Don Giovanni

Bergoglio liberale

Ogni tanto anche lui ne dice una giusta. Quello che più fa specie, però, è che le poche volte in cui lo fa, suscita polemiche. O, per lo meno, suscita polemiche a sinistra. Quando blandisce la sinistra, facendola gongolare, a destra tutt’al più mugugnano; solo in qualche consorteria di fondamentalisti, quelli che vorrebbero tornare al sillabo di Pio IX e magari alla Donazione di Costantino, gliene dicono di tutti i colori, sostenendo, codice del Diritto Canonico alla mano, che il vero papa non è lui, che il suo predecessore, abdicando, ha rinunciato a esercitare il suo ministero, ma non ha smesso il “munus” petrino. Tutte cose che mi fanno sorridere. Il “munus” petrino  è una bella invenzione che si trova soltanto nel Vangelo di Matteo; in quello di Luca, che pur parla del medesimo episodio, non c’è. Chissà chi come e quando ce l’ha ficcato. Quanto alle “pecorelle” che nel finale del Vangelo di Giovanni Gesù affiderebbe a Pietro, anche lì bisognerebbe vedere che cosa si intende e chi ha aggiunto quelle pagine, che mal si cuciono a tutto il resto.Ma lasciamo perdere queste considerazioni da miscredente, che potrebbero turbare qualche anima pia (ammesso e non concesso che tra i venticinque lettori disposti a frequentare questo sito di dubbia moralità  ci sia qualche anima pia).

Torniamo da capo: questa volta Bergoglio l’ha detta giusta. La Chiesa non potrà mai benedire le coppie omosessuali. Che cosa c’è di tanto scandaloso in questa affermazione? Proprio niente. Si vada a rileggere il Deuteronomio, dove addirittura si dice che chi pratica il rapporto omosessuale va lapidato. Si vada a rileggere quello che dice più volte San Paolo nelle sue lettere. Sono cose che ai sedicenti progressisti non piacciono? Non piacciono neanche a me, che non sono né progressista né culattone. Ma se uno vuol essere cattolico, non può pretendere che la Chiesa, di punto in bianco, modifichi una dottrina bimillenaria fondata su alcuni scritti che ritiene parola di Dio. Qualcuno dirà: in molti punti la dottrina è stata modificata. I preti una volta si sposavano, poi è stato introdotto il celibato. Il Purgatorio è  stato inventato piuttosto tardi, prima c’erano soltanto l’Inferno e il Paradiso. Un papa che passa per tradizionalista come Ratzinger ha messo in dubbio l’esistenza del Limbo. Rispondo. Il celibato dei preti non è un dogma: è una norma disciplinare interna alla gerarchia, che potrebbe benissimo essere rivista. Il Purgatorio è un’aggiunta alla dottrina, non una revisione. Quanto al Limbo, non so che cosa dire. Da miscredente qual sono, potrei obiettare che non vedo la giustizia di un Dio che esclude dalla beatitudine eterna chi senza sua colpa non è stato battezzato. Il problema è così sconvolgente che anche Dante ci si è rotto la testa, senza venirne a capo; e per mettere in Paradiso due pagani come il troiano Rifeo e l’imperatore Traiano si è dovuto arrampicare sugli specchi, immaginando addirittura che il secondo si sia reincarnato per poter diventare cristiano e ricevere il battesimo… In somma, parlando da miscredente: la Chiesa è un’associazione come un’altra; se si vuol farne parte se ne devono accettare le regole. Se le regole non piacciono, se ne rimane fuori. Invece tanti bravi cattolici progressisti vorrebbero che la Chiesa cambiasse a modo loro una dottrina rimasta immutata per duemila anni. Se la dottrina non piace, abbandonino la Chiesa. Capisco anch’io che per un omosessuale educato nella fede cattolica accettare la condanna ecclesiastica dei rapporti “contro natura” è un doloroso sacrificio in tempi come i nostri in cui, per fortuna, almeno nelle democrazie liberali, le pratiche omosessuali sono lecite, e in alcuni ordinamenti l’unione di persone dello stesso sesso può essere formalizzata con un vero e proprio matrimonio civile o qualcosa di simile. Ma non si può tenere il piede in due scarpe. O dentro o fuori. Troppo comodo accettare del dogma cattolico ciò che piace e respingere ciò che non piace. Don Giovanni Tenorio può irridere San Paolo per il suo orrore nei confronti dell’omosessualità, e magari insinuare che se la prendeva tanto con i culattoni perché, misogino com’era, un po’ culattone era anche lui. Un cattolico praticante no.Ancora più ridicoli sono gli atei progressisti che vorrebbero vedere una Chiesa aperta alle pratiche omosessuali fino al punto da ammetterle per i suoi fedeli, addirittura benedicendoli, a dispetto di una dottrina morale che non può essere ribaltata senza metterne in crisi tutto l’impianto dogmatico, cui non si può negare una rigorosa coerenza. Quando il papa disse, a proposito degli omosessuali. “Chi sono io per giudicarli?” andarono in brodo di giuggiole. Io non andai in brodo di giuggiole come gli atei progressisti né mi scandalizzai come i cattolici bigotti. Pensai che, se il papa intendeva suggerire che in un sistema legislativo laico non c’è motivo di escludere che si possano legalizzare le unioni omosessuali, diceva una cosa sensata; se invece intendeva aprire la Chiesa all’accettazione dell’omosessualità sbagliava su tutta la linea. Gli atei progressisti invece la pensavano proprio così: anche la dottrina della Chiesa deve cambiare radicalmente, in tema di omosessualità. La recente precisazione di Bergoglio, che ha l’unico difetto di essere arrivata con ritardo di anni (mentre sarebbe stato opportuno un chiarimento immediato), ha il merito di rimettere le cose a posto. Libera Chiesa in libero Stato. Ognuno ha la sua dottrina, nessuna delle due istituzioni interferisca nella legislazione dell’altra. Qualcuno rimarrà stupito perché parlo di Bergoglio come di un papa liberale, dopo averne parlato male, e addirittura malissimo, in altre occasioni. E’ la dimostrazione che non parlo mai per partito preso, bensì in base ad argomentazioni che potranno essere criticate, ma non sono campate per aria.E allora: che cosa vogliono questi atei progressisti? La Chiesa può, e deve, essere liberale nel senso di accettare la presenza, nella società, di altre fedi e altri principi, non nel senso di ammettere, al proprio interno, il libero pensiero. Non può pretendere, come un tempo, che il braccio secolare dello Stato bruci gli eretici condannati dai tribunali ecclesiastici, ma ha il pieno diritto di espellere chi non ne accetta i dogmi, così come una qualsiasi associazione può espellere chi non ne rispetta lo statuto. Che cosa direbbero gli atei progressisti se uno si iscrivesse a un’associzione LGBT e pretendesse, che so, di legittimare gli omosessuali ma non i bisessuali, le lesbiche ma non i culattoni, i culattoni ma non le lesbiche; oppure di aggiungere anche i rapporti eterosessuali, omosessuali o bisessuali fra esseri umani e cani, gatti, galline? Forse direbbero che fanno bene a espellerlo.Come andrebbero le cose in un contesto anarchico? Nulla di ciò che è consensuale sarebbe proibito. Si potrebbero formare coppie di ogni genere. Chi vuole, potrebbe formalizzare il rapporto attraverso qualcosa di simile a un contratto, che fissi le norme della convivenza e regoli eventuali separazioni, magari nell’interesse dei figli, se ce ne sono. Si potrebbero costituire agenzie private che provvedono proprio a questo tipo di tutele. Un’agenzia potrebbe offrire servizi ad ampio spettro, dalla combinazione di matrimoni alla formalizzazione di contratti matrimoniali, alle composizioni delle liti fra conviventi alle pratiche di divorzio. Alcune agenzie potrebbero essere aperte a tutti i tipi di convivenza, omosessuale, eterosessuale o bisessuale, o addirittura alla poligamia o alla poliandria o ad altre forme di promiscuità. Altre potrebbero essere meno spregiudicate, altre ancora conservatrici o financo reazionarie.

La Chiesa cattolica, oltre a essere una confessione religiosa, per quanto riguarda la sfera sessuale si comporterebbe come un’agenzia reazionaria. I suoi “iscritti” sarebbero tenuti a contrarre matrimoni sotto forma sacramentale. Tali matrimoni sarebbero considerati indissolubili finché uno vuol rimanere iscritto all’agenzia. Quel giorno che volesse uscirne, potrebbe mandare a monte il suo matrimonio e contrarne un altro o unirsi liberamente con chi desidera, maschio o femmina che sia. Ma non può pretendere di farlo rimanendo dentro l’agenzia. Non vedo dove sta il problema.

Giovanni Tenorio

Libertino

Un pensiero su “Bergoglio liberale

  • Provando (ma non troppo seriamente, non potrei) a mettermi nei panni di un cattolico o di uno dei tanti atei devoti, questo punto di vista appare molto condivisibile, ma non appena torno a osservare queste “dispute” interne sulla “dottrina” dal mio punto di vista usuale e, anche spiritualmente anarchico, l’idea che la Chiesa Cattolica sia solo una setta che “ce l’ha fatta”, ovvero che è diventata maggioritaria, trova conferma.

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