Don Giovanni

Sinopia “de noantri”

Se si considerano con attenzione i notiziari che vengono diffusi  su tutte le reti informative ni questi tempi di oscurantismo pseudo-scientifico (non saprei come altrimenti chiamarlo), non si può che rimanere allibiti nel vedere come anche le voci più libere e più oneste del sistema mediatico dominante -quello che di fatto condiziona l’opinione pubblica, determinandone in ogni campo le scelte e gli orientamenti politici – tenga in non cale alcun dati di fatto che invece, per la loro natura inquietante, dovrebbero essere fatti oggetto di seri approfondimenti. Un esempio per tutti. Durante la sua “zuppa” che quotidianamente diffonde  in video sul suo sito per commentare le notizie del giorno pubblicate dual stampa nazionale, Nicola Porro, sempre così polemico, fino all’invettiva che farebbe invidia a un Vittorio Sgarbi, contro l’insipienza e le malefatte di un governo di “scappati di casa” (definizione sua), qualche giorno fa si interrompe un attimo per leggere un messaggio che gli arriva da un suo ascoltatore, in cui si denunciano le mancate autopsie ai deceduti di Coronavirus negli ospedali di Bergamo, che avrebbero causato un ritardo nella formulazione di diagnosi corrette, causando la morte di molti altri pazienti che con un’adeguata terapia si sarebbero potuti salvare, mentre si è perseverato a sottoporli a un sistema di ventilazione errato e devastante. Risposta affrettata del giornalista: “Nella confusione del momento, si può anche capire…” (cito a memoria, il video è ancora disponibile in rete, chi vuole può andare a controllare le parole precise, ma il succo è questo). Eh no, caro Porro! Nessuno mette in dubbio la tua buona fede, ma si vede proprio che sei immerso anche tu nel sistema mediatico di regime. Forse se avessi porto orecchio anche a qualche canale alternativo, ti saresti accorto che la notizia delle mancate autopsie è lo scandalo più mostruoso di tutta la cosiddetta emergenza del Coronavirus in Italia: dal Ministero competente sono giunte ai responsabili dei servizi sanitari  ospedalieri circolari in cui si invitava (e sappiamo che cosa significano questi “inviti” in documenti ufficiali) a evitare le autopsie e a inviare i cadaveri dei defunti direttamente alla cremazione. Erano i giorni in cui tutti i telegiornali, di emittenti pubbliche e private indistintamente, trasmettevano il macabro spettacolo del corteo di mezzi dell’esercito che trasportavano al forno crematorio le bare dei morti da Covid (o dati per tali). Un vero e proprio spettacolo macabro costruito ad arte, con inquadrature perfette, allestite  da una regia tecnicamete agguerrita, quasi lo spezzone di un film “horror” (mi è capitato più di una volta di rievocare in proposito alcune sequenze di “Nosferatu il vampiro”, il celebre film muto di Murnau del 1922: andatelo a rivedere su Youtube e ditemi se ho torto). Attenzione: è lo stesso Porro a deplorare che, per fini propagandistici, si mostrino altri cortei di mezzi militari impiegati per trasportare i nuovi banchi nelle scuole dei paesi che, nel Bergamasco, hanno avuto più vittime. Giusto. “Novello insulto!”, come dice il povero Monterone nel “Rigoletto”. Ma non bastano le invettive. Un vero giornalista deve ritornare indietro, vedere che cosa c’è sotto, approfondire. Un discorso come questo che sto facendo potrebbe essere accusato di “complottismo”. “Complottismo” è un’accusa infamante, come quella di “negazionismo”. Come chi vuol ridimensionare gli effetti della Covid, senza negare l’esistenza del virus e i problemi che comporta, viene allusivamente paragonato a chi nega l’esistenza delle camere a gas in cui Hitler mandava a morte  gli ebrei, gli zingari e altri poveri sventurati, così chi si sforza di andare a fondo di fatti innegabili dietro cui sembra di poter individuare una sorta di sinopia viene assimilato a coloro che non credono allo sbarco sulla Luna (e pretenderebbero che le testimonianze documentali siano state costruite ad arte con espedienti cinematografici) o pensano che la tragedia delle Torri Gemelle sia stata architettata dal governo americano con la complicità dei servizi segreti per fini delinquenziali. Nessun complottismo. Basta giustapporre le notizie sicure, che spesso ci arrivano attraverso canali mediatici di nicchia, ma tutt’altro che inaffidabili, perchè la sinopia appaia ben chiara. E’ del tutto evidente che non solo in Italia, ma in quasi tutta Europa e, direi, in tutto il mondo, i governi e il sistema mediatico ad essi prono fanno di tutto per dipingere a colori foschi il presunto ritorno della pandemia, la “seconda ondata”, come molti la chiamano, anche se ormai il virus dappertutto ha perduto la sua forza e i positivi che ogni giorno vengono scoperti attraverso i tamponi sono in massima parte asintomatici, quindi sani; negli ospedali si è tornati alla normalità, i ricoverati, quando ci sono, vengono subito dimessi e i degenti in terapia intensiva sono pochissimi. Circola in rete un video (cercatelo su Byoblu, se non è stato rimosso) in cui si vede lo spezzone dell’intervista di una giornalista di un TG spagnolo a un medico ospedaliero fin dall’inizio impegnato nell’emergenza Covid. Il medico dichiara più volte che ormai il pericolo è passato, che gli ospedali hanno ripreso la loro attività normale, ecc. ecc., ma la giornalista continua a insistere che i dati sono allarmanti, la pandemia cresce, c’è il rischio di nuovi picchi, di un ritorno al confinamento (mi rifiuto di usare il barbarismo “lockdown”, tratto dal gergo carcerario). Il medico continua a scuotere il capo: niente di tutto questo! A un certo punto, la giornalista, spazientita al veder fallire il proprio disegno di trovar conferma nelle testimonianze di un medico dell’allarme che vuol diffondere, sbotta. “Ma lei dove ha vissuto in questi mesi di emergenza?” Risposta:”Ho vissuto in ospedale, a curare i malati. Lei,piuttosto, dov’era? Al sicuro, negli studi televisivi”. A quel medico bisognerebbe erigere un monumento. Come a tanti medici italiani che, violando meritoriamente la legge, hanno applicato terapie “sconsigliate” da Ministero (ad esempio quella a base di idrossiclorochina) o dileggiate dai vari professori Cuglioni (come la sieroterapia del dottor Di Donno), ottenendo risultati lusinghieri. Purtroppo questi medici non sono mai stati intervistati dalle televisioni di regime; altrimenti anche loro avrebbero potuto respingere, come il medico spagnolo, le fandonie che gli intervistatori pretendevano di fargli confermare. Porro, che si dichiara liberale, dice che la legge va rispettata, anche se è ingiusta. Io, che sono anarchico, cioè liberale all’ennesima potenza, dico che invece va violata. Sia onore, quindi, ai medici che hanno fatto le autopsie, salvando vite umane. Vorrei chiedere a Porro se anche le leggi di Hitler andavano rispettate. Ma quello era un sistema dittatoriale, noi siamo in una democrazia liberale! Davvero? Democrazia? “Dove set, cossa fet, n’ho t’hoo mai vista!”, diceva il Meneghin repubblican dell’indimenticato Carlo Porta quando “quij prepotentoni de Frances” erano arrivati a Milano a portare la libertà con le armi di quel figlio di buona donna che rispondeva al nome di Napoleone Bonaparte.Per tornare al “complottismo”. E’ chiaro che una sinopia internazionale c’è. Vi siete mai chiesti perché  Google cancella sistematicamente tutti i video e tutte le informazioni in cui qualcuno mette in dubbio il pensiero dominante riguardo alla pandemia? Sarà un caso che Google controlli con i suoi investimenti azionari alcune  case farmaceutiche impegnate nella ricerca di vaccini anti-Covid? Sarà un caso che un articolo di” Lancet” – la prestigiosa rivista medica lautamente finanziata dalle case farmaceutiche – costruito in base a procedure raffazzonate e più tardi ritirato con tante scuse, sia alla base dell’intervento dell’OMS che bandiva l’impiego dell’idrossiclorochina per la cura del Coronavirus, inducendo le autorità sanitarie di tutti i Paesi, Italia compresa, a vietarne l’uso? Uno approfondisce la faccenda e scopre che l’idrossiclorochina è prodotta dalla Sanofi, e ha un prezzo irrisorio; e che la Sanofi è impegnata nella ricerca di un vaccino anti-Covid, per il quale tutti i governi hanno già stanziato centinaia di miliardi. Gli esempi si potrebbero moltiplicare.Bisogna esser ciechi per non vedere la sinopia. In alto ci sono alcuni burattinai, che dissimulano le loro vere intenzioni dietro propositi umanitari, al riparo di fondazioni che da un lato hanno fatto grandi investimenti  nelle case farmaceutiche, dall’altro finanziano un’organizzazione delinquenziale qual è l’OMS di Ghebreyesus, amico dei cinesi e di Fauci. I vari governi sono in parte complici, in parte servi sciocchi. Il governo italiano è un governo di servi sciocchi. Anche Renzi fa il furbetto, proclamando la necessità di una vaccinazione obbligatoria perché è amico fraterno di qualcuno che quel vaccino, in Italia, lo sta sperimentando (così come, quando era Presidente del Consiglio. introdusse l’obbligo, nei supermercati, dei sacchetti biodegradabili perché era pappa e ciccia con chi quei sacchetti li produceva). Ma sarebbe fargli troppo onore pensare che si sia messo consapevolmente al servizio di un disegno internazionale. Il suo è un giochetto tutto casareccio, all’interno di una sinopia tutta “de noantri”. Ancora una volta, furbo sì, intelligente no.

Giovanni Tenorio

Libertino

6 pensieri riguardo “Sinopia “de noantri”

  • Alessandro Colla

    Non c’è bisogno di essere ciechi per non vedere la sinopia: basta essere negazionisti. Quelli veri, però, non quelli che vengono accusati di essere tali dai cialtroni al potere. Monterone non era negazionista, Maddalena sì. Non capiva che quel giovane somigliante a un Apollo era un mafiosuncolo mantovano. Ma vincerà lo stesso lei come stanno vincendo i deficienti nostrani. Come al solito morirà Gilda. E senza autopsia: diranno che il coltello era sporco di Covid. Novello insulto all’autentica scienza? No: vino Novello in eccedenza sulle tavole delle italiche menti. (menti?).

  • Ultimamente grazie al covid – ad oltre quarant’anni di distanza da “La barbarie dal volto umano” letta al liceo, mi sono ritrovato tra i piedi uno dei massimi esponenti dei nouveaux philosophes degli anni 70, ovvero il caro BHL.

    Nel suo saggio «Ce virus qui rend fou» (che non ho letto ancora, ho solo sentito la conferenza/presentazione fatta dall’autore stesso) tutto questo gran circo viene presentato come un fenomeno su cui meditare; si cita il Talmud (“il miglior medico del mondo andrà all’inferno”), si ricorda che “una pandemia è in primo luogo un fenomeno sociale che ha anche dei risvolti medici” ed altre uscite d’effetto.

    Devo dire che le sue idee sono piuttosto accattivanti, in quanto:
    – non nega affatto la pandemia;
    – si limita a criricarne gli aspetti di isteria sociale a cui ha portato;
    – lo fa con la giusta energia, senza dimenticare eleganza e pacatezza.

    Atteggiamenti scomposti e machisti alla Trump-Bolsonaro-Lukascenko (o anche solo come quelli di Sgarbi e, se mi permettete, come quelli che leggo in questo sito o nell’altro del Leopardo di Tenerife & Co.) non se ne vedono e non se ne sente proprio la mancanza.

    Insomma, una severa critica sociale che possiede anche il valore aggiunto di una piccola lezione di stile. Stile di cui, oggi, ce n’è bisogno spesso, come chiudeva un noto carosello.

    • Per “machismo” si intende un’esagerata ostentazione di virilità, da parte di chi ritiene il maschio superiore alla femmina. Non mi ci trovo in questa definizione, a dispetto delle calunnie che circolano sul mio conto. Io sono innanzitutto un cantore della libertà! ” E’ aperto a tutti quan”i, viva la libertàil ” è il mio motto, che viene ripetuto da me e dal mio seguito centinaia di volte., in una scena memorabile. Faceva tanta paura quell’inno pieno di giubilo,, nell’Ottocento , che la censura pretendeva di sostituito con “Viva la società”, o altre minchiate del genere Dov’è il machismo? Ho già spiegato più di una volta che ,in realtà, sono le donne a sedurre me, nonostante le apparenze. Si rilegga anche quanto ho detto della mia amica Carmen. Muore accoltellata, ma è lei a vincere. Senza di lei, tutti gli altri personaggi sarebbero fantocci. Don Josè viene gettato via come uno straccio, ma prima o poi capiterebbe anche a Escamillo, se la vicenda non avesse il finale tragico che sappiamo. Anche senza di me gli altri non potrebbero esistere, nel capolavoro di cui sono protagonista. Ma i più stupidi rimangono i maschi; il più stupido di tutti è Don Ottavio. Le donne possono essere, tutt’al più, rompiballe, come Donna Elvira, non certo stupide. Zerlina è una furba di tre cotte. Donn’Anna la racconta bella, per farmi passare come uno stupratore e un assassino, mentre ci stava, e come…Ci riesce alla grande! Quel coglione di Don Ottavio le crede! Sono cose che ho detto e ripetuto. Questo è un sito di dubbia moralità, ma non certo un sito machista.Talvolta si va giù pesante, non lo nego, con gli epiteti: ma senza distinzione di sesso (oggi si dice “di genere”, ma i miei pedagoghi un po’ antiquati mi dicevano che il genere è una categoria grammaticale). Forse, però, per “machismo” l’amico Max intende altra cosa. Una certa virulenza di linguaggio, che è di solito appannaggio dei maschiacci, mentre sarebbe disdicevole sulle labbra di una fanciulla? Non posso negarlo. Ma ognuno è fatto a suo modo; e io sono fatto così. Tutti possono entrare nel mio palazzo; nessuno è obbligato. Se uno vuol starsene alla larga, non sarò certo io a trattenerlo. Può anche darsi che, a furia di inimicarmi, uno dopo l’altro, i miei venticinque lettori ( che forse sono già diventati una quindicina o anche meno) il mio dialogo diventi un monologo. Abbaierò alla Luna.

  • Alessandro Colla

    Non ho trovato in questo sito atteggiamenti scomposti e “machisti” (per quel che significa questo termine), sarebbe interessante capire quali sarebbero e in base a cosa possano essere definiti in questo modo. Sgarbi sarà anche scomposto nella forma ma non lo è nella sostanza; al di là della provocazione del divieto di mascherarsi a Sutri emanata attraverso una sua ordinanza sindacale. Mi è sembrata molto più scomposta la replica in merito di Alessandro Gassman. Il problema non è il negare o riconoscere una singola pandemia ma la vera negazione del fatto che ogni hanno i virus influenzali girano per il mondo e quindi c’è almeno una pandemia all’anno. Si continua a negare che i morti degli anni scorsi erano di più ma i negazionisti sarebbero gli altri. Dovremmo accettare lezione di stile da chi negando l’evidenza statistica accusa di negazionismo chi confronta i dati statistici? Nell’altro sito è possibile ravvisare a volte degli eccessi verbali ma la sostanza non muta: l’esperimento di ingegneria sociale esiste e non è detto che possa essere vinto mutando uno stile che deve essere ancora dimostrato sia controproducente. Se i tedeschi invadono l’Italia settentrionale fino a Roma “città aperta”, grazie al’orbace collaborazionismo, l’unico stile praticabile è la resistenza. Devo ancora conoscerlo il nazista che si impressiona e recede di fronte alla gentilezza. In ogni caso le cose vanno chiamate con il loro nome. Gli eufemismi portano alla confusione semantica, simile a quella che chiama neoliberismo l’interventismo delle banche centrali.

    • Beh, insomma, ad es. “impiccarli ad un lampione” come machismo mi pare degno di Pancho Villa. Ma era solo una frecciatina, per conto mio si invochi pure l’uso di iprite, fosgene e proiettili dum-dum (poi se magari mi si dice cosa si ottiene, a parte scaricare un po’ di frustrazione, ne sarei molto grato).

  • Alessandro Colla

    Impiccarli a un lampione può essere un espressione di figura, un po’ come invocare piazzale Loreto. Non l’ho trovata nella Sinopia de’ Noantri ma è possibile che sia stata utilizzata in altre occasioni riportando frasi dal sito Rockwell o da altri siti. Del resto Norimberga, pur non usando lampioni, ha avuto lo stesso modus operandi e con la freddezza processuale che a piazzale Loreto è mancata. Chi ha subito il tiranno è comprensibile che preferisca il lampione come antidoto alla sindrome di Stoccolma che si sta rivelando come l’autentica pandemia, specialmente nell’italico popolo che si conferma quello istintivamente più servile. Lo scaricare un po’ di frustrazione causata dalla prigionia non mo sembra cosa da mettere “a parte”. Potrebbe aiutare a ricaricare le pile in attesa di qualcosa di maggiormente operativo; non so che cosa ma almeno il diritto all’autoterapia psicologica speriamo di averlo conservato. Cosa si possa ottenere è sicuramente sconosciuta ma il dato certo è che con i tiranni il cosiddetto bon ton non serve. Anzi, rafforza il loro meschino potere. Un po’ come dire sì alla lotta contro la criminalità organizzata per poi inchinarsi davanti casa del capocosca alla prima processione utile.

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