A difesa della Polizia Locale.
Nessuno più di me ha in uggia le Polizie Locali. Rimpiango i vecchi vigili urbani, quelli che si limitavano a dirigere il traffico e ad affibbiare qualche multa per divieto di sosta. Adesso fanno spesso gli smargiassi, odiati, sotto sotto, dalle altre – troppe – Polizie che infestano questo povero Paese (con scarsissimi risultati per quanto riguarda l’ordine pubblico e infinite noie per gli onesti cittadini). Forse ci stiamo dimenticando quello che capitava poco più di un anno fa, quando vigevano i famigerati DPCM anti-Covid del governo Conte e poi del governo Draghi. Chi erano i più rigidi controllori di quelle norme infami, spesso rese ancor più stringenti e demenziali dalle disposizioni dei sedicenti “governatori” regionali e dalle solerti autorità cittadine? Gli agenti delle Polizie Locali, che spesso fermavano qualche povero cristo di ritorno dal supermercato e lo mutavano perché, tra i prodotti che aveva acquistato, c’era una bottiglia di vino, che non è un alimento essenziale (si può vivere anche bevendo acqua del rubinetto), o perché aveva acquistato più confezioni di quelle ammesse. Mi risulta invece che, in più di un caso, i Carabinieri abbiano chiuso un occhio e anche due con chi era sorpreso in strada nelle ore di coprifuoco. Le persone intelligenti, anche quando vestono una divisa, si comportano da persone intelligenti: se una legge è cretina non la applicano. Non so quali siano i requisiti per entrare nelle Polizie Locali. Penso però che sia obbligatorio avere un QI inferiore alla media. Io indirei un bel referendum per abolire le Polizie Locali e reintrodurre i rimpianti Vigili Urbani, quelli ai quali in occasione delle feste natalizie si regalavano volentieri panettoni e bottiglie di spumante (sembrano favole?No, era proprio così, ai bei tempi in cui Berta filava).
Detto questo, amicus Plato sed magis amica veritas. Se per una volta tanto c’è da difendere la Polizia Locale, non sarò certo io a tirarmi indietro. Ha fatto tanto scalpore in questi giorni il caso di quel signore che, avendo attraversato la strada sulle strisce pedonali in sella alla sua bicicletta, si è visto recapitare una multa inflittagli da un agente della Polizia Locale che l’aveva sorpreso sul fatto. Ma era di prima mattina, non c’era in giro nessuno, l’attraversamento in sella alla bicicletta non costituiva pericolo! Bravi! Sarebbe come dire: mi hanno multato perché sono passato col rosso, ma l’incrocio era sgombro, non ho messo in pericolo nessuno! Ho fermato la macchina nel posteggio riservato ai disabili, ma mi sono accertato cher di disabili, in quel momento, non ce ne fossero in giro! Ho strombazzato con i segnali acustici a mezzanotte nel centro del paese, ma erano tutti in ferie, e allora non ho svegliato nessuno! Qualcuno è arrivato a dire che, secondo il Codice della Strada, si può attraversare in bicicletta sulle strisce pedonali quando questo non esponga a pericoli eventuali pedoni. Io questa norma non l’ho trovata da nessuna parte. Se ci fosse, sarebbe ben bislacca. Se un attraversamento è qualificato come pedonale, può essere usato silo dai pedoni. Il ciclista – e a maggior ragione il monopattinista! – non è un pedone, perché la bicicletta (e ancor più un monopattino a motore) è un veicolo.Se un ciclista vuole attraversare sulle strisce pedonali, faccia il piacere di scendere dalla sella e di condurre la bicicletta a mano. Ai bei tempi in cui Berta filava capitava di leggere, sui portoni che introducevano ai cortili di vecchi palazzi “biciclette a mano”. Credo che in tutt’Italia non esista più uno di questi cartelli.
Strano che certi commentatori sempre pronti a sottolineare l’importanza di rispettare la legalità questa volta abbiamo stigmatizzato l’eccessivo rigore dell’agente – che si è limitato ad applicare la legge – e abbiano invece preso le parti del personaggio vittima dell’ iniqua sanzione. Il quale, invece, avrebbe dovuto essere additato come un campione di stupidità.Non ha pagato la multa, non ha risposto ai solleciti di pagamento, così ora si trova a dover pagare una cifra esorbitante. Pare abbia scritto al comando della Polizia Locale, per far valere le sue ragioni, e anche al sindaco, che, se ho ben capito, gli ha risposto per le rime, dicendogli che le multe si pagano. Ah, questa maledetta burocrazia, che opprime i cittadini! Ah, queste sanzioni incivili! Non c’è più religione!
Se ho ben capito, la vittima non è uno sprovveduto qualunque, ma un laureato. Dovrebbe dunque sapere che, se si ritiene illegittima una contravvenzione, si può ricorrere. Se si ricorre al prefetto, non costa niente. Basta una lettera raccomandata in cui si spiegano i fatti e si sostengono le proprie ragioni.Semplicissimo. Per una volta tanto, non si tirino in ballo le tortuosità della burocrazia italiana. E’ più o meno così in tutto il mondo. Io aborro i prefetti, ma devo riconoscere che in più di un’occasione le contravvenzioni a mio carico sono state archiviate dai loro uffici competenti, perché si riconoscevano le mie buone ragioni, anche per motivi squisitamente formali. Una volta una contravvenzione fu archiviata perché l’agente della Polizia Locale aveva scritto sul verbale che avevo parcheggiato l’autoveicolo sul marciapiede.E invece no: l’avevo parcheggiato su uno spartitraffico! L’articolo del codice richiamato nel verbale non era pertinente (a dimostrazione che per essere assunti nelle Polizie Locali bisogna avere un QI inferiore alla media).
Facciamo finta per un momento che la nostra povera vittima avesse ragione, e che esista davvero da qualche parte del Codice della Strada un comma che autorizza, in casi particolari, l’attraversamento sulle strisce pedonali in sella a un velocipede. Una persona con il QI nella media, anche se non è titolare di una laurea, che cosa fa? Ricorre al prefetto, facendo riferimento alla fantomatica norma. Se la norma esiste, l’esito del ricorso non può che essere favorevole. Invece la nostra povera vittima che cosa ha fatto? Ha lasciato che i tempi per il ricorso scadessero, si è rifiutata di pagare il dovuto e alla fine si trova a dover pagare una cifra mostruosa. Che dire? L’ha voluto, suo danno! Quella multa, ormai, non gliela può cancellare neanche il Padreterno.
Se c’è un appunto che si può fare all’agente è quello di essere stato forse eccessivamente severo. Un agente con un QI nella media si sarebbe limitato a fare una bella lavata di capo al trasgressore, invitandolo a comportarsi in modo più corretto, se non voleva incorrere, come recidivo, in una sanzione. Rimane vero però che le amministrazioni comunali, per far quadrare i loro bilanci, hanno più che mai bisogno di rimpinguare le entrate delle sanzioni pecuniarie per violazione del Codice della Strada. A questo punto, la Polizia Locale diventa una puntigliosissima alleata. Chi ha un QI inferiore alla media pensa che gli ordini vanno sempre eseguiti. Viva il decentramento, viva il decentramento!
Non sono tanto il QI più o meno alto o gli effetti del decentramento, a spingere verso la partecipazione al “concorso” per diventare servitore dello Stato (o dell’Amministazione Comunale), quanto la vocazione per il posto fisso e per una professione (una tra le tante e non la più comoda, questo va riconosciuto) esonerata da competitività e dal pesante legame tra risultati e prospettive.
Non riesco a comprendere le sottigliezze nel giudizio tra servitori dello Stato e nemmeno quelle relative ai cavilli: La Polizia Locale risponde, seppur indirettamente, a una autorità centralizzata, imposta con il trucco logico delle legittimazione maggioritaria-democratica: tanto basta per ritenerla, in ogni caso, illegitima e amorale e di tollerarne le imposizioni solo quando non è possibile sottrarsi alla violenza (fermo restando la coscienza indivuduale e la responabilità morale dei propri atti, anche nel contesto della circolaizone stradale).
Se il monopattino non fosse stato elettrico, quindi se fosse stato leggero, il monopattinista avrebbe solo la colpa di aver scelto un mezzo di trasporto esteticamente orrendo e politicizzato, non più pericoloso di un pedone che avesse attraversato di corsa (la capacità di fare danno è proporzionale all’energia cinetica): qualsiasi limitazione alla sua libertà sarebbe per me illegittima. Se il veicolo fosse stato elettrico e quindi con massa considerevole e capacità di fare danno elevata, allora costituirebbe un pericolo. Non mi entusiasmerebbe risolvere la questione con una multa o una legge, ma, per pigrizia, lo accetterei.