Fallacie logiche e animalismo
“A Hitler piaceva la musica di Wagner. A te piace la musica di Wagner. Quindi tu sei un nazista”. Un’argomentazione di questo genere, esposta in forma di sillogismo, in realtà è totalmente falsa. E’ una di quelle che tecnicamente vengono chiamate “fallacie”, già studiate dal grande Aristotele. Si tratta, nel nostro caso, di un argomento “ad hominem”, che consiste nel trarre una certa conclusione a proposito di B rilevando che A condivide con B una determinata caratteristica. Il che è vero, ma non legittima l’attribuzione a B di altre caratteristiche di A. Può essere vero che B ama la musica di Wagner, ed è senz’altro vero che Hitler la amava. Ma ciò non significa che, di conseguenza, B è anche sostenitore dell’ideologia nazista. Può essere wagneriano e liberale, o democratico, o comunista, o anarchico; può essere la persona più mite di questo mondo. Può essere wagneriano e aborrire con tutto il cuore il Nazismo. Che poi Wagner abbia scritto contro gli ebrei parole da far rizzare i capelli, è un altro conto. In questo è un figlioletto di Lutero. Ma si può amare la sua musica e respingere quel che afferma nei suoi scritti. Detto questo, è pienamente comprensibile che nello Stato di Israele sia bandita la musica di Wagner, perché è troppo vivo il ricordo di averla ascoltata come continuo sottofondo nei campi di concentramento di Hitler.
Perdonatemi la lunga premessa. Mi è frullata nella mente quando mi è capitato sotto mano un articolo in cui si deplora che il sindaco di una certa città abbia emesso ordinanze per la tutela dei diritti degli animali, proibendo ad esempio di tenere i pesci rossi in una boccia di vetro, o di lasciare il cane più di due ore su un terrazzo, e altre amenità del genere. Pare che in quel comune sia stato istituito addirittura un ufficio per i diritti degli animali. La cosa è così risibile che non abbisogna di paragoni improbabili: non è proprio il caso di scomodare Hitler e il nazismo (come invece in quello scritto si fa), che purtroppo sono realtà tragiche, mentre qui siamo in presenza di una farsa. Un ufficio per i diritti degli animali? E dove sono scritti, questi diritti? I diritti di tutti gli animali, o soltanto di quelli domestici, o di quelli da compagnia? Hanno diritti anche le vipere? E le mosche, i mosconi, i tafani? D’accordo, questi sono insetti. Ma sono esseri viventi anche loro. Escluderli è specismo. Altra osservazione: chi andrà a controllare nelle case se ci sono pesci rossi in bocce di vetro? Gli agenti della Polizia Locale? Non rompono già le palle abbastanza? E’ proprio il caso di gratificarli con nuove incombenze? Infine: siamo sicuri che un sindaco e un consiglio comunale abbiano competenze di questo genere? Se un malaugurato giorno lo Stato vorrà riconoscere i diritti degli animali, dovrà inserirli nella costituzione più bella del mondo. La Brambilla l’ha già proposto (voglio poi vedere che fine farà il suo commercio ittico). Esistono già leggi che vietano il maltrattamento degli animali, ma rientrano nel sistema penale, che è di competenza dello Stato. Si vogliono rendere più severe? D’accordo. Ma non tocca ai sindaci. E la Polizia Locale vada a dirigere il traffico o a distribuire multe per divieto di sosta (così si possono mandare a casa gli Ausiliari, un’altra categoria di parassiti che i contribuenti hanno sul gobbo).
Per concludere: niente nazismo, ma solo stupidità. Tra l’altro, credo che Hitler, pur essendo animalista, non abbia mai parlato di diritti degli animali, che è invenzione recente (se sbaglio, qualcuno mi corregga). Criminale, criminalissimo, ma non stupido. L’idea che chi ama troppo gli animali ama poco gli esseri umani è abbastanza vecchia. Non so se nella disastrata scuola di oggi si legga ancora il “Giorno” di Giuseppe Parini. Una volta i professori onesti e un po’ pedanti facevano studiare a memoria il famoso episodio della “vergine Cuccia”: la storia di un maggiordomo che, dopo anni di onorato servizio presso una famiglia aristocratica, viene messo brutalmente sulla strada, con moglie e figli, per aver dato un calcio alla cagnetta della padroncina, che lo aveva morsicato. Pagine toccanti, di cui certamente si ricorda Carlo Porta nella “Nomina del cappellan”, volgendole però al ridicolo: lì la cagnetta della marchesa Cangiasa, con il suo comportamento, risulta addirittura decisiva per la nomina del nuovo cappellano di casa.Gli aristocratici dei tempi di Parini erano tutti così? Non credo. Anche se provo raccapriccio a rileggere quei versi in cui si descrive la carrozza del “giovin signore” che, scorrazzando per le strade di Milano, investe la povera gente, macchiando con le ruote il selciato d’una lunga striscia di sangue.Io sono un aristocratico. Mi piacciono immensamente i gatti. Così pure i cavalli (ne ho di bellissimi). Anche i cani, ma un po’ meno. Credo anch’io che i pesci rossi non vadano tenuti in bocce di vetro. Nel parco del mio palazzo c’è una grande fontana: lì ci stanno benissimo. Se non mi danno fastidio, mi guardo bene dall’uccidere gli insetti per puro divertimento. Le bisce mi fanno ribrezzo, ma le lascio vivere. Caso mai, sono i miei gatti ad azzannarle, quando capitano sotto le loro grinfie. Non tengo uccelli nelle voliere: preferisco vederli svolazzare liberi nell’aria. Detesto i cacciatori, anche se, quando mi regalano un bel fagiano, non rinuncio a farlo cucinare dal mio cuoco (e quel birbante di Leporello non rinuncia a sgraffignarne un bel pezzo per sé). Non andrei a vedere una corrida neppure se mi pagassero, anche se sono un Grande di Spagna. Credo sia un bene aver abolito i giardini zoologici, e gli animali ammaestrati dei circhi mi fanno tristezza. A ben vedere, sono anch’io un animalista (moderato), ma sono ben lontano dagli atteggiamenti della nobiltà esecrata dal Parini e canzonata dal Porta. Sono anche (moderatamente) wagneriano. Ma con Hitler non ho niente da spartire.
A me piacciono le regie di Ettore Scola e Carlo Lizzani, quindi sono comunista. E dei peggiori perché mi piacciono anche i testi di Bertold Brecht e Dario Fo. Orrore: ho anche osato metterli in scena e rappresentarli. Anzi, solo del primo; del secondo ero semplicemente attore, non regista (era il 1981; oggi da sessantenne faticherei anche semplicemente a leggere il kilometrico titolo de “L’operaio conosce duecento parole, il padrone duemila; per questo lui è il padrone”). Hitler “amava” Wagner o diceva di amarlo? Se la sua competenza era pari alle sue capacità pittoriche o a quelle politiche…
Hitler aveva buone capacità pittoriche, i suoi acquerelli sono fatti bene e riproducono meticolosamente ogni dettaglio. Certo non è ravvisabile in essi alcun talento artistico particolare, ma questo d’altronde è un dono per pochissimi eletti. Da segnalare anche che insieme a Speer curava personalmente gli assetti architettonici di quella che sarebbe dovuta essere la nuova futura Berlino e le coreografie delle adunate. (un leader “faso-tuto-mì” per dirlo alla veneta…)
Come generale valeva poco, ma come politico siamo proprio sicuri che non valesse nulla? Sguardo magnetico e saper parlare non sono forse utili alla bisogna? La folla è femmina e ama essere fottuta. (cit.)
Certamente Hitler piegò la musica di Wagner a significati in gran parte estranei al pensiero e agli intenti del Maestro. Credo però che abbia amato sinceramente quella musica. Scrive nel Mein Kampf: ” A dodici anni ho visto la mia prima Opera, Lohengrin. In un istante ho compreso che il mio entusiasmo per il Maestro di Bayreuth non avrebbe conosciuto limiti”. Purtroppo, del Maestro di Bayreuth amò anche gli scritti, alcuni dei quali, come quello sul giudaismo in musica, sono francamente repellenti. Attraverso le suggestioni di tali letture reinterpretò il teatro di Wagner in chiave razzista e antisemita. Operazione scorretta e ideologica, anche se rimane vero che l’immaginario di cui si nutre il teatro wagneriano si presta a certe degenerazioni interpretative. I Meistersinger sono un’Opera meravigliosa, ma si concludono con alcuni versi, pronunciati da Hans Sachs, impregnati d’un indigesto sentimento della superiorità germanica rispetto alla cultura latina. Mi risulta che in Francia, di solito, negli allestimenti dell’Opera quei versi vengono tagliati. A me sembra una stupidità. No alla censura. Anche lo sciovinismo, per quanto abominevole, deve potersi esprimere. Specialmente quando si annida in un capolavoro supremo (forse i Francesi si sentono feriti perché credono di essere loro i più bravi di tutti).
Non sapevo di quei versi tagliati in Francia, ma credo che invece tutti sappiano dei tagli subiti dall’inno tedesco.
Se non sbaglio questi tagli (le prime tre strofe, mi pare, dove si accenna alla superiorità tedesca sul mondo), erano stati imposti dagli americani dopo la guerra; dopo la riunificazione poi sono stati creati altri versi “innocui” in loro sostituzione.
I più ferrei custodi di questa censura sono proprio i tedeschi stessi, per cui se cantassi in Germania i versi proibiti come minimo otterrei delle occhiatacce di riprovazione (a meno di essere in una adunata di neonazi) , fino all’arresto nei casi più gravi.
Accade poi che magari proprio negli Usa censori si esegua l’inno germanico cantandolo in forma originale (non censurata/riadattata) e che siano i tedeschi censurati ad incazzarsi. (per chi vuol saperne di più, può documentarsi su gogol con parole chiave: “petkovic hawaii inno”).
@Max
Per capacità politiche io intendo competenza del diritto e dell’economia. E’ capace Ron Paul, non il telepredicatore Obama. Einaudi e non Veltroni. Altrimenti dobbiamo riconoscere capacità anche a Di Maio, Martina e Gasparri. Solo perché le persone alle quali piace essere ingannate sono tante.