Don Giovanni

“JE SONG ‘E NAPULE”

Molti anni fa, in un piccolo comune, la giunta comunale, con il consenso della maggioranza dei consiglieri che la sosteneva, approvò un piano per la costruzione di una tangenziale che, aggirando l’abitato, avrebbe alleggerito il traffico sulla strada provinciale da cui la recente area residenziale era attraversata. C’erano però due problemi: in primo luogo, la variante avrebbe distrutto una nicchia ecologica che, miracolosamente, si era salvata ai margini di un’area deturpata, fin dai primi anni del secondo dopoguerra, da un’urbanizzazione selvaggia; in secondo luogo, avrebbe portato scompiglio nei quartieri periferici che ne venivano lambiti, turbando la tranquillità dei residenti. I quali, conosciuto il progetto, si organizzarono e cominciarono a scendere in piazza per protestare, circondando più volte la sede dell’amministrazione comunale e chiedendo a gran voce che la decisione della giunta, fortemente lesiva dei loro legittimi interessi, venisse abrogata. Dopo molte polemiche, non se ne fece più nulla. L’assessore che tanto si era battuto per l’approvazione del progetto, digrignando i denti, sibilò, in consiglio, che ci si era vergognosamente arresi a una masnada di facinorosi.

Non erano facinorosi. Erano onesti cittadini, che, vivendo in una zona altamente inquinata, giustamente si preoccupavano della propria salute, oltre che della propria tranquillità. Ma, bollandoli come “facinorosi”, un epiteto che rimbalzò immediatamente sulle pagine di cronaca dei quotidiani locali, si raggiungeva lo scopo di metterli moralmente  fuori legge, come personaggi inaffidabili mossi da chissà quali trame delinquenziali. E’ una vecchia tecnica, cui le autorità e i loro reggicoda da sempre ricorrono per screditare gli oppositori, sentendosi così in diritto di evitare ogni civile confronto dove contrapporre argomentazioni ad argomentazioni. Se sei un delinquente, con te non parlo. Se sei un fascista, men che meno. Se sei un negazionista, posso anche sbatterti in galera.Se qualcuno avesse per caso esaminato con attenzione il video registrato, con i suoi commenti a caldo, e diffuso in rete dal dottor Pasquale Bacco, in cui si mostra tutto lo svolgimento della manifestazione popolare di Napoli del 23 ottobre contro i provvedimenti liberticidi minacciati dal presidente della Regione De Luca con il pretesto di arginare la recrudescenza della pandemia in corso, si sarebbe accorto di molte cose. Innanzitutto, che il dottor Bacco può essere criticato per mille ragioni, ma non è certo un sovversivo. Gettato giù dal letto da alcuni amici che lo invitavano a partecipare, è sceso anche lui sulla strada, rinunciando all’agognato riposo, e si è compiaciuto di vedere una folla pacifica, formata da gente comune, giovani, vecchi, uomini, donne, lavoratori, artigiani, commercianti, professionisti in giacca e cravatta, che si avviavano ordinatamente in corteo verso la sede della Regione, per esprimere il proprio dissenso. Più avanti si sono udite parecchie invettive e si sono levati non pochi epiteti ingiuriosi. E’ più che naturale, una manifestazione di protesta non è una festa di gala, dove sono richieste le buone maniere. Si è vista la mobilitazione delle forze di polizia, presenti in gran numero in assetto antisommossa. A un certo punto, non si capisce bene perché, hanno cominciato a scagliare lacrimogeni. Può darsi che sia stata la risposta a un attacco violento, può darsi che sia stata una provocazione. Indubbiamente alle file degli onesti cittadini si era aggregato qualche gruppuscolo di esagitati, pronti a menar le mani per i più futili motivi. Anche questo è uno scenario che si è sempre visto. Non soltanto le rivolte, ma anche le rivoluzioni, che sono altra cosa, hanno sempre visto in azione, accanto a chi si batte per motivi ideali, fior di canaglie che menano le mani per il proprio tornaconto,o anche soltanto per sfogare la loro animalità. Gente di quella risma era presente alla presa della Bastiglia, fra le schiere che reprimevano le insorgenze vandeane, fra i volontari che in Sicilia si unirono ai Mille di Garibaldi, forse anche sulle barricate delle gloriose Cinque Giornate di Milano. La protesta, anche la più sacrosanta, richiama la teppa. Allora è fin troppo facile chiamare “teppisti” tutti quanti, accomunando in un unico duro giudizio morale i pochi delinquenti marginali e la gran massa degli onestiLo stesso dottor Bacco, quando ha visto che la situazione mutava radicalmente, lasciando spazio alla violenza, ne ha preso dolorosamente nota, ripetendo più volte, con voce rotta: “E’ degenerata, purtroppo, è degenerata”. Il giorno dopo tutti i giornali di regime hanno ripetuto la medesima cantilena:” Manifestazione teppistica, infiltrata e forse organizzata dalla camorra a scopo eversivo”, e altre cose del genere. Mi metterei sullo stesso piano se replicassi che invece gli eversori sono i responsabili delle forze dell’ordine, che hanno infiltrato agenti provocatori tra le file dei pacifici manifestanti per causare disordini e screditare la loro protesta. Non ho elementi per dirlo, ma non posso dimenticare quel che capitò in occasione del G8 del 2001 a Genova, dove ancor oggi è difficile distinguere da che parte fossero schierati i più delinquenti, se dalla parte dei “No global” o dalla parte dei Servitori dello Stato. Si vadano a rileggere bene le pagine manzoniane in cui si descrive la rivolta milanese di San Martino. Risulta chiaramente, anche se il narratore non lo dice, che le file del popolo in tumulto sono infiltrate da sbirri in borghese. Uno di loro è quello che accompagna Renzo all’osteria, allo scopo di farlo arrestare come sovversivo e magari farlo impiccare, tanto per dare un esempio. Letteratura? Senz’altro. Ma spesso l’invenzione è più vera del vero.La tecnica di bollare come neonazisti, fascistoidi, negazionisti, no-vax, no-mask e chi più ne ha più ne metta  coloro che partecipano a manifestazioni contro le misure repressive anti- Covid in tutta Europa è già stata usata recentemente in altre occasioni. Ricordate la grande manifestazione a Berlino di fine agosto? Tutta la stampa di regime, non solo in Italia, ne ha parlato come di un’operazione risibile, cui hanno partecipato i soliti gruppi fanatici ed eversivi. Invece, basta guardare le fotografie aeree trasmesse nell’occasione in rete da canali d’informazione indipendenti per rendersi conto che a Berlino era radunata una folla immensa e pacifica Quasi nessuno dei giornalisti prezzolati ha fatto menzione del discorso di Robert Kennedy, che parlando dalla tribuna ha respinto sdegnosamente l’accusa di eversione neonazista, ricordando che fu proprio Goering, al processo di Norimberga, a spiegare che il Nazismo riuscì a calpestare la libertà attraverso il terrore: proprio come stanno facendo ora i governi sedicenti “democratici”.

L’ineffabile Aldo Cazzullo, sul “Corriere della sera”, a un lettore che ripeteva la stessa considerazione, ha risposto che il paragone non regge. Una delle tante sue cazzullate (ricordo che Cazzullo, nella sua recente biografia dantesca dice che nel Medioevo credevano alla Terra piatta: si informi, prima di scrivere scempiaggini). Io spero che manifestazioni come quella di Napoli incendino (metaforicamente; e pazienza se incendiano davvero qualche cassonetto) tutte le piazze d’Italia. Stanno cercando di sperimentare fino a che punto è possibile conculcare le libertà individuali senza che il popolo si ribelli. Napoli ha dato un primo segnale, che forse questo governo di delinquenti e incapaci ha colto: De Luca aveva suggerito di estendere il confinamento, da lui proposto per la Campania,  a tutt’Italia. Finora si sono stabilite, invece, misure più blande, forse proprio per timore di aizzare le piazze. Sono convinto che se l’esempio di Napoli non avrà seguito altrove, tenteranno di nuovo il colpaccio: tutti agli arresti domiciliari fino al 31 gennaio, poi si vedrà. Se insorgessero anche Milano (dove finora si è avuta solo qualche timida e circoscritta manifestazione), e poi magari Torino, Genova, Bologna, Firenze, la stessa Roma (dove già si sono avuti disordini) il loro gioco sarebbe mandato all’aria. Il governo dovrebbe fare marcia indietro. Una cosa però è importantissima: i cittadini onesti che scendono in piazza devono usare ogni sforzo per impedire gli atti di violenza,  resistere alle provocazioni, da qualsiasi parte vengano, isolare i gruppi eversivi e prenderne esplicitamente le distanze. Devono evitare come la peste (quella vera, non la Covid19) che l’informazione mercenaria possa bollarli come teppisti solo perché tra le loro file si è intrufolato qualche gruppo di teppisti veri.Robert Kennedy, ripetendo la famosa frase che il suo illustre nonno, il presidente John Fitzgerald, pronunciò a Berlino Ovest il 26 giugno 1963, ha gridato a sua volta, davanti alla folla immensa radunata il 31 agosto nella stessa città, “Ich bin ein Berliner”. In risposta alle obbrobriose calunnie che i media di regime scagliano contro la manifestazione del popolo napoletano, ogni persona onesta dovrebbe scendere in piazza a gridare “JE SONG ‘E NAPULE”

Giovanni Tenorio

Libertino

3 pensieri riguardo ““JE SONG ‘E NAPULE”

  • Alessandro Colla

    Non ce la faremo mai. Manzoni ci aveva visto e se Renzo non è finito agli arresti o impiccato è solo perché altrimenti il romanzo terminava troppo presto. Non ce la faremo mai, loro sono troppo forti e hanno le armi. Noi non abbiamo nessun Giorgio Washington mentre loro hanno ancora Giorgio Napolitano. ‘E Napule anche lui. E poi ho letto quello che chiedono i manifestanti: “Prima i rimborsi, poi il confinamento”. L’assistenzialismo viene prima della libertà anche per loro, quindi non c’è via d’uscita. Hanno vinto, prendiamone atto. La loro marcia su Roma si è svolta senza manifestazioni ufficiali perché i finanziamenti della Banca Centrale Europea hanno sostituito i quadrumviri e la mascherina è il surrogato dell’olio di ricino. Il siculo – sabaudo del Quirinale gli ha già concesso tutto e le prossime leggi razziali saranno dirette verso i politicamente scorretti spacciati per negazionisti. Speriamo ci sia concesso di indossare la stella di David.

  • Un po’ di casino antigovernativo è salutare, affinchè lor signori non alzino troppo la cresta, senza però eccedere. Adelante Pedro, con juicio. E gridiamo “JE SONG ‘E NAPULE”… ma anche no.

  • Alessandro Colla

    La cresta l’hanno già alzata. Troppo.

    Offri un bicchiere di Marzemino all'autore del commento 1

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