Don Giovanni

Donald Trump e il tifo dei libberali italici

Cari amici , rimango di stucco quando leggo che alcuni libertari americani tifano per Donald Trump. Capisco quelli italici, che provengono, in altissima percentuale, dalle file leghiste. Trump assomiglia a Bossi per lo stile grossolano e sboccato, per certe smargiassate verbali, per l’astio contro il “diverso”, si tratti del terrone, del negro o del musulmano, per la difesa della cosiddetta identità nazionale. In più, ha anche qualcosa di Berlusconi: è ricco sfondato, ha un passato di immobiliarista, ha avuto rapporti fruttuosi con il mondo bancario, da cui ha ricevuto in passato lauti finanziamenti . Anche la sua è una sorta di “discesa in campo” d’un alieno (outsider, direbbero i barbari) per cambiare il sistema. Infine, ci possiamo trovare anche un pizzico di Tremonti: colbertista come lui, è contrario agli accordi di libero scambio: niente invasioni di immigrati ma anche niente invasioni di merci straniere. Ciliegina sulla torta, è anche religioso. Polemizza con il papa, ma si professa con orgoglio presbiteriano. Non nego che si possa trovare qualcosa di buono anche in qualche sua idea. Quando dice di voler tassare i ricchi strizza l’occhio alle masse impoverite da anni di crisi economica, piene d’astio verso chi, per sorte o per merito, è più fortunato. Però dice anche di voler tagliare le imposte sulle eredità, il che è bene; ed ancor meglio il proposito di non aumentare il reddito minimo. Che in politica estera sia contrario a quell’interventismo “democratico” e “compassionevole” da cui sono germinati tutti i guai che ci sommergono, può far piacere. Ma possono essere tali cosucce a farne una sorta di libertario, quando poi dichiara di voler escludere ogni rapporto coi musulmani in quanto musulmani, o si dice favorevole alla tortura per la lotta terrorismo? E’ vero che in Italia i libertari ex-leghisti hanno messo su un piedistallo un figuro come Gianfranco Miglio, solo perché, nell’ultima fase della sua militanza politica, se la prese col centralismo, esaltò il cosiddetto federalismo, inneggiò alla secessione. Fece anche dichiarazioni inequivocabilmente razziste, considerò i terroni antropologicamente incapaci di vivere in un sistema di democrazia liberale, ma solo in un ambiente di familismo amorale? Quisquilie! Fu un seguace del pensiero di Carl Schmitt,  che fonda la legittimità dello Stato sulla dialettica amico-nemico? Bazzecole!
Ma torniamo a Trump. Anche lui, quando si accorge che un eccesso di virulenza estremistica rischia di fargli perdere il consenso di molti potenziali seguaci tendenzialmente moderati, smussa i toni.  In America, come altrove, molti razzisti sono bigotti. Farebbero volentieri a pezzi i musulmani, e magari anche i negri o gli ispanici ma l’aborto….mai! Ed ecco allora che il nostro Donald, dopo aver proclamato, qualche tempo fa, di essere favorevole alla libertà di scelta della donna, confessa candidamente di aver cambiato parere, di considerare l’aborto un crimine che, in quanto tale, andrebbe punito, anche se per il momento non sa come e in che misura. Bene, e allora affrontiamolo, questo problema! E’ lecito pensare che l’aborto sia un delitto, in quanto atto aggressivo verso una creatura umana indifesa. In questo senso, andrebbe contro il principio libertario di non aggressione. Ma qui nascono non pochi problemi. Da quale momento in avanti l’embrione, poi feto, può essere considerato essere umano? Uno potrebbe dire: per un ateo non è mai essere umano, è solo un organismo parassitario che vive a spese della madre; quindi solo la madre può disporne come le piace. Per un credente, invece, è sempre un essere umano. Chiaro, no? Per niente! Un ateo può benissimo rivendicare l’umanità dell’embrione, fin dal momento del  concepimento, senza per questo entrare in contraddizione con i suoi principi: homo sum, nihil humani a me alienum puto; da quel minuscolo puntino si svilupperà un essere umano completo, quindi va rispettato. Al contrario, al tempo di Dante,. sulla scia del pensiero teologico d’un Tommaso d’Aquino o d’un Alberto Magno, si pensava che nel seno materno l’organismo prima dotato di anima vegetativa e poi di anima sensitiva diventasse essere umano solo in una terza fase, quando gli veniva infusa da Dio l’anima spirituale. Oggi la posizione della Chiesa cattolica è cambiata: l’anima spirituale viene infusa al momento del concepimento, anzi anima e corpo formano da subito un’unità inscindibile. E dopo la morte? Ho cercato di spiegarmelo leggendo una dotta pagina di Gianfranco Ravasi ,ma non ci ho capito un acca. E’ per colpa della mia pochezza mentale. Poco male, cosa loro…
Riepilogando: atei o credenti, si può esser d’accordo che l’aborto è un omicidio. Ma a questo punto bisogna essere coerenti. L’omicidio può essere ammesso solo per legittima difesa. Quindi è accettabile l’aborto quando la vita della madre è in pericolo, non in altri casi. La Chiesa non lo ammette mai. Però…quando qualche tempo fa in Africa alcune suore subirono uno stupro, l’aborto per loro fu ritenuto lecito; invece per le povere ragazze bosniache che avevano subito la stessa  sorte, no. Perché? E’ come per il matrimonio. Indissolubile, ma per Carlo Magno e Napoleone no, se il papa è d’accordo. Per Enrico VIII sì, se così vuole il il papa. E’ il cosiddetto “privilegio petrino”, che i papi si sono inventati di sana pianta.Vai a capirli, questi preti! Ma anche Trump, quanto a incoerenza, non scherza. Ammette l’aborto quando la madre è in pericolo: e fin qui va bene, è legittima difesa. Però lo ammette anche in casi di stupro o di incesto. Qui la legittima difesa non c’è più. Nessuno mette in pericolo la madre.  Se quel povero bimbo è frutto di incesto o di stupro, si puniscano in modo esemplare i colpevoli. Lui che colpa ne ha?
Io sto con Dante e con Edoardo Boncinelli. Il quale, tempo fa, ha scritto un magnifico articolo proprio sul pensiero dantesco cui sopra ho fatto cenno, dicendosi, lui agnostico e forse ateo, del tutto in consonanza col sommo poeta. L’embrione diventa essere umano nel momento in cui si forma il sistema nervoso centrale, che è il corrispondente  scientifico, in senso moderno, dell’anima spirituale. Ergo, sopprimere l’organismo vivente prima di quel momento non è omicidio, è piuttosto qualcosa di simile alla soppressione di un animale. Gesto deplorevole, se si vuole, che fa inorridire gli animalisti, ma non omicidio.
Proprio per la complessità del problema, in una comunità anarchica l’aborto non potrebbe essere sanzionato: la scelta sarebbe lasciata alla coscienza della donna. Chi sceglie la soppressione della vita che tiene in grembo, se Dio c’è, se la vedrà davanti a Lui, dopo la morte. Se non c’è, potrebbe portare sopra di sé per tutta la vita, come un macigno, il peso del suo gesto. Oppure potrebbe esser ben contenta d’essersi liberata d’ un fastidioso impiccio. Pare che negli USA, negli Stati dove l’aborto è consentito, siano particolarmente attive le associazioni religiose di tutte le confessioni che si battono, non solo con la persuasione, ma anche con opere concrete di assistenza, per scongiurare la scelta di morte. Ove si vede che solo dalla libertà, non dalla legge, può germinare la carità; e che quindi il vero cristianesimo è sostanzialmente anarchico.  Anche per la questione dell’aborto, quindi, lo Stato dovrebbe starsene alla larga. D’altra parte, quando lo Stato sparisse, nessun pubblico accusatore, si chiami Procuratore della Repubblica o Attorney General, potrebbe intervenire d’ufficio per chiedere l’apertura di un’azione penale.
Ma, per concludere: come si può pensare che Trump abbia qualcosa da spartire coi libertari? Di certo, non gli anarchici come me, proprio nulla.

Giovanni Tenorio

Libertino