Don Giovanni

Nostalgie, menzogne e nostalgia delle menzogne

Aldo Cazzullo, firma prestigiosa del sempre più emetico “Corriere della sera”, si sente salire il sangue alla testa tutte le volte che gli toccano il Risorgimento nella sua soluzione sabauda. Si può capire: da buon piemontese, freme amor di Patria. Se la prende contro i revisionisti che hanno nostalgia dei Borboni e dell’Italia pre-unitaria. Forse non ha proprio tutti i torti, anche se gli si può ricordare che fu Proudhon, non proprio l’ultimo somaro, a criticare il modello accentrato, sull’esempio francese, che nella lotta risorgimentale, con il prevalere della scelta savoiarda, alla fine si impose. Fu un altro personaggio tutt’altro che somaro, lo storico Theodor Mommsen, a osservare che, quando Roma fosse diventata capitale d’Italia, avrebbe perso il suo prestigio mondiale diventando, da capitale della Cristianità, capitale di uno Stato ancora fragile e arretrato. Nella risposta a una lettera d’un suo lettore, Cazzullo ricorda i moti torinesi del1864 all’annuncio della decisione di portare la capitale del nuovo regno da Torino a Firenze (come tappa intermedia prima di poterla portare a Roma, ancora nelle mani del papa). Furono mandati a sparare sulla folla inerme contingenti di allievi carabinieri da poco arruolati. Rimasero a terra 62 morti. “Ma di questi enormi sacrifici oggi nessuno oggi ricorda nulla, tanto meno a Torino” E ci credo bene! C’è poco da andarne fieri! Era solo il preludio dei sanguinosi interventi repressivi che avrebbero costellato la storia dell’Italia post- unitaria, dalla lotta  al brigantaggio (che rimane un fenomeno da comprendere storicamente, ma indifendibile, sia ben chiaro) con la famigerata legge Pica alla repressione dei Fasci Siciliani su su fino alle prodezze di Bava Beccaris oggi tanto caro a un losco individuo come Giuliano Cazzola, che vorrebbe rinnovarne le gesta sparando sui no-vax. Storia passata. Ognuno dev’essere libero di coltivare le sue nostalgie: chi dei briganti, chi dei carabinieri che sparano sui dimostranti inermi. Altre cosa è la cronaca contemporanea. Qui non si gioca più con il passato, che ormai è fatto e non può essere rifatto, ma con il presente, da cui dipenderà il futuro, in base alle scelte che si faranno qui e ora. Cazzullo è in prima linea nel commentare le vicende del conflitto in Ucraina, cui ha dedicato più di un editoriale. Sentite che cosa dice, tra l’altro, nel suo ultimo intervento: “La “denazificazione” dell’Ucraina è un’immagine di propaganda di Putin. Ridurre la resistenza del popolo ucraino a qualche reparto di invasati sarebbe davvero ingeneroso”. Facciamo finta che sia così: anche se il capo della brigata Azov, regolarmente inquadrata nelle file dell’esercito ucraino, nega di essere un filo-nazista perché legge Kant (sic!), rimane vero che i suoi uomini si sono macchiati dei più atroci delitti ai danni dei connazionali filo-russi, arrivando perfino a crocifiggerli, e che il loro eroe di riferimento è il patriota Stepan Bandera, il collaborazionista filo-hitleriano che diede man forte alle truppe tedesche per donare  all’ Ucraina quell’indipendenza di cui nel corso della sua storia non aveva mai goduto. Ma facciamo finta. Peccato che in questo caso si pieghino l’informazione e il suo commento a conclusioni opposte a quelle che, in situazioni apparentemente analoghe, ma sostanzialmente diverse, si volevano presentare come ovvie. Ricordate quel che tutta la stampa e la televisione diceva a proposito delle manifestazioni contro le misure repressive introdotte col pretesto di arginare la cosiddetta “pandemia”? Si prendeva spunto dalla presenza, accanto ai dimostranti, di sparuti gruppi affiliati ad associazioni di estrema destra, più folcloristiche che eversive, come Casa Pound e altre della stessa risma, per bollare quelle manifestazioni come atti sediziosi di negazionisti, filo-fascisti, filo-nazisti: quando erano proprio i loro organizzatori a tenere quei gruppi ai margini e a respingerli dalle loro file, non riconoscendosi nelle ideologie che professano. Ricordate che cosa successe a Roma? Furono proprio le Forze dell’Ordine (più che mai Forze del Disordine, come nel caso del famigerato G8 di Genova) a permettere che gruppuscoli di facinorosi invadessero la sede della CGIL. Ricordate quell’ energumeno che prendeva a spintonate un blindato della Polizia? Era chiaramente un infiltrato. Ricordate come  giustificò, spudoratamente, senza coprirsi di rossore, quell’episodio la ministra Lamorgese? Era un funzionario che stava verificando la resistenza del blindato alle oscillazioni! In somma: se gruppuscoli di estrema destra, spalleggiati da poliziotti e da infiltrati, sono la dimostrazione che il movimento della protesta “no vax” è figlio dell’eversione fascista, la presenza, all’interno dell’esercito ucraino, di un battaglione nazista che ha sulla coscienza crimini orrendi e inalbera vessilli inequivocabili prendendo come figura di riferimento un personaggio tutt’altro che esemplare, è una quisquilia. Come è una quisquilia la strage di Odessa con l’attacco a un sindacato e la fucilazione di bambini; come sono una quisquilia i 14.000 morti causati dal bombardamenti del Donbass filo-russo, dopo la caduta di Yanuchovich ad opera di una sollevazione “popolare” subdolamente  macchinata dai servizi segreti americani e l’insediamento di un governo fantoccio di cui Zelensky è il successore. Naturalmente Cazzullo queste cose non le dice. Ma c’è di peggio. Il Nostro ricorda che l’Ucraina fu vittima della terribile politica staliniana di sterminio ai danni dei Kulaki, il famigerato “Holodomor”, cui seguì un’altrettanto terribile carestia che provocò migliaia di morti. Poi, dice, subì un’altra tragedia con l’invasione da parte della Germania nazista, quando Hitler comandava di trattare la popolazione come bestie selvatiche. Vero. Ma, dimenticando che personaggi come Stepan Bandera in nome della Patria finalmente liberata si schierarono con Hitler, detto così sembra che la conclusione debba essere questa: il vero nazista è Putin, che rinnova le gesta hitleriane, non quelli del battaglione Azov. Bella giravolta, non c’è dubbio. Da mettere sullo stesso piano di quella compiuta qualche giorno prima dal collega Severgnini (altro bel tomo, quello che esortava a scaricare la App Immuni – vi ricordate?- come difesa dai contagi pestiferi). Che cosa ha detto? Che c’è una bella differenza tra l’attacco all’Ucraina da parte della Russia e l’attacco all’Iraq da parte degli USA. Gli USA hanno agito per esportare la democrazia! Perché allora non l’hanno fatto subito, dopo la vittoria nella Guerra del Golfo? Sarebbe stato semplicissimo arrivare fino a Baghdad, ponendo fine al regime di Saddam. Ma Saddam, che era stato per molti  anni un buon amico degli USA, poteva essere ancora utile in funzione anti-iraniana. Poi, quando non serviva più, gli hanno fatto guerra, prendendo a pretesto il fatto che avrebbe posseduto armi chimiche, di cui si fabbricarono e si mostrarono al mondo prove artefatte. Pura Realpolitik, sulle orme di Tucidide, Machiavelli e Schmitt, altro che esportazione della democrazia

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Nostalgie, menzogne e nostalgia delle menzogne

  • Alessandro Colla

    Il revisionismo dovrebbe essere un diritto per il filosofo e un dovere per lo storico. Ma è inutile ricordarlo a Cazzola e Cazzullo. L’anagrafe combina brutti scherzi a certi similari cognomi spesso portati da teste di… persone abituate a pronunciare… sciocchezze.

    Offri un bicchiere di Marzemino all'autore del commento 1

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