Sogni e incubi
Mi hanno sempre fatto ridere i cosiddetti “futurologi”. Sono romanzieri mancati. Almeno, gli autori di romanzi fantascientifici qualche volta ci azzeccano, loro no. Pensate alle fosche profezie del famigerato “Club di Roma”, agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo, formulate in un saggio che fece furore, irto di tabelle e di grafici, dal titolo “I limiti dello sviluppo”. Oggi, a leggerlo, sembra un libro di barzellette. A sentire quegli illustri “scienziati” dovremmo già essere tutti morti e sepolti. Invece, pur con tutti i nostri problemi, siamo ancora qui. Il petrolio non si è ancora esaurito, materie prime ne rimangono ancora, di fame, nel mondo cosiddetto libero e civilizzato (??) per adesso non stiamo morendo. Erano i tempi, per chi ha buona memoria, in cui si temeva l’arrivo di una nuova era glaciale. E’ bastato qualche lustro perché le previsioni si capovolgessero: non più era glaciale ma riscaldamento globale, “global warming”, come dicono i barbari. La colpa? Ancora una volta dell’uomo, che con le sue attività produttive, sostenute da un consumismo esasperato, immette nell’atmosfera enormi quantità di CO2, intensificando quell'”effetto serra” che di per sé, lasciato all’opera provvidenziale della Natura, sarebbe così benefico da garantire la sopravvivenza di tutti gli esseri animati sulla Madre Terra.
Lasciatemi un po’ ridere di tutte queste profezie. Questi signori “scienziati”, o sedicenti tali, mi fanno pensare a quelle agenzie che, sulla base di raffinatissimi – e sempre fallimentari – modelli matematici, pronunciano reboanti previsioni in materia economica e finanziaria, sempre regolarmente smentite. Nessuno seppe prevedere il tracollo del 2008, innescato dallo sgretolamento dei cosiddetti “mutui subprime”, con quel che ne seguì. Nel mio piccolo, posso narrare quel che capitò, qualche anno fa, a un mio lontano parente che, responsabile dell’Ufficio Rischi di una grande banca, consigliò, confidenzialmente, in privato, ad amici e congiunti, di comperare titoli Parmalat (che allora andavano a gonfie vele) e – sentite, sentite – Monte dei Paschi di Siena. Sappiamo com’è andata a finire. Gli fecero un culo così…
Se andiamo indietro una quarantina d’anni e più, possiamo leggere,da più parti, profezie sul’avvento prossimo di una tecnologia innovativa per la produzione di energia elettrica senza emissione di CO2 e di materiali inquinanti o radioattivi: la cosiddetta “fusione”, che, a differenza della “fissione”, attualmente impiegata nelle centrali elettriche a tecnologia nucleare, produrrebbe artificialmente il fenomeno grazie al quale il Sole ci dispensa la sua energia. Finora non si sono raggiunti risultati rilevanti, anzi diciamo pure che è stato un mezzo fallimento: se per raggiungere le temperature elevatissime necessarie alla produzione del fenomeno si deve impiegare una quantità di energia superiore a quella che si riesce a generare, il gioco non vale la candela. Per non parlare della difficoltà di “confinare” il combustibile così surriscaldato in modo tale da non causare la liquefazione del contenitore (chiedo scusa per il mio linguaggio traballante sotto l’aspetto tecnico, confesso la mia ignoranza). A un certo punto i giornali riportarono una notizia sensazionale: quella della “fusione fredda”. Si sarebbe riusciti a ottenere quanto si cercava con tanto accanimento senza bisogno di ricorrere alle altissime temperature che, fino a quel momento, si erano rivelate tanto problematiche. Una grande bufala, che si sgonfiò nel giro di qualche settimana.
E’ di questi giorni, invece, la notizia secondo cui si sarebbe finalmente riusciti a ottenere energia in eccesso in un procedimento di fusione ad alte temperature.Andiamoci piano, però:potrebbe essere un’altra bufala, o quasi. Sì, si è riusciti a ottenere più energia di quella che si consuma per surriscaldare il materiale sottoposto a trattamento, ma in misura molto modesta. Rimane sempre in perdita l’energia che si deve impiegare per il “confinamento”. E allora? Campa cavallo, adagio con le profezie. Intendiamoci bene: sarei ben contento, che, per una volta tanto, le magnifiche sorti e progressive non rimanessero nel libro dei sogni. E allora, permettetemi un po’ di sognare. Se i cosiddetti “scienziati” prendono granchi a tutto spiano, permettete anche a me, che scienziato non sono (la mia unica scienza è quella di conquistar le donne) di formulare qualche castroneria.
Pensate un po’ a quel che capiterebbe se, dopo aver investito enormi capitali nelle cosiddette “energie pulite”, eolico, fotovoltaico ecc.ecc. con risultati modesti, senza poter fare a meno delle fonti fossili, perché il sole di notte non c’è e lo spirare dei venti è piuttosto capriccioso (e,a quanto pare, l’accumulo di energia è ancora rudimentale e dispendiosissimo) si riuscisse, in tempi relativamente brevi, a mettere a punto sistemi di produzione dell’energia elettrica in centrali nucleari a fusione. Tutti i problemi sarebbero risolti: combustibile tendenzialmente inesauribile, nessun inquinamento atmosferico, nessuna emissione di CO2, scarsissimi residui radioattivi. Nel frattempo, grazie alla politica energetica della UE, Next Generation Eu e altre consimili puttanate, avremo sconciato il nostro continente con distese di pale eoliche e mantelli di impianti fotovoltaici. Tutto da buttar via! Dove smaltire i rottami di una così enorme dismissione? Ancora una volta, le profezie avranno fatto cilecca. E si saranno spese cifre astronomiche non per risolvere i problemi che tanto ci angustiavano, ma per aggravarli. Ho parlato di sogno. Forse invece è un incubo…
Qualche anno fa, attraversando la Puglia per raggiungere la meravigliosa Valle d’Itria in occasione del Festival di Martina Franca, contemplavo con sgomento, dall’autostrada, parchi immensi di pale eoliche quasi tutte ferme. Ora leggo di un progetto, probabilmente finanziato con i fondi del PNRR, di massicce installazioni di parchi eolici lungo le coste della Sardegna. Se giungesse in porto, sarebbe un infame delitto. Si guasterebbero in modo irrimediabile paesaggi fra i più belli del mondo, con gravi danni, tra l’altro, per l’industria turistica, che è fra le risorse economiche più importanti di un’isola funestata, nel corso della sua storia, da tante disgrazie, non ultima quella del governo sabaudo. Mi vengono i brividi. Come mi vengono i brividi, per cambiare argomento, ma sempre rimanendo nel campo dei progetti demenziali, al pensiero del Ponte sullo Stretto. Si levano alti lai sulla pericolosità delle centrali nucleari a fissione, messe fuori legge da noi con ben due referendum a larghissima maggioranza, perché -si dice- tutto il territorio nazionale è soggetto a rischio sismico; ma pochi fanno notare che la zona dello Stretto è fra le più sismiche d’Italia, anzi del mondo. Si dice che,grazie alle più moderne tecnologie, il ponte sarebbe in grado di sopportare senza danni un terremoto della stessa magnitudo di quello che colpì Messina e Reggio Calabria nel 1908. E se arrivasse un terremoto superiore a 7.2? Io non vorrei esserci sopra. Anche il Ponte Morandi era un capolavoro d’ingegneria.
La compianta Margherita Hack proponeva di costruire centrali nucleari in Sardegna, l’unico territorio italiano immune da rischio sismico. Di lì l’energia potrebbe essere distribuita in tutta l’area nazionale attraverso cavi sottomarini. Una proposta che ha un solo, gravissimo difetto: è troppo intelligente. Qualora venisse presa in considerazione, subito solleverebbe una marea di proteste. Non se ne farà mai niente. D’altra parte, che cosa ci si può aspettare da una classe politica che forse è la peggiore – il che è tutto dire – che l’italia abbia mai avuto, dai tempi dell’Unità? Tanto per fare un esempio: di loschi figuri in Parlamento ne abbiamo avuti tanti, in un passato più e meno lontano; ma s’è mai vista una testa di cazzo come la Ronzulli, che, unico esempio nella Storia d’Italia e non solo, vota in difformità dalle direttive che lei stessa ha impartito al gruppo politico cui presiede? Per dirla con Pirandello, sono cose che non hanno bisogno di essere verosimili perché sono vere.
Ronzulli e Cattaneo (quest’ultimo, sicuramente indegno dello storico cognome che porta) sono forse stati scelti dal consiglio di amministrazione del Monza Calcio. Ogni riferimento al carico delle città di Enea promesse da qualcuno ai giocatori, va considerato puramente casuale.
Chissà poi perchè le pale eoliche feriscono tanto gli occhietti sensibili di voi filo sgarbiani. Nella Spagna ed Olanda del Cervantes i mulini a vento erano/sono forse demonizzati? Non sono forse ancora oggi fonte di simpatia e curiosità? A parte che i nuovi generatori non hanno manco più le pale, potremmo fare i generatori ad immagine e somiglianza dei mulini spagnoli.
Situazione mentale molto diffusa e che affligge un po’ tutti noi, nessuno escluso, è il
non accontentarsi di ciò che si conosce bene e voler dimostrare di valere anche altrove. (ne scrive en passant anche il grande Montaigne nei Saggi, Cap. XVII).
Se non tenuta sotto controllo e in mano a gente sbagliata, può provocare sfaceli, come quel tale, il secolo scorso, che, non pago di essere un ottimo incantatore di folle, si mise a fare il pessimo generale e perse una guerra che magari poteva evitare, vincere o pareggiare.
Premesso che zone non sismiche ve ne sono a macchia di leopardo in tutta la penisola (in Sardegna sono solo più concentrate e abbracciano tutta la regione), proporre centrali nucleari in sa Sardigna è come servire su purceddu a un bar mitzvah, visto che su pupulu sardu, sinistronzo e bellicoso da sempre è ben altrove orientato.
La “compianta” (non da me) carampana perse dunque un’ottima occasione per tacere. Ma la bombacciana ateista era una ultracrepidaria come Rubbia, Odifreddi, Biglino. Potevano dunque mancarle le simpatie di questo sito? Ma certo che no!
Nelle situazioni mentali diffuse e confuse va annoverata anche quella di voler dimostrare capacità di analisi politica con le stesse velleità del “generale” dello scorso secolo. Infatti non è necessario essere filosgarbiani per provare avversità verso le pale eoliche. Il sottoscritto si sarebbe recato alle urne se si fosse presentata un’autentica lista libertaria. Sgarbi si è candidato con il partito che esprime come capigruppo Ronzulli e Cattaneo. Non lo avrei, quindi, votato neanche se fosse stato il candidato nel collegio elettorale uninominale di mia pertinenza. L’epoca di Cervantes era appunto un’altra epoca che dovremmo aver superato, altrimenti sarebbe obbligatoria la nostalgia per le velenose tubazioni in piombo dell’antica Roma. I romani stessi, in epoca imperiale, se ne accorsero e passarono all’argilla; decisione di Ottaviano Augusto e del Senato su suggerimento dell’architetto Vitruvio. Erano sgarbiani anche loro? All’epoca, Sgarbi, era candidato al senato nel collegio elettorale delle Gallia, della Dalmazia o dell’appena acquisita Pannonia? Ovviamente senza consultazione referendaria degli acquisiti. La simpatia è di tipo letterario, non certo tecnologico e quindi vale anche per Bacchelli oltre che per Cervantes. L’immagine e somiglianza del romanzo donchisciottesco può essere presa in considerazione sul piano estetico ma non sotto il profilo pratico. Non c’è bisogno degli animalisti per rendersi conto del danno che le pale possono provocare alla fauna aviaria ma se i nuovi generatori le pale non le hanno più, ciò vuol dire che anche i produttori si sono resi conto (come Vitruvio e Augusto) del problema. Rimane però la questione relativa al vento che ovviamente non c’è sempre, per fortuna; quindi l’accumulazione energetica finirebbe per essere in ogni caso insufficiente. Tanto è vero che le imprese eoliche vanno avanti più con le sovvenzioni pubbliche destinate alla ricerca che con i ricavi delle vendite. Sinistroso il popolo sardo? Nella suddivisione ideologica prevista dalla vulgata attuale, sembrerebbe di no. Più di quarant’anni di giunte democristiane, una di pentapartito, tre giunte di Forza Italia, una di Alleanza Nazionale e un’attuale maggioranza di centrodestra. Meno di un decennio il totale delle coalizioni avverse, senza contare che il Partito Sardo d’Azione sta a sinistra per errore in quanto l’autonomismo non appartiene al pensiero centralistico. Né si capisce la ragione per la quale tale ospitalissimo popolo dovrebbe essere insultato con il neologismo, ormai peraltro non più tale, che abbiamo letto nella critica che gli viene rivolta. Bellicosi i sardi? Sì, solo verso gli invasori e quindi come loro diritto; non mi risulta che abbiano mai invaso qualcuno. Il Regno “di Sardegna” era in realtà sabaudo e pertanto non di responsabilità del popolo sardo. Eleonora d’Arborea, grande giurista, aveva ideato un sistema che se applicato avrebbe esaurito gli oggetti bellicosi del contendere. Il termine dialettale “carampana” mi porta a ricordare le stampelle che Francesco Storace portò in parlamento per contestare l’appoggio dei senatori a vita al governo Prodi. Forse questo è un sito prodiano se contesta l’azione di Storace o se riconosce il diritto dei senatori a vita di votare come i loro colleghi e come a loro piace? Bombacciana, poi. Nel senso di essere come Bombacci? Era comunista e poi è diventata fascista? Non mi risulta, dalla sua biografia, che sia stata l’una o l’altra. Perché una persona, anche scientificamente preparata, dovrebbe tacere? Quale diritto abbiamo di limitare la parola altrui? Quando e dove si sarebbero viste le simpatie di Libertino verso Biglino e Odifreddi? Nei confronti di quest’ultimo ci sono state sempre aspre critiche per le posizioni poco scientifiche e catastrofistiche, smentite poi dalle statistiche, espresse in quest’ultimo triennio in materia pseudosalutistica. Di Biglino non si è mai parlato bene e ciò che potrebbe essere interessante in ciò che afferma, è viziato dalle sue precedenti collaborazioni; Inoltre, interessante non coincide necessariamente con condivisibile. A Rubbia è sempre stata contestata la sua posizione favorevole ai finanziamenti pubblici per energie solo a chiacchiere alternative. E se anche lo fossero veramente, non è mai stata pronunciata una parola (e qui lo si conferma con la preferenza dedicata al profitto in luogo delle sovvenzioni) a favore dell’intervento pubblico. Sia a lui che alla stessa Rita Levi Montalcini sono sempre andate le nostre critiche (se don Giovanni e Leporello mi consentono il possessivo) per la scelta dell’emisfero parlamentare di appartenenza (in realtà gruppo misto ma con voto favorevole al governo Prodi). Non perché quello opposto sia costituito da campioni di difesa della libertà ma solo perché gli altri si manifestano palesemente contrari alle stesse concezioni di base della libertà. Tra l’altro i minestroni forzati e non ben cucinati, mal si conciliano con la pretesa di essere dalla parte di Montaigne: in campo religioso, Biglino e Rita Levi Montalcini erano l’un contro l’altra armati. Forse anch’io, con i miei sproloqui ho perso un’occasione per tacere ma il vizio di approfittare dell’ospitalità del presente sito non me lo sono ancora tolto. Come al solito ho confermato la mia lungaggine ma tra i mei pochissimi e miserrimi pregi non vi è, non vi è mai stato, il sano esercizio della sintesi. Immagino che sia già pronta per il sottoscritto la definizione di dadaprolisso. Occorre onestamente ammettere di non avere argomenti sufficientemente validi per contestare tale definizione.
Mi accorgo solo ora che si stava parlando di Margherita Hack e non di Rita Levi Montalcini e mentre scrivevo ho confuso le due persone. Non cambia l’impostazione generale del discorso. Stampelle a parte, la scienziata si è politicamente schierata a favore dei nemici dichiarati della libertà. L’altro schieramento è altrettanto penoso perché gli ideali liberi li tradisce sfacciatamente ma la congregazione alla quale l’astrofisica ha prestato i suoi servizi è sicuramente peggiore. Rimane positivo il giudizio sulle sue competenze scientifiche e sulla sua netta presa di distanza dall’astrologia che viene da qualcuno spacciata come scienza alla pari delle soluzioni miracolistiche offerte oggi da tanti sedicenti esperti in termini di prevenzioni antivirali. Rimane anche il suo diritto di non scegliere di stare zitta e la sua estraneità, in termini di credenze religiose, a personaggi come Biglino. Né risulta, politicamente parlando, una sua conversione in stile bombacciano.
Forse bombacciana è riferito al fatto di essere passata dall’appoggio a Vendola alla scelta di preferire Renzi a Bersani. Prendo atto ma allora il parlamento è pieno di bombacciani e di bambacioni, sotto questo aspetto. La virtù della coerenza è poco praticata in sede politica.
“nostalgia per le velenose tubazioni in piombo dell’antica Roma”
non sequitur, sfacciatissimo straw man, shame on you, Colla
“le pale possono provocare”
poveri uccellini, un po’ di selezione artificiale… si faranno +furbi e si terranno alla larga, no? e il traffico aereo quanti ne fa fuori? aboliamo i voli?
“al vento che ovviamente non c’è sempre”
in Sardegna è quasi costante
“Meno di un decennio il totale delle coalizioni avverse”
non sto a guardare il segnapunti di quante giunte blu e quante rosse hanno governato (e poi si sa che, anche se non vincono, i sinistri governano sempre); nel periodo del compagno Soru ho imparato a disprezzare lui e i suoi corregionali, tutti d’accordo a pelare i non residenti con tasse su barche e seconde case tanto da farli scappare via; si stenta a fare una TAV in Piemonte popolato dalla gente più remissiva e cogliona del globo terracqueo (i miei corregionali posso insultarli?
ho il permesso di Colla? grazie!) o un inceneritore a Roma e si vorrebbe riempire di centrali nucleari sa Sardigna? Ma dove vivete, quelli vi accolgono con schioppi e forconi.
Proooova!!!! (cit.)
“Forse bombacciana è riferito al fatto”
la Hack è stata fascista, poi repubblichina (per futili motivi, a suo dire, il che è pure peggio), poi comunista, poi, pentita, ha fatto un autodafè tardivo; Bombacci era un comunista pentito, ma ha avuto le palle di esserlo fino in fondo, la Hack invece aveva già voltato gabbana prima: in effetti “bombacciana” è un’adulazione che non merita, le manca un Piazzale Loreto, e non è poco.
1) Non ne consegue? E per quale motivo? E’ un semplice paragone e anche se fosse errato, cosa che non mi sembra affatto, non vedo ragioni per cui dovrei vergognarmi. Forse perché le similtudini iinfastidiscono chi non riesce a controargomentare? Non è similitudine anche la citazione di Cervantes? Sfacciatissimo sì, qui sono io a non poter controargomentare; uomo di paglia, mi si spieghi il perché. Dove sarebbero la debolezza, la vanità o la superficialità della risposta? Di chi sarei il prestanome? Mi sembra più superficiale il facile ricorso all’insulto gratuito in sostituzione di una controaffermazione. Che evidentemente non c’è. Se si è sostituito il piombo con l’argilla, si può sostituire l’energia eolica con quella nucleare. Tutto questo, ovviamente, se ho tradotto bene perché non sono di certo un anglista.
2) Se aspettiamo che gli uccelli diventino più furbi, finiamo col rimanerne senza in quanto per adattarsi non bastano pochi giorni. Non vedo, poi, perché dovremmo sacrificarli per una fonte energetica di minimale rilevanza. Agli aerei non possiamo più rinunciare, alle pale eoliche sì. Tra l’altro, esclusi decollo e atterraggio, gli aerei volano più in alto degli animali volatili. E infatti il traffico aereo in realtà quanti “ne fa fuori?” Pochi, rispetto alle pale. Per quel che riguarda i mulini, erano installati in forma intensiva mentre gli impianti eolici occupano spazio in modo estensivo.
3) Quasi costante non significa permanente, in ogni caso non sarebbe sufficiente il vento ad accumulare l’energia necessaria. Inoltre in due settimane a Bosa, Magomadas e Oliena non ho mai avuto percezione di vento. Stessa cosa durante il soggiorno a Macomer e a Olbia, peraltro con mio personale disappunto. Evidentemente la questione del vento è meno significativa dell’assenza di attività sismica nel territorio in questione.
4) Concordo: anche quando perde, la sinistra governa. Questo per colpa degli eletti, non degli elettori. Soru tassava ma che c’entrano i suoi corregionali? Il popolo russo era forse complice dei crimini di Lenin, Stalin e successori?
5) Quando contesto l’insulto, gratuito o meno che sia, non intendo esercitare impedimenti; non lo pretenderei neanche se ne avessi l’autorità. Mi limito a esercitare il mio diritto di critica e quindi potrei essere io a ironizzare su eventuali pretese di concessioni altrui. Infatti mi sono limitato a scrivere di non comprendere le ragioni dell’insulto, non che l’insulto in sé debba essere vietato o censurato. Ho il diritto di scriverlo? Non condivido, comunque, nemmeno il giudizio generalizzante sui piemontesi. Remissivo, lo abbiamo visto in questo infausto triennio, è il popolo a qualsiasi latitudine; ritengo non sia giusto pretendere eroismo da chi è consapevole della propria debolezza. Chi non si immola, non me la sento di paragonarlo a un testicolo.
5) Non si tratta di “riempire” la Sardegna di centrali nucleari, potrebbe bastarne una sola. I forconi vengono imbracciati solo se qualcuno in alto dà l’ordine di imbracciarli, non credo alle proteste spontanee e questo vale anche per l’alta velocità ferroviaria o per gli inceneritori. Che tra l’altro potrebbero essere anch’essi già superati da nuove tecnologie.
6) Sull’ultima considerazione non sono in grado di rispondere a causa di insufficienti informazioni. Leggo che ha sostenuto di essere stata nazionalista “come tutti” (altra inaccettabile generalizzazione) fino al 1938. Quindi era ancora minorenne quando già, a suo dire, fascista non era più. Anche la sua vita ha avuto incoerenze, compreso il matrimonio celebrato religiosamente per lei atea dichiarata. Piazzale Loreto anche per lei? Lavoisier è stato senz’altro un difensore dei dazi e probabilmente un sostenitore della casa reale francese. Non credo, però, che dal punto di vista della ricerca scientifica sia stata una felice azione quella di ghigliottinarlo. Non sono riuscito a trovare documentazioni che attestino la fedeltà di Margherita Hack alla Repubblica di Salò. Sono state nascoste da qualcuno? Per Dario Fo le ho trovate; come per tanti altri, del resto. Se Max è a conoscenza di questo passato, potrà illustrarcelo insieme alla dichiarazione dei futili motivi. Eventualmente non proverò meraviglia ma non dirò mai, al pari di Lavoisier, che sia stata una scienziata inutile. Come non dirò mai che Fo recitasse male o che Giorgio Bocca (altro piemontese remissivo e c……e?) sia stato un pessimo cronista perché da giovane scriveva su “La Provincia Grande” articoli filoariani.