Don Giovanni

Fiaba e realtà

Se ben scritte, le Costituzioni possono essere considerate splendide opere letterarie. La Costituzione della Repubblica italiana è una di queste. Si legge che è un piacere. Sotto tale aspetto, ha ragione chi dice che è la più bella del mondo. Ma i romanzi, per quanto realistici vogliano essere, non sono mai uguali alla realtà. Ed è bene che sia così: l’arte non è mai copia -parlo di quella autentica- ma trasfigurazione del Vero. Anche quando parlano di cose brutte, le opere d’arte possono essere belle, a volte bellissime. Pensate, per passare dalla letteratura alle arti figurative, al celebre “Bue squartato” di Rembrandt (unicuique suum: prendo l’esempio dal grande Matteo Marangoni).Si può trovare un soggetto più triviale? Eppure è un quadro magnifico. Quando poi, in tutte le arti, i soggetti sono belli,  se vengono trattati da creatori di genio, diventano una vera consolazione per l’Umanità. Pensate a certi libri di fiabe, “Le mille e una notte”, per esempio. Inventano mondi in cui sarebbe bello vivere, dove il male viene sempre sconfitto e il bene trionfa. Chi non vorrebbe vivere in un mondo così? Peccato che il mondo reale sia diverso. Leibniz diceva che, se l’ha creato Dio, questo mondo reale in cui viviamo non può che essere un mondo di fiaba, dove tutto va per il meglio, al punto che meglio di così non potrebbe essere. Poi arriva il terremoto di Lisbona e tutta la bella fiaba crolla, il mondo si rivela del tutto escrementizio, insieme con le prove dell’esistenza di Dio (il recente, chiacchieratissimo mattone “Dio, la scienza, le prove” di Bolloré-Bonassies, fra tante pagine francamente superflue, dedica poche scarne considerazioni al problema del male, il vero scoglio su cui si sono sempre infrante tutte le prove di un Dio amorevole e provvidente…) 

Ma non divaghiamo e torniamo a noi, alla Costituzione più bella del mondo. Che le Costituzioni siano un coacervo di frottole destinate a rimanere sulla carta l’avevano già capito i critici reazionari della Rivoluzione Francese, come De Maistre. Ma già nel mondo antico c’era chi si faceva beffe della “politeia” ateniese, ancor oggi osannata come un momento fulgido della storia delle civiltà. Quelle antiche non erano Costituzioni scritte, ma cambia poco. Anche il Regno Unito di oggi non ha una Costituzione scritta. Ma scritte o non scritte, sono sempre belle favole, che si possono calpestare a piacere, interpretandole nei modi più contraddittori e bizzarri. I primi articoli della Costituzione italiana proclamano alcuni diritti inviolabili. Che cosa n’è stato fatto nei tremendi anni del Covid, che ci siamo appena lasciati alle spalle? A dispetto di tutti i garanti, di tutti i pesi e i contrappesi, se n’è fatto strame. Si sono calpestate le più sacrosante libertà, si è imposto il coprifuoco come in tempo di guerra, si sono confinati i cittadini in casa, si è impedita la libertà di circolazione, si è vietata la celebrazione di riti religiosi, si sono denunciati medici che curavano i pazienti secondo coscienza, si è di fatto imposta, con ogni mezzo intimidatorio e ricattatorio l’inoculazione di un siero sperimentale di cui non erano noti i possibili effetti avversi.  Il supremo garante, quel vecchietto rattrappito che abita al Quirinale, non ha avuto niente da dire sullo stravolgimento della gerarchia delle fonti del diritto, per cui semplici atti amministrativi come i famigerati DPCM diventavano vere e proprie leggi liberticide. Insigni giuristi, e alla fine anche la Corte Costituzionale, alla faccia dell’art. 32 Cost (“La legge non può in nessun caso caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) ci hanno detto che è possibile rischiare di accoppare qualcuno per il bene di tutti. Io, nella mia ignoranza, lo chiamo omicidio preterintezionale con dolo eventuale.

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia s’è visto anche di peggio. L’art.11 della Costituzione parla chiaro: la guerra come soluzione delle controversie internazionali non è ammessa. Ed ecco un insigne giurista dimostrare, con una concatenazione di sapientissimi arzigogoli (un vero capolavoro:bisogna essere autentici geni) che mandare armi all’Ucraina è non solo lecito ma anche doveroso. Legittima difesa di un Paese amico! Ma dov’è scritto nella Costituzione? Sacro dovere del cittadino è la difesa della Patria (art 52).Non risulta che Putin abbia invaso i sacri confini dell’Italia. Però di fatto l’Italia è entrata in guerra con la Russia. Certo, di fatto, non formalmente. Ma se io, invece di sparare direttamente in faccia a te, do una pistola a un altro perché ti spari in faccia, si può forse dire che io non sono in lite con te, e che tu rimani un mio amico? Sarebbero discorsi da pazzi. Eppure i politici li fanno, senza che nessuno se ne scandalizzi. Il ministro Tajani lo dice e lo ripete: non siamo in guerra con la Russia! Chissà se continuerà a ripeterlo quando comincerà a piovere qualche missile russo sulle nostre fabbriche d’armi, la Leonardo, per esempio. Sulla base del diritto internazionale, Putin potrebbe farlo. Le potenze belligeranti possono colpire le fabbriche d’armi in territorio nemico. 

Uno degli articoli letterariamente più belli della Costituzione della Repubblica è proprio il primo. Scritto benissimo. Sentite un po’:” La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.Questa è la fiaba più fiaba di tutte.Da nessuna parte del mondo, in nessuna epoca, la sovranità è appartenuta al popolo, ma a chi comanda. Anche nella mitica Atene del V secolo a. C., dove, come ci dice Tucidide, Pericle governava nel nome del popolo ma di fatto si comportava come un monarca, riuscendo a garantirsene il consenso grazie alla sua abilità politica e alla sua sopraffina eloquenza. Il vero potere era nelle mani degli strateghi (Pericle era uno di loro), una carica alla quale potevano essere eletti solo gli esponenti dei ceti più abbienti. Durante la Guerra del Peloponneso, gli abitanti della città erano quasi tutti favorevoli al conflitto, quelli della campagna no. Ma, per motivi logistici, alle assemblee deliberanti partecipavano in massa solo gli abitanti della città. Volontà del popolo? Solo giochi di potere, rapporti di forza. Oggi, cambiate le forme, rimane la sostanza. Il popolo è sovrano solo nel senso che ogni tanto viene chiamato alle urne. I giuristi ci spiegano che il popolo è titolare della sovranità, che però viene esercitata dai suoi rappresentanti democraticamente eletti. Un conto è la titolarità, un conto l’esercizio. Ma un sovrano che non esercita la sovranità che sovrano è? Eppure la Costituzione parla proprio di esercizio da parte del popolo, non di mera titolarità! Un bel gioco di parole. Se io delego qualcuno a tutelare i miei affari, lasciandogli mano libera in tutto, posso continuare ad affermare che sto tutelando i miei affari? No di certo. Me li tutela un altro, a sua capocchia. Anzi, dice di tutelarmeli, ma si fa solo i comodi suoi. Guardate che, a dispetto delle belle parole, la Costituzione dice proprio questo: il delegato può fare quello che vuole. Art. 67:”Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” Capito? La prima parte è la fiaba (il singolo parlamentare che incarna, non si sa bene per quale magia, la Volontà della Nazione), la seconda è la dura realtà: una volta eletto, il delegato fa quello che gli pare. Il popolo non vuol saperne della guerra? Se il Parlamento la vuole, il popolo manda al fronte i suoi figli a farsi massacrare. Nel nome della propria sovranità.

A proposito di sovranità, avete visto quale vespaio ha sollevato l’intervento del senatore Claudio Borghi a proposito delle parole del vecchietto rattrappito, secondo cui con le elezioni del 9 giugno si consacrerà la sovranità dell’Europa? Eppure Borghi non ha fatto altro che dichiarare la sua fede nella bella fiaba della Costituzione più bella del mondo. La quale dice chiaramente che la sovranità appartiene al popolo. Al popolo italiano, si intende, non a un presunto popolo europeo, che la esercita tramite i suoi presunti delegati. Le parole del vecchietto sono fortunatamente solo vaneggiamenti degni di una testa ormai buca come quella di Biden, ma se fossero alla base di un atto politico concreto, volto a consegnare la sovranità italiana all’orrido carrozzone burocratico della cosiddetta Europa Unita, sarebbe passibile di procedimento d’accusa davanti al Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri, per Alto Tradimento e Attentato alla Costituzione, ai sensi dell’art.90 Cost. 

Di fatto, questa cessione di sovranità è già in atto. Tutte le forze politiche che contano la stanno portando avanti, a dispetto di quello che proclamano. Il vecchietto si limiterà a metterci la propria firma, come fece per tutti i provvedimenti liberticidi all’epoca del Covid. I soliti insigni giuristi verranno a dirci che la cessione di sovranità all’Europa è legittima, anzi doverosa, perché l’art. 11 Cost, tra l’altro, recita:”l’Italia (…)consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.

Bellissime parole. Peccato che l’Europa ci stia trascinando dritto dritto verso una guerra mondiale. Altro che promozione di pace e giustizia fra le Nazioni! Fra poco i suoi popoli dovranno mandare i propri figli a farsi scannare per i più ignobili giochi di potere, ammantati di Valori dell’Occidente e altre bubbole del genere. Come sono stati costretti a farsi inoculare (vedete, cari amici, di non sbagliare a leggere, ho scritto inoculare) una porcheria vantata per vaccino a beneficio di Big Pharma, perchè vaccinarsi è un atto di carità cristiana, come diceva quell’altro vecchio che straparla vestito di bianco, e se non ti vaccini muori e fai morire, come diceva quell’altro bel tomo, che rischiamo di ritrovarci alla guida della Commissione Europea. Si salvi chi può.

Giovanni Tenorio

Libertino

7 pensieri riguardo “Fiaba e realtà

  • Toh, guarda, vavaddio anche questo Suo amico la pensa come me.

    youtube.com/watch?v=Yyo6qhRgzq8

    Ma, ogni tanto (magari per sbaglio), questo simpaticone parla anche di finanza?

    • E’ proprio sul “quid est veritas” in codesto sito che vi sarebbe da discettar parecchio…

  • Una cosa possiamo proclamarla a testa alta: la nostra “veritas”, per quanto possa far storcere il naso a qualcuno, “tota nostra est”; nessuno ci paga per proclamarla, non è tributaria di nessuna ideologia precostituita (come per le donne, “chi a una sola è fedele, verso l’altre è crudele”) non porta un centesimo nelle nostre tasche. Anzi, ci fa spendere qualcosina di più di qualche centesimo. Benché possa sembrare un ossimoro, siamo canaglie, ma anche idealisti.

    • Alessandro Colla

      Per quelli come me, refrattari al fisionomismo, c’è una possibilità di capire chi sia “l’amico” della videoregistrazione?

      • Alessandro Colla

        Bene, mi rispondo da solo e da autodidatta cercando su Finanza in Chiaro. Immagino si tratti di Giancarlo Marcotti, Youtube si guarda bene dallo scriverlo. O forse la colpa non è di Youtube, forse c’è in giro una mania di non firmarsi ritenendo che il proprio volto abbia la stessa “popolarità” di Biden e Trump.

      • Pensavo che fosse Max a dover rispondere. E’ lui a considerare miei amici tutti quelli di cui mi capita di condividere qualche giudizio. Certo, io personalmente non sono nemico di nessuno. Nemmeno di quelli che vorrebbero ricacciarmi all’inferno.

I commenti sono chiusi.