Hai ragione, Gretina
Ma è diventata matta la Gretina, a dire che bisognerebbe, per il momento, sospendere lo smantellamento delle centrali nucleari e mantenere in funzione quelle esistenti? Solo in via provvisoria, è chiaro! Fino al momento in cui finalmente sarà stato attuato il programma delle magnifiche sorti e progressive, con un mondo del tutto alimentato dalle energie rinnovabili: tanto vento, tanto sole, tanta acqua, niente carbone, niente petrolio, niente gas, auto elettriche. Già, auto elettriche… alimentate con che cosa? Oh diamine, che domande! Con l’elettricità! Prodotta da che cosa? Dalle fonti rinnovabili: tanto sole, tanto vento, tanta acqua. E se cessa il vento, il cielo è nuvoloso, e di acqua non ce n’è? Mah, è un problema mal posto, diceva un tale che, dopo tre ore di conversazione, davanti alle obiezioni inoppugnabili del suo interlocutore non trovava argomentazione migliore per cavarsi d’impaccio che quella di dichiarare che erano rimasti lì tre ore a parlare di un problema mal posto.
In realtà il problema non è affatto mal posto, e chi tanto si batte per la transizione ecologica lo sa benissimo. Può anche darsi che, prima o poi, si escogiti qualche sistema per accumulare energia prodotta da vento e sole (per l’acqua, quando c’è, la questione non si pone; ma le cascate, naturali o artificiali, non sono poi così diffuse, e quelle che ci sono ormai sono già sfruttate al massimo), ma per il momento ne siamo ancora ben lontani. Potrebbe essere anche domani, ma chi può dirlo? I futurologi? Quelli non ne hanno mai azzeccata una. Secondo gli esperti del Club di Roma, quelli che pubblicarono, all’inizio degli anni settanta del secolo scorso, il saggio sui “limiti dello sviluppo”, dovremmo essere già tutti morti.
E allora? Allora la Gretina ha ragione. Non credo che ci sia arrivata con la sua testolina piccina piccina. E’ una dichiarazione che le hanno messo in bocca quelli che da sempre la manovrano. Quelli che, con la scusa della “transizione verde” necessaria per salvare il pianeta dalla catastrofe, manovrano i governi per approvare piani che andranno a beneficio di un certo settore economico a scapito di altri. Brutti tempi per chi vende petrolio e gas. Al punto che, da qualche anno, nessuno più investe per rinnovare gli impianti di produzione ed effettuare nuove ricerche. Se il futuro è delle rinnovabili, la prospettiva è quella di dover ridurre le attività e magari chiudere. Anche i grandi fondi di investimento, che da tempo hanno subodorato dove spira l’aria, stanno investendo nelle società che lavorano nell’ambito delle cosiddette rinnovabili. Allo stesso modo in cui, quando ebbero sentore che si stava inventando una grande pandemia, cominciarono a orientarsi verso i colossi farmaceutici. E’ il Capitalismo, bellezza! Il Capitalismo che manovra la Politica e la Politica che manovra il Capitalismo, in un groviglio inestricabile che qualche ingenuo continua a chiamare libero mercato, mentre sta al libero mercato come io, che in disegno sono sempre stato un somaro con grande stizza dei miei precettori, sto a Raffaello Sanzio.
Ma se le rinnovabili da sole non bastano (se bastassero, dopo che da trent’anni se ne parla e si fanno enormi investimenti per metterle in funzione non correremmo il rischio di passare il prossimo inverno al freddo, a lume di candela), allora bisogna pur mantenere in attività un tipo di produzione energetica che sia compatibile con la lotta alla CO2, cui si ascrive li processo di riscaldamento globale che ci fa tremare le vene e i polsi. Qual è l’unica forma di produzione energetica da fonti non rinnovabili che non disperde CO2? Obtorto collo, bisogna riconoscere che è quella delle centrali nucleari. Perché sono da decenni avversate? Perché si teme che possano subire incidenti capaci di sprigionare nuvole radioattive micidiali, non certo perché, in condizioni di funzionamento normale, generino inquinamento. Sono le più ecologiche, come dimostrò Fred Hoyle in un aureo libretto. Ricordate l’incidente di Three Miles Island, al tempo della presidenza Carter, negli Stati Uniti? Per fortuna non ebbe conseguenze, la centrale fu subito fermata, ma se ne parlò a lungo, in toni da catastrofe. Sul “Corriere della sera” un giorno sì e un giorno no compariva un articolo di Alfredo Todisco che preannunciava sfracelli per “fusione del nocciolo” nelle centrali nucleari e altre amenità del genere. Serviva un incidente davvero grave per impostare campagne anti-nucleari di successo. L’incidente di Chernobyl arrivò come il cacio sui maccheroni. In Italia un referendum portò alla cancellazione di ogni programma energetico basato sul nucleare. Stupidamente, si decise la disattivazione immediata anche delle centrali già esistenti. Se fossero state mantenute in attività (senza per questo contravvenire al responso referendario, che riguardava i piani futuri, non il presente) forse oggi l’Italia non si troverebbe schiacciata da una crisi energetica dovuta in gran parte alla dipendenza quasi esclusiva dal gas, visto che anche le centrali a carbone sono state tutte quante dismesse.
Forza Gretina, dunque! Dimentichiamoci la fusione del nocciolo, diciamo che, almeno per ora, le centrali nucleari possono tranquillamente continuare i loro compiti; magari, sempre provvisoriamente, se ne potrà costruire anche qualcuna nuova, e poi magari qualcun’altra. Poi, quando saremo arrivati al Paradiso Terrestre delle rinnovabili capaci di soddisfare tutto il fabbisogno energetico, potremo smantellarle.
Questa è la giustificazione. La bambina ci crede davvero o finge di crederci? Di sicuro, ci credono davvero quei bamboccioni del “Friday for Future”, gli studentelli che prendono a pretesto la fantomatica crisi climatica per far sega a scuola, mettendo insieme ecologismo, antifascismo e chi più ne ha più ne metta (non una protesta, invece, per le vere misure fasciste che i governi Conte prima e Draghi poi hanno messo in atto con la scusa della pandemia). Non ci credono i grandi burattinai appartenenti alle alte sfere economiche, finanziarie e politiche. Avremo la cosiddetta “transizione verde”, con pale eoliche e cellule fotovoltaiche che sconceranno il paesaggio e causeranno problemi di smaltimento non da poco. Avremo auto elettriche che forse non tutti potranno permettersi. In più, avremo tutte le centrali nucleari indispensabili per produrre autonomamente tutta l’energia richiesta dalle utenze quando non c’è sole e non è detto che ci sia vento (pare che i picchi di consumo elettrico si abbiano alle ore 18).
Nel frattempo, visto che in Italia il nucleare è stato da tempo spazzato via, facciamo posto a rigassificatori galleggianti che, in caso di esplosione, avrebbero la potenza di 50 atomiche di Hiroshima e Nagasaki. E dove li collochiamo? Nel bel mezzo di un centro abitato: Piombino, ad esempio, o Porto Vesme. Furbi, vero? Come si è furbi a continuare a finanziare una società che da decenni studia il progetto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, cioè in uno dei luoghi più sismici della Terra.
Forse in Svezia cominceranno a costruire altre centrali. Noi rimarremo al palo. Come al solito.