Don Giovanni

Informazione passiva.

Sembra che qualcuno abbia inventato il caso Vannacci a tavolino, per offrire alle fonti di informazione, che in periodo di ferie entrano in crisi di astinenza, qualcosa con cui riempire le pagine o i palinsesti. Altrimenti non si capirebbe proprio la ragione per cui a un un alto ufficiale delle Forze Armate sia saltato il ghiribizzo di scrivere un libro il cui contenuto non ha nulla che fare nè coi problemi della vita militare, né  con le guerre che insanguinano il mondo, nè con le cosiddette “missioni di pace” di cui l’autore è stato protagonista né con la politica estera. Qualcuno sospetta che l’abbia fatto per vedere la reazione del pubblico e aprirsi un varco per una prossima candidatura in politica, a destra di una destra che, una volta arrivata al potere, si sta rimangiando tutte le promesse, facendo propria l’agenda dei suoi infami predecessori. Io non credo che sia così. Un attacco alla politica sanitaria o alla politica estera  o all’idillio europeo del governo Meloni avrebbe avuto altra valenza. Ma pensare di salire alla ribalta della politica, già fin troppo affollata, sbadierando i temi dei culattoni, dei transgender ecc.ecc. mi sembra davvero velleitario. Io il libro non l’ho letto e non ho intenzione di leggerlo. Ho altro da fare. Nello scorso articolo ne ho parlato di striscio, senza entrare nel merito di un pensiero che non conosco né voglio conoscere, tanto più che i militari mi sono antipatici.Ora concedetemi qualche altra considerazione, sempre di striscio, dietro promessa che poi non ne parlerò più.

E’ stato detto che il generale Vannacci, vantandosi di avere nelle vene qualche goccia del sangue di Giulio Cesare, dimostra di non conoscere la Storia, perché Cesare era un bisessuale. Vero, era un bisessuale, com’è vero che nel mondo antico, non ancora aduggiato dalle malinconie del pensiero paolino che avrebbe infettato tutta la morale sessuale del Crisianesimo, in fatto di costumi si era piuttosto liberi. Non senza regole, però. Lo ha splegato bene Eva Cantarella nel delizioso saggio “L’amore è un dio”, che però parla in particolare del mondo greco, dove la pedofilia aveva addirittura un valore educativo (a scanso di equivoci: a me la pedofilia fa ribrezzo, ma non è Vannacci che mi deve venire a spiegare perché). A Roma non era così, ma anche lì l’omosessualità non era condannata, anzi era largamente praticata. Con qualche importante distinguo. L’omosessualità attiva, nei maschi, non suscitava scandali né ironie, l’omosessualità passiva sì. Cesare in Senato fu sbeffeggiato da Cicerone per i suoi rapporti intimi con Nicomede re di Bitinia. Quel che si irrideva in questi sui rapporti non era però l’omosessualità in sé, ma il fatto che il grande generale nei suoi amplessi con il re di Bitinia avesse assunto la posizione della donna. Omosessualità passiva: era questa a suscitare il riso e a essere socalmente disapprovata. Un uomo poteva amare un altro uomo, ma uomo doveva rimanere, penetrando, non facendosi penetrare. Quando, nelle parole di scherno che durante i trionfi i soldati erano autorizzati a lanciare contro i loro generali, le milizie cesariane rinfacciavano al loro capo di aver soggiogato la Gallia ma di essersi fatto soggiogare da Nicomede, intendevano proprio questo: sul campo sei un maschio perfetto, ma tra le lenzuola diventi una donnetta. 

Che cosa c’è di bello che dovremmo imparare, in queste faccende, dagli antichi Romani? Non il fatto che fossero bisessuali a patto di penetrare, rimanendo così maschietti, ma il fatto che, in tutta la loro storia, non si siano mai sognati di regolare per legge tutta questa materia. Un omosessuale passivo poteva essere dileggiato dai soldati o a un poeta come Marziale, e socialmente disapprovato, ma le sue scelte rimanevano fatti suoi. L’omosessualità passiva di Cesare non fu mai brandita dai suoi avversari per rovinarlo politicamente.Anche le allusioni ironiche di Cicerone non lo scalfirono. Tra i cosiddetti “valori” dell’Occidente c’è anche la libertà delle scelte sessuali.Ma è una libertà conquistata di recente.Pensiamo a quel che capitò, non molto tempo fa, a Oscar Wilde o a Alan Turing nella civilissima Inghilterra. L’eredità di san Paolo, il vero fondatore del Cristianesimo, ha pesato per secoli, anzi per millenni, sull’atteggiamento nei confronti della sessualità “diversa” .un atteggiamento che ha avuto spesso e volentieri risvolti penali, e ha lasciato le sue tracce anche nel pensiero laico. io ho il sospetto che San Paolo ce l’avesse tanto con i culattoni perchè, sotto sotto, era culattone anche lui.

Nell’antica Roma un libello come quello di Vannacci sarebbe stato impensabile.anche perché in materia sessuale ciascuno si faceva i fatti -anzi, qui è proprio il caso di dire i cazzi – suoi: nessuno sbandierava la sua “diversità” come un atteggiamento rivoluzionario e nessuno voleva trasformare per legge la “diversità” in “normalità”, perché tutto era normale, a ben vedere, per qualcuno, anche fare la donna.

Mi fermo qui. Ho promesso che non ci ritornerò sopra e così farò. Vogliamo scommettere che fra due settimane, sotto l’urgenza di problemi molto più seri, non se ne parlerà più?

Giovanni Tenorio

Libertino

11 pensieri riguardo “Informazione passiva.

  • Alessandro Colla

    No, le sommesse è meglio evitarle perché una ben nota parte politica potrebbe essere a corto di argomentazioni di altro genere e quindi rimarcare l’episodio per ragioni di visibilità. Uso il condizionale perché la “destra di governo” è ben capace di offrire ai suoi finti oppositori, motivazioni tali da indurli a parlare di altro.

  • DJ che cita a profusione come fosse testo sacro la “Novella 2000” dell’impero, lo sa che l’episodio di Nicomede risale a quando Cesare era un teenager? Non ho problemi a credere anche a Svetonio (seppur con una certa ripugnanza), ma se sta storia circolava ancora quando Cesare era un condottiero adulto sigifica che c’era ben poco d’altro a cui attaccarsi.
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    “Cesare ha sottomesso le Gallie, ma Nicomede ha sottomesso Cesare”. (30 anni prima). Strano che si sia perso Vercingetorige, se era gallina; un Gallo migliore dove lo trovava?

    • Io la Storia Romana l’ho studiata sul testo di Hartmann-Kromayer, non su Novella 2000. Certo che i fatti di Bitinia risalgono alla giovinezza di Cesare (82-78 a.C., quando aveva suppergiù vent’anni, non proprio un teen-ager).E allora? Se si continuava a ripetere che Cesare era il marito di tutte le donne e la moglie di tutti gli uomini di Roma, vuol dire che il lupo aveva perso il pelo ma non il vizio. Ma poi, il mio discorso era sulla bisessualità nel mondo antico, e sull’opinione che comunemente se ne aveva. I casi di Cesare volevano essere solo un esempio.

      • La “Novella 2000” dell’impero è Svetonio, vedo che in codeste contrade, come sempre, occorre spiegare sempre tutto per benino. Il testo dove ha studiato DJ è ininfluente, per i pettegolezzi alla Alfonso Signorini, sempre da Svetonio ha attinto.
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        Che S.Paolo poi abbia fondato il Cristianesimo è una gran balla di stampo new age. Una certa Laura Fezia (purtroppo mia concittadina) ne ha costruito un suo delirio personale con una impalcatura tanto fantastica, quanto traballante.
        Ci sono parecchi video della tipa in rete, che paiono rispecchiare alla perfezione il DJ pensiero.
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        Non se li perda!

  • “Non sono stato mandato se non alle pecore disperse della casa d’Israele”. E’ Gesù stesso a dirlo, nell’episodio della Cananea (Mt 15,24). Quindi il suo messaggio è rivolto solo ai suoi correligionari. Sarà Paolo di Tarso a trasformarlo in un messaggio rivolto a tutta l’umanità. Non per nulla è passato alla Storia come l’ “apostolo delle genti”. Non mi sono mai interessato di New Age, non conosco Laura Fezia né intendo conoscerla.

    • Mt15,24, guarda caso lo stesso passo a cui si attacca la povera Fezia.
      Ma se per questo, c’è dell’altro…
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      (…) Ed ecco una donna Cananea (…) si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». (..) Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
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      Peccato che siano entrambi episodi del primo tempo (predicazione), in cui in effetti il suo messaggio era limitato ai giudei (saggiamente le cose vanno fatte per gradi).
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      Nel secondo tempo (resurrezione) dirà: “Andate dunque e ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che vi ho comandato”.
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      Ma ovviamente i morti non risorgono, il secondo tempo è inventato e quindi quelle parole non possono essere state dette.

      • Chiedo scusa, ho citato per errore lo stesso passo di Matteo. Ricordavo due interventi diversi a favore dei pagani, ma l’altro era quello del centurione.

      • Ah ecco, ho trovata la frase che volevo citare e che potrebbe fare comodo agli antipaolisti . “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele (Mt 10, 5-6)”.

      • E’ stato l’attuale sedicente Vicario di Cristo ad affermare che non sappiamo bene che cosa abbia detto veramente Gesù, perché a quei tempi non c’erano apparecchi di registrazione fonografica. E allora? Per spiegare le contraddizioni che troviamo nei cosiddetti testi sacri bisogna ricorrere a congetture cervellotiche. Come quella secondo cui esiste una prima predicazione, rivolta ai soli israeliti, e una seconda predicazione, rivolta a tutta l’umanità. Sta di fatto che, fino all’ultimo, pare che gli apostoli non l’abbiano capito:”Signore , è questo il tempo in cui tu intendi restituire la potenza regale a Israele?” (Atti, I,6). E’ quello che gli ebrei osservanti aspettano ancora. Per loro loro la predicazione di Paolo è un tradimento. Non hanno tutti i torti.

  • Dico ancora una cosa e poi mi taccio.

    Beh certo, più traditore di Paolo, un ex giudeo persecutore che che si unisce ai perseguitati. Intervento divino? Non per la Fezia: attacco epilettico e ricerca di lavoro più redditizio.
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    Fa male a non voler conoscere la Fezia, per due motivi.
    1 Spesso si presenta con Stefania Tosi (es: youtube.com/watch?v=L15YLD16Ggs) e scommetto la testa che la aggiungerebbe volentieri al catalogo.
    2 E’ talmente impestata che è l’unica che abbia mai sentito dire che il “Chaîre kecharitomene” di Gabriele a Maria significa in realtà “Ciao bella f…”.
    (stesso video segnalato)

    Io non so il greco, ma comunque Gabriele avrà parlato sicuramente aramaico e come dice giustamente “il banale” all’epoca non c’erano registratori.

    • Il glorioso vocabolario greco del Rocci, alla voce “kecharitoménos” , traduce: “venusto, grazioso”. Tra gli esempi, anche il “Chaire kecharitoméne” di Lc 1,28. Tra parentesi:Il Rocci era un gesuita.

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