La Scienza non è una Fede
Gretha è arrivata a New York, sulla barca del principe monegasco: le auguro di tutto cuore di avere avuto una navigazione tranquilla. Tutti la vogliono, tutti la ascoltano,tutti la cercano. Anche quel signore vestito di bianco che porta indegnamente il nome di un grande Santo ne tesse gli elogi. Vanno in brodo di giuggiole quando ripete sciocchezzuole come questa: “I negazionisti del riscaldamento globale antropogenico non credono nella Scienza”.
Povera fanciulla, che ne sa lei della Scienza? La Scienza non è una Fede, non ha proprio nessun dogma da propinarci. Ci offre teorie, alcune più fondate, altre meno, ma tutte falsificabili. Solo i dati sono solidi come macigni (il fuoco scotta e nessuno può metterlo in dubbio), a patto che non siano dati statistici, sempre incerti e manipolabili. Le teorie no. Il fatto poi che un’opinione scientifica sia sostenuta dalla maggioranza degli studiosi non vuol dire proprio nulla. La Scienza non è democratica. Se così fosse, visto che la maggioranza di solito è stupida, anche la Scienza sarebbe stupida. Spesso nella Scienza sono le minoranze ad avere ragione. Spesso le maggioranze sminuiscono le argomentazioni dei loro critici, e non si peritano di manomettere i dati pur di corroborare le proprie tesi. L’hanno fatto i signori dell’IPCC; e non è che la cosa abbia sollevato tanto scandalo. Forse qualcuno, sotto sotto, pensa che per il bene della causa si può anche fare. Pare che anche Galileo abbia qualche volta ceduto alla tentazione. A Galileo forse si può anche perdonare, ai nanetti dell’IPPC no. Anche il machiavellismo non ha nulla che fare con la Scienza. Tutti deploriamo, con piena ragione, gli incendi che stanno devastando a Foresta Amazzonica in Brasile. Pochi deplorano che personaggi famosi, politici in vista, uomini dello spettacolo abbiano diffuso, per suscitare raccapriccio e mettere alla berlina Bolsonaro, foto di incendi che con l’attuale disastro amazzonico non hanno nulla che fare, perché riguardano fatti del passato o roghi sviluppatisi in altre parti del mondo. Qualcuno l’avrà anche fatto in buona fede; difficile pensare che tutti abbiano preso contemporaneamente un abbaglio. Sono uomini di Fede. Come il frate Cipolla del “Decameron”, ricorrono a qualche trucchetto per incantare i fedeli E quando il trucchetto viene svelato, sono abilissimi nel cambiare le carte in tavola.
Ma che c’entrano le foto di repertorio, il 50% delle foto dei vari tg sono fatti così, è risaputo. Del resto non capisco l’utilità di avere una foto con certifica notarile per vedere un pezzo di bosco che brucia o una grandinata o altro… è solo scenografia, l’essenziale è che sia veritiera la sostanza.
“Striscia la notizia” – trasmissione partita bene e trasformatasi ben presto in una squallida cacciatrice di trash scoop – sputtanava gli ambientalisti perchè raccoglievano rifiuti che loro stessi avevano poco prima gettato in una certa area: era vero, ma era per girare un film documento di un fatto avvenuto poche ore prima altrove. Si sa che i film vanno preparati con calma per fare scene un po’ decenti; se riesce difficile farli sul momento che male c’è a girarli dopo. Ci fossero andati Greggio e Iachetti a raccogliere un po’ di rifiuti, in primo luogo le cagate che hanno propinato per anni.
Le vere stronzate sono magari certi filmati degli eroici Nocs/teste di cuoio/teste di cazzo/et similia: mai visto quando sfondano la porta del casolare di turno e vengono ripresi dalla telecamera interna? L’eroico duo di Greggio & Iachetti in quel caso stranamente latita.
Mi dispiace, ma se io pubblico la foto di un incendio avvenuto anni fa in un determinato luogo, gabellandola per la documentazione di un fatto occorso qui e ora, sono un truffatore. La sostanza non è assolutamente la stessa. Si fa così in tutti i telegiornali? Anche in questo caso, i responsabili sono truffatori. Vendono una cosa per un’altra, come chi vende un anello d’ottone per un anello d’oro. Non mi si venga a dire che la sostanza è sempre la stessa, perché un anello è sempre un anello! Molto tempo fa sul quotidiano d’una città del Nord Italia, a corredo di un articolo in cui si deplorava il fermo dei lavori per l’allargamento di una strada, dovuto all’opposizione legale dei frontisti, fu pubblicata una foto dell’unico fondo i cui proprietari non solo non avevano fatto opposizione, ma avevano addirittura donato al Comune la parte del terreno richiesta. In quell’occasione, davanti alle proteste di chi si vedeva diffamato, il direttore del quotidiano replicò, più o meno, che “quel che conta è la sostanza; una foto vale l’altra”. Non ci fu alcuna rettifica e non si andò davanti al giudice. Malissimo: il quotidiano sarebbe stato condannato per diffamazione e sarebbe stato obbligato a pubblicare una rettifica, oltre che a pagare un risarcimento. In un sistema anarchico il reato di diffamazione non esisterebbe, quello di truffa sì. Sarebbe il destinatario della notizia, una volta verificatane la falsità, a poter agire di fronte a un arbitro al fine di ottenere un risarcimento per la truffa subita, come nel caso in cui gli sia stato venduto ottone per oro. Tornando all’esempio di cui sopra, i proprietari diffamati dalla foto non avrebbero potuto far causa al quotidiano per diffamazione, ma per truffa, in quanto lettori del quotidiano stesso.
Ok per i casi più gravi, ma se un tg manda in onda un fatto recente è impensabile che abbia subito a disposizione materiale fresco, specie se si tratta di luoghi lontani, isolati e di fatti per lo più legati alla natura o al meteo. Gli inviati costano cari e vanno pagati a piè di lista. Lo so, la deontologia professionale imporrebbe la scritta “filmato di repertorio”, ma non sempre viene rispettata (del resto siamo in Italia, no?)