Don Giovanni

Il Dio di manica larga

“Ah principe, che bel paese sarebbe questo se non ci fossero….”
“Tanti gesuiti!”
Faccio mio lo sberleffo del Principe di Salina, nel “Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, al gesuita Padre Pirrone.
Col papa gesuita che abbiamo il buon Dio sembra diventato di manica larga. Perdonare gratis, o quasi, a tutti! Molto coerente. Sempre stati lassisti, i gesuiti, al punto da prendersi le rampogne d’un rigorista come Pascal e dei giansenisti di Port Royal. Va benissimo, fin qui cosa loro. Però è indecente che, in base ai loro arzigogoli, quel ch’è male diventi bene quando va a beneficio anche dei preti, specialmente se tal beneficio comporta spesa pubblica cui deve contribuire anche chi i preti li vede come fumo negli occhi. Sentite un po’ quel che dice don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, intervistato da Vittorio Zincone su “Sette”, a proposito delle unioni civili:” Non parliamo necessariamente di gay, ma anche di coppie eterosessuali, di situazioni come quella tra il parroco e la perpetua. Non è giusto che ci siano cittadini di serie A e di serie B” Non capisco, propri non capisco! Intende parlare di parroco e perpetua che convivono more uxorio, come “el pover abaa Ovina desgraziaa” della “Guerra di pret” di Carlo Porta, che convive con la Luisa, rischiando la scomunica “latae sententiae” ? Credo proprio di no, sarebbe il colmo, anche per il lassismo gesuitico con le sue casistiche. Intende proprio il rapporto di lavoro fra padrone e domestica, dove il padrone sia il prete. Allora capisco fin troppo bene: mettiamo le serve dei preti a carico del bilancio pubblico! Guai a chiamare matrimonio l’unione sessuale fra culattoni, ma si possono ben chiamare unioni civili i rapporti di lavoro tra il prete e la sua serva. Ma allora perché solo per i preti? Per tutti gli scapoloni che hanno qualche domestica al loro servizio! Non è giusto che ci siano cittadini di serie A e di serie B! Che diamine!

Giovanni Tenorio

Libertino