Don Giovanni

Richiesta di esonero dall’educazione alla legalità

In una pagina godibilissima  del suo libello “Manuale di sopravvivenza ad uso degli italiani onesti” il compianto Sergio Ricossa si immagina una scenetta in cui un Pierino intelligente, fra lo sconcerto dei compagni, si diverte a mettere in difficoltà il povero insegnante con domande provocatorie. Un esempio (cito a memoria):

– Professore, che cosa vuol dire mettere il vademecum nel verbigrazia?
– ?!?
– L’ho letto ieri sera in Pietro Aretino.

Divertente, e non così lontana dalla realtà. Gli studenti discoli, che per tacito consenso diventano modelli di riferimento in classi di alunni furbacchioni, si sono sempre ingegnati a far perder tempo ai loro insegnanti meno smaliziati, approfittando della loro disponibilità con domande  bizzarre cui non viene mai negato un tentativo di risposta, al fine di far passare l’ora di lezione al più presto ed evitare a sé e a tutti i condiscepoli il pericolo di  un’interrogazione su argomenti che nessuno si è sognato di studiare. Ricordo una vecchia insegnante di Scienze che perdeva gran parte delle sue sparute ore di lezione per rispondere a domande del genere:

– Professoressa, che cos’è il glucagone?
Oppure:
– Che cos’è il pesce scazzone?

Con una fondamentale differenza, però, dal Pierino di Sergio Ricossa. Gli studenti discoli che – allora come oggi- fanno perdere tempo ai loro fin troppo condiscendenti pedagoghi rivolgendo loro  domande sul glucagone o sul pesce scazzone sono soltanto furbi; il Pierino di Ricossa è furbo e anche intelligente (ciò che Matteo Renzi, come diceva Piero Ostellino, per nostra fortuna non è; ma questo è un altro discorso).

Mi sono divertito, in questi giorni, a immaginarmi quello che il Pierino intelligente, alla ripresa della disastrata scuola italiana dopo la lunga sospensione dovuta alla pandemia, potrebbe escogitare per mettere in imbarazzo i suoi insegnanti, prendendo spunto dalla nuova materia curricolare da poco introdotta, che, se non vado errato, si chiama “Educazione alla Legalità” o qualcosa di simile. Nuova per modo di dire. In realtà vecchia, addirittura decrepita. Soltanto riverniciata. Come spesso capita, si cambia il nome, ma la sostanza rimane la stessa. Avete presente il vecchio Ministero dell’Agricoltura? Cancellato per volontà popolare, con voto referendario, ma ritornato in vita, più arzillo che mai, sotto il nome di Ministero delle Politiche Agricole: il carrozzone guidato ora dalla signora Bellanova, per intenderci. Quella che ora si chiama “Educazione alla Legalità” un tempo si chiamava Educazione Civica. Fu introdotta nei programmi  da Aldo Moro, nell’anno 1958, più di 60 anni fa. Non ha mai avuto molto successo. Era accorpata all’insegnamento di Storia, e molto spesso lasciata in un angolo. I libri di testo ad essa dedicati spesso rimanevano intonsi. Negli anni ruggenti di Mani Pulite il semianalfabeta di Montenero di Bisaccia ne pubblicò uno da lui firmato. Mi sono sempre chiesto a chi mai abbia sottoposto l’abbozzo da rivedere e correggere, considerata la sua scarsa dimestichezza con le strutture della lingua italiana. D’altra parte, aveva un precedente illustre. Pare che anche il testo della Costituzione della Repubblica (che, sotto l’aspetto linguistico è forse davvero la più bella del mondo, non lo dico per scherzo) prima di essere pubblicato sia stato sottoposto alla revisione di illustri umanisti, fra cui il grande Concetto Marchesi. Non so che successo abbia avuto il libro del suddetto semianalfabeta. Ho l’impressione che sia stato un fuoco di paglia. Adottato da qualche insegnante grazie all’aureola di salvatore della patria di cui il suo autore era circonfuso, molte sue copie saranno, come sempre, rimaste intonse e finite precocemente al macero. Forse, una volta riverniciata, la materia potrà avere successo. Allora Pierino avrà davvero pane per i suoi denti. Qualche esempio.

– Professore, non capisco perché la Repubblica Italiana sia fondata sul lavoro
– Vorresti che fosse fondata sull’ozio?
– No, magari sulla libertà. Dopo tutto, il lavoro è una merce. Si può fondare una repubblica su una merce?
– Che dici mai? Il lavoro nobilita l’uomo. Altro che merce!
– L’ho letto ieri sera in un vecchio articolo di Piero Ostellino, che il mio nonno ha conservato tra i suoi ritagli.

Oppure:
– Professore, che cosa vuol dire “educazione alla legalità”?  
– Vuol dire che bisogna imparare a rispettare le leggi.
– E se una legge mi ordina di denunciare gli ebrei, perché vengano spediti al gas? Anche in questo caso devo rispettare la legalità?
– Che domanda da bestia! La nostra costituzione impedisce che si approvino leggi del genere!
– E se la costituzione viene modificata, con procedura rigorosamente costituzionale? Oppure se viene bellamente ignorata, come capitò con lo Statuto Albertino o con la costituzione della Repubblica di Weimar?

Oppure ancora:
– Professore, d’accordo sulla legalità. Ma se una legge mi obbliga a fare qualcosa che danneggia la mia salute?
– Impossibile! Esiste un Ministero che si occupa proprio della salute dei cittadini! 
– Anche quando ordina di non fare autopsie, lasciando crepare una bel numero di vecchietti? E quei medici che, violando le disposizioni. hanno eseguito le autopsie, saranno da condannare per illegalità, anche se hanno salvato vite umane? E se s mi rifiuto di indossare questa stupida mascherina, per non cadere a terra stramazzato come è capitato a qualcuno, per ipercapnia? Le mascherine le metteremo a Carnevale, l’ ho sentito ieri sera in un’intervista al prof. Tarro.  

Si potrebbe continuare all’infinito. L’Educazione alla Legalità potrebbe diventare una specie di religione, con i suoi dogmi indiscutibili. Ma se è una religione, uno dovrebbe poterne chiedere l’esenzione dalle ore di insegnamento, come si faceva una volta per l’insegnamento della Religione Cattolica (oggi si possono chiedere insegnamenti alternativi). Eppure sarebbe così semplice! Come un insegnamento di Storia delle religioni potrebbe essere imposto a tutti, anche lasciando uno spazio particolare al Cattolicesimo per il peso che ha avuto nello sviluppo della civiltà di cui facciamo parte (si può studiare la religione di Zaratustra senza credere a Zaratustra, o quella greca antica senza credere ad Atena che esce armata dalla testa di Zeus;  così si può studiare il dogma dell’Immacolata Concezione senza credere a una parola di quanto si racconta del Peccato Originnale), allo stesso modo si può insegnare la Costituzione della Repubblica comparandola ad altri modelli, e spiegando come ci si è arrivati, sulla base di quali principi e in vista di quali obiettivi. Storia, semplicemente Storia. Poi uno scelga quello che preferisce. Anche l’illegalità, se vuole. Anche l’anarchia (che è illegalità, ma non anomia). Anche l’anomia, assumendosene tutte le responsabilità.

Giovanni Tenorio

Libertino