L’antiterrorismo di Pulcinella
Cari amici, se foste proprietari di un lago dalle acque limpidissime, e riceveste notizia che un immissario sta per riversarvi una grande macchia di petrolio galleggiante alla sua superficie , come vi comportereste? Immagino che fareste di tutto per deviare le acque del fiume prima che la macchia possa giungere a destinazione. O lascereste che la sostanza inquinante invada il lago, per pensare al da farsi solo a danno compiuto? Sarebbe da stolti.
I flussi umani non sono molto diversi da quelli delle acque. Se c’è pericolo che in una piazza, durante una manifestazione, qualche malintenzionato possa far esplodere una bomba, sarà opportuno prima sgomberare quella piazza, e poi impedirvi l’accesso di persone non identificate, consentendolo soltanto, attraverso varchi presidiati, a chi sia in grado di esibire un titolo idoneo (biglietto a pagamento, biglietto d’invito). Se si lascia che la piazza si riempia d’una folla anonima, e solo da un certo momento in avanti si controllano gli ingressi, quale certezza si può avere che qualche malintenzionato non vi sia già penetrato prima, con un bel cinturone carico di bombe? E’ come se la macchia fosse già arrivata nel lago, quando ormai non è più possibile fermarla. Che vale, a questo punto, continuare a tener sotto controllo il fiume? Sarebbe fatica sprecata.
Concetti troppo sottili per le Autorità, quelle che, per citare una massima di Arrigo Benedetti “non cesseremo mai di irridere, e non perché si sia fautori disordini, ma per quel tanto di disumana comicità che la parola racchiude”.
Milano, Piazza della Scala, 24 settembre 2017. Nel tempio della lirica, glorioso una volta e oggi ridotto a cappellina, con un’acustica peggiorata dagli interventi dell’archistar Mario Botta (digiuno di musica per sua ammissione), sono in programma, nel pomeriggio, due manifestazioni. La prima è la replica conclusiva di “Hänsel e Gretel” di Humperdinck, la seconda è una cerimonia di premiazione a grandi nomi della moda, con celebrità che vengono da ogni parte dell’orbe terracqueo (i sarti e le loro corti dei miracoli, come li chiamò una volta, nel suo stile tagliente, Paolo Isotta), invitato d’onore il Primo Cittadino. Fin dal principio della giornata la presenza delle forze dell’ordine nei dintorni è massiccia, ma si entra in piazza e se ne esce liberamente, senza controlli. All’inizio della seconda manifestazione, la piazza viene transennata: se ne può uscire, ma per entrare passano dai varchi soltanto i personaggi del bel mondo che esibiscono il biglietto d’invito alla cerimonia. Sì, ma quei comuni mortali che in piazza ci sono già entrati prima, senza che nessuno li controllasse? Non potrebbe annidarsi proprio tra quella gente anonima il pericolo che i servitori dello Stato sono stati chiamati a scongiurare? E’ un dubbio che non può scuotere chi porta una divisa: si eseguono ordini ben precisi, senza discuterli, altrimenti sarebbe “violata consegna”, o qualcosa di simile. Se poi qualcosa andrà storto, ne risponderanno i superiori (forse).
E se davvero la macchia di petrolio fosse già arrivata nel lago, quando nessuno controllava il corso del fiume? Se il bombarolo carico di dinamite si fosse già accomodato in piazza prima che venissero collocate le transenne , e attendesse il suo momento di dar spettacolo, mischiandosi tra la folla? A Napoli si confiderebbe in San Gennaro, a Milano c’è sant’Ambrogio, il cui ultimo successore ha celebrato proprio quella mattina, in Duomo, il proprio insediamento sulla cattedra della diocesi che, a differenza della Scala, è rimasta la più grande del mondo.
Arriva un vecchietto che si dirige verso il teatro, a prendere, secondo accordi convenuti, la figlia e la nipotina dopo la fine dell’Opera. La distanza che lo separa dal luogo dell’appuntamento è di circa 20 metri dallo sbarramento. Viene rudemente bloccato a un varco da un agente; gli si assicura che può entrare da un’altra parte, passando dietro Palazzo Marino. Vedendo però frustrato anche il nuovo tentativo, si accorge che i servitori dello Stato l’hanno preso in giro: non si entra da nessuna parte. Ritorna al varco precedente, viene di nuovo fermato dal medesimo agente, alza la voce. Interviene un superiore: gli ordini sono ordini!
Gli ordini sono ordini, certo. Chi porta la divisa deve eseguirli anche se sono cretini (chissà se fra le consegne che si porta addosso rientra anche quella di prendere per i fondelli i sudditi, dando indicazioni false). Per questo il suo mestiere è più repellente di quello delle puttane, che perlomeno possono sempre negare le loro prestazioni ai clienti, senza neppure doversi giustificare.
Mi capita spesso di viaggiare in incognito. Quest’estate mi è capitato, su un treno della linea Ancona-Roma, di ascoltare il colloquio fra una ragazza e un giovinotto che era in viaggio per Foligno, dove aveva da sostenere sostenere un esame per l’Accademia Militare. La ragazza, in estasi, a un certo punto disse: “Io sono affascinata dalle divise!” Un vecchio seduto vicino chiese: “Dalle divise o da chi c’è dentro?”
C’è poco da ridere. Finché le donne la daranno a chi porta la divisa, c’è poca speranza di abbattere lo Stato Sovrano Armato.
Santa Lisistrata, ora pro nobis!
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