Aggredire l’aggressore
Sabino Cassese è un grande giurista, su questo non ci sono dubbi. Qualcuno ha detto che sta sempre dalla parte di chi governa. Può essere, non ho gli elementi per valutare un simile giudizio. Quando mi capita di leggere qualche suo articolo, non posso che riconoscerne la chiarezza, la dottrina e la forza argomentativa. Devo confessare che, qualche tempo fa, un suo scritto suscitò in me una strano sentimento in cui convivevano ammirazione, perplessità e il sospetto che, nonostante la brillantezza del discorso, sorretto da una logica in apparenza inoppugnabile, alla fin fine la tesi da lui sostenuta si prestasse a più di una obiezione. Quale tesi? In sostanza, la conformità al dettato costituzionale della decisione, approvata dall’allora governo Draghi con il consenso di quasi tutte le forze politiche, di contrastare,di concerto con gli Stati Uniti, la NATO e l’ Unione Europea, l’attacco di Putin all’Ucraina non solo attraverso sanzioni che colpissero le esportazioni della Russia (in particolare gas e petrolio), ma anche con l’invio di armi a sostegno del Paese invaso. Parlamento favorevole quasi all’unanimità,certo; grande stampa inazionale allineata, come sempre, al regime. Però non mancava, fra le poche voci rimaste indipendenti in un clima di asfissiante conformismo, divenuto ancor più opprimente dal periodo della cosiddetta “pandemia”, qualche giurista che, sulla base dell’art. 11 della Costituzione, sosteneva l’illegittimità del provvedimento. Sembravano discorsi di buon senso, più che di raffinata dottrina giuridica. L’art.11 Cost. parla chiaro. Dice che l’Italia rifiuta la guerra come strumento di soluzione delle controversie internazionali. E allora, in caso di attacco armato da parte di una potenza nemica? E’ chiaro che in questo caso l’unica risposta potrebbe essere quella di rispondere con le armi. Il ministero competente, non senza ragione, non si chiama più, come al tempo dello Statuto Albertino, “Ministero della Guerra” (spesso assegnato a un generale dell’esercito, come ora si ha il vezzo di assegnare gli Affari Interni a un prefetto, vedi Lamorgese e Piantedosi poi), ma “Ministero della Difesa”, come a dire che la guerra può essere soltanto difensiva. In somma, come nei rapporti fra singoli il ricorso alla violenza fisica può essere ammesso solo per contrastare un’aggressione che mette in pericolo la vita dell’aggredito, così nei rapporti con gli altri Stati la guerra è lecita solo se viene messa in pericolo, con un’aggressione, l’integrità territoriale della nazione e l’esistenza dei suoi cittadini. A questo punto, la conseguenza logica parrebbe una sola: il conflitto fra Russia e Ucraina è scoppiato per una controversia fra quei due Paesi. L’Italia può intervenire cercando una soluzione attraverso i mezzi diplomatici, proponendosi come mediatrice fra le parti, e non escludendo l’approvazione di sanzioni ai danni di uno dei due contendenti, quello che si ritiene sia dalla parte del torto. Fin qui, niente di incostituzionale. Le sanzioni non sono un atto di guerra in senso tecnico.Se ben giocate, possono diventare utile strumento di pressione nel corso di una trattativa diplomatica: si può dichiarare di essere disposti ad allentarle a patto che la controparte accetti alcune proposte considerate ragionevoli, al fine di porre termine al conflitto. Inviare armi, no.
Ebbene, in quello scritto di cui parlavo Cassese diceva: e invece sì, si può. Non sto a ripercorrere il suo dottissimo argomentare, ricco di esempi concreti e di considerazioni giuridiche degne del massimo rispetto, e vengo all’essenziale. Cassese parte proprio anche lui dal parallelismo tra la legittima difesa nei rapporti fra privati e il diritto a contrastare con le armi un attacco bellico nei rapporti fra Stati. Se io, per difendere un cittadino aggredito da un malfattore, corro in suo aiuto usando la forza fisica, compio un’azione non solo lecita, ma addirittura meritoria. Non importa che l’aggredito sia amico mio oppure no.Così è nel caso di conflitti fra Stati: anche se la Costituzione ripudia le guerra, soccorrere con le armi un Paese aggredito si può, e forse moralmente si deve. Non importa, come nel caso dell’Ucraina, che il Paese aggredito non faccia parte di un trattato internazionale, come la NATO, che impegna i partecipanti a intervenire militarmente quando uno dei membri subisca un’aggressione.
Le obiezioni che si possono fare a questo ragionamento sono molte. La prima: in un contrasto fra privati, la legittima difesa è concessa solo come extrema ratio, se non ci sono altre vie per sottrarsi all’aggressione senza provocare il ferimento o la morte dell’aggressore. Un principio, questo, che di solito viene applicato con un rigore perfino eccessivo. Pensate a quello sconvolgente fattaccio di pochi giorni fa: in seguito a una lite fra vicini, uno dei due sale su una ruspa e attacca l’abitazione dell’altro, e comincia ad di abbatterla, rischiando di seppellire sotto le macerie chi ci sta dentro. L’aggredito imbraccia un fucile e, dopo un colpo sparato in aria per avvertimento, senza successo, colpisce l’aggressore freddandolo. Più legittima difesa di così! Eppure chi ha subito l’aggressione è stato tratto in arresto per qualche giorno, sotto l’accusa di omicidio volontario, e qualche avvocaticchio ha avuto il coraggio di affermare che non era legittima difesa, semmai eccesso di legittima difesa, perché l’aggredito poteva fuggire. Certo! Lasciando che la sua casa fosse abbattuta e i suoi cari ci lasciassero la pelle. Ora torniamo un momento al conflitto fra Stati. Perché inviare armi prima di aver messo in atto ogni tentativo diplomatico? Le armi dovrebbero essere, anche in questo caso, l’extrema ratio. Invece non si è fatto nessun tentativo in questo senso, nel conflitto fra Russia e Ucraina. L’Italia, anzi, è stata più solerte di tutti gli altri nel decidere l’invio di armi. Qualche ministro si è addirittura permesso di insultare Putin, imitando Biden (poi ci si scandalizza se Maria Zacharova, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, ultimamente ha dato a Zelensky del figlio di puttana. Sarà anche deplorevole, ma è umano rispondere agli insulti con gli insulti: se mi dai del coglione, non devi lamentarti se ti rispondo che sei una testa di cazzo).
A ben vedere, il problema è mal posto. Bisognerebbe, prima di tutto, stabilire chi è l’aggredito e chi è l’aggressore. Ma è chiaro! – si dirà. Non è stata l’Ucraina a invadere la Russia, ma la Russia a invadere l’Ucraina. Sicuramente. Però torniamo un momento all’esempio della lite tra privati. Se uno mi punta una pistola, minacciando di togliermi la vita, e io sono così svelto da estrarre la mia e sparargli un colpo, prevenendolo e stendendolo a terra, chi è l’aggredito e chi è l’aggressore? Sono forse io perché ho sparato per primo? Certo che no, è quello che per prima mi ha puntato l’arma minacciandomi. La NATO, dopo aver garantito che, caduto il regime sovietico, non avrebbe mosso il suo schieramento in direzione dei Paesi ex-satelliti dell’URSS, è andata espandendosi portando il suo apparato bellico a ridosso dei confini europei della Russia. In questi ultimi anni, proprio in Ucraina, si sono svolte grandiose manovre NATO, come se si fosse nell’imminenza di un conflitto. Putin ha cominciato a innervosirsi, e il suo sconcerto è cresciuto nel momento in cui veniva dichiarato esplicitamente che la NATO avrebbe inglobato anche l’Ucraina. Se così fosse avvenuto, com’era più che certo, visto che si pensava di introdurre addirittura nella costituzione l’appartenenza all’alleanza, sarebbero stati collocati missili a poche centinaia di chilometri da Mosca. Putin s’è visto puntare la pistola al petto. Abbassa l’arma, per favore! No, non l’abbasso. E allora io, prima che tu mi attacchi, ti sparo con la mia.
Chi è l’aggressore e chi l’aggredito?
“L’Italia può intervenire cercando una soluzione attraverso i mezzi diplomatici… Inviare armi, no.”
A chi sosteneva questo, persino Capezzone ci è arrivato rispondendo: “Certo, ma mentre cerchi soluzioni diplomatiche dai al più debole la possibilità di difendersi, altrimenti l’altro se lo mangia subito.”
Mi pare ineccepibile, primum vivere… dum Romae consolitur… ammesso poi che il macellaio voglia soluzioni diplomatiche: solo ultimamente, vista la mala parata per lui, pare disposto a trattare.
Per me questo è un altro bell’esempio di delirio di onnipotenza. Quando si è pappato la Crimea, senza colpo ferire, l’idiota, proprio come Adolfo, si è detto: “Anvedi quanto so’ gajardo, so mejo de Napoleone, e mo, caro occidente, come te metti?”
Quindi ha pensato di farsi una bella scampagnata in carrarmato fino a Kiev, sostituire Zel con chi voleva lui e tornarsene indietro in poco tempo. Magari qualche scaramuccia tipo Budapest 56 e Praga 68 pienamente gestibile, ma nulla di più. La realtà è stata ben diversa e se potesse tornare indietro, mi sa che lo farebbe al volo.
Se non è proprio idiota totale.