Don Giovanni

Astuzie di Governo

La coerenza è una grande virtù. Incaponirsi in un’idea quando ci si è resi conto che è sbagliata è invece un atto di disonestà. Quindi, non è detto che chi cambia idea sia un disonesto, anzi talora è proprio il contrario. Piuttosto, c’è da nutrire qualche sospetto su chi cambia idea continuamente: o è una persona fatua o è un opportunista. Che dire, allora, di Giorgia Meloni, visto che, per arrivare al governo, si è rimangiata gran parte delle idee che aveva professato in un passato non lontano? E’ rimasta coerente solo riguardo a fattori marginali: ha mantenuto il simbolo della fiamma nello stemma del partito, ignorando le rampogne di chi la invitava a cancellarlo, in quanto presunto contrassegno fascista; si è rifiutata di aggiungere ai Fratelli d’Italia anche le Sorelle, ignorando gli appelli boldriniani al politicamente corretto; si è ben guardata dal rinnegare il motto “Dio famiglia e patria”, a dispetto di chi vorrebbe dèi famiglie e patrie riuniti in un nuovo pantheon, e tante altre cosucce del genere, di cui non interessa nulla a nessuno. Proprio su queste cosucce si sta accanendo un’opposizione che, non avendo altro da obiettare alla nuova Presidentessa del Consiglio (è giusto Presidentessa, amici politicamente corretti? O Presidenta? O Presidente, invariabile, preceduto dall’articolo femminile?) devono per forza dare la caccia ai moscerini, trasformandoli in elefanti.

Infatti, a ben vedere, soltanto a questi moscerini la signora Meloni si è mantenuta coerente. Per il resto, è stato tutto un voltafaccia coi fiocchi. Dove sono finite le critiche alle sanzioni contro Putin subito dopo l’annessione della Crimea? Dove sono finite le critiche ai tecnocrati dell’Europa? Fedeltà assoluta all’Europa, accettazione totale del PNRR, ringraziamenti a Draghi  che ne ha programmato l’impiego per il prossimo futuro, allineamento alla NATO, solidarietà a Zelensky, promessa di continuare a mandare armi all’Ucraina, condanna senza attenuanti dell’aggressione perpetrata da Putin. In somma, la fotocopia del governo Draghi, il Presidente uscente che ha consegnato nelle di lei mani la bozza del prossimo bilancio, da passare pari pari al nuovo Ministro dell’Economia, il draghiano di ferro Giorgetti. Qualcuno dirà: eh, no, per quanto riguarda la salute la svolta è netta; qui la Meloni è coerente. Ha detto con chiarezza che non si tornerà alle misure restrittive con cui finora si è tentato di arginare la cosiddetta pandemia. Staremo a vedere: l’unica cosa certa è che anche il neonato Ministro della Salute è sulla linea del governo precedente: nominato da Speranza all’ISS, ha sempre manifestato assenso alla politica del suo mentore, magnificando misure liberticide e vaccinazioni obbligatorie. Mi risulta difficile credere che sia stato fulminato sulla via di Damasco. Anche qui, la Meloni è stata astuta. Avvertendo il cambiamento di umore fra la popolazione,che ormai, tranne qualche idiota, si sta avviando a comprendere tutte le mezogne e tutti i crimini che hanno accompagnato la politica sanitaria degli ultimi due anni, è stata ben felice di ribadire, nel discorso programmatico, tutte le critiche che, dai banchi dell’opposizione, aveva rivolto alle misure liberticide del governo Draghi, il Draghi sempre solidale con Speranza in combutta con il presidente Mattarella. La scelta, in apparenza contraddittoria, di un personaggio come Schillaci al Ministero della Salute mira a due obiettivi: da un lato, porsi al riparo, per il momento, dalle critiche dei vedovi di Speranza (vi immaginate che pandemonio si sarebbe sollevato se fosse stata proposta, ad esempio, Maria Rita Gismondo, che non è una no-vax, ma semplicemente una persona di buon senso?) e dall’altro avere uno “scienziato” di riferimento a capo del dicastero competente nel caso che, per una recrudescenza della vecchia pandemia o per l’insorgere di una nuova pestilenza, si rendesse necessario rinnegare tutte le promesse per genuflettersi, ancora una volta, alla Scienza dei bugiardini di Big Pharma, quella governata dalla finanza internazionale che fa capo ai grandi fondi di investimento come Black Rock.

In somma, anche questa volta bisognava che tutto cambiasse perché tutto rimanesse come prima. E’ la politica di sempre.Non solo la politica italiana, e non solo la politica di oggi. L’abbiamo già detto altra volta: nel glorioso Risorgimento la Sicilia non sarebbe mai stata annessa (chiedo scusa, unita) ai territori sabaudi se Garibaldi non si fosse inchinato al volere degli inglesi, senza i quali le due caffettiere che trasportavano i Mille avrebbero fatto una brutta fine prima di arrivare a Marsala. Oggi nessuno in Italia può arrivare al governo senza il beneplacito dell’Europa e della Nato. Se non si fosse allineata, la Meloni avrebbe visto svanire in un batter d’occhio il suo sogno di arrivare alla Presidenza del Consiglio. Avrebbero escogitato qualche machiavello per escluderla. Le sue proposte ministeriali sarebbero state bocciate dal Colle, così come, a suo tempo, dopo il successo dei Cinquestelle nelle elezioni del 2018, fu bocciata la candidatura di Paolo Savona al Ministero dell’Economia per le sue critiche alla moneta unica. Forse si sarebbe arrivati a un Draghi bis, come qualcuno paventava, e qualcun altro si augurava. 

Tanto di cappello alla Meloni. E’ ancora giovane, ma ha capito tutto. Ha capito che in politica, se si vuole avere successo, bisogna mentire continuamente e, quando necessario, voltare gabbana. Gli elettori hanno la memoria corta, e una buona ragione per giustificare il cambio di rotta si trova sempre. Le circostanze sono mutate, quindi le osservazioni di un tempo non valgono più. Allora l’Europa era una matrigna, adesso è un’amica. Allora Putin era un personaggio rispettabile, adesso è diventato un vile aggressore che azzanna quella candida colomba di Zelensky (il quale esercita un potere autocratico e repressivo non dissimile da quello del suo nemico in Russia: ma questo nessuno lo dice e nessuno lo vuol sapere).

Tanto di cappello, ma la politica, per quanto papa Paolo VI l’abbia definita un’attività nobile e santa, rimane per me un minestrone indigeribile. La stessa Chiesa di Cristo, rimasta immacolata per tutto il tempo delle persecuzioni, cominciò a tralignare e a rinnegare sé stessa quando entrò in combutta con il potere imperiale, così da sostenersi a vicenda, stando sul collo dei cittadini romani ormai diventati anche cittadini cristiani : un”puttaneggiar co’regi” , per dirla con Dante, che ha permesso alla Chiesa di sopravvivere per quasi duemila anni, e chissà ancora per quanto. Quale abisso di turpitudini sia la politica è stato dimostrato da Machiavelli, il quale però le giustificava in nome di un ideale superiore, la conservazione e il rafforzamento dello Stato. Ma se lo Stato è sempre una canaglia, in quanto monopolista della forza e esecutore di attività estorsive, anche la politica è un affare canagliesco. Chi la esercita non può che comportarsi da canaglia.

Nel caravanserraglio del governo Meloni c’è una sola persona che mi è veramente simpatica: la ministra Roccella. E’ stata scelta, probabilmente, per accontentare quegli elettori che hanno votato FdI per il suo tradizionalismo nei confronti di antichi valori come la famiglia, la monogamia, il matrimonio indissolubile, la maternità, i figli, ecc.ecc. Uno specchietto per le allodole.Tanto, anche in questo campo non cambierà nulla. Non sarà approvato il Disegno di Legge Zan (meno male!), che finora è rimasto nel cassetto, e la legge 194 non sarà toccata (anche perché la competenza sarebbe del Ministero della Salute, non di quello delle Pari Opportunità, assegnato alla Roccella).Ebbene, la Roccella mi piace perché è un personaggio veramente impolitico. Anche lei ha cambiato idea, ma non per opportunismo o per ragioni di potere. Da giovane fu un’attivista radicale, che si battè per l’emancipazione femminile, per il libero commercio degli anticoncezionali e per il “diritto” all’aborto. Con il passar del tempo ha cambiato idea. E’ tornata ai vecchi valori della famiglia e della prole, e non pensa più che l’aborto sia un “diritto”. Però continua a dirsi a favore della parità dei sessi (dei generi, si dice oggi, confondendo la biologia con la grammatica). A me, che sono uno scavezzacollo e sostengo che chi a una sola è fedele verso l’altre è crudele, della famiglia, della monogamia, del matrimonio indissolubile e della prole importa poco o nulla. Continuo invece a pensare che qualificare l’aborto come un “diritto” sarebbe un’aberrazione. Se non vado errato, le femministe che a suo tempo si batterono, come la Roccella, per la sua legalizzazione, non parlavano di “diritto”, ma riconoscevano che l’aborto è una scelta dolorosa. La legge 194, che è scaturita da quelle battaglie, rimane una delle migliori del mondo.Oggi si vorrebbe concedere l’aborto fino al nono mese, e anche post-partum, come è già consentito in alcuni Stati degli USA. E’ questa l’emancipazione che proclamano le odierne femministe nostrane, dalla Boldrini alla Gruber?Se è così, lo dicano esplicitamente. E io mi permetterò di rispondere che mi fanno schifo.

Giovanni Tenorio

Libertino

9 pensieri riguardo “Astuzie di Governo

  • Alessandro Colla

    Non sono convinto che la popolazione si stia avviando a comprendere le menzogne e i crimini di recente attuazione. Parlo con tanta gente che continua a sostenere necessarie le misure intraprese da Conte e Draghi. Vedo tanti che continuano ancora a mascherarsi anche all’aperto. Ascolto la loro consueta risposta quando dico loro che non è più obbligatorio: “io ‘ntanto me la metto ugguale”. Credo non si sia semplicemente in presenza di “qualche idiota”. Se questi qualche costituiscono il trenta per cento della popolazione, come a me pessimisticamente sembra, siamo ancora messi molto male.

    • E se qualcuno si sente meglio in maschera, a Colla che importa?
      Credo abbia tutto il diritto ad essere timoroso o forse poverino ha una imperfezione fisica al volto e semplicemente si sente più a suo agio celato.
      Colla è davvero discepolo, seguace e mentore di un tal leopardo che raccontava di importunare la gente allo stesso modo e con lo stesso motivo: continuate così e presto “libertarismo” significherà “libertà di farsi e rompere i cazzi altrui”.
      Rebus sic stantibus: bastardo anomico e nazidada forever.

      • Se qualche persona rispettosa della legalità si sente meglio con la maschera, vada a leggersi l’art. 85 TULPS e l’art. 5 della Legge n.152 del 1975. Poi ne riparliamo.

  • Della legalità e degli articoli di legge, da anarchico, mi importa poco: essendo senza senso sanitario/scientifico e insieme a molte altre follie fideistiche, considero la mascherina come l’uniforme di un esercito auto arruolato pronto a limitare democraticamente (quindi in modo vile e lavandosi la coscienza con il voto) la mia libertà: perché quella degli ultimi 3 anni è stata una guerra. Mascherina, camicia nera o divisa mimetica di Chavez o Castro per me sono la stessa cosa.

    • Questa risposta non la condivido, ma può essere accettabile.
      Compimenti a Don Juan invece che dimostra di essere un ottimo potenziale celerino. Sarà contento che abbiamo un altro sbirro all’interno che pianta dosi (di quale sostanza poi?), tanto ormai pare che questori e questurini siano destinati a quella carica.

      • Caro Max, la conosce o no la figura retorica dell’ironia? E’ chiaro che io, appellandomi alla legalità, faccio il birignao a quelli che, invocandola, più di una volta nei mesi scorsi, sulla pubblica via, mi hanno rampognato perché camminavo a viso scoperto, a dispetto delle normative in quel momento vigenti (Illegittime, ma l’avrei fatto anche se fossero state legittime). Se sono coerenti, ora che l’obbligo di mascherarsi contro il virus è caduto, siano i primi a rispettare le regole da sempre vigenti (legittime). Non sarò certo io a denunciarli perché non le rispettano. Ma la prossima volta che mi gridano:” Mascherina!” non so se le mie reazioni potranno rimanere soltanto verbali.

  • Alessandro Colla

    Il problema non è che a me importi se uno si maschera oppure no. Non trovo neanche problemi di tipo legale, non mi interessa tanto la legge 152 del 1975, quanto la motivazione per la quale ci si maschera. Che è la stessa per cui si indossava, nel 1923, la camicia nera. Qualche… maximalista dell’epoca avrebbe potuto chiedersi: “Cosa importa a Matteotti se qualcuno si sente meglio in camicia nera?” Mi importerebbe poco di come si sentono, il guaio è che il loro atteggiamento incoraggia il potere e le sue prepotenze; quindi grazie a loro gli esecutivi si sentono autorizzati a prevalere sui miei diritti. E non solo sui miei. Inoltre alcune motivazioni sono antiscientifiche e idiote, controproducenti sul piano sella salute fisica. Ciò comporta una maggiore diffusione dell’idiozia di massa ed è questa a preoccupare Colla. Il quale, quando rivendica la libertà, è l’importunato e non l’importunante. Tanto è vero che non va in giro a dire ai mascherati di smascherarsi, si limita solo a inveire contro coloro che pretenderebbero si mascherasse anche lui. O che sempre anche lui indossasse la camicia nera. E proprio perché il libertarismo comporta un unico divieto, quello di non scocciare chi non scoccia, si dovrebbe essere preoccupati di coloro che in camicia nera o in maschera pretendono l’obbedienza altrui; se non a loro direttamente, al potere costituito. L’imperfezione al volto, se mai, è proprio Colla ad avercela a causa delle cicatrici provocate dalle siringhe negli anni in cui i dermatologi romani “curavano” la sua acne. Se anche dovesse arrivare il giorno in cui la stragrande maggioranza della popolazione riuscirà ad accorgersi della truffa nella quale è incappata, Colla potrebbe anche infischiarsene delle motivazioni di quei pochi ostinati al carnascialesimo perpetuo. La sua preoccupazione è l’imbecillità diffusa e per questo è destinato a essere preoccupato a vita. Per definire il libertarismo e i libertari bisognerebbe avere autentica pratica dell’uno e degli altri. Si eviterebbero confusioni con il questurismo e il prefettismo solamente perché qualcuno ricorda ai sapientoni del legalismo che il loro atteggiamento contrasta con quella legislazione che a tanto li incanta. Nazi con quel che segue è un’idiozia perché il nazionalismo e l’interventismo statale contrastano con il divieto di pretendere che Colla si mascheri quando lui non pretende che gli altri si smascherino. Dada, oltre a essere ripetitivo e ormai poco originale, è un aggettivo messo lì a caso in quanto Colla non è irriguardoso verso le tendenze artistiche del passato; neanche nei confronti dello stesso dadaismo. Le sue mancanze di riguardo sono solo verso lo stato e il potere in generale. Anomico è altrettanto inesatto perché la nomos costituita dal principio di non aggressione, principio cardine del libertarismo, la segue coerentemente; e si difende quando qualcuno che non vuole seguirla, lo aggredisce personalmente per avere i suoi averi o semplicemente per dominarlo. Sul bastardo la definizione è esatta ma lui se ne vanta. E poi cosa importa se qualcuno nella sua bastardaggine si sente meglio?

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    • Mi arrendo. Già, volevo scrivere “prefetti”, invece ho scritto “questori”, sarà che il letame si somiglia tutto.

  • Che poi, a voler essere precisi, l’identificazione avviene in massima parte dagli occhi, poi da naso e bocca, a meno che questi due ultimi non siano particolarmente speciali, tipo una boccaccia alla Mick Jagger o un nasone alla Bob Rock. Quindi se facessimo rispettare il tulps alla lettera, manco un paio di occhiali da sole ci potremmo mettere, oltre che un casco in moto, una sciarpa d’inverno…

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