Libere Chiese e liberi Stati
Anche quella volta il Pierino della classe non volle star zitto: era troppo bello mettere in difficoltà il vecchio barbogio insegnante di Religione, un prete che pretendeva di dimostrare l’esistenza di Dio con le cinque vie di San Tommaso o con la prova ontologica di Sant’Anselmo, fra gli sbadigli degli alunni (avesse avuto la testa un po’ meno fasciata, quel prete, avrebbe citato il miscredente Cioran: l’unica prova dell’esistenza di Dio è la musica di Bach).
– Professore, come mai solo ora la Chiesa s’è decisa ad accettare il principio di Cavour, “libera Chiesa in libero Stato” ?
– Non l’ha mai accettato, né allora né ora: caso mai, “libera Chiesa e libero Stato”…
– Si informi, professore: proprio l’altro giorno, Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino, faceva riferimento alla formula cavouriana considerandola l’unica oggi accettabile, da credenti e non credenti.
Come sempre, il vecchio barbogio andò nel pallone. Cercò di arrabattare qualche giustificazione. Gli alunni continuavano a sbadigliare.
L’aneddoto non è inventato. Risale alla metà degli anni Sessanta dello scorso secolo (per chi è troppo giovane per ricordarlo, Michele Pellegrino fu arcivescovo di Torino dal 1965 al 1977. Due anni dopo la nomina fu elevato da papa Paolo VI alla dignità cardinalizia). Ho rivisto quel Pierino qualche giorno fa. Quando gli ho ricordato quel vecchio episodio della sua turbolenta vita scolastica, è diventato all’improvviso pensoso, e ha ammesso: “Forse quel vecchio barbogio non aveva tutti i torti…”.
– Sei diventato anche tu un bacchettone?
– Tutt’al contrario. Sono più eretico che mai, ma, a ben pensarci, dal punto di vista di un’autorità che, come la Chiesa, pretende di avere il monopolio della Verità per ispirazione divina (lo Spirito Santo o chi per esso) non si può accettare, se si vuol essere coerenti, la formula di Cavour. Un soggetto che possiede la Verità ha il diritto e forse il dovere di proclamarla senza l’autorizzazione di nessuno. E’ un’istituzione che trova in se stessa la propria ragione d’essere e la legittimazione ad agire. Gode di piena sovranità. Nel momento in cui si pretende di racchiuderla entro uno Stato, sia pure “libero”, si disconosce la sua sovranità originaria, e si fa dipendere la sua libertà dal buon volere dell’autorità politica.
– Ma tu stai diventando fascista, amico mio. La tua è la logica dei concordati, da quello napoleonico del 1801 a quello mussoliniano del 1929. Sono i concordati a riconoscere la sovranità originaria dei due soggetti, la Chiesa e lo Stato, che stringono patti come due potenze indipendenti, come fossero due entità squisitamente politiche, per il reciproco tornaconto. Anche la costituzione italiana è fascista laddove, all’articolo 7, recepisce il Concordato e i Patti Lateranensi, parlando della Chiesa e dello Stato come di due ordinamenti indipendenti e sovrani. In questo modo però le ingerenze ecclesiastiche nella vita politica italiana, nel secondo dopoguerra, sono state pesanti. In nome del Concordato a suo tempo qualcuno voleva dichiarare inammissibile il divorzio. Oggi se Salvini cita il Vangelo viene zittito da un alto prelato, ma gli alti prelati possono continuare a ingerirsi nella politica italiana in nome del “bene comune”, senza che nessuno li zittisca.
– Io credo che nessuno debba zittire nessuno, Salvini deve poter citare il Vangelo e i preti devono poter parlare di politica, anche dal pulpito, se vogliono. Se poi i fedeli si indignano e disertano le funzioni, liberi anche loro di farlo. Il problema è proprio quello della sovranità. Nessuno dovrebbe essere sovrano, né la Chiesa (o le Chiese, tutte quante, se preferisci), né lo Stato. Solo l’individuo è sovrano di se stesso. Se vuole, può aderire a una Chiesa, purché rimanga libero di uscirne. In un sistema panarchico deve poter aderire anche a uno Stato, purché non sia lo Stato a iscriverlo d’autorità fra i suoi membri, mantenendovelo a forza per tutta la vita.
– Ma allora non sei un fascista: sei un anarchico come me.
– Ci hai messo un bel po’ a capirlo! Il problema della convivenza tra Chiesa e Stato nasce laddove Chiesa e Stato si pongono come ordinamenti fondati su un principio d’autorità originario. Quando questo principio viene meno, il problema non si pone più. Stato e Chiese sono associazioni come tutte le altre (Il Circolo dei Bocciofili, la Società degli Alcolisti e dei Fumatori, il Partito degli Atei e degli Agnostici, gli Amici della Musica da Camera, l’Associazione in difesa degli Animali Selvatici, i Devoti del Santo Rosario, i Puttanieri Gaudenti, il Comitato per la Propaganda della Pratiche Omoerotiche, il Club dei Keynesiani impenitenti, i Sodali di Don Giovanni Tenorio, ecc.) Chi vuol farne parte, si impegna a rispettarne le regole. Se non non le rispetta viene espulso. Può battersi, dall’interno, per cambiarle, nelle forme consentite dallo statuto. Può uscirne quando vole sbattendo la porta…
– Non posso che darti ragione. Hai visto che gazzarra ha suscitato in Francia il discorso di Macron in lode dei valori cristiani rappresentati dalla Chiesa? Che cosa ne pensi?
– Ne penso che i francesi sono sempre i soliti. Si sentono i più laici di tutti, e in nome della laicità sono capaci soltanto di proibire. Niente velo, niente crocifissi nei luoghi pubblici. Come se la bandiera tricolore e tutti gli altri simboli della Republique non fossero altrettanti feticci. Il laicismo così inteso è un’altra forma di religione, che risulta ancor più odiosa perché imposta dallo Stato in nome dell’indifferenza alle varie forme di spiritualità. Quando gli invasori francesi a Milano pretesero di eliminare i crocifissi dai tribunali, Giuseppe Parini (un prete ma non bigotto) esclamò: “Dove non entra il cittadino Cristo non entra il cittadino Parini”. E aveva ragione.
– Ne sei sicuro? Una giustizia orientata secondo i criteri di una fede religiosa è una giustizia di parte.
– Mi farebbe più paura una giustizia orientata secondo i principi giacobini della Dea Ragione. Anche per un ateo, Gesù Cristo è una vittima. Il crocifisso è un monito a non condannare gli innocenti. C’è qualche ateo che osa opporsi a quest’idea? Si faccia avanti.
– Però in un tribunale non ci dovrebbero essere simboli religiosi di nessun genere.
– Ma allora neanche bandiere e simboli dello Stato. E neanche i carabinieri…
– Ma che stai dicendo…
– Penso a un sistema anarchico dove le parti in lite scelgono di comune accordo un arbitro. Lo scelgono perché si fidano di lui, non perché sentenzia in nome di una Chiesa o di uno Stato. A questo punto i simboli, religiosi o civili che siano, possono andare a farsi friggere. Ancora una volta, il problema non si pone più.
– Però il conflitto tra visione religiosa e visione materialistica della vita, intese in senso lato, rimarrebbe. Benedetto Croce parlava del conflitto tra Chiesa e Stato come di un problema metastorico: un perenne confronto tra istanze spirituali e istanze terrene, fecondo di risultati per il progresso dell’umanità. Se Stato e Chiesa spariscono…
– Se spariscono, il conflitto rimane, su un piano puramente individuale. E, ancora una volta, senza nessun problema:senza bisogno di concordati, di libere Chiese in liberi Stati, di libere Chiese e liberi Stati e di altre malinconie del genere…