Laicismo ipocrita
Piaccia o non piaccia, la Repubblica Italiana fondata sul lavoro non è un Paese laico. L’art 7 della Costituzione, quello che riconosce lo Stato della Città del Vaticano e recepisce i Patti Lateranensi, con annesso Concordato, sottoscritti nel 1929 dal regime di Mussolini, è un bel macigno, da cui non è facile liberarsi. Ancor meno che dal Codice Rocco. Il Codice Rocco è stato in molti punti riformato, ma è ancora lì. Il Concordato è stato rivisto al tempo del governo Craxi nel 1983 – 84, ma è ancora lì. La revisione ha regalato al popolo italiano il pateracchio dell’8 per mille dell’imposta annua dovuta, che ogni contribuente può riservare, nella dichiarazione dei redditi, alla confessione religiosa che preferisce. Perchè mai? Uno Stato laico dovrebbe lasciare piena libertà di culto e di predicazione a ogni confessione religiosa, senza però occuparsi del suo finanziamento.Ognuna provveda da sé. Perché i fedeli, per sostenere la loro Chiesa, dovrebbero passare attraverso la mediazione del sistema fiscale? Non è più semplice un versamento diretto, come avviene per qualsiasi altro soggetto associativo? Per lo Stato una Chiesa dovrebbe essere un’associazione come un’altra. Purché rispetti le norme di legge, è pienamente libera di perseguire i fini per cui è nata e di finanziarsi come crede. Tra l’altro, il machiavello dell’8 per mille, che pare sia stato escogitato dietro suggerimento dell’allora sconosciuto Giulio Tremonti, è un meccanismo davvero truffaldino. Se uno non vuole assegnare la sua quota dell’8 per mille a nessuna confessione religiosa, l’ammontare corrispondente viene distribuito fra tutte le confessioni religiose che ne avrebbero diritto; ma non in parti uguali, bensì secondo percentuali proporzionali alla donazione che hanno ottenuto per effetto delle indicazioni esplicite dei contribuenti. Con il bel risultato che la Chiesa Cattolica, ottenendo sempre il finanziamento volontario di gran lunga maggiore, si pappa anche un congruo sovrappiù, ben più consistente rispetto a quello delle altre altre confessioni. In base a quale logica? Quella del Marchese del Grillo: “Perchè io sono io e voi non siete un cazzo”.
La vera battaglia di chi lotta per un sistema politico davvero laico dovrebbe appuntarsi contro il Concordato.Abolizione dell’art.7 della Costituzione. Abolizione, non superamento, che è parola ambigua. Una volta era la bandiera dei Radicali e, un po’ più in sordina, della Sinistra liberale che si riconosceva nella minoranza di Antonio Baslini, il promotore, insieme con il socialista Loris Fortuna, della legge sul divorzio. Adesso, nessuno ne parla più. Tutto il laicismo si riduce alla pretesa di eliminare i crocifissi dalle aule scolastiche. Aboliamo prima il Concordato e poi eliminiamo i crocifissi! Visto che questa è ancora un’utopia, e tale resterà ancora per molto tempo, io risolverei la questione in questo modo: nelle aule scolastiche appendiamo non crocifissi ordinari, ma copie di grandi opere d’arte che rappresentano soggetti religiosi. Vogliamo limitarci alla Crocifissione? L’arte italiana in particolare ne esibisce esempi meravigliosi. Io, che sono una grande canaglia e spesso mi permetto di irridere certi aspetti della religiosità a mio parere deteriori (non per niente mi hanno cacciato all’inferno), proprio in questi giorni mi sono commosso – sì, capita anche a me – davanti alla Crocifissione di Masaccio, esposta a Milano presso il Museo Diocesiano, graziosamente offerta in prestito dal Museo di Capodimonte. Non è necessario essere credenti per commuoversi.Anzi, un non credente dotato di fine sensibilità si commuove forse di più, apprezzando ii modo in cui l’artista ha saputo rendere umanissima la tragedia del Golgota, di là da ogni considerazione strettamente religiosa. Quella Maddalena vista di schiena, con i capelli biondi sciolti sulle spalle e quelle braccia tese verso il suo amato appeso alla Croce, è una delle immagini più strazianti che ci abbia donato l’arte di tutti i tempi. “E se non piangi, di che pianger suoli?” Ecco: se si appendesse in un’aula scolastica la riproduzione di questo capolavoro, qualcuno avrebbe il coraggio di protestare, con il pretesto che si offendono gli atei o magari anche i musulmani, che non solo non credono in Cristo come figlio di Dio, ma neppure tollerano immmagini di qualsivoglia genere, per il timore di cadere nell’idolatria? Con tutto il rispetto per chi aderisce a fedi religiose difformi dalla nostra tradizione, vogliamo ricadere nella barbarie, rinnegando quello che abbiamo di più grande? Masaccio è, con Brunelleschi e Donatello, l’artista che apre le porte allo splendore del Rinascimento. Uno dei più alti momenti della Storia dell’Umanità. Altro che il Risorgimento che piace tanto ai Cazzullo, una cosuccia “tota nostra”. Allora l’Italia non esisteva ancora come Stato nazionale, ma seppe diventare il faro della civiltà.
Ebbene: chi in un’aula scolastica ha davanti agli occhi la Crocifissione di Masaccio, se è credente ne apprezzerà, oltre al valore artistico, anche il significato strettamente religioso. Chi non è credente, sarà pienamente appagato dal valore artistico. Si può scommettere che ai più non farà né caldo freddo., vista la scarsa considerazione in cui è tenuta la grande arte nella scuola italiana (per non parlare della musica, ma qui si aprirebbe un lunghissimo discorso…) In ogni caso, per chi vorrà, sarà un arricchimento spirituale. Alla faccia del Concordato, dell’art. 7, del laicismo da quattro soldi e di tutte le inutili polemiche sui crocifissi nelle aule.
A proposito di laicismo da quattro soldi..In questi giorni ha fatto chiasso la vicenda di quella maestra elementare di Oristano che è stata censurata, con sospensione temporanea dello stipendio, per aver fatto recitare le preghiere in classe e aver fatto inanellare ai suoi alunni le perline di un rosario. A me sembra una cosa da pazzi. Sia ben chiaro, non il comportamento della maestra, alla quale va tutta la mia solidarietà, ma quello dei genitori che hanno protestato e ancor più quello della direzione didattica che ha applicato un provvedimento disciplinare a mio parere del tutto abusivo. Non è forse vero che è un altro retaggio del Concordato l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica? E allora? Se in una classe nessuno ha chiesto la dispensa da tale disciplina, come l’ordinamento concede, perché una maestra non dovrebbe far recitare le preghiere ai suoi alunni? Se nessun genitore ha chiesto la dispensa, vuol dire che tutti sono credenti. La maestra non ha imposto nulla a nessuno, non ha fatto nessuna opera di indottrinamento.
In tutta questa faccenda la figura peggiore l’ha fatta il ministro dell’Istruzione Valditara, con il suo atteggiamento davvero pilatesco. Avrebbe dovuto difendere a spada tratta la maestra, invece non l’ha fatto, limitandosi ad aprire un’inchiesta per accertare i fatti. Ma non c’è niente da accertare: i fatti sono già chiarissimi. In un Paese dove vige il Concordato, dove nelle aule scolastiche è spesso ancora appeso il crocifisso, dove l’ordinamento prescrive l’insegnamento della religione nella scuola pubblica, dove la Chiesa Cattolica gode di mille privilegi anche fiscali, dove il peso della Conferenza episcopale è ancora rilevante nelle vicende politiche interne, ci si scandalizza perché una maestra elementare, senza esercitare alcuna coercizione ma con il pieno consenso degli alunni, fa recitare le preghiere? Ma per favore! Mi vien voglia di dire: si apprezzino, anche da chi non è credente, sotto l’aspetto poetico, due bellissime preghiere come il Padre Nostro e l’Ave Maria. Chi non le conosce, non può comprendere alcune fra le pagine più sublimi della Divina Commedia. Buttiamo via anche Dante? Chi ha inventato il Dantedì -un’etichetta addirittura offensiva, nella sua frivolezza, per uno dei più grandi poeti di tutti i tempi- sarebbe anche capace di farlo.
A proposito dell’insegnamento religioso. Certo che, per capire non solo Dante, ma anche gran parte della letteratura – italiana in particolare, ma non solo italiana – dell’arte, della musica di tutti i tempi è necessario conoscere a fondo i principi della religione cristiana; per gli italiani, in particolare, della religione cattolica. Quando Franco Fortini (se la memoria non mi inganna) affermava che non siamo più in grado di comprendere il “Paradiso” di Dante perché non ne siamo degni, forse intendeva proprio questo. Allora, secondo me, la cosa migliore sarebbe quella di eliminare dalla scuola pubblica l’insegnamento confessionale della religione e sostituirlo con un insegnamento di Storia delle Religioni come disciplina curricolare obbligatoria per tutti. All’interno del programma lo spazio lasciato al crisianesimo e in particolare al cattolicesimo dovrebbe essere sufficientemente ampio. Perché, piaccia o non piaccia, “non possiamo non dirci cristiani”.
Purtroppo una sentenza della Corte Costituzionale sostiene che in quanto principii fondamentali, i primi dodici articoli della Carta non possono mutare e per cambiarli occorre una nuova costituzione. Malgrado quella sentenza il legislatore ha arbitrariamente aggiunto in tempi recenti, qualcosa di pseudoambientalista in questa prima dozzina di articoli. Chissà se la Corte si pronuncerà in merito? In ogni caso penso che l’Italia offra l’unico esempio di un trattato internazionale, peraltro di carattere confessionale, inserito nello statuto fondamentale di una nazione. Da quello che leggevo negli anni settanta, in testi che non so se riuscirò a recuperare, sembra che la scelta sia stata di Togliatti e Dossetti contro il parere negativo di De Gasperi e Nenni che però poi capitolarono. Sugli insegnamenti scolastici, proporrei lo studio delle religioni non attraverso la loro storia ma tramite la conoscenza dei fondamenti delle loro dottrine. L’aspetto storico lo approfondirei durante le ore di filosofia, disciplina che dovrebbe essere insegnata dai primi anni del liceo seguendo il percorso previsto dagli studi storici generali; non quindi solo nell’ultimo triennio. Valditara potrebbe avere un’irripetibile occasione storica di riforma in tal senso. Ed è per questo che non la proporrà. Sarà un’altro treno stupidamente perso, come quello della rivoluzione liberale. Tutte cose impossibili nella patria di De Roberto e del principe di Lampedusa.
Mi spiace contraddire DJ, ma la Crocifissione del Masaccio a me non piace.
Salvo solo Mantegna, Tiepolo, Raffaello, Tiziano e pochi altri; non amo le crocifissioni nell’arte, le trovo quasi tutte malfatte ed inverosimili (comprese quelle
citate).
Difetti più frequenti e comuni:
– croci ad altezza d’uomo, con le pie donne che quasi possono guardare Gesù viso a viso;
– pali troppo sottili che paiono di compensato tagliati da un bimbo col traforo;
– chiodi sempre infissi nei palmi (ma senza corde che sostengano il peso sono irrealistici), mai nei polsi (forse Rubens è l’unico che molto timidamente ci ha provato);
– al 90% mancanza del legno di traverso per l’appoggio dei piedi (necessario per provocare il supplizio);
– paesaggio di sfondo spesso ubertoso, come ‘o Preseppio di casa Cupiello che teneva pure ‘a cascatella fatta con l’enteroclisma, sì vabbuò, in Palestina…
Stando così le cose, il Cristo di San Juan de la Cruz di Dalì, surrealista (ma per i motivi spiegati non sono meno surreali tutte le crocifissioni dei secoli passati) elimina tutti gli orpelli errati dei mostri sacri della pittura dei secoli passati, semplicemente ignorandoli. Il corpo sembra stare sospeso senza chiodi, corde, sgabelli, l’anatomia del corpo è perfetta tanto da poterci fare una lezione universitaria. La prospettiva dall’alto poi è bellissima, è quella del Padreterno!
E’ il più bel quadro a mio avviso sull’argomento ed è anche l’unico che vorrei avere sempre davanti agli occhi in un’ipotetica aula scolastica.