamente dice: “C’è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze” . Aggiungerei: sufficiente e non sempre necessaria, perché spesso rischia di scivolare nel reato d’opinione. E l’art. 4 della Legge Zan, che tra l’altro è scritto malissimo, getta ulteriore benzina sul fuoco. Una volta erano le sinistre a pretendere, giustamente, la cancellazione dei reati d’opinione rimasti nel Codice Rocco. Adesso sono loro a volerne introdurre di nuovi. Aveva ragione Flaiano (o chi per lui, perché l’attribuzione della massima è incerta):”In Italia ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti”. A quando una proposta per la modifica dell’art. 3, comma primo, della Costituzione? Attualmente è così formulato: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Sostituire “sesso” con “genere”. Così la Costituzione, che ora è la più bella del mondo, diventerebbe la più bella di tutto l’Universo.
Chiedo scusa, ma “studioso” è un termine forte e “dimostrando” è un termine completamente fuori posto, da sostituirsi con “sostenendo”. (mi riferisco al Pallino)
Costui, negli anni 80 promoter finanziario fallito di Borsano, gran magliaro trafficone socialista ed ex presidente del Torino Calcio, si è riciclato ed ha imparato l’ebraico con una decina di lezioni private continuando poi da autodidatta a studiare una lingua peraltro che – mi è stato detto – non è difficile. Per motivi misteriosi (qualche calcio in culo) – fu assunto dalle ediz. S.Paolo per alcune traduzioni. Poi ha elaborato le sue tesi ed ha iniziato i suoi tour e i suoi libercoli per raggranellare un po’ più di spiccioli.
Mi chiedo: ci sarà – magari in Israele – qualcuno di madrelingua che l’ebraico lo conosce molto meglio di lui e che non giunge affatto a dire che YHWH è il capo di un’astronave o cos’altro?
Quanto alla traduzione “letterale”, il gran capo Estiqaatsi avrebbe qualcosa da dire. Non vorrei che qualcuno mi traducesse “letteralmente” tra 3000 anni “Today in London it’s raining cats and dogs” per giungere alla conclusione che anticamente a Londra vi fu una misteriosa caduta dal cielo di animali domestici.
Non mi si chieda quanti libri ho letti del Pallino, rispondo adesso: zero spaccato (ma si devono leggere pure i libri di Celentano per capire che è un bischero?).
Nel caso di Celentano sicuramente non è necessario leggerlo. Non credo, poi, che abbia scritto libri. Con l’altro un po’ di attenzione ce la metterei, anche se condivido le perplessità. Non so però se l’ebraico sia veramente una lingua non difficile, forse l’abitudine con gli alfabeti greco – latini mi blocca psicologicamente. Non sono in grado di dire chi abbia ragione tra lui e la casa editrice San Paolo, ma mi sembra strano che si siano accorti tardi dell’eventuale errore all’atto dell’assunzione. Certo affermare che la Bibbia non parli di Dio appare un’affermazione forte, anche se i testi mosaici sono sicuramente libri di tipo normativo; almeno stando alle traduzioni a disposizione attuale. Chi sono io per poter stabilire chi abbia ragione in merito alle traduzioni? Quest’ultima frase è una parafrasi di quanto un tempo affermato dall’auroro di bianco vestito in un altro ambito? Sì. Se verrò scomunicato per questo, tanto meglio: giocherò al ruolo del Dario Fo liberista. A proposito: un tempo si levarono voci furenti contro il “Mistero Buffo”. Oggi lo stesso testo è venduto ed esposto in primo scaffale in un negozio romano appartenente alla casa editrice San Paolo. E il negozio si trova di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano, sede ufficiale dell’episcopato romano. Come cambiano i tempi in poco tempo, vero? Non so se mi è consentita una considerazione personale. L’amore per il teatro lo devo ai mei genitori; Goldoni a mia madre, gli altri autori a mio padre. A lui devo anche l’amore per la pratica della recitazione. Nei confronti di “Come le foglie”, mio padre aveva delle riserve mentre a me piaceva molto. Non ero ancora un pucciniano sfegatato, ma provai immediata simpatia per il testo di Giacosa. Mio padre e mia zia (la sorella) interpretarono rispettivamente i ruoli di Tommy e Nennele (fratello e sorella anche in scena) al Teatro dei Dioscuri per la regia di Ruggero Isca. A “I Dioscuri” recitavano spesso anche Anna Magnani e Aldo Fabrizi, la sede si trovava (in teoria si troverebbe ancora adesso) in una parallela di via Nazionale; una strada che costeggia via Milano vicino alla galleria che i romani chiamano abitualmente “traforo”. Sul testo rimango di un’idea diversa rispetto all’opinione del mio genitore, sulla gratitudine per l’amore verso il teatro resto fedele a una persona che oggi avrebbe novantacinque anni e che ha avuto l’infelice idea di prendersi un ictus fulminante a soli cinquantaquattro, nell’agosto del 1980. L’ultima delle mie sorelle era ancora minorenne. Mi si perdoni il più o meno felliniano “amarcord” ma Don Giovanni, citando il lavoro di Giacosa mi ci ha praticamente trascinato dentro. Forse nostalgicamente.
Caro Colla, la sua testimonianza sul capolavoro (sì, capolavoro) di Giacosa mi fa molto piacere. Sono d’accordo con Lei sul valore dell’opera. Il racconto delle Sue vicende familiari e la Sua espressione di gratitudine per i genitori che le hanno comunicato l’amore per il teatro mi hanno commosso. Giacosa richiama immediatamente Puccini, per essere stato uno dei suoi più validi librettisti. Mi chiedo quanti pucciniani delle più giovani generazioni conoscano, di Giacosa, qualche cosa d’altro oltre ai testi scritti per la musica del loro compositore preferito. Non va dimenticata neppure la piacevole raccolta “Novelle e paesi valdostani”, che stranamente Wikipedia ignora.
In somma, caro Max, Lei non conosce l’ebraico, ma pensa (non si sa bene su che basi) che sia una lingua facile, afferma (senza prove) che Biglino avrebbe imparato l’ebraico in modo raffazzonato, ritiene (senza prove) che abbia lavorato come traduttore biblico alla Casa Editrice San Paolo perché raccomandato di ferro. Confonde la “traduzione letterale” (che è ben consapevole delle metafore e delle catacresi linguistiche) con le traduzioni degli studenti somari alle prese con brani di autori greci o latini nei Licei del tempo che fu (anche lo studente più somaro sa come tradurre dall’inglese all’Italiano “to rain cats and dogs”). Infine, di Biglino non ha letto neanche una riga. Però il mentecatto è Biglino, che documenta tutto quello che dice e confuta i suoi interlocutori mettendoli davanti alla lettera dei testi, non infangandoli con insinuazioni riguardanti la loro vita privata, che con le questioni su cui si discute non hanno niente da spartire.
Mi pento solo che ricordavo male: “BErsano” non “BOrsano” (poco male, entrambi comunque esistevano, erano due tipi poco raccomandabili, ed hanno fatto crack) , tutto il resto è sacrosanto.
Conoscevo un sacerdote molto in gamba che sapeva greco ed ebraico oltre al latino e le altre quattro principali lingue attuali, aveva una laurea in matematica e insegnava al La Salle di Torino. Me lo disse lui che l’ebraico è abbastanza semplice e a me tanto basta.
Il Pallino era un condannato per truffa, spiantato, senza alcun titolo di traduttore, ma entra dalla porta principale delle S.Paolo. Viene il dubbio che lo studio dell’ebraico (notoriamente richiestissimo sul mercato, anche più di Java, Python o Ruby) fosse propedeutico ad un lavoro già assicurato. Essendo stato un massone, a qualcosa serviranno sti grembiutati, no?
Comunque ad ognuno i propri maestri; se si vuole seguire pure il Pallino oltre a Montanari, Scoglio, Bacco lo si faccia. Chissà quale altro luminare ancora uscirà dal cilindro prossimamente.
Caro Max, Lei, invece di confutare le argomentazioni di Biglino entrando nel merito, continua a screditarle attaccandone l’autore sul piano personale. In retorica, questo si chiama argumentum ad hominem. Se ho ben inteso, usa la stessa tecnica per screditare questo sito, che racconterebbe bufale perché talvolta, molto di striscio, gli capita di far riferimento a Montanari, Scoglio, Bacco e altri personaggi a Suo dire risibili. Mi ricorda un mio vecchio amico, amante della musica sinfonica ma spregiatore dell’Opera, in particolare di Wagner. Ascoltammo insieme, alla TV, nei lontanissimi anni Sessanta dello scorso secolo, un’intervista a Leonard Bernstein, che a un certo punto dichiarò di provare sempre entusiasmo nel dirigere la musica di Wagner. Commento del mio amico:”Bernstein è un coglione!” “E perché mai?- gli chiesi. – E’ uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi!” Risposta:”Perché uno che dice che gli piace dirigere Wagner è un coglione”. Bel ragionamento, non c’è che dire. Per concludere, vorrei far notare che, anche senza il riferimento a Biglino, quanto affermo nell’articolo a proposito della condanna dell’omosessualità nella Bibbia risulterebbe ineccepibile: perfino un sottilissimo esegeta come monsignor Giafranco Ravasi mi darebbe ragione. La questione qui dovrebbe essere un’altra: si condivide o no quanto diciamo a proposito della Legge Zan? Purché non si obietti che quanto afferma Don Giovanni non è attendibile perché è un assassino e uno stupratore Se anche fosse vero (e non è, come ho più volte spiegato),”Che ci azzecca?”- direbbe quell’illustre professore di Etica degli Affari.
Su B. – come su tutti – applico un normale esame del curriculum vitae, quando uno pretende di avere a che fare con te o con le tue convinzioni. Dal frutto si riconosce l’albero, ma anche viceversa.
Che non legga i suoi libri è una scelta (ad es. quelli di Piedifreddi li ho letti TUTTI e non c’è una frase che ricordi tanto sono insulsi e inutili come l’autore), perchè esistono ore di Youtube sul personaggio che mi sono sciroppato 2-3 anni fa che bastano e avanzano.
Che il levitico condanni l’omosessualità (e pure mangiare crostacei e altre cose) lo sappiamo.
A me della Zan non frega nulla e a distanza adeguata dalle mie chiappe ogni gay è libero e sovrano, quindi non so che dovrei commentare. Se passa non pubblicano più la bibbia? Biglinate, comunque può essere pure un bene, diventare merce di contrabbando e come tale essere più ricercata e letta.
Intervengo solo in merito al giudizio espresso su Biglino (non sono preparato sugli altri argomenti).
Pur non convididendo la parte positiva degli scritti di Biglino, e le conclusioni nel campo della genetica e dell’evoluzionismo (ne ho discusso con lo stesso autore, che è molto disponibile al confronto), il suo metodo, sintetizzato dall’espressione “facciamo finta che”, è affascinante e “produttivo”. Invece di portare all’estremo (anche oltre la decenza) schemi e filoni inariditi della teologia e della storia della religione (o della storia in generale), Biglino cambia la propsettiva e le regole, restando poi assolutamente coerente con le nuove ipotesi, penendosi in modo critico e auto critico nel valutare i risultati del processo scientifico e cognitivo. Non so quanto lui stesso ne sia consapevole, ma questa modalità di ricerca mi sembra una felice conferma della fertilità dell’anarchismo epistemologico di Paul Feyerabend (che come ogni forma di anarchismo, non significa assenza di regole ma competizione tra regole in assenza regolatori centralizzati).
B. è disponibile al confronto solo se sul suo terreno e con gente impreparata, sennò scappa.
A tal proposito sul canale wannabebuddha, ci sono molti video (li consiglio TUTTI) per una perfetta stroncatura di B. fatta da un ateaccio che non gode affatto delle mie simpatie, ma che ha avuto le palle e il tempo per farlo, al contrario di altri cattolici del caxxo (in particolare un prete imbelle romeno o greco) che hanno fatto figure di merda con sto cialtrone.
Enjoy.
youtube.com/results?search_query=wannabebuddha+biglino
Ecco due esempi delle controargomentazioni di Wannabebuddha: “La maggior parte di chi segue Biglino è complottista e vota 5Stelle”; “Pietro Buffa non è un vero scienziato perché pubblica con Unoeditore”. Siamo al livello di “Bernstein è un coglione perché gli piace dirigere Wagner”. Un vero modello di fallacia logica. Quella che il nostro chiama “fallacìa”, a dimostrazione del suo livello culturale. Prima di discettare sull’ altrui conoscenza dell’ebraico, impari la lingua italiana