I sogni di Ettore Gotti Tedeschi e la Chiesa che “puttaneggia coi regi”
Cari amici, forse posso capire in che cosa un partito che si definisce cristiano si differenzi, nelle idee che propugna, nella linea politica e nei programmi elettorali, dagli altri partiti: difficilmente potrà dirsi favorevole all’aborto, all’eutanasia, al matrimonio fra omosessuali e ad altri temi del genere. Molto più difficile, invece, mi risulta comprendere quale sia lo specifico di una banca sedicente cattolica. Che può fare una banca cattolica di così diverso da un’altra banca, magari governata non dico da una maggioranza di massoni o di atei sfegatati, ma anche soltanto di luterani o di calvinisti o di quaccheri? Nel nome di Cristo presterà denaro senza chiedere interessi (“mutuum date nihil inde sperantes”)? Distribuirà tutto il suo patrimonio ai poveri? In omaggio all’anticapitalismo delle gerarchie ecclesiastiche si rifiuterà di sostenere la grande industria ed elargirà mutui a tasso zero soprattutto a chi non può offrire garanzie? Seguirà le orme di La Pira, colui che tentò la quadratura del cerchio conciliando politica e santità (diceva proprio che le banche erano piene di soldi, ma non li offrivano a chi ne aveva bisogno)? La storia e la cronaca recenti sembrano attestare tutto il contrario. Vi ricordate Marcinkus, amico di Sindona, a sua volta amico della mafia e di Andreotti, e tutta la vicenda di Calvi e del Banco Ambrosiano? Il povero papa Luciani voleva vederci chiaro nel marciume bancario cattolico, ma non poté portare a termine la sua missione: lo Spirito santo volle diversamente, togliendolo precocemente al mondo dei vivi. I maligni dicono con qualche aiuto… Sarebbe nello stile della Curia, come a suo tempo disse Paolo Sarpi sottraendosi fortunosamente a una pugnalata mortale di sicari prezzolati. Vi ricordate com’è finito ingloriosamente il governatorato di Antonio Fazio alla Baca d’Italia? Buon cattolico anche lui, dovette dimettersi per alcuni maneggi poco puliti a favore di banchieri amici. Per difendere il candore della propria coscienza millantò la propria devozione cristiana, dichiarando che la figlia sarebbe entrata a breve fra le schiere dei Legionari di Cristo (altra cosa che non capisco: che c’entrano le legioni di Cesare con l’irenismo del Nazareno?): proprio loro, quelli travolti dalla bufera che ha investito il loro capo Marcial Maciel Degollado, eminente prete pedofilo.
Con tutti questi begli esempi alle spalle, qualche anno fa il pio banchiere Giovanni Bazoli di Banca Intesa scrisse un articolo, non ricordo su quale quotidiano, in cui si magnificavano con alte lodi i banchieri di fede cattolica per la loro presunta superiorità morale. Se le cose stessero davvero così, dovrebbero riflettere innanzitutto – per proporre radicali riforme – sulle radici patentemente immorali di tutto il sistema bancario mondiale, che si compendiano in due princìpi indiscussi: la cosiddetta “moneta fiat” stampata truffaldinamente dai banchieri centrali, autentici falsari legalizzati, e la riserva frazionaria, che trasforma ogni deposito bancario in un prestito e consente a sua volta di moltiplicare a dismisura la moneta circolante. Mai sentito un buon cattolico, banchiere o no, discutere di queste materie incandescenti. Il sistema va benissimo anche a loro, ci sguazzano come gli altri.
Ettore Gotti Tedeschi, che è stato presidente dell’Istituto per le Opere Religiose, fra i banchieri cattolici è il meno peggio. Ha cominciato a far piazza pulita in quel verminaio. E’ stato poi rimosso dal suo alto ufficio per beghe poco chiare, che secondo alcune indiscrezioni avrebbero avuto qualche peso nell’abdicazione di papa Ratzinger. Il suo predecessore Angelo Caloja l’ha accusato di gestione poco trasparente, beccandosi una querela: tutto molto cristiano anche questo. Ma ormai è acqua passata. In questi giorni Gotti Tedeschi si rifà vivo sulle pagine del “Giornale” con una proposta che mi fa rizzare i capelli in capo. Come strumento di redenzione per un mondo che, a suo dire, va sempre più scivolando verso il nichilismo, dimentico delle sue radici cristiane, propone niente meno che… un nuovo Editto di Costantino, e magari di Teodosio. Vi rendete conto? Proprio un accordo fra Chiesa e Stato come quelli che, nel 313 e nel 391 segnarono la fine della Chiesa dei Martiri, cui anche un epicureo come me non può che esprimere la più grande reverenza, alla Chiesa che “puttaneggia coi regi”, per dirla con Dante. Sappiamo come andarono a finire le cose. La legge di Cristo divenne legge dello Stato, i perseguitati divennero persecutori, lo Stato divenne cristiano e quindi intoccabile, la Chiesa ebbe il sostegno dello Stato anche nei suoi atti criminali. Il cittadino romano diventava automaticamente cittadino cristiano. Eppure Cristo aveva detto con chiarezza a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”. Costantino e i suoi immediati successori si macchiarono di tali nefandezze che l’imperatore Giuliano, non tollerando più i privilegi acquisiti dal clero cattolico e le discriminazioni inflitte ai seguaci dell’agonizzante paganesimo, fece atto di apostasia reintroducendo l’antica spiritualità del mondo classico, nobilitata da un raffinato ripensamento sul piano filosofico. Fu un totale fallimento, come sappiamo. Il vento della Storia soffiava da un’altra parte. La commistione fra potere temporale e potere spirituale avrebbe causato disastri sia alla giurisdizione civile sia a quella religiosa. Dante, nella “Divina Commedia” e nel “De Monarchia” condanna duramente la decadenza delle due istituzioni, Impero e Chiesa, attribuendone la colpa più grave proprio alla Chiesa, che pretende di esercitare funzioni temporali in contrasto con il suo ministero. Sappiamo che fine fece il “De Monarchia”: bruciato in piazza.Il Dante maturo però sbagliava a vedere nell’Impero Germanico la continuazione di un Impero Romano eroico, eticamente sublime, voluto da Dio e divenuto alla fine cristiano per un disegno della Provvidenza. Molto meglio il Dante giovane, che vedeva invece nel mondo romano antico crudeltà e sopraffazione: i caratteri di ogni Stato, in ogni tempo e luogo.
Venendo ai tempi moderni, gli accordi fra Chiesa e Stato si sono concretati, fin dal tempo di Napoleone Bonaparte, nei cosiddetti Concordati: veri patti scellerati fra due poteri illegittimi e oppressivi, che si scambiano favori e privilegi. Il pensiero liberale classico, giustamente, li ha sempre avversati, e anche un certo pensiero cattolico minoritario: la formula cavouriana “libera Chiesa in libero Stato” (in sé ambigua e alla lettera inapplicabile) risale al cattolico Charles de Montalembert. I Concordati sono sempre piaciuti ai regimi autoritari. Mussolini ne ha regalato uno al Bel Paese, che la Costituzione più bella del mondo ha fatto proprio. Grazie alla revisione promossa da Bettino Craxi, i sudditi italici, anche se miscredenti, sono costretti a devolvere una parte dei tributi posti a loro carico in prevalenza a favore della Chiesa, e in misura più ridotta anche di altri soggetti religiosi, (pare che tale atroce meccanismo sia stato suggerito da un altro buon cattolico, il non mai abbastanza esecrato Giulio Tremonti). Sarà bene ricordare che, proprio in base al Concordato, un galantuomo come Ernesto Buonaiuti,, che aveva perso la cattedra per non aver voluto giurare fedeltà al regime, non poté essere reintegrato nell’insegnamento dopo la proclamazione della repubblica in quanto scomunicato da Santa Romana Chiesa per il suo atteggiamento favorevole al movimento modernista (che aveva già dato qualche grattacapo ad Antonio Fogazzaro).
Ebbene, con questi bei precedenti, dove vuol arrivare il buon Gotti Tedeschi, della cui buona fede peraltro non è lecito dubitare? Vuole una sorta di concordato soprannazionale fra la Chiesa e le potenze che si dicono cristiane? Staremmo freschi! Sarebbe una versione edulcorata della Sharia islamica. Il papa diventerebbe l’ispiratore di tutti i disegni politici, la gerarchia assumerebbe la funzione dei “Guardiani della Rivoluzione”, i Pasdaran dell’ayatollah Ali Khamenei. Dio ce ne scampi e liberi! Ma vadano a rileggersi il Vangelo, questi buoni cattolici, se mai l’hanno letto. “Andate e fate miei discepoli tutti i popoli” dice Cristo agli apostoli prima dell’Ascensione. In che modo? Alleandosi con il potere degli Stati, per imporre la fede con la forza? Manco per sogno! Con il battesimo, solo con il battesimo, per chi lo vuol accettare. Davanti alla vera o presunta scristianizzazione del mondo, il vero cristiano dovrebbe dimostrare la sua superiorità con la coerenza e l’esempio. Forse sarebbe bene che la Chiesa, come organizzazione gerarchica guidata da un monarca assoluto, scomparisse. I veri cristiani resteranno in pochi? L’importante è che si vedano garantita ogni libertà: il che può avvenire solo in un contesto sociale anarchico. Dove potranno aver piena libertà anche atei, nichilisti, epicurei come me. Cristo non si preoccupò quando, dopo un suo discorso inquietante, vide allontanarsi molti dei suoi seguaci. Disse anzi ai suoi apostoli; “Volete andarvene anche voi?”E Pietro:” Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Quelle che la Chiesa d’oggi, impelagata fino al collo nel potere terreno, non ha più.