Una barzelletta
Negli anni felici correva una barzelletta: “Noi tedeschi dicevamo Führer e il negoziante ci faceva pagare la metà”. “Noi italiani oggi diciamo Segni! e non paghiamo niente”. Segni era allora il presidente della repubblica; e a quei tempi molti clienti abituali dei negozietti di generi alimentari facevano segnare su un registro l’importo delle spese quotidiane, per poi pagare la somma complessiva alla fine del mese. Una sorta di conto corrente casalingo. Pare che, a livelli altolocati, il bell’espediente sia stato riscoperto. Avete letto? I miliardi necessari alla ricapitalizzazione, per mano pubblica, del Monte dei Paschi di Siena saranno imputati non al deficit, ma al debito dello Stato: Segni! E non si paga niente. Anche se come presidente ora c’è Mattarella. Pagheranno i figli, che riceveranno in eredità sul groppone un debito pubblico micidiale: per salvare, oggi, chi ha concesso crediti senza garanzie agli amici degli amici, ben sapendo che, per mal che vada, lo Stato interviene sempre a vantaggio dei manigoldi con le sue reti di protezione. Anche altrove, si dice, Stati Uniti in testa, i pubblici poteri sono intervenuti per salvare banche il cui fallimento avrebbe provocato crisi sistemiche difficilmente sanabili. Io credo che sarebbe invece stato meglio lasciar affondare chi stava affondando per propria colpa. Si finisce tutti col culo per terra? Sì, ma prima di tutto azionisti e dirigenti degli istituti in fallimento. Ricominceremo tutti da zero; e nessun boss della mafia bancaria sarà più indotto all’azzardo morale, sapendo che l’acrobata non dispone di reti protettive. Ma non è questo il punto. Altrove, quando lo Stato è intervenuto, il capitale azionario è stato ridotto a zero. Nella bella Italia non è così. I cattivi padroni si salvano. I figli di chi è stato gabbato pagheranno.