Don Giovanni

Patriarcato e matriarcato

La guerra in Ucraina aveva cancellato l’emergenza Covid, rubando, nei notiziari, il primo posto alle statistiche sulle vittime del virus e alle polemiche fra sedicenti scienziati e cosiddetti no-vax. Poi è arrivata la barbara strage di Hamas e la feroce ritorsione del governo israeliano a occupare la scena. A essere cinici, si sarebbe potuto esultare: benissimo! Così quest’inverno non ci opprimeranno più gabellando la solita influenza stagionale per la terza, quarta o quinta (ormai s’è perso il conto) ondata pandemica ed esortando i bravi cittadini solleciti del bene comune a inocularsi la sesta settima o ottava (anche qui ormai s’è perso il conto) dose del mirabile liquore dei topi e delle cimici potente distruttore. A Natale non dovremo più sorbirci la canzoncina dei virologi, che annunciano l’avvento del Dio Vaccino che scende dalle stelle a salva l’Umanità. Ma non è finita! Questa volta Sant’Antonio ci ha fatto una super grazia. E’ una nuova emergenza, potremmo chiamarla emergenza-patriarcato.

E’ bastato che un giovane squilibrato uccidesse la sua fidanzata per essere stato da lei abbandonato, compiendo poi tutta una serie di atti miserabili, perché, allo stesso modo in cui tutti i renitenti allo pseudo-vaccino erano classificati come semianalfabeti nemici della Scienza, tutti gli oppositori all’invio di armi a Zelensky come amici dell’autocrate Putin e complici dei suoi delitti, tutti i critici del governo Netanyahu e della sua politica criminale come antisemiti negazionisti della Shoah, così tutti i maschi venissero bollati come infetti da un peccato originale: il morbo del patriarcato. Visto che i cosiddetti femminicidi continuano a insanguinare la terra italica e sembrano moltiplicarsi, come se non fosse vero che non mancano neppure le notizie di mogli che uccidono i mariti (ma finiscono in un trafiletto dell’ultima pagina), il problema diventa nazionale (mondiale?). Se ne occupano sociologi, psicologi, criminologi. Il governo se ne occupa con solerzia promettendo interventi legislativi e misure educative che, tanto per cambiare, saranno messe a carico della scuola: un carrozzone da tempo occupato a far di tutto fuorché insegnare.

In un momento in cui, nella famiglia italiana (soltanto?) l’autorità paterna si va progressivamente sgretolando, movendo verso quel traguardo che qualcuno, tempo fa, aveva preannunciato e caldamente salutato come “una società senza padri”, dove lo vedono tutto questo patriarcato? Il delitto d’onore è stato abrogato più di quarant’anni fa, e nessuno lo rimpiange. Il matrimonio riparatore, di cui tanto si parlò quando esplose il caso di Franca Viola (liberamente ricostruito nel recente bel film “Primadonna” di Marta Savina), nel 1966, appartiene non alla Storia, ma alla Preistoria. 

Si sente ripetere: proprio perché il maschio ha perduto il suo potere patriarcale, è diventato debole, non sa più sopportare di essere abbandonato dalla donna che crede di amare e invece vuole soltanto possedere. Quindi, nei casi estremi, diventa femminicida. Corollario:  saranno anche casi isolati, ma potenzialmente tutti i maschi sono esposti al pericolo di diventare femminicidi. Di qui, appunto, la necessità di interventi pedagogici capaci di educare i maschietti a corretti rapporti sentimentali, che dovrebbero essere sempre  improntati a  reciproca donazione di sé, non a desiderio di dominio da parte di chi è più forte o si ritiene tale o vuole in qualche modo recuperare una supremazia di cui si sente più o meno consciamente defraudato. Ma è proprio così? Una volta non si diceva che la supremazia maschile si manifesta trattando la donna come una serva o come un oggetto usa-e-getta? Ci si può uccidere se si perde una serva? Se ne può sempre trovare un’altra. O se si perde un oggetto usa – e getta? Questa o quella per me pari sono, diceva il Duca di Mantova, che è la mia brutta copia.

A questo punto, veniamo a me! Io dovrei essere l’infame risultato della mentalità patriarcale. Mettiamo pure che sia così, anche se non è vero (io sono figlio della sessuofobia inculcata nella dottrina cristiana da San Paolo, che qualche problemino col sesso doveva averlo: in questo senso, anch’io non posso non dirmi “cristiano”) , ma io le donne, prima di abbadonartle, le amo davvero. Quando dico e ripeto a Leporello che chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele, esprimo una filosofia in cui credo davvero. Per me le donne non sono oggetti usa-e-getta, e a nessuna di loro ho mai torto un capello. Zerlina ci stava, e il mio presunto tetativo di stupro è tutta una sceneggiata per chiudere in bellezza il primo Atto dell’Opera sublime che celebra le mie gesta. Donn’Anna ci stava anche lei. Mica l’ho uccisa, ho ucciso suo padre, quel babbione che ha voluto sfidarmi a duello, me ventiduenne, lui vecchio rimbecillito. Piuttosto, quel bambolotto di Don Ottavio, lui sì sarebbe stato capace di uccidere Donn’Anna, se si fosse accorto di essere stato tradito. Altro che minacciare stragi e morti a mio danno, per poi finire di andare a far denuncia ai Carabinieri. Pezzo di cretino! C’entra qualcosa in tutto questo il patriarcato? Un cretino è un cretino e un delinquente un delinquente. Punto e basta.

Piuttosto, sono state le donne a rompere le palle a me, con la loro possessività. Guardate come mi ha tormentato Donna Elvira! Certo, l’errore è stato mio, per aver consentito di  sposarla. E’ venuta a seccarmi anche durante l’ultimo mio banchetto, mentre mi stavo gustando un gustoso fagiano, al suono di una deliziosa Tafelmusik. 

Da dove deriva la possessività di Donna Elvira? Dal matriarcato? Ma fatemi il piacere!. 

Giovanni Tenorio

Libertino