Don Giovanni

Il valore della diversità

Non so se qualcuno di voi ha presente il film di Gianni Amelio “Il signore delle formiche”. E’ la ricostruzione di una storia vera, risalente alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo: un insegnante viene accusato e condannato per plagio perché intrattiene un rapporto omosessuale con un suo allievo. Il film è molto bello, ma contiene un falso storico. Si mostra un PCI che, nella vicenda, è tutto schierato dalla parte dei colpevolisti, al punto che il giornalista dell’Unità intenzionato a procedere controcorrente viene costretto alle dimissioni. Le cose non andarono così. In quell’occasione il PCI ebbe il coraggio di opporsi all’opinione dominante. Posizione coraggiosa, perché fino a quel momento i suoi dirigenti su certi temi si erano sempre mossi con estrema cautela, ben coscienti che in un Paese cattolico un operaio della Fiat o della Marelli può anche essere rosso fino alla punta dei capelli e odiare i capitalisti sfruttatori, ma quando si parla di culattoni il suo pensiero non è molto diverso da quello dei fascisti. Anche sulla questione del divorzio il partito all’inizio manifestò qualche disagio. La proposta di legge veniva dall’iniziativa di un prestigioso esponente del PSI, al quale in un secondo tempo si era unito un membro del PLI (un altro partito al quale certi temi facevano venire il mal di pancia, ma che comprendeva una sinistra interna piuttosto combattiva). Giovanni Giolitti, ai suoi tempi, diceva che la questione del divorzio non interessava al popolo italiano, ma solo a Zanardelli (che ne aveva proposto l’introduzione nell’ordinamento italiano) e al papa. Forse, sulle prime, molti esponenti del PCI non la pensavano molto diversamente.

Negli anni Settanta le cose cominciarono a cambiare. Il referendum sul divorzio, dal quale la legge approvata da poco tempo uscì confermata, dimostrò che l’atteggiamento della maggioranza su certe questioni esistenziali era di molto mutato. Il blocco cattolico, che aveva sempre condizionato la politica fin dai tempi delle prime elezioni post-belliche (a denti stretti dobbiamo ammettere che ,se l’Italia non finì sotto il tallone sovietico, o sotto la dittatura di destra che i servizi segreti USA le avrebbero regalato con un colpo di Stato dopo il trionfo delle sinstre, lo dobbiamo ai preti e alle donne) cominciò a sgretolarsi. Si cominciò a parlare apertamente di aborto. Nacquero movimenti come il FUORI, che inneggiavano alla “diversità” degli omosessuali, facendone una bandiera. Proprio perché “diversi”, e quindi “anormali”, si sentivano “superiori” (in greco antico “diàforos” vuol dire “diverso”, ma anche “superiore”), e quindi dotati di una carica rivoluzionaria che li contrapponeva alle istituzioni borghesi. Esaltavano la promiscuità e dileggiavano il matrimonio. Poi, con il passare del tempo, le cose cambiarono.A mano a mano che pratiche e atteggiamenti un tempo fuorilegge, o socialmente disapprovati, venivano legalizzati, andavano perdendo la loro carica rivoluzionaria. Gli omosessuali, ormai non più compiacendosi di qualificarsi come culattoni o froci, ma divenuti ormai soltanto gay, cominciarono ad apprezzare le unioni stabili e arrivarono a pretendere che tali unioni venissero riconosciute dala legge. In somma, da nemici  diventavano fautori del matrimonio, in modo che le coppie omosessuali potessero avere tutti i benefici di legge delle coppie etero. Pannella, poco prima di morire, fece in tempo a ironizzare su di loro. Non aveva tutti i torti. Da rivoluzionari a borghesucci. Anche la loro era diventata una rivoluzione “con licenza de’ superiori”.

Ne è passata davvero tanta, di acqua, sotto i ponti della Storia, se oggi chi un tempo si faceva un vanto di essere “diverso” e “anormale” dà in escandescenze, con l’appoggio non soltanto della sinistra ma anche di un governo di destra voglioso di legittimarsi come europeista, filoatlantico e antifascista, perché un generale dell’esercito, resosi finora benemerito per i servizi alla Patria (ma reo di aver infastidito qualcuno per aver denunciato a suo tempo i pericoli dell’uranio impoverito nella “missione di pace” balcanica) in un suo libro, a titolo personale, se la prende con certi vezzi del “politicamente corretto” e chiama “anormale” chi manifesta tendenze sessuali diverse da quelle comunemete professate. Un tempo i destinatari della definizione avrebbero accettato il giudizio, capovolgendone il valore e facendosene un vessillo da sbandierare con orgoglio.Sì, anormali perché diversi, diversi perché superiori, superiori perché rivoluzionari!  Ma oggi questo non è più possibile perché la diversità di un tempo deve venire legalizzata e quindi diventare normalità. Al punto che qualcuno vorrebbe qualificare tali tendenze come diritti soggettivi perfetti, da inserire magari nella Costituzione. Con il bel risultato che che, se uno si azzarda a sollevare qualche dubbio in proposito, può venire tacciato di violare la Costituzione, di assumere atteggiamenti discriminatori, di essere un fascista.L’art.4 del famigerato Disegno di Legge Zan, anche dopo il suo emendamento, porta proprio in questa direzione. Si dichiara che ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero anche in tema di sessualità (ci mancherebbe altro, è la Costituzione a garantirlo, non è proprio il caso di ripeterlo in una legge ordinaria!), ma subito dopo si aggiunge un “purché”…purché tali affermazioni non si configurino come istigazione a comportamenti discriminatori. Un altro bel reato d’opinione, come se non ne avessimo già abbastanza. I reati d’opinione sono tipici degli ordinamenti fascisti, come quello rispecchiato dal Codice Rocco, tuttora vigente, con molte toppe-E’ paradossale che siano proprio le sinistre a voler inzeppare l’ordinamento italiano di altri reati d’opinione.

Ma c’è di più e di peggio.Mettiamo che tutto il “politicamente corretto” finisca in Costituzione.Diritti dei gay. Se parli male dei gay sei fuori legge.Diritti dei transgender?Se parli male dei transgenderr  sei fuori legge. (la Schlein ha di recente dichiarato che non tutte le opinioni siono ugualmente tutelate dalla Costituzione) Diritti degli animali? Devi per forza essere vegano, al massimo, con molti distinguo, ti si consente di essere vegetariano. Questi sono tutti diritti incomprimibili, sacrosanti. Ma in base all’ultima sentenza della Corte Costituzionale sull’obbligo vaccinale, i diritti fondamentali riconosciuti nella prima parte della Costituzione, finora considerati intangibili, possono essere di fatto ridotti a meri interessi legittimi, magari anche soltanto con un semplice DPCM (a dispetto della gerarchia delle fonti), in nome di un fantomatico “bene comune” che, essendo dichiarato tale da chi comanda, non può che essere il bene di chi comanda (si vada a rileggere quel che dice Trasimaco nella “Repubblica” di Platone).

Amici miei, sono questi i valori dell’Occidente, nel cui nome si continuano a mandare armi a Zelenski per continuare il massacro del popolo ucraino. E l’art.11 della Costituzione? Si può sempre trovare un Cassese che, con raffinatissima dialettica, ti dimostra quanto l’invio di armi a una potenza belligerante sia in linea con l’art.11, sempre in nome di quei valori di libertà che la Costituzione stessa garantisce. L’avvocato Azzeccagarbugli è un personaggio davvero immortale. Ancora più di me,ne sono quasi quasi geloso,

Giovanni Tenorio

Libertino

2 pensieri riguardo “Il valore della diversità

  • Alessandro Colla

    Non è paradossale che siano le sinistre a sostenere i reati di opinione. Le sinistre, in questo, sono profondamente coerenti. Dovunque governano, le opinioni altrui sono da considerarsi obbrobriose e non suscettibili di parità intellettuale con i “pensieri” da esse propugnati. Hanno sempre censurato ciò che a loro non torna utile. Quando vanno al potere per via militare, vietano completamente la libera espressione; quando governano per mandato elettorale, utilizzano il codice del fascista Rocco, la legge del “cattivo” ministro Scelba e quella del “clientelare” democristiano Mancino per aumentare i reati di opinione. Ma anche quando sono all’opposizione distinguono ciò che va censurato e ciò che invece va protetto: ogni cosa che non torna utile nel primo caso, tutto ciò che può portare voti nel secondo. Sarà sempre così, perché sinistra significa antitesi del liberalismo. E non semplice approvazione del regicidio in una particolare occasione storica.

  • A chi ha un minimo di buonsenso innato, Cassese (con la sua “raffinatissima dialettica”) je spiccia casa.

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