“Sistema”, democrazia e anarchismo
Il popolo ha votato. Quale popolo? Il 64% degli aventi diritto al voto. E’ il solito giochetto dell’ideologia democratica: assimilare la parte al tutto. Conosco già l’obiezione: anche chi non si presenta alle urne vota. Davvero? Anche chi dorme è sveglio, magari perché sogna? Ad esempio sogna che, astenendosi dal votare, mette in crisi il sistema politico, manda un segnale forte ai partiti, da cui non si sente rappresentato, ecc.ecc. Oppure,si può pensare che chi non vota deleghi ai votanti, con un atto concludente, il compito di rappresentarlo. Lasciamo perdere. Si può non andare a votare per mille ragioni: perché si è malati, perché non se ne ha voglia, perché si pensa che, chiunque venga eletto, in ogni caso non cambierà nulla. Cercare di trarre un significato univoco da un simile coacervo di ragioni e di giustificazioni è del tutto risibile.
C’è qualcuno che pensa, non andando a votare, di delegittimare il sistema. Il non-voto come segnale anarchico, si potrebbe pensare. Ma è proprio così? Certo, l’anarchico di solito non vota. Ma non vota perché non si riconosce nel sistema, non perché così pensa di delegittimarlo. Per lui, il sistema è già illegittimo di per sé: infatti, è un sistema da cui non si può uscire, quindi autoritario e coercitivo alle sue radici. Io non posso uscire da un sistema di cui sono membro per il solo fatto di essere nato in un certo territorio dove vige un certa struttura politica con il suo apparato giuridico. Questo sistema sarebbe legittimo se mi permettesse di scegliere se farne parte o no. E’ la libera scelta di chi vuol farne parte a legittimare ogni sistema. Il circolo dei bocciofili è legittimato da tutti gli amanti del gioco delle bocce che scelgono di farne parte. Chi non ama il gioco delle bocce non può essere costretto all’adesione; e neanche chi, pur amando il gioco delle bocce, preferisce far parte per sé stesso. Il che nei sistemi politici non avviene. Costringendomi al voto, o anche soltanto consentendomi di non votare ma obbligandomi a rimanere dentro la loro struttura giuridica sulla base della volontà degli altri, pretendono di autolegittimarsi. Fanno come il Marchese del Grill, che diceva. “Io sono io e voi non siete un cazzo”.
Ho parlato di “sistema politico” evitando di proposito il termine “Stato”. Lo Stato è indubbiamente il sistema coercitivo più potente, che può assumere varie forme, da quelle più brutali a quelle più morbide: la sostanza è la stessa. Ma mettiamo il caso che un monopolista privato riesca a concentrare nelle sue mani tutte le attività economiche di un determinato territorio.Sarebbe molto diverso da uno Stato? No, sarebbe la stessa cosa. A questo punto, “pubblico” e “privato” sarebbero puri nominalismi. La vera contrapposizione non è tra “pubblico” e “privato” ma tra monopolio ( che impedisce la libera scelta) e concorrenza (che invece la consente). Lo Stato è indubbiamente il peggiore dei monopolisti. Detiene -illegittimamente -il monopolio di alcuni servizi essenziali, e, attraverso una legislazione anti-concorrenziale (brevetti, esclusive, proprietà intellettuale, copyright ecc. ecc.) favorisce la formazione di monopoli privati. In quanto anarchico, io sono non solo anti-statalista, ma anche anti-monopolista. Sono contro ogni abuso di posizione dominante. E’ il motivo per cui da tempo distinguo nettamente tra capitalismo e mercato. Il capitalismo, come s’è andato storicamente configurando, si è sempre sorretto sulla legittimazione e il sostegno, anche finanziario, da parte dello Stato. Senza lo Stato, per fare un esempio, la Pfizer non solo non sarebbe quel colosso che è, capace di condizionare la politica vaccinale di mezzo mondo (non tutti ci sono cascati, per fortuna), ma forse neppure esisterebbe (e il Covid sarebbe finito da un pezzo, grazie all’aspirina e alle cure dei medici di una volta, quelli che sono stati zittiti e radiati).
Torniamo al voto. L’anarchico, si diceva, per coerenza non vota. Questo in linea teorica è inoppugnabile. Rimane il fatto, però, che, non potendo uscire dal sistema politico in cui è ingabbiato (anche se riuscisse a costruirsi una casetta sulla cima del Monte Bianco, ammesso e non concesso che riesca a sopravvivere, prima o poi andrebbero a prenderlo), con tale sistema deve in un modo o nell’altro fare i conti. Può evadere il fisco più che può, ma qualche imposta è costretto a pagarla. Non può fare a meno della moneta legale, anche se oggi le criptovalute e altre diavolerie del genere sembrano fornire un’alternativa, in ogni caso assai circoscritta (pagare il caffè e il giornale con i Bit-coin?) Può mandare i figli alla scuola privata, che però non è altro che scuola pubblica appaltata ai privati. ( la scuola parentale è un’alternativa irta di difficoltà, e in ogni caso il riconoscimento dei titoli di studio e gli esami per l’abilitazione alle professioni devono sempre far capo allo Stato). Per la sanità deve in un modo o nell’altro ricorrere al Servizio Sanitario Nazionale, al quale anche la medicina privata è strettamente intrecciata. Deve camminare sulle strade pubbliche. Deve usufruire di sistemi di trasporto pubblici, o dati in appalto a privati dal sistema pubblico (pensiamo ad Atlantia dei Benetton, con tutti i guasti che ha provocato, uscendone indenne o quasi). Se vuole ottenere giustizia, deve rivolgersi all’apparato giudiziario pubblico. Se subisce un furto, deve far denuncia ai Carabinieri. E via di seguito. Certo, cercherà di fare a meno dello Stato tutte le volte che gli sarà possibile; e si guarderà bene dall’accettare sovvenzioni da parte dello Stato.
Quindi, non andrà mai a votare? In condizioni normali no, ma può darsi il caso che, in particolari circostanze, il voto possa essere utile per evitare il peggio. Si tratta, allora, di sfruttare i meccanismi, in sé illegittimi, del sistema, per ritorcerli contro il sistema stesso. Se il voto va a sostegno di una forza politica che si presume possa porre un argine a una degenerazione autoritaria, allora può essere una scelta giustificabile quella di farvi ricorso. Fu una buona scelta quella degli antifascisti che abbandonarono il Parlamento per ritirarsi su un simbolico Aventino? Io credo di no, fu una scelta sterile. Avrebbero fatto bene a rimanere a combattere in un Parlamento ormai prono al potere, che con il loro ritiro, però, divenne ancora più angusto e servile.
Ecco il motivo per cui io credo che, in quest’ultima tornata elettorale, i libertari che, in omaggio a una coerenza tutta teorica, hanno deciso di disertare, come sempre, le urne, abbiano commesso un grave errore. Unendosi a chi non vota per le più varie ragioni, hanno espresso la loro estraneità al potere, ma non lo hanno scalfito. Se avessero invece votato, turandosi il naso, per le forze anti-sistema che con tanta fatica erano riuscite a entrare nell’agone elettorale, raccogliendo le firme in pieno agosto, forse si sarebbe riusciti a mandare in Parlamento qualcuno intenzionato a combattere con tutte le forze contro una degenerazione autoritaria che è in atto da più di due anni, dall’emergenza Covid all’emergenza Ucraina. Il governo che si formerà tra breve in base all’esito elettorale che ha premiato FdI, stando alle avvisaglie, proseguirà sulla linea dei governi precedenti. Sarà un governo fscista non perché la Meloni ha mantenuto nel simbolo la fiamma tricolore. Non perché vuole abolire il “diritto” all’aborto (non è vero, anche se essere contro l’aborto non significa essere fascisti, altrimenti sarebbero fascisti anche Pasolini e Bobbio). Non perché dice “Dio Famiglia e Patria (altrimenti anche Mazzini, che quel motto ha inventato, sarebbe fascista). Sarà un governo fascista perché continuerà a calpestare la Costituzione, già ridotta a carta straccia, pur continuando formalmente a onorarla. Anche il Fascisno non abrogò mai formalmente lo Statuto Albertino. Ma almeno Mussolini ebbe il coraggio di proclamare apertamente che ormai era ridotto a carta straccia. Delinquente, ma non ipocrita.
Vedremo come andranno le cose nelle prossime settimane, quando la crisi energetica, le bollette alle stelle, il fallimento del piccolo commercio e della piccola impresa avranno ridotto l’Italia allo stremo. La protesta si riverserà nelle piazze? Probabile . Un nuovo ministro degli interni, fascista come la Lamorgese, userà idranti e manganelli come si è fatto a Trieste con Puzzer e i suoi compagni? Forse sarà indotto a usare i metodi di Bava Beccaris, come suggerì quel brutto ceffo di Giuliano Cazzola contro i manifestanti anti-Covid.
Chi vivrà vedrà. In ogni caso, anche questa volta l’Aventino non sarà servito a nulla.
E’ anche vero, però, che le liste antisistema si sono presentate separate, la somma di ognuna di loro avrebbe potuto consentire il raggiungimento del quorum di rappresentanza. E forse qualche elettore in cerca del cosiddetto voto utile avrebbe rinunciato a premiare la lista “tradizionale” per tentare una possibile scelta autenticamente alternativa al biennio rossobruno che abbiamo vissuto. Il guaio è che anche alcune di queste liste erano rossobrune. Non è da escludere, comunque, che presentandosi insieme avrebbero avuto l’opportunità di intercettare anche una parte degli astensionisti. Tutte supposizioni, ovviamente; ma vedere la lista “Vita” di Sara Cunial prendere meno voti di “Potere al Popolo” (lista, quest’ultima, tutt’altro che alternativa) e classificarsi penultima solo perché in pochissimi se la sono sentita di votare per una formazione che non teme di chiamarsi Partito della Follia, lascia un po’ di amarezza. La deputata veneta aveva speso tutta la sua forza e con una maggiore coerenza di altri (tanto per evidenziare un… Paragone) per opporsi al PUV (Partito Unico Virale). Il risultato è stato di zero parlamentari per ogni lista. E all’interno degli eletti non è andata meglio perché non solo ritroviamo Speranza, Boldrini, Faraone, Fratoianni e Ronzulli; non solo ci troviamo (sia pure nella circoscrizione Estero) il televirologo di turno; scopriamo anche che il leghista Siri che si era opposto in Senato alle misure liberticide, non è stato eletto mentre il suo collega filotirannico Giorgetti è di nuovo in parlamento con l’aspirazione della vicepresidenza del consiglio dei ministri. Il destino ci ha risparmiato l’elezione di Lopalco ma non quella di Crisanti. Che furbi quelli “di destra”: si sono tanto battuti in passato per il voto degli italiani all’estero e poi non riescono a portare i loro potenziali elettori ai seggi; regalando, con l’astensionismo, gli scranni alla controparte. Attendiamo la prossima respirazione bocca a bocca nei confronti dei loro avversari in pieno stile Bolsonaro – Lula. Respirazione che Salvini e compagni non mancheranno di fornire alle prossime elezioni regionali del Lazio (Emilia docet grazie a citofonate cretine) e alle europee del 2024.
Io di disservizi ne ho i coglioni pieni, ogni volta che torno da un aeroporto estero, trovo qualche sorpresa italiota che mi aspetta. L’ultima volta ho dovuto spendere un botto per pernottare e affittare un’auto alla Malpensa.
Quindi per chi fa blocchi stradali e ferroviari – come se non bastassero già i ritardi, e gli scioperi – non ho alcuna simpatia. Che siano rossi gialli bruni neri o no vax.
Ero davanti al video quando in diretta Cazzola (per il quale sia chiaro non nutro alcuna simpatia) pronunciò la frase, ma era motivata dall’esasperazione, in quanto si riferiva ai no vax che bloccavano le stazioni. Se non la sottoscrivo, poco ci manca, anche perchè fetenzia e cagabicchieri al solito non servono ad una beata fava, pur essendoci precisi reati penali di interruzione di pubblici servizi.
I giornali ci hanno tutti pucciato il pane alla stragrande, con titoloni ad effetto, poi nell’articolo qualcuno almeno ha riportato le parole esatte che +/- erano: “se non vogliono vaccinarsi non si vaccinino, ma non blocchino le stazioni”.
Qui ovviamente no.
Andiamo a riascoltare bene quello che disse Cazzola in quell’occasione. Su Youtube si trova facilmente il video. Invitò la Lamorgese a resuscitare Bava Beccaris “che sa bene come trattare questi terroristi”. Il che significa semplicemente questo: che chi manifesta contro l’obbligo vaccinale (magari anche commettendo qualche reato) perché non vuol fare da cavia per un farmaco sperimentale, è un terrorista; come chi manifestava a Milano in quelle terribili giornate del maggio1898 (magari, anche lì, commettendo qualche reato) perché pativa la fame per il rincaro del pane era un terrorista. Piombo agli uni come fu piombo agli altri. Parole pronunciate per esasperazione? No, pronunciate a freddo, in una trasmissione televisiva. Ecco chi sono i veri fascisti.
A Trieste le stazioni non erano bloccate, lo sciopero era relativo alla prestazione d’opera. Il problema è che le Ronzulli e i Cazz…ola di turno non hanno detto “se non vogliono vaccinarsi non si vaccinino…” ma “mandiamogli i carabinieri a casa e resuscitiamo Bava Beccaris”.