Governo pasticcione
Una lettera al “Corriere” di Luigi Di Maio viene pubblicata come un vero e proprio articolo, con un richiamo in prima pagina e il testo completo in bell’evidenza all’interno. Era proprio il caso? Si tratta di un panegirico dell’azione di governo, nel quale si sottolineano enfaticamente i presunti meriti della coalizione populista che regge l’Italia ormai da un anno, con un consenso ancora molto forte, a dispetto dei guasti che ha provocato, avviando il Paese al precipizio.
Quel che più sconcerta, in tutto quell’argomentare pieno di presunzione, è il punto i cui si parla della cosiddetta “flat tax”, la “tassa piatta” che era nel programma elettorale della Lega e che è stata recepita, con qualche riluttanza da parte dei Cinquestelle, nel famigerato “contratto di governo”. Per ora la tanto sbandierata imposta unica sarà soltanto un moncherino (ammesso e non concesso che venga approvata, viste le lugubri aspettative economiche, con crescita zero e debito in aumento): riguarderà i redditi fino a 50.000 euro e si articolerà in almeno due scaglioni. Quindi non ha proprio nulla di “piatto”, né all’interno della fascia di reddito cui si riferisce, né, a maggior ragione, all’esterno. C’è addirittura il pericolo, se non si inventerà qualche marchingegno ad hoc, che chi guadagna un reddito di 55.000 euro lordi, collocandosi in uno scaglione dove opera un forte scatto progressivo, finisca addirittura di trovarsi in saccoccia un gruzzolo inferiore a quello di chi ne guadagna solo 50.000.