Don Giovanni

Che Dio benedica le puttane!

Fino a due  anni fa, prima che si scatenasse la pestilenza, c’era un indicatore inequivocabile che segnalava l’arrivo dell’estate. Le temperature in aumento? Le giornate che si allungano? L’introduzione dell’ora legale? Nossignori. Le puttane. Direte voi: che c’entrano le puttane? C’entrano, c’entrano. D’inverno esercitano la loro professione in modo più discreto. Quando fa freddo devono esibire le loro grazie, per attrarre i clienti, in modo meno ostentato, se non vogliono buscarsi qualche accidente. Quando fa caldo, invece, è una gioia degli occhi, tette e culi e qualcos’altro. Ecco allora che i sindaci, non avendo niente di meglio da fare, si mobilitano per correre ai ripari. Bisogna arginare lo sconcio. Con quale mezzo? Manco a dirlo, con la Polizia Locale, che mica può limitarsi a infliggere multe per divieto di sosta (a quelle ci pensano quegli altri mangiapane a tradimento che sono gli “ausiliari”) o a regolare l’afflusso dei bambini alle scuole (ci pensano i vecchietti volontari della Protezione Civile). Bel problema, però. La legge non punisce la prostituzione, punisce l’adescamento. Bisogna trovare il machiavello. Di solito è questo: quando le auto si incolonnano davanti a una professionista del sesso per contrattare il prezzo, si interviene elevando contravvenzione per intralcio al traffico.La pestilenza aveva risolto automaticamente il problema. Le quarantene, barbaramente chiamate “lockdown”, cui sono stati condannati per mesi tutti i cittadini, hanno interrotto anche il mercato del sesso. O meglio: il mercato in piazza e sulla strada. Perché sicuramente le tecnologia è intervenuta anche in questo caso. Gli studenti hanno fatto scuola a distanza, le puttane hanno fissato gli appuntamenti con lo stesso sistema. C’è un altro problema, però: come proteggersi dal morbo durante il rapporto? Intendo il morbo della pestilenza, non il morbo gallico, per il quale le protezioni esistono già e sono efficaci. Ci ha pensato il grande luminare prof. Pregliasco.  Lui, pudicamente, non ha parlato in modo esplicito di puttane, ha parlato in modo generico di rapporti sessuali, raccomandando di consumarli con la mascherina. Ad ascoltare quell’altro luminare italo-americano con la faccia spettrale, Fauci, per maggior sicurezza di mascherine se ne potrebbero indossare anche due o tre. Così l’esercizio sessuale mercenario è davvero blindato: il condom garantisce dalle malattie veneree e le mascherine dal flagello della pestilenza. Poi arriva il vaccino a riportare la libertà. Fottuta libera! Ah, la Scienza, che cosa meravigliosa! Questi sì che sono miracoli, in confronto ai quali quelli di Nostro Signore sono quisquilie. Probabilmente è proprio per i miracoli della vaccinazione di massa che le mercanti del sesso hanno ricominciato a esibire in pubblico le loro grazie a scopo di adescamento; anche se ormai si sta avvicinando l’inverno, che rende più problematica l’esibizione, per tutte le complicazioni sanitarie di cui si diceva. Allora si approfitta delle ultime giornate di sole e dell’aria ancor tiepida delle prime ore pomeridiane. I sindaci ritrovano così pane per i loro denti, e le Polizie Locali si armano si tutto punto per scatenare la guerra alle puttane e ai loro clienti. Il sindaco di Terni l’ha pensata davvero bella per aggirare l’ostacolo di un sistema giuridico che non punisce la prostituzione, ma solo l’adescamento. Ha pubblicato un’ordinanza che proibisce di circolare all’aperto in abiti succinti e provocanti: minigonne, scollature, ecc. Questo però apre un altro problema: come distinguere le puttane dalle donne “oneste” (le virgolette sono d’obbligo: anche le puttane sono oneste, se adempiono con cura la loro prestazione, rispettando gli accordi contrattuali)? Tutte le donne che circolano con scollature e minigonne sono da considerarsi puttane? No di certo. L’esibizione di tette e culi non è necessariamente mezzo di adescamento. E poi: mettiamo al bando tutte le minigonne e tutte le scollature? Oppure facciamo seguire all’ordinanza una circolare esplicativa in cui si fissano la lunghezza massima delle minigonne e le dimensioni delle scollature? Fino a che punto si possono mostrare le tette? E le chiappe? Sembra di essere tornati ai tempi di Dante, quando a Firenze fu proibito dai pulpiti delle chiese “di andar mostrando con le poppe il petto” ( ma almeno a quei tempi si era meno ipocriti. era questione di comune senso del pudore, non era un artificio contro le puttane e i loro clienti). Sembra di essere tornati ai tempi in cui, nelle scuole delle suore, si raccomandava alle educande di portare gonne lunghe fin sotto le ginocchia, se non si voleva far peccato.Sono pronto a scommettere che l’ordinanza del sindaco di Terni, se finirà davanti a un giudice competente, sarà cassata, tanto è idiota. Ma adesso voglio accennare a un altro problema, di tipo economico, anche se ha sempre come oggetto le puttane. Le quarantene, benché, come si diceva prima, non abbiano interrotto del tutto il mercato della passerina, l’hanno fortemente limitato. Il che ha comportato un calo consistente di una bella fetta di PIL sommerso. Quanto è il PIL, che sfugge alle statistiche, legato all’attività di meretricio in tempi normali? Non ne ho idea, ma dev’essere piuttosto elevato, visto che il mestiere più antico del mondo è sempre stato piuttosto redditizio. E allora: legalizziamo la prostituzione e registriamo nei bilanci ufficiali anche quella fetta di PIL che proviene dal mercato del sesso. Altro che proibire l’esibizione di tette e culi! Che Dio le benedica, le puttane! E’ tutta ricchezza. Smettendo di occultarla, il rapporto debito-PIL migliorerebbe di botto e anche il differenziale fra titoli di debito pubblico tedeschi e italiani (il famigerato “spread”, che in questi giorni sta risalendo) si ridurrebbe a zero. Una cuccagna! Strano che quel cervellone di Draghi non ci abbia pensato.

Giovanni Tenorio

Libertino