Don Giovanni

I cazzar… Cazzulli del cambiamento climatico

Nei lunghi mesi in cui Giove era avaro di piogge, gli esperti ci hanno detto che il clima si surriscaldava per colpa dell’uomo, e dovevamo rassegnarci a un regime di perenne siccità. Ora che si sono aperte le cateratte del cielo e si è rovesciata al suolo una quantità d’acqua di molte volte superiore a quella ch’era venuta a mancare nel periodo arido, mentre la primavera manco s’è vista e l’estate tarda ad annunciarsi, non è più il caso di parlare di surriscaldamento e si preferisce la locuzione più generica di “cambiamento climatico”: fermo restando che la colpa rimane dell’uomo. I pennivedoli ci sguazzano, in tutta quest’acqua. Credo di aver già deriso altra volta Aldo Cazzullo per aver scritto, in una lettera di risposta a un suo lettore, che i disastri climatici stanno crescendo di intensità e di frequenza, mentre nella stessa pagina l’articolo di un suo collega riferiva di statistiche che sembravano provare l’esatto contrario: a partire dall’inizio del secolo scorso tali fenomeni sono divenuti più rari e meno frequenti. In questi giorni il Nostro se n’è uscito con un’altra delle sue: è vero, dice, anche una volta il nostro pianeta era funestato ogni tanto da alluvioni, siccità e altri fenomeni del genere dovuti ad anomalie meteorologiche, però questi disastri capitavano a tempo debito: potevano arrivare inattese alluvioni, ma capitavano sempre in autunno, non in primavera o in estate! Conclusione: se il clima si è stravolto a tal punto che la Romagna si allaga per piogge dirotte alla soglia dell’estate, è proprio per colpa dell’uomo. Non tanto perché non ci si sia curati della conservazione del suolo, della manutenzione degli argini, dell’allestimento di casse di espansione per evitare che le acque di fiumi e torrenti uscissero dai loro alvei inondando la pianura circostante, quanto per effetto del famigerato CO2 di origine antropica. Lo dice la Scienza, lo dice la Scienza! Si ripete il medesimo ritornello che abbiamo sentito fino alla nausea nei due anni e più di pandemia: lo dice la Scienza, lo dice la Scienza che i vaccini sono sicurissimi ed efficacissimi, e chi lo nega è un ciarlatano pericoloso, le cui idee meritano di essere censurate. Ora sta venendo alla luce che i veri ciarlatani erano i sedicenti scienziati che comparivano ogni giorno in televisione e pontificavano sulle pagine dei giornali, in interviste che venivano pubblicate a piena pagina un giorno sì e un giorno no. Ancor più ciarlatani i giornalisti che a questa gente reggeva la coda, ripetendo a pappagallo le fesserie che pronunciava, mentre un pubblico disinformato e boccalone beveva ogni giorno le scempiaggini che ascoltava, come il popolino che nell'”Elisir d’amore” pende dalle labbra del dottor Dulcamara. Con due grandi differenze, però: che il dottor Dulcamara, alla fin fine, risulta simpatico, anche perché riesce, suo malgrado, a far qualcosa di buono, e il suo miracoloso specifico, pur essendo acqua fresca (anzi, vino puro!) e non guarendo le malattie contro cui è vantato come rimedio, male non ne fa; mentre gli altrettanto mirabili vaccini di Pfizer Astrazeneca e altri laboratori farmacotossici non solo si sono rivelati di scarsa efficacia, ma hanno prodotto in molti casi effetti avversi anche molto gravi. Dei quali però non bisogna parlare, se non si vuol passare per “negazionisti”, come se a negare la verità, certificata da dati inoppugnabili, non fossero quelli che dei vaccini hanno sempre dichiarato l’efficacia e la sicurezza.

Vi assicuro che quando ho letto la bufala di Cazzullo secondo cui un tempo i cataclismi potevano essere rovinosi ma rimanevano disciplinati, guardandosi bene dal far capolino fuori stagione, non ho saputo trattenere una risata. Eppure Cazzullo è un esperto di Storia, e certe cose dovrebbe saperle. Sicuramente sa che il mio papà Mozart soggiornò, e con molto piacere, per ben tre volte a Milano, negli anni della sua già fecondissima adolescenza. La seconda volta scese nella città lombarda, che allora faceva parte dell’Impero d’Austria , verso fine estate dell’anno 1771, in occasione dell imminenti nozze di Ferdinando d’Asburgo-Lorena, terzo figlio dell’imperatrice Maria Teresa, governatore e capitano generale della Lombardia (quelli sì erano governatori, non i pisquani di oggi!) con la principessa Maria Ricciarda Beatrice d’Este di Modena: che non doveva essere proprio una bellezza, ma quel che contava era la nobiltà del lignaggio. Il mio papà, che a MIlano era già stato salutato da un meritato successo per “Mitridate re di Ponto”, aveva avuto l l’onore di vedersi commissionare, per la celebrazione, una deliziosa serenata scenica su testo dell’abate Giuseppe Parini, “Ascanio in Alba”. Un’opera che si ascolta ancor oggi con grande piacere, da cui trapelano già i segni dei grandi capolavori futuri (dell’altra opera rappresentata, nella prima serata dei festeggiamenti, dovuta all’allora celeberrimo Johann Adolf Hasse, su testo di Metastasio, oggi si ricorda solo il titolo, “Il Ruggiero,ovvero l’ eroica Gratitudine).  Ebbene, l'”Ascanio in Alba” andò in scena, al Teatro Ducale, il 17 ottobre. I Mozart, padre e figlio, erano a Milano da qualche tempo. Verso la fine di agosto erano partiti da Salisburgo patendo per tutto il viaggio un caldo atroce. Giunti a Milano, la trovarono stremata da una persistente siccità, che sarebbe durata per molte settimane, fino ad autunno inoltrato. Un’altra siccità avrebbe flagellato la stessa contrada nell’estate del 1778, protraendosi fino al maggio dell’anno successivo. Evidentemente anche allora le bizze del clima non rispettavano le scadenze stagionali. Intanto, stiamo aspettando ancora l'”estate di fuoco” che gli esperti prevedevano nel marzo scorso. Certo, c’è ancora tempo. Magari arriverà anche un’altra siccità autunnale, così Cazzullo potrà ripetere che non ci sono più le mezze stagioni, come  dice in una sua lettera Giacomo Leopardi, che, nella mia ignoranza, non mi risulta essere uno scrittore d’oggi (se sbaglio qualcuno mi corregga).

Sempre a proposito di bizze climatiche fuori stagione, che cosa ascolteremmo alla televisione, che cosa leggeremmo sui giornali se si mettesse a nevicare in pieno agosto? Cazzullo troverebbe pane per i suoi denti, Giorgio Parisi premio Nobel avrebbe nuovi argomenti per sentenziare che tutta, ma proprio tutta la Scienza è d’accordo sull’origine antropica dei cambiamenti climatici (ove si dimostra che si può essere premi Nobel, ferratissimi nel proprio orticello, ma scadenti e forse anche disonesti in tutto il resto), personaggi come Franco Battaglia e Franco Prodi, che hanno il brutto vizio di corroborare le loro argomentazioni con dati inoppugnabili, sarebbero bollati come “negazionisti” (già capita sulle pagine dell’infame Wikipedia, ed è davvero una vergogna). Allora, si vada a vedere che cosa è graffito da mano ignota sullo stipite marmoreo del portale della chiesa di Santa Tecla a Torno, un ridente paesino sulle rive del Lario, a poca distanza da Como. Cito a memoria, chi non ci crede si prenda la briga di andare a controllare con i propri occhi se dico il falso: “Anno 16..,agosto, fiocò, e si dovettero scaricare li alpi”. In somma: nevicò in pieno agosto, e a quanto pare non fu soltanto un piccolo spruzzo, anzi la neve fu così abbondante che si  dovettero far scendere dagli alpeggi gli animali d’allevamento prima del tempo. Anche allora le nevicate abbondanti oltre misura non rispettavano le scadenze stagionali. 

Quando leggo le baggianate dei Cazzullo e degli altri pennivendoli esperti di Storia mi vengono in mente le parole che Verdi scrisse in una sua lettera dopo che, recatosi non ricordo più in quale museo (il Museo Egizio di Torino? Forse, ma non ci giurerei) a vedere un flauto egizio grazie al quale François Joseph Fetis pretendeva di aver svelato i segreti della musica di quell’antico popolo, si accorse che era uno strumento del tutto simile a quello dei nostri pecorai. “Così si fa l’istoria. E gli imbecilli ci credono” (anche qui cito a memoria, qualcuno controlli e mi corregga). Anche il Fetis era un rinomato esperto. Lo dice la Scienza!

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “I cazzar… Cazzulli del cambiamento climatico

  • Alessandro Colla

    I temporali estivi sono sempre esistiti, me li ricordo da quando ero fanciullo. Nell’estate del 1964, ogni pomeriggio che passavamo sulla spiaggia di Nettuno terminava con un temporale dopo una splendida giornata assolata. Solo che all’epoca, gli stravolgimenti del territorio operati artificialmente da quelle parti politiche che oggi vorrebbero tenere lezioni ambientali in cattedra erano meno numerosi. Quando c’era il cantoniere, i fossi delle strade dove vivo erano puliti e le strade non si allagavano. Evidentemente, nella mente di Cazzullo (scrivo “mente” e non “testa” per comprensibili ragioni di decenza grafica) queste informazioni non sono mai arrivate. Sta venendo alla luce, in relazione alle ben note vicende sanitarie, il fatto che i veri ciarlatani siano in realtà i sedicenti scienziati? Sì; ma una buona percentuale di popolazione si mostra alacremente ansiosa nel cercare di indossare occhiali da sole onde non osservare detta luce. La regina della notte, alla faccia dell’evidenza, continua ad avere molti seguaci e non vedo all’orizzonte un Tamino ben dotato finanziariamente. Né un Sarastro disposto a finanziarlo.

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